mercoledì 20 febbraio 2019

L‘ALLARME DI FINKIELKRAUT: "GLI ISLAMISTI VOGLIONO CONQUISTARE LA FRANCIA"



Il filosofo francese ricostruisce quanto accaduto durante l'aggressione a Parigi e collega la violenza antisemita alla crescita dell'islam radicale nelle periferie della Francia
Alain Finkielkraut è il filosofo francese che è stato aggredito da un gruppetto di gilet gialli durante la manifestazione sdi sabato a Parigi. Gruppetto di cui uno dei partecipanti è già stato identificato. E si tratta di un islamico vicino agli ambienti salafiti. All'inizio, tutti hanno pensato fosse un rigurgito antisemita da parte di alcuni militanti dell'estrema destra francese. Poi la realtà si è rivelata differente.

Finkielkraut ha raccontato a Repubblica gli attimi dell'aggressione: "Alcuni manifestanti si sono avvicinati per propormi di entrare nel corteo e indossare il gilet giallo, non so se fossero sinceri o ironici, comunque non erano ostili". Poi sono arrivati gli insulti: "Erano in tanti, urlavano forte. Ho capito solo che era meglio andarsene perché rischiavo di essere linciato. Se non ci fossero stati i poliziotti mi avrebbero spaccato la testa. Detto questo, non mi sento né vittima né martire".
Il filosofo ricostruisce l'accaduto e racconta quello che gli è stato urlato: "Solo dopo, rivedendo le immagini, ho ricostruito che non si sente 'sporco ebreo' ma 'grossa merda sionista', 'razzista', 'fascista'. Un uomo ha urlato: 'La Francia è nostra'. Qualcuno penserà alla citazione del vecchio slogan nazionalista antisemita 'La Francia ai francesi'. Non credo. L'uomo aveva la barba, la kefiah, il governo l'ha identificato come qualcuno vicino ai salafiti. Il senso era: 'La Francia è la terra dell'Islam'. Questo insulto deve farci riflettere".

E sul pericolo del populismo in Europa, il filosofo francese dice "che bisogna rispettare la libertà e la saggezza dei popoli europei quando rifiutano di aderire a una visione multiculturale della società. Liquidare l'attuale governo italiano con il termine 'lebbra nazionalista' è stato un grave errore di Macron".
Finkielkraut afferma cheil populismo è inquietante, ma è una reazione patologica al fenomeno di trasformazione demografica che i governi non vogliono affrontare. Se non ci fosse stata la Merkel che nel 2015 decise di accogliere un milione di profughi siriani, dicendo “noi ce la faremo” (Wir schaffen das), non avremmo avuto la Brexit”. “Io -continua- sono figlio di immigrati polacchi, e sono stato integrato, ma il sistema scolastico francese che ha permesso la mia integrazione è crollato, e oggi l’ideologia dominante mette tutto sullo stesso piano, la grande letteratura vale quanto il rap”.

E non si pente di aver sostenuto i gilet gialli: "Grazie alla casacca fluorescente è diventata visibile la Francia rurale, delle periferie lontane. Sono i perdenti della globalizzazione e dello Stato sociale. Purtroppo il movimento è stato corrotto dal successo mediatico. Alcuni esponenti si sono montati la testa, diventando arroganti.
Quel che mi allontana oggi dal movimento non è l'antisemitismo, che è marginale, ma un egualitarismo pericoloso, in cui uno vale uno, l'intelligenza e le competenze non vengono più rispettate".


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