mercoledì 22 maggio 2019

FINE DELLA CENSURA ITALIANA SULL'ABORTO IN USA


ROBI RONZA

Improvvisamente è saltato il tappo della censura che la stampa italiana da sempre applicava alla questione dell’aborto negli Usa. E’ circa dal 2000 che l’opposizione all’aborto legale sta crescendo con forza negli Stati Uniti, e oggi tutti i sondaggi indicano che vi si oppone circa la metà degli americani. In Italia però il proverbiale uomo della strada non poteva saperlo perché in pratica la totalità dei giornali e dei telegiornali mai gliene aveva data notizia.

KAY IVEY, Governatore Alabama, firma la legge
Ogni anno, il 22 gennaio, nel pieno dell’inverno che a Washington è rigidissimo, ha luogo nella capitale americana un’imponente manifestazione popolare di protesta  nell’anniversario della sentenza della Corte Suprema che nel 1973 impose la legalizzazione dell’aborto, ma i nostri telegiornali si guardano bene dal mostrarcela. Non trovano opportuno farci sapere che l’opposizione all’aborto, una cosa da paese arretrato e cattolico come l’Italia, stia dilagando in un paese moderno e per lo più protestante come gli Stati Uniti.
Sorprende perciò che qualche giorno fa all’improvviso il tappo di tale censura sia saltato.

Sono ormai diversi  gli Stati degli Usa che con proprie leggi hanno posto limiti all’aborto. Nell’Ohio non si può più addurre la sindrome di Down del feto come motivo legittimo per abortirlo, nel Wisconsin è stata varata una legge che obbliga a rianimare i feti abortiti ma ancora in vita, in Louisiana non si può più praticare legalmente l’aborto dal momento in cui comincia a essere percettibile il battito cardiaco del feto; e così via. 

Di tutti questi sviluppi il pubblico italiano era stato accuratamente tenuto all’oscuro finché, chissà perché, la notizia della legge varata nell’Alabama ha fatto saltare il tappo.  All’improvviso anche da noi al grande pubblico è concesso di sapere che negli Stati Uniti si sta ridiscutendo l’aborto, anche se lo si fa distorcendo la notizia  in tutto il possibile.
Per esempio spesso non dicendo che il governatore che ha  voluto e firmato la legge non è un uomo ma una donna, il che taglia alla radice il solito argomento del no all’aborto come prevaricazione dell’uomo sulla donna.  Per esempio scrivendo che la legge votata nell’Alabama condanna all’ergastolo la donna che abortisce, mentre in realtà condanna  chi pratica l’aborto mentre non prevede pena alcuna per la donna che lo subisce.

Per dare però un’idea di quanto soffra la stampa “illuminata” nel dare queste informazioni basti citare il caso neanche de la Repubblica bensì nientemeno che del 24 Ore, l’austero quotidiano economico vicino alla Confindustria.  Nel suo sito, nell’ambito di una rubrica chiamata con involontario umorismo «In famiglia», in una nota del titolo “Assalto al diritto all’aborto nell’epoca di Trump” si è lamentato il fatto che negli Usa non si ferma “l’onda anomala delle leggi antiaborto”.

Vale allora la pena di ricordare che negli Stati Uniti l’aborto venne legalizzato in tutto il Paese in forza non di un voto del Congresso, ossia del Parlamento federale (che non ha competenza in materia), bensì appunto di una sentenza della Corte Suprema. Fino a quel momento l’aborto era illegale senza eccezioni in 30  Stati su 50, e consentito in altri 16 solo in caso di stupro, incesto o minaccia alla salute della madre. Era legale con poche eccezioni soltanto in 4 Stati tra cui più o meno incondizionatamente nel solo Stato di New York.  Il 22 gennaio 1973 la Corte Suprema ne impose invece in tutto il Paese la legalizzazione entro un “trimestre” dal concepimento autorizzando gli Stati a porre dei limiti solo riguardo ai susseguenti sei mesi di gravidanza.
Da un  sondaggio Gallup dello scorso 2018 risulta che oggi il 48 % degli americani ritiene l’aborto moralmente inaccettabile, mentre solo il 43% lo ritiene invece moralmente accettabile. E solo il 26% lo ritiene lecito in qualsiasi circostanza.

Ciò che il 24 Ore definisce “onda anomala” è insomma quella che nei bei tempi andati era nota col nome di democrazia.

20 MAGGIO 2019

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