lunedì 22 aprile 2019

PASQUA DI SANGUE

CHE NE SARA' DELLA NOSTRA PASQUA?
LEONARDO LUGARESI
Accendo il computer, guardo le notizie e vengo a sapere delle bombe in Sri Lanka. decine e decine di cristiani uccisi perché erano a messa.


Non è che, perché oggi è Pasqua, smette di essere Venerdì Santo. Da quella notte in cui Cristo è risorto, ogni giorno è Pasqua e ogni giorno è Venerdì Santo. La nostra gioia è possibile, solo perché è vera. Ed è vera, solo perché non dimentica – non ha bisogno di dimenticare – nessun dolore. È vera purché non dimentichi nessun dolore.
«Se un membro soffre, tutte le membra soffrono»: se anche non fosse una parola di Dio (1 Cor 12,26), sarebbe un'evidenza naturale. Se questa mattina avessi un forte mal di denti o una colica renale, la mia “gioia pasquale” sarebbe sì intatta (speriamo!), ma totalmente pervasa dalla sofferenza (fisica, in questo caso). Lo stesso, se mi avessero appena portato la notizia della morte di un congiunto o di un amico carissimo: la mia Pasqua sarebbe trafitta dalla sofferenza (morale, in questo caso).
Che ne sarà della nostra Pasqua oggi? L'assassinio dei nostri fratelli in Sri Lanka, sarà al centro dei nostri pensieri, in un tutt'uno con la resurrezione di Gesù? I nostri pastori, le nostre guide, ci aiuteranno in questo? O parleranno d'altro?
Perché quella sofferenza non è uguale a tutte le altre che ci sono nel mondo, così come non è uguale se il dente o il rene che ti fa male è il tuo o quello di un altro e se a morire è tuo fratello o uno sconosciuto. Se siamo un corpo, beninteso.

«Se un membro soffre, tutte le membra soffrono»: ma noi siamo un corpo? “Corpo di Cristo”, “fratelli nella fede” sono verità teologiche o sono solo metafore letterarie?

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