lunedì 11 novembre 2019

IL MURO HA SEPPELLITO LE LORO BUGIE



L’epitaffio di INDRO MONTANELLI

Il 9 novembre 1989 cadde il muro di Berlino
Il Giornale ha riprodotto ieri una serie di interventi dell’allora direttore, Indro Momtanelli

Il Giornale, 11 novembre 1989
Nel momento in cui il bunker si affloscia e sopravvive come mero ammasso di cemento ricordandoci un altro bunker, quello che fece da fossa a Hitler (anche questo pare impossibile: ma i regimi in Germania muoiono nel bunker). Il Muro va ricordato perciò che è stato: non un'aberrazione del comunismo, ma una sua conseguente applicazione. E se crolla così, nel silenzio assordante di un giornale-radio, è perchè è crollata, prima, l'ideologia che lo aveva eretto.

Il Giornale, 11 novembre 1989
Vorrebbero farci credere che il crollo del del Muro di Berlino con tutto quello che ne è seguito non è una sconfitta del comunismo, ma è anzi la catarsi dal cumulo di menzogne e di nefandezze che per settant'anni ne hanno stravolto gli ideali sino a farne una specie di versione rossa del fascismo. Che sarà anche vero. Ma perché ce lo dicono soltanto ora, dopo averci magnificato per mezzo secolo quel regime come il paradiso terrestre, il modello e l’incarnazione del vero socialismo? Non alludo tanto ai cosiddetti intellettuali «organici» che, avendo preso i voti, avevano contratto l'obbligo della Fede, la quale, si sa, o è cieca, o non è fede; quanto agli altri, ai «compagni di strada» del progressismo salottiero, perchè sono state soprattutto queste demi-vierges del marxismo che hanno propagandato, curato, abbellito, nel mondo della cultura, l'immagine, e che ora cercano, per salvarsi, di salvarla. Essi non possono invocare l'ignoranza dei fatti. Al paradiso terrestre avevano accesso. Quello che vi succedeva lo vedevano al pari di noi, anzi meglio. Ma i pochi di loro che osavano denunciarlo - gli Orwell, i Silone, i Kostler, per fermarci ai più noti - li scacciavano dal tempio come eretici. Vecchie cose, che vorremmo dimenticare.  Perchè ci costringono a ricordarle?

Il Giornale, 30 agosto 1991
Si capisce che se vogliamo divertirci con le ipotesi possiamo avanzare anche quella che il comunismo avrebbe potuto essere qualcosa di diverso e di migliore - ci voleva poco - di ciò che è stato, ma questo si può dire di qualsiasi ideologia, o dottrina, o principio etico o religioso. Le idee - diceva Mark Twain - bisognerebbe lasciarle sempre in cielo: non ce n'è una che, scendendo in terra, non abbia fatto qualche capatina al bordello. Ma l'idea comunista, altro che capatina! Nel bordello s'installò fin dal primo momento e c'è rimasto in pianta stabile e a tempo pieno, fino alla menopausa e oltre. Un caso difficilmente catalogabile come «deviazione». Questa è vocazione bella e buona.

Il Giornale, 30 agosto 1991
Non vogliamo fare di ogni erba un fascio. Sappiamo benissimo che tra gli orfani del comunismo ce ne sono anche che non tentano operazioni da magliari nè si rifugiano in sofismi da mozzorecchi. E al loro silenzio non abbiamo nulla da opporre se non il nostro rispetto. Nella bocca chiusa, diceva Cervantes, non entrano le mosche.


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