venerdì 15 novembre 2019

IL FANTAFASCISMO CHE COPRE IL VUOTO DELLE IDEE



Pierfrancesco De Robertis

 La politica ha sempre vissuto sui miti offerti dal passato, ma i periodi in cui ha dovuto inventarli - pensiamo al culto dell'Italia Littoria usato nel Ventennio - è sempre stato per mascherare la pochezza dei tempi presenti.

Il fantomatico ritorno del pericolo fascista di cui adesso tanto si vagheggia è uno di questi. In un paese in cui alle ultime elezioni europee i due partiti che in qualche modo si richiamano ai simboli e alle esperienze del regime, Casapound e Forza Nuova, hanno ottenuto insieme lo 0,48 per cento, molto meno del partito animalista e tanto quanto il partito della famiglia, ecco che parlare di pericolo fascista appare come il tentativo di creare un collante ideologico in grado di fornire una narrazione utile a celare un'inconsistenza programmatica su questioni ben più cruciali, ma forse difficili da affrontare.

Professionisti dell'antifascismo, verrebbe da dire. Dagli al fascista, anche se il fascista non c'è ed è sostituito dal suo fantasma. E una cosa è difendere doverosamente Liliana Segre dagli oltraggi e dalle minacce rivolte a una donna che porta nel proprio avambraccio il marchio dell'orrore nazista, un altro credere che esse siano il sintomo di una tragedia o un pericolo che sta per tornare.

Il punto è che il fascismo, o l'antifascismo, fanno comodo a molti. A sinistra come a destra.
A una sinistra che non sa più parlare agli operai e al mondo del lavoro e ciancia solo di immigrati e di diritti civili, a una certa destra che non sarà fascista ma che ai simboli e alla pancia della destra ammicca.

Il richiamo alle foibe non appena si sente parlare di Auschwitz fatto dal sindaco di Predappio, come se Auschwitz fosse un simbolo di parte, è uno di questi. Quando il presente non offre un appiglio, o uno spunto o un'idea, ci si rifugia nel passato. Al presente si preferisce il suo spettro.

Da Il resto del Carlino 9/11/2019


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