lunedì 11 novembre 2019

NON SA QUELLO CHE DICE



SCONTRI ELETTORALI IN EMILIA ROMAGNA
Bonaccini  attacca la sanità lombarda.
Gli risponde Romano Colozzi

"La mia avversaria (Borgonzoni) legittimamente dice: 'se arrivo io, modello lombardo'. Invece, finché ci siamo noi, il modello lombardo no!"......La centralità della sanità sarà pubblica, perché uno povero deve essere curato allo stesso modo di un ricco".
A scandire questa scemenza dal palco di un dibattito organizzato da Cgil, Cisl e Uil, il governatore dell'Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, in corsa per il bis alle prossime elezioni Regionali.
Insinuare che in Lombardia un povero non abbia accesso alle cure come un ricco, a causa del modello sanitario lombardo, può avere solo due spiegazioni (non volendo neppure pensare che si tratti di semplice ignoranza di come stanno le cose):
 la prima è che in Bonaccini, quando cade la maschera "liberale" che indossa per compiacere soprattutto il ceto produttivo, scatta la coazione a mentire, tipica di chi ha sorbito il leninismo insieme al latte materno;
la seconda è che abbia perso la testa perchè sente di essere zavorrato, nella sua corsa alla riconferma, dall'abbraccio mortale del governicchio giallo-rosso, che sopravvive e può continuare a far danni grazie ai voti del partito dello stesso Bonaccini.

Ritenendo di conoscere abbastanza bene il cosiddetto modello lombardo della sanità, posso affermare senza tema di smentita che la qualità del sistema sanitario lombardo non ha eguali in Italia e che in quella regione è consentito a TUTTI i cittadini, poveri e ricchi, di farsi curare liberamente in qualunque struttura, pubblica o privata, essi desiderino.
La parificazione delle strutture sanitarie pubbliche e private accreditate non ha tolto ovviamente all'ente pubblico la responsabilità della programmazione dell'offerta sanitaria e del controllo sulla qualità delle prestazioni, ma ha aperto le porte di strutture private di assoluta eccellenza, cui potevano accedere a pagamento solo i benestanti, a qualunque cittadino senza alcun costo aggiuntivo rispetto a quello sostenuto in strutture pubbliche.

La statua di San Raffaele sulla cupola del Policlinico
Inoltre quel sistema, CONTRARIAMENTE a quanto succede in Emilia-Romagna, consente al cittadino di DECIDERE LUI DOVE FARSI CURARE senza essere costretto ad andare prioritariamente in strutture cosiddette "pubbliche", cioè gestite direttamente dalla Regione. In Lombardia sono "pubbliche" tutte le strutture accreditate, anche se gestite da privati o da religiosi come il Monzino, l'Humanitas, il San Raffaele, il Policlinico San Donato, il San Pio X e tanti altri.

Nessuno nega che anche il sistema sanitario emiliano-romagnolo sia fra i primi del nostro Paese (anche se con non pochi problemi sul piano finanziario, come dimostrato dal fatto che ogni anno il bilancio regionale è "privato" di ca. 50 MILIONI DI EURO, dovendo la Regione restituire un prestito miliardario che ha dovuto chiedere perchè non riusciva a rispettare i tempi di pagamento ai fornitori), ma per affermare questo non c'è bisogno di denigrare, con affermazioni false, altre esperienze che sono il fiore all'occhiello della sanità italiana e ai vertici della sanità europea.

ROMANO COLOZZI

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