lunedì 18 maggio 2020

IN DIFESA DEL DIRITTO ALLO STUDIO E ALLA SALUTE MENTALE DEI BAMBINI


Un gruppo di pediatri cesenati ha diffuso questo documento.
Il Crocevia ne condivide lo spirito e la sostanza

La Costituzione italiana garantisce la tutela dei diritti dei cittadini senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Ora nella gestione dell’emergenza del coronavirus le istituzioni dello Stato italiano hanno violato questo principio non tutelando i diritti dei bambini e in particolare dei bambini appartenenti alle fasce sociali più povere.
Se infatti lo Stato nella fase acuta dell’epidemia ha investito personale e risorse eccezionali per garantire a tutti i cittadini le cure della salute fisica sia nella fase diagnostica che in quella terapeutica e ospedaliera,  ha invece deliberatamente ignorato i bisogni dell’infanzia legati al diritto di istruzione e alle relazioni sociali, in comunità dei pari, nella fase dell’allentamento dell’isolamento domiciliare.

In questa seconda fase il mantenimento della chiusura di nidi, scuole elementari, scuole dell’obbligo e superiori, ha privato i minori della frequenza della comunità scolastica, che è indispensabile per sostenere e sviluppare sia i loro apprendimenti sia il loro benessere mentale e sociale.
 
Qualunque cittadino, professionista dell’infanzia e non, sa bene e ha potuto toccare con mano in questo tempo i danni diffusi e irreversibili che la sospensione sine die di questo diritto ha provocato e sta provocando sul capitale umano delle future generazioni. Un trauma cognitivo e sociale, che è tanto più grave quanto più è povera la famiglia di appartenenza del bambino, la quale ha un bisogno insostituibile della scuola per dare ai figli l’istruzione e il benessere.

A fronte dei danni già subiti, si aggiunge la più completa incertezza e sulle comunità infantili dell’estate, indispensabili a genitori e bambini, ma soprattutto sulla futura ripresa scolastica, a duplice e triplice scenario, ma di fatto priva di ogni programmazione a medio e lungo raggio. Se è vero, come è probabile, che il virus sarà ancora presente e che per un periodo si dovrà trovare modi di convivenza con esso, non si vede perché tutte le attività produttive e sociali degli adulti saranno garantite, mentre invece l’apertura scolastica completa è messa in dubbio. 

Perché sin d’ora, come è stato fatto per personale e strutture sanitarie, Stato, Regioni e Comuni non predispongono un piano di investimenti per edifici, aule, personale docente di ruolo, ex pensionato, neolaureato, per assicurare il diritto allo studio e alla salute dei minori? Per di più in una situazione di assoluto controllo della scuola, ove da un lato è già noto che il coronavirus colpisce in maniera rarissima i bambini sotto i 10 anni e dall’altro l’intervento di igiene pubblica in caso di portatori positivi (si vedano i casi di meningite nelle scuole) è consolidato e sicuro.

“La scuola è aperta a tutti” recita l’art. 34 della Costituzione. Questo chiedono a gran voce da oggi i cittadini, i genitori, gli insegnanti, i professionisti dell’infanzia, che hanno a cuore il futuro dei loro figli e del paese.

Nessun commento:

Posta un commento