sabato 2 maggio 2020

UN MONDO CHE GUARDAVA A SE STESSO


Card Sarah: questa epidemia svela la cruda realtà della modernità
 

Il cardinale Robert Sarah, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti del Vaticano, ha rilasciato una lunga intervista sulla pandemia di coronavirus a Charlotte d’Ornellas della rivista francese Valeurs. Riportiamo due domande
D’ORNELLAS: Come si sente riguardo alla crisi del coronavirus?
CARDINAL SARAH: Questo virus ha agito come un avvertimento. Nel giro di poche settimane, la grande illusione di un mondo materiale che si credeva onnipotente sembra essere crollata.

Qualche giorno fa i politici stavano parlando di crescita, di pensioni, di riduzione della disoccupazione. Erano sicuri di sé stessi. E ora un virus, un virus microscopico, ha messo in ginocchio questo mondo, un mondo che guarda a se stesso, che si compiace, ubriaco di autocompiacimento perché pensava di essere invulnerabile.
La crisi attuale è una parabola. Ha rivelato come tutto ciò che facciamo, e siamo invitati a credere, fosse incoerente, fragile e vuoto. Ci è stato detto: si può consumare senza limiti! Ma l’economia è collassata e i mercati azionari stanno crollando. I fallimenti sono ovunque.
Ci è stato promesso di spingere sempre più in là i limiti della natura umana da una scienza trionfante. Ci è stato detto della procreazione artificiale, della maternità surrogata, del transumanesimo, dell’umanità rafforzata.
Ci vantavamo di essere un uomo di sintesi e un’umanità che le biotecnologie avrebbero reso invincibile e immortale.
Ma qui siamo in preda al panico, confinati da un virus di cui non sappiamo quasi nulla. Epidemia era una parola antiquata, medievale. Improvvisamente è diventata la nostra vita quotidiana.
Credo che questa epidemia abbia dissipato il fumo dell’illusione. Il cosiddetto uomo onnipotente appare nella sua cruda realtà. Lì è nudo. La sua debolezza e la sua vulnerabilità sono evidenti.
Essere confinati nelle nostre case ci permetterà, si spera, di tornare all’essenziale, di riscoprire l’importanza del nostro rapporto con Dio, e quindi la centralità della preghiera nell’esistenza umana. E, nella consapevolezza della nostra fragilità, affidarci a Dio e alla sua misericordia paterna.
D’ORNELLAS: È questa una crisi di civiltà?
CARDINAL SARAH: Ho ripetuto spesso, soprattutto nel mio ultimo libro, Le soir approche et déjà le jour baisse, che il grande errore dell’uomo moderno è stato quello di rifiutare di essere dipendente. L’uomo moderno vuole essere radicalmente indipendente. Non vuole dipendere dalle leggi della natura. Rifiuta di dipendere dagli altri impegnandosi in legami definitivi come il matrimonio. È umiliante essere dipendenti da Dio. Sente di non dovere niente a nessuno. Rifiutarsi di far parte di una rete di dipendenza, eredità e filiazione ci condanna ad entrare nudi nella giungla della concorrenza di un’economia lasciata a se stessa.
Ma tutto questo è un’illusione. L’esperienza del confinamento ha permesso a molti di riscoprire che siamo realmente e concretamente dipendenti l’uno dall’altro. Quando tutto crolla, rimangono solo i legami del matrimonio, della famiglia e dell’amicizia. Abbiamo riscoperto che come membri di una nazione siamo legati da legami indissolubili ma reali. Soprattutto, abbiamo riscoperto di essere dipendenti da Dio”.
Traduzione di Sabino Paciolla

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