1. PRIMO INCONTRO ROBI RONZA 12/1/2016 LE PAROLE DELLA CULTURA

PER UN PERCORSO ELEMENTARE DI CULTURA

Ciclo di incontri condotti da Don Agostino Tisselli
Sala Conferenze “E. Cacciaguerra” Credito Cooperativo Romagnolo
Cesena 12 gennaio 2016  ore 20,45 - 1’ incontro:

Le parole della cultura

Robi Ronza  Giornalista e scrittore                                                  www.robironza.wordpress.com
Ho accolto con molto piacere l’invito de “Il Crocevia” * e di don Agostino Tisselli trovando molto interessante l’iniziativa e i criteri che la ispirano. Sono poi molto positivamente colpito da come questa sera siate numerosi. Beninteso, quando si fa un incontro pubblico a mio avviso  non è per il “pubblico” in astratto che si parla bensì per ciascuno dei presenti.  Quindi se anche in sala ci fosse una sola persona resterei ugualmente a parlare per quella sola persona. In questa così numerosa presenza vedo tuttavia un segno confortante di vitalità culturale del vostro ambiente e della vostra  città.
Prendere la parola di fronte a un così folto pubblico di persone interessate a un percorso come quello che inizia qui questa sera è cosa impegnativa, tanto più per chi, come me, non ha una specifica formazione filosofica e teologica. Sono un giornalista e scrittore con alle spalle una laurea in Scienze politiche, e anche con qualche conoscenza ed esperienza in tema di relazioni internazionali. Se questa sera mi arrischio a parlare su “Le parole della cultura”, il tema propostomi, più che sulla specifica base della mia esperienza professionale mi arrischio a farlo sulla scorta di una vita segnata da un incontro fatto quando avevo quindici anni, di una strada che da allora non ho più lasciato e in cui mi sono sempre trovato bene. E’ la scelta della Chiesa attraverso l'esperienza che ora si chiama Comunione e Liberazione. Sono lombardo, varesino, ma discendo da una famiglia della borghesia laica risorgimentale piemontese, sono il primo Ronza che va a Messa dopo cinque generazioni. Quindi un'esperienza come quella del Cesenate e della Romagna, anche se non sono romagnolo, non faccio fatica a coglierla. Vengo da un ambiente dove il fatto cristiano non veniva nemmeno messo in discussione. Semplicemente lo si ignorava. So che in Romagna le cose erano un po’ diverse forse perché la vostra è una terra che aveva per secoli fatto parte degli Stati della Chiesa con tutto ciò che inevitabilmente ne è derivato. Nell’ambiente dove sono nato e cresciuto io invece l’ipotesi cristiana veniva nemmeno rifiutata, semplicemente era fuori campo.  Ciononostante l’annuncio cristiano mi ha raggiunto e ho preso una via molto diversa da quella verso la quale ero instradato. L'ho presa, e magari dopo ne parleremo, perché sono stato colpito da un annuncio che mi è sembrato interessante.  

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* Il Crocevia è nato nel 2007, come associazione culturale, dall’incontro di alcune persone che vogliono aiutarsi a vivere il problema della conoscenza del senso delle cose (verità), il problema dell’uso delle cose (lavoro), il problema di una compiuta consapevolezza (amore), il problema dell’umana convivenza (società e politica) a partire dall’incontro con Cristo. Il tentativo del Crocevia è quello di spendersi per dare nuovo slancio alla cultura del nostro tempo e per restituire alla fede cristiana piena cittadinanza anche nelle nostre città, diventando un luogo di aggregazione per tutti coloro che cercano di ispirare la loro azione ai valori della libertà, della democrazia, della sussidiarietà, della dottrina sociale della Chiesa.
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Ciò premesso vi propongo alcune mie riflessioni sulle “parole della cultura”  messe a tema questa sera quasi a titolo di… esercitazione. Come esempio di qualche cosa che poi ciascuno di voi potrà continuare a  fare da sé. Credo infatti che il risultato più interessante, anzi il vero frutto importante del ciclo di incontri che ora iniziamo possa essere quello di aiutare ciascuno di coloro che l’hanno seguito a divenire  una presenza culturalmente più attiva e consapevole in famiglia, tra i  compagni di scuola o di lavoro, fra gli amici, fra i vicini. In altri tempi magari poteva bastare che ci fossero degli intellettuali, dei predicatori, dei sacerdoti che in qualche modo dicevano e motivavano le cose e le scelte importanti. Bastava seguirli e si camminava sulla via giusta.
Oggi invece sempre di più ciascuno di noi è attivamente responsabile del posto in cui si trova. Non solo il sacerdote, l’insegnante, l’intellettuale. Ciascuno di noi è credibile per certe persone.  Non c'è nessuno che non abbia questa responsabilità verso qualcuno. Il Papa è credibile per tutto il mondo, ma c’è sempre qualcuno per il quale il Papa diventa credibile soltanto se io gli dico:  “Hai sentito il Papa domenica che cosa ha detto?”. Quel mio amico riceve il messaggio dell'Angelus del Papa perché io gliel'ho ripetuto. Chiunque di noi ha dei suoi doveri a questo riguardo. Ognuno deve diventare sempre più consapevole e responsabile delle cose importanti che ha compreso, degli incontri importanti che ha fatto. In questo spirito cercherò adesso di dirvi, anche grazie ai maestri che ho incontrato, quello che ho trovato utile, che ho incontrato, che ho capito approfondendo le parole messe a tema questa sera. E mi auguro di esservi di aiuto a fare lo stesso nella vostra vita di ogni giorno.

Cultura e ideologia
Cultura e ideologia. Veniamo da un secolo, il secolo XX, che a noi che ci siamo nati e cresciuti sembra  appena finito (anche se i primi nati nel corrente secolo XXI stanno già per compiere 16 anni); veniamo da un secolo in cui, tra fiumi di lacrime e di sangue, si è giocato uno scontro gigantesco fra la cultura e le ideologie.

La cultura è coscienza della realtà nella totalità dei suoi fattori: la definizione di cultura che mi è sempre più piaciuta e che mi ha sempre più convinto è questa. Non è farina del mio sacco, ma è una farina con la quale ho fatto volentieri il mio pane. Bisogna liberarsi dell'idea della cultura come un fatto un po' paludato, cioè che cultura sia la musica classica … cultura sia la buona letteratura … cultura sia la grande architettura … queste cose sono certamente cultura, ma la cultura non è questo soltanto. Anche un certo modo di fare cucina è cultura,  un certo strumento per lavorare la terra è cultura. Quindi il “lavoro culturale” non è riservato agli specialisti. Ciascuno vi deve fare la sua parte, che si trovi sul posto di lavoro o in fila al supermercato, che parli con le altre mamme, con gli altri papà a scuola. Ciascuno deve fare la sua parte là dove si trova.

La cultura è importante e significativa nella misura in cui comincia dalla forma del badile e arriva alla filosofia. Questa è l'idea di cultura che dobbiamo recuperare. C'è stato un tempo in cui si è parlato di cultura come di un fatto che riguardava solo gli addetti ai lavori,  perché era una cosa considerata molto alta: una cosa molto bella che però non  poteva riflettersi sul mio vissuto e cambiare il mio modo di cucinare o il mio modo di coltivare l'orto o  il mio modo di guidare l'automobile. La cultura invece è qualcosa che comprende anche il modo di guidare l'automobile,  tant'è vero che è difficile guidare l'automobile in paesi di altra cultura.
E’ vero infatti che le norme del codice della strada sono  più o meno uguali dappertutto, ma non è così per molte altre convenzioni psico-sociali relative al modo di guidare e di rapportarsi con i pedoni e con gli altri conduttori di veicoli.

Cultura come coscienza della realtà nella totalità dei suoi fattori : a questa definizione che  di certo don Agostino* vi avrà già ricordato tante volte, si giunge al termine di un itinerario che tra l’altro fu al centro del messaggio di san Giovanni Paolo II al Meeting di Rimini 1997**.  “(..) l’uomo, nell’atto di conoscere, si apre alla realtà oggettiva”, scrive san Giovanni Paolo II nella circostanza, “la quale si pone davanti a lui come termine del suo stupore e perciò del suo rispetto, oltre che della sua creatività”. L’inizio della conoscenza insomma è un atto di ammirazione della realtà. Viceversa “Il pensiero moderno”, continua poi il Papa, “qualunque sia l’interpretazione che se ne voglia dare, ha sostituito al principio di realtà la ricerca della certezza mediante il cosiddetto «dubbio metodico». La conseguenza è stata che l’uomo, smarrito progressivamente il senso dello stupore e del rispetto per la realtà a lui esterna e da lui indipendente, ha cominciato a pretendere di ergersi al centro del cosmo con una crescente presunzione di dominio. Ha preteso di dare consistenza alla realtà stessa attraverso la sua ragione, segnando lui i limiti di ciò che poteva e non poteva essere, secondo i criteri di una sempre più spavalda autonomia. In questo processo egli ha respinto sempre più lontano dal suo orizzonte teorico e pratico la presenza di un Dio creatore. Vi è anzi stato chi, nella tragica corsa verso un dominio prometeico del mondo, non ha più visto Dio che come antagonista e nemico. Il crollo della percezione della realtà come razionalità e bellezza, in cui si riflette l’eterna sapienza del Creatore, ha avuto come conseguenza un diffuso senso di smarrimento, che l’uomo ha cercato di superare mediante il ricorso all’ideologia scientista, che pretende di conferire alla scienza il ruolo di alternativa a Dio”.
In quanto gente del secolo XX e ora anche del XXI abbiamo avuto  e abbiamo la sorte di vivere sulla nostra pelle le conseguenze nefaste di tale  mutamento di prospettiva che trova una sua pietra miliare nel pensiero di Cartesio. L’inizio della conoscenza non è più un atto di ammirazione bensì
partenza una presa di distanza dalla realtà. Si è cominciato a prendere distanza dalla realtà pensando di poterla così vedere meglio e si è finito con la pretesa che la sostanza della realtà non sia la realtà stessa bensì l’idea  che mi faccio di essa. Il pensiero dell’uomo si è così messo su un piano inclinato in fondo al quale c’era l'ideologia: il progetto astratto da applicare, da stampare ad ogni costo sulla realtà.

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* Don Agostino Tisselli
parroco della Parrocchia del Sacro Cuore di Gesù in Macerone di Cesena e amministratore parrocchiale della parrocchia di Sant'Andrea Apostolo in Ruffio di Cesena. Principalmente impegnato nell'azione educativa ha prima di tutto operato con i seminaristi e dall'ottobre del 1970 come Insegnante di Religione Cattolica nelle Scuole di Stato soprattutto presso il Liceo Scientifico A. Righi di Cesena. Grazie al suo incontro con il carisma educativo di Don Luigi Giussani ha dato inizio nel 1972 a Scuola di Cristianesimo un percorso educativo da lui guidato rivolto ai  ragazzi delle scuole medie inferiori, che si svilupperà in tutta Italia. Dal 2007 insegna pedagogia presso l'Istituto Superiore di Scienze Religiose di Pesaro affiliato alla Pontificia Università Lateranense.
Guida questo Percorso elementare di cultura.
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Cfr. I messaggi di Giovanni Paolo II al Meeting di Rimini nel sito  www.meetingrimini.org.
Inoltre: Giovanni Paolo II, Costruire la civiltà della verità e dell’amore / Vent’anni di messaggi al Meeting di Rimini, Casa Editrice Marietti, Genova-Milano, 2002, pag. 59 e seguenti.
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A causa di tale modo di concepire la realtà -- che peraltro aveva fatto la sua prima sanguinaria irruzione nella storia alla fine del secolo XVIII con la Rivoluzione francese --  il secolo XX, con i suoi settant’anni di potere sovietico e dodici di potere nazista è stato bagnato da un fiume di lacrime e di sangue senza precedenti.
Nel momento infatti in cui giudico la realtà ideologicamente, quindi stabilisco che cosa è bene a prescindere dalla realtà e poi decido che la realtà deve essere infilata dentro a questo stampo,  la conseguenza immediata è che chi non sta in questo stampo deve scomparire. Tipico di ogni ideologia è la pretesa che nella realtà ci sia qualcuno di troppo, eliminando il quale ogni cosa andrebbe a posto. Era il caso dei “nemici del popolo” per Lenin e Stalin o degli ebrei per Hitler. C'è qualcuno che non ci dovrebbe essere, e che bisogna quindi togliere di mezzo ad ogni costo. Con le conseguenze ha provocato che sapete.
Beninteso, la scomparsa delle grandi ideologie non ci mette automaticamente al riparo dall'atteggiamento ideologico. Esso perdura fino ad oggi, e d'altra parte non è che fare altre scelte ci garantisca automaticamente di diventare sacrosanti. Il peccato originale c'è veramente e ricordarsi che c'è è estremamente importante, non solo in Chiesa ma anche fuori. Senza tener conto del peccato originale non si capisce niente nemmeno delle relazioni internazionali. Quando lo dico ai miei colleghi c’è sempre qualcuno che si sorprende. Invece ricordarsi che c'è il peccato originale è un gesto di realismo fondamentale.  
Ribadisco, prima di concludere su questo argomento, la definizione di cultura che vi ho detto, e che è quello che mi orienta. Cultura come coscienza della realtà nella totalità dei suoi fattori. Da ciò consegue che sulla scena pubblica non c’è la cultura intesa come realtà unica, in ultima analisi governata dal potere, alla quale tutti quanti dobbiamo adeguarci. Ci sono invece le culture, frutto delle diverse visioni del mondo presenti una società, in una nazione. Dal loro incontro e confronto nasce, vive e si aggiorna continuamente quella piattaforma di valori comuni su cui si basa la concordia civile. Sono tanti giudizi che poi si incontrano, che possono incontrarsi: il cardinale di Milano, Angelo Scola,  ha scritto su questo diverse cose molto interessanti e  sta lavorando molto sull’idea della vita buona in una società plurale * .

Alla base del dialogo: non il comune dubbio ma la comune condizione umana
Noi viviamo in una società plurale, e come dice il cardinale Scola, anche in una società plurale come quella di oggi la concordia è possibile, la si deve e la si può costruire.
Diversamente da come pensavano gli illuministi e come pensano tuttora i loro eredi, tuttora predominanti nel mondo della cultura ufficiale e della comunicazione, la base del dialogo non è il comune dubbio bensì la comune condizione umana. Con il «dubbio metodico», di cui al messaggio di Giovanni Paolo II ricordato più sopra, in effetti non si fa nessun dialogo. In realtà ognuno ha delle sue certezze (senza certezze in realtà nessuno vive) ma le lascia fuori dal confronto che perciò diventa una esercitazione del tutto astratta, un puro e semplice gioco intellettuale.

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* Siamo in una società plurale … la pace si raggiunge in maniera stabile, feconda e creativa solo approfondendo la conoscenza reciproca e cercando, nel caso di conflitti, compromessi nobili: non vedo altra strada”.  Card. Angelo Scola, I dialoghi di vita buona, Milano, 16 novembre 2015.
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La base del dialogo è in effetti la comune condizione umana, non  il comune dubbio. Io sono un uomo (espressione che in italiano vuol dire in questo caso anche “donna”), siamo tutti quanti uomini, siamo tutti alla ricerca di risposte ad una situazione drammatica, ed  è drammatica perché siamo mortali. Ecco qui – osservo per inciso –  la più grande censura della cultura contemporanea:  mentre per gli antichi la questione posta dal nostro essere mortali era così importante che mortale era un sinonimo di persona umana, noi invece cerchiamo persino di mascherare i carri funebri in modo che non sia chiaro cosa sono. In quanto mortali viviamo in una condizione drammatica.

Il primo cruciale problema che ci si pone è appunto quello del significato alla nostra morte, della morte dei nostri cari, dei nostri amici e di quelli che ci hanno preceduto.
Alla radice del dialogo ci sono le grandi questioni insite nella nostra condizione umana. E’ questa la base del dialogo: la comune condizione umana, non gli eventuali comuni dubbi. Questa è la base del dialogo.

Il centro della storia
Mi avete  dato poi delle altre parole difficili da spiegare: antropologia, antropocentrismo ….  e qui c'è la grande questione dell'uomo: se l'uomo è centro di se stesso o se  il centro del cosmo e della storia è Gesù Cristo oppure (come pensavano gli antichi)  comunque un'entità che non si conosceva ancora ma che si percepiva come suprema”. Noi siamo gente che segue Qualcuno che ci è venuto a dire che il centro della storia, il cosmo della storia è Lui; questa è certamente una bella sfida per la cultura di tutti i tempi,  non solo per quella moderna  ma per la cultura di tutti tempi.
Quando San Paolo sull'areopago ad Atene fa questo annuncio, i greci che lo ascoltano reagiscono come reagirebbero le persone a cui noi lo possiamo dire oggi sul posto di lavoro o nella pausa pranzo! Questo è proprio il proprium del cristianesimo, però si tratta di capire cosa vuol dire e quali ne sono le conseguenze.


Cristo è il centro del cosmo e della storia: questo elemento-chiave del cristianesimo, insomma il suo carattere cristocentrico, aveva finito per restare un po’ in ombra fino al suo pieno ricupero nel quadro di quel grande movimento di riannuncio della fede al tramonto dell’epoca moderna che inizia con John Henry Newman nella seconda metà del secolo XIX e giunge fino a noi con figure come Romano Guardini, Henri de Lubac, Hans Urs von Bathasar, Luigi Giussani.
Cristo, centro del cosmo e della storia: per quanto mi riguarda la prima persona da cui me lo sentii dire testualmente fu Luigi Giussani quando nel 1975-76 ebbi occasione di curare il suo libro-intervista Il movimento di Comunione e Liberazione*. Trascorre qualche anno e Giovanni Paolo II all’inizio del suo pontificato pubblica la sua prima enciclica Redemptor Hominis (4 marzo 1979) che inizia con le parole Cristo redentore dell'uomo è il centro del cosmo e della storia.  Sono rimasto di sasso: durante le interviste poi raccolte nel libro di cui dicevo  don Giussani mi aveva detto la stessa cosa quasi con le stesse parole.
Per molti secoli, almeno nei paesi di più radicata tradizione cristiana, questa idea ha fatto parte del vissuto quotidiano. Poi sono venuti i tempi in cui dapprima in circoli ristretti ma infine a livello di massa si è cominciato a pensare che l'uomo fosse il centro del cosmo e della storia. Però tutto sommato è durato poco, finché si è arrivati dove siamo adesso: ossia alla comune sensazione che  non vi sia nessun centro. E qui ci troviamo adesso: in questo sbandamento impressionante. La situazione in cui ci troviamo adesso sembra quasi un incantesimo. Nessuno è capace di prendere un'iniziativa responsabilmente. C'è una storia del Graal ** che fa venire in mente questo, quando tutto il mondo si spegne finché qualcuno ha il coraggio di domandare, “Dov’è il  Graal?”.  Questo è un mondo che non si domanda più  dov’è il Graal.  E perciò si sta spegnendo, si sta spegnendo nonostante che materialmente noi abbiamo delle risorse enormi! Noi più vecchi facciamo in tempo a ricordarci di quando tantissime delle cose di oggi non c'erano,  ma davvero tante!
Per venirne fuori si tratta a mio avviso (sono abbastanza convinto di questo), di andare a recuperare questo fatto straordinario, cioè andare a capire al di là di tutte le tradizioni devozionali, cosa vuol dire che Cristo è al centro del cosmo e della storia, perché questo cambia completamente la prospettiva.
Chi si occupa della storia,  chi guarda la storia non può non osservare che generazioni che avevano questa convinzione hanno fatto delle cose enormi, quindi ci devono essere dei buoni motivi.  Ora non voglio percorrere degli itinerari che non sono i miei di questa sera,  voglio soltanto dire che noi siamo di fronte a questa sfida:  che cos'è il centro della realtà? Perché è chiaro che senza centro la realtà non funziona, anzi si disfa e in questo senso le crisi del momento, a mio avviso, sono provvidenziali e ci costringono a ridomandarci perché siamo quelli che siamo.


L’Incarnazione  e le origini dello sviluppo dell’Occidente
Noi ci siamo abituati troppo, negli ultimi decenni, a dar tutto per scontato senza capire quanti e quali sacrifici e testimonianze per generazioni sono stati fatti per arrivare dove siamo adesso e questa sfida della situazione attuale può essere utile per ritrovare il significato.


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* Comunione e liberazione. Interviste a Luigi Giussani, Robi Ronza - Milano, Jaca book, 1976, seconda edizione accresciuta, 1986. Nuova edizione: BUR/saggi, Milano 2014.
** cfr. La leggenda del Re Pescatore.
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La risposta alla crisi, dal mio punto di vista, è la riscoperta del fatto cristiano in tutta la sua densità esistenziale e  senza fare un discorso propriamente teologico, per il quale non sono preparato, come cultore di scienze politiche e giornalista, vorrei sottolineare i riflessi positivi che nella vita civile ha la concezione cristiana del mondo, la visione cristiana del mondo. La prima e fondamentale concezione è l'Incarnazione: il fatto che Dio si è incarnato è un fatto straordinario, e se Dio si è incarnato la materia è buona e merita di essere custodita e manipolata. Moltissimo del nostro sviluppo tecnico deriva da questo: dalla concezione positiva della materia che caratterizza il cristianesimo, della quale l’Incarnazione è l’archetipo.

L'Occidente è diventato grande e sviluppato non perché ha depredato, ma perché ha raggiunto prima di altri tappe fondamentali dello sviluppo umano. Poi essendo perciò diventato anche più forte, ha pure depredato a causa di quella fragilità di fronte alla tentazione del male introdotta nella storia dal  peccato originale che tocca non solo le persone ma anche gli Stati.
Se però è così cresciuto ciò si deve a un evento storico fondamentale: la visione che ha San Paolo del macedone che lo invita a passare il Bosforo e andare in Macedonia, cioè a portare il cristianesimo in Europa * . Il nostro straordinario sviluppo comincia lì.
 Se Dio si è incarnato la materia è buona e quindi merita di essere lavorata, di essere migliorata.  La nostra creatività italiana deriva moltissimo da questo convincimento, pur magari non consapevole. Tanto e  vero che le zone dove è più forte la tradizione cattolica sono quelle dove è più forte l'industria manifatturiera. E’ una cosa strana ma è vera, specialmente l'industria creativa, l'industria che innova eccetera, se voi andate a vedere ha molto spesso in suoi punti di forza in zone di tradizione cattolica, anche nell’ Emilia Romagna.

Nelle culture orientali la materia è una cosa dalla quale bisogna cercare di stare lontani,  poi c'è tutto un filone europeo di pensiero che la segue. Questo ha delle precise conseguenze: sulla gastronomia, sulla tecnica, sulla capacità di fare macchine utensili. Io sono abbastanza impressionato dalla questione delle macchine utensili perché l’Italia è il secondo grande produttore di macchine utensili del mondo dopo la Germania, però le nostre macchine utensili sono più flessibili delle loro. Mi spiegavano una volta in Asia: “ … preferiamo le vostre perché quelle tedesche se la temperatura non è X e la polvere dello stabilimento non è Y si fermano,  mentre le vostre un calcione e vanno avanti ancora,  e poi voi sapete spiegarvi meglio dei tedeschi … “,  perché quando uno compra una macchina utensile deve andare lì il tecnico che gli spiega e non  necessariamente il tecnico sa il thailandese,  però sa magari con la mimica raccontare come funziona la macchina utensile. Queste cose qui sono delle cose molto cattoliche! Dunque -- diversamente da come pensa persino molto “mondo cattolico” ufficiale – essere cristiani, quindi cattolici, non è un handicap con cui imparare a convivere, ma è una grazia che ci è capitata.


>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>* Atti degli apostoli 16,1-10
“Allora attraversarono la regione della Misia e scesero nella città di Tròade. Qui Paolo ebbe una visione: una notte vide davanti a sé un uomo, un abitante della Macedonia. Costui lo supplicava con queste parole: ‘Vieni da noi, in Macedonia, ad aiutarci!’. Subito dopo questa visione, decidemmo di partire e di andare in Macedonia: eravamo convinti che Dio ci chiamava ad annunciare il messaggio della salvezza agli abitanti di quella regione. Ci imbarcammo a Tròade e arrivammo diretti all’isola di Samotracia. Il giorno dopo continuammo il viaggio verso la città di Neàpoli. Di qui andammo a Filippi, che è una colonia romana e capoluogo della Macedonia”.
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Pensate ora all'importanza che ha il fatto che il Salvatore è stato allattato da sua madre,  forse da voi non c'è la tradizione della Madonna allattante ma da noi nel Varesotto (sono piemontese di famiglia ma come dicevo sono cresciuto nell'alta Lombardia) una recente ricerca ha accertato che ci sono tuttora circa 120 immagini (affreschi, quadri, anche qualche scultura) di Madonne allattanti fra il Varesotto e il Canton Ticino,  che sono un'area praticamente omogenea. Questo fatto della Madonna allattante (Maria lactans) è molto importante se si considera che  il latte in molte culture è considerato una cosa impura. La stima per il latte è anche all'origine della nostra grande tradizione casearia,  tutte queste cose si collegano. Ecco l'importanza dell'Incarnazione e quindi della positività della materia, della positività del reale. Fino a quando resteremo fedeli a questa tradizione, a queste convinzioni riusciremo ad essere non solo dei grandi costruttori ma anche dei grandi ricostruttori
Anche chi è giovane e purtroppo non ne sa nulla chieda a qualche anziano di raccontargli il passaggio  del fronte, in Romagna, a Cesena nei primi mesi del 1945 e quali drammi e distruzioni provocò questo passaggio. Scoprirà così che in dieci anni l'Italia è stata ricostruita. Nel 1955 era stato già tutto ricostruito. E’ stato un lavoro gigantesco reso possibile dal fatto che la gente che aveva la  convinzione  che si poteva ricostruire,  che era buono ricostruire.  

Recuperate questa capacità di raccogliere le memorie perché adesso sembra tutto facile, ma anche solo ricostruire e demolire con tutte le bombe inesplose rimaste fra le macerie è stato un fatto eroico  costat0 la vita e la mutilazione di tanta gente), possibile perché c'era ancora questa cultura. Dobbiamo custodire questa cultura e se necessario farla rinascere! Anche in questo c’è qualcosa di tipicamente cristiano: la convinzione che l’uomo è chiamato a con-creare, a compiere la creazione migliorandola. La nostra attenzione per l'ambiente è completamente diversa da quella dei Verdi,  come bene si vede leggendo bene Laudato Si *: noi siamo convinti che il mondo sia molto meglio con l'uomo che senza l'uomo, il quale non è un intruso che lascia solo impronte e deve cercare di camminare nel mondo in punta di piedi. L'uomo è il centro del cosmo e della storia, e quindi è il centro anche della natura. Vi faccio un piccolo esempio, quello dei ponti. Noi siamo abituati ai ponti, ci sembrano qualcosa di ovvio. L'Africa invece non aveva i ponti,  nella cultura africana non c'è il ponte, i ponti li hanno portati le potenze coloniali. In Asia sono pochissimi i ponti, tuttora se andate a Shanghai vedrete che ci sono pochissimi ponti.  Il ponte è una cosa che richiede un certo tipo di cultura.
Nelle culture pagane si evita per quanto possibile di fare i ponti,  perché si pensa che il ponte susciti l’ira del dio del fiume.  Gli antichi romani si risolsero a farli, ma ogni volta dopo aver esorcizzato lo spirito del fiume con complessi e impegnativi riti non a caso affidati a dei sacerdoti di alto rango chiamati perciò pontefici.
Nell’Europa cristiana medioevale fu la Chiesa a liberare sistematicamente le popolazioni dal timore di fare i ponti e anche di valicare i passi montani. Quelle leggende del santo che viene in aiuto del paese che fa il ponte e del diavolo che vuole  l'anima del primo che ci passa sopra, del santo che accetta la proposta  ma poi manda per primo un cane suscitando l’ira del diavolo … ecc  sono delle leggende che ricordano il lavoro che è stato fatto dalla Chiesa,  dai cristiani per far superare la paura del costruire i ponti **  o di valicare i passi.  



*  Lettera Enciclica Laudato si'
del Santo Padre Francesco sulla cura della casa comune (24 maggio 2015)



>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>**  Ponte del diavolo: storia e leggenda del ponte sul Serchio
Il Ponte della Maddalena attraversa il fiume Serchio nei pressi di Borgo a Mozzano, in provincia di Lucca. La leggenda di tradizione popolare che lo rende maggiormente noto come “il ponte del diavolo” racconta di un muratore che, iniziato a costruire il ponte, fu preso dalla paura di non riuscire a terminare l’opera muraria per il giorno fissato come termine dei lavori. Fu così che, per non pagare penali e altre pesantissime conseguenze molto usuali all’epoca, fece un patto col diavolo chiedendogli aiuto per portare a compimento l’opera. Il diavolo accettò volentieri di terminare il ponte in una sola notte ma in cambio stabilì che a lui sarebbe andata l’anima del primo essere umano che si fosse avventurato per attraversare il ponte. Il muratore ebbe subito dopo un grandissimo rimorso, tanto che decise di parlarne con un frate della zona che gli dette la brillante idea di fare attraversare il ponte per primo ad un suino. Il Diavolo rimase così fregato da questa variante che non aveva previsto e fu costretto a tirarsi indietro rendendo nullo il patto precedentemente stipulato.



 Ponte del diavolo: sul fiume Stura in provincia di Piacenza .  Anno 1378.
Narra la leggenda che un insicuro architetto, aiutato dal diavolo in persona, iniziò la costruzione del più famoso ponte della Valli di Lanzo, quello che unisce il monte Basso con il monte Buriasco e s'innalza con un arco
gotico di trentasette metri a quindici d'altezza sul fiume Stura. Il diavolo lo costruì in una sola notte in cambio del sacrificio di un’anima:
” Lo costruirò così alto che si presterà idealmente ai suicidi. E almeno chi si ammazza, non muore in odore di santità, e viene direttamente con me all’inferno”.Tuttavia un temporale scatenatosi all’improvviso impedì il mattino seguente ai valligiani di attraversare il ponte. Il diavolo nascosto nei pressi della costruzione attendeva impaziente la sua ricompensa e sentiti i primi passi balzò addosso alla preda, che altro non era che un ingenuo vitello … si volse per maledire il ponte, ma vedendo una schiera di fedeli che innalzavano una croce, si gettò disperato nel fiume …….l
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Noi dell'alta Lombardia siamo molto legati al passo del San Gottardo, che è in territorio svizzero.  E’ un passo che si chiama così perché il vescovo San Galdino di Milano, preoccupato del fatto che la gente non osava superare il passo (perché pensava che ci fossero lì dei demoni), parte da Milano, sale fino al passo (da Milano sono quasi duecento chilometri ….), lo benedice e lo valica dimostrando che nessun potere diabolico preclude tale passaggio. E lo dedica a san Gottardo del quale aveva grande venerazione.                         
                            

Un'altra cosa – importantissima per sue conseguenze pratiche -- che abbiamo appreso da Gesù Cristo è l'onnipresenza di Dio e la sua provvidenza.  Nelle altre culture quando tu sei fuori dal tuo territorio sei in balia di chiunque, per cui non si osava navigare lontano. Gli occidentali navigarono fino alla Cina attraverso oceani sconosciuti. Tecnicamente i cinesi sarebbero stati in grado di  navigare dalle coste cinesi fino a quelle europee, ma non lo fecero mai a causa di un’impossibilità che non era tecnica ma culturale. Chi non aveva fede in un Dio provvidente e onnipresente una volta allontanatosi dal suo paese, aveva la sensazione di essere indifeso e in balia di tutto. I portoghesi invece e gli spagnoli che a partire dal secolo XV si misero a solcare gli oceani in condizioni che per noi sarebbero impossibili, pensavano che ovunque fossero andati, Dio sarebbe stato con loro. Questa loro fede ha così finito per avere anche una grande importanza politica ed economica.

Il principio di laicità: un’idea cristiana
Un ultimo elemento di origine cristiana che voglio sottolineare questa sera perché è estremamente importante è il concetto di laicità. La laicità non è un'invenzione della Rivoluzione francese. E’ un concetto che entra nella storia millesettecento anni prima con Gesù Cristo e la sua  famosa frase: “date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio *. Non esiste nessun'altra cultura nel mondo dove ci sia l'idea della distinzione tra potere politico e potere religioso,  non c'è. Saremmo contenti se si fosse ma non c'è, e nasce da Gesù Cristo! Poi questo principio è stato applicato in modo certamente discontinuo. Con il cosiddetto Editto di Milano  nel  331 l’Imperatore Costantino afferma la libertà di coscienza (e questa è una cosa gigantesca dal punto di vista storico),  cioè l'imperatore dice: “non è compito mio stabilire cosa devono credere i miei sudditi”, poi già nel 380 Teodosio fa marcia indietro, perché proclama il cristianesimo religione di Stato (gli serviva). Questo principio è stato applicato sempre in maniera discontinua, è andato avanti e indietro, fino a quando ci sono state le condizioni perché si applicasse pienamente,  ma è di origine cristiana.  
Persino negli Stati della Chiesa i governatori e cardinali legati non erano i vescovi ordinari del territorio.  

>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>><<<<<<*  Mt 22,15-21
“Allora i farisei, ritiratisi, tennero consiglio per vedere di coglierlo in fallo nei suoi discorsi. Mandarono dunque a lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità e non hai soggezione di nessuno perché non guardi in faccia ad alcuno. Dicci dunque il tuo parere: E' lecito o no pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché mi tentate? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Di chi è questa immagine e l'iscrizione?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio»”.
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Il Cardinale Legato che il Papa Re incaricava di governare la Romagna non era il vescovo metropolita di Ravenna. Pur essendo un ecclesiastico sul territorio a lui affidato esercitava soltanto funzioni civili. Persino nei suoi Stati il Papa si preoccupava di distinguere le due posizioni.  Era, è chiaro, una distinzione imperfetta, però conferma come il principio non venisse messo in discussione anche in questo caso-limite.
Il principio della distinzione fra potere religioso e potere civile non è mai insomma stato smentito in tutta la storia dell’Europa cristiana. Non c’è poi dubbio che lo shock della Rivoluzione francese ne aiutato la riemersione (anche se l’idea di laicità della Rivoluzione è in realtà un laicismo ovvero un clericalismo al contrario). Il principio di laicità è dunque un’eredità cristiana, tanto e vero che nei Paesi di altra tradizione non c’è. Entra solo per così dire per osmosi dall’Occidente, ma con molte difficoltà di radicamento l'idea della laicità che quando non diventa laicismo è un fatto molto positivo. Non c’è solo il problema dell'Islam (lì la cosa è certamente drammatica). Nessun'altra cultura ha la laicità. Anche nel Giappone, che a prima vista è così “occidentale” l'imperatore è pure sommo sacerdote dello Shinto. Anche in India, nell'induismo, non c'è affatto l'idea di una distinzione fra autorità civile e autorità religiosa; si è formata storicamente, per fortuna, ma non è fondata teoricamente e infatti adesso purtroppo vacilla.
Questa idea di laicità è un altro grande contributo che la Chiesa ha dato, che Cristo ha dato al mondo. Aggiungo ancora un esempio: la dignità della donna . La dignità della donna non c'entra niente con la modernità. Ci sono paesi modernissimi come il Giappone per esempio, che è un paese molto più moderno di noi (per tanti aspetti), dove tuttavia la condizione della donna è molto sacrificata. Il prototipo della dignità della donna, della parità della donna,  è la figura della Madonna. Non c'è nessun'altra grande fede nel mondo con una figura femminile che affianca la figura maschile in modo così integrale, così profondo e importante come la Madonna nella tradizione cristiana.

Anche il diritto della donna di scegliere se sposarsi o no e con chi sposarsi, nasce col cristianesimo. Io dico tante volte,  suscitando poi la levata di scudi negli ambienti femministi, che le femministe dovrebbero intitolare i loro club alle vergini martiri. Le vergini martiri erano ragazze che rifiutavano il matrimonio imposto dal padre e perciò erano martirizzate e non era uno scherzo! Quello è l'inizio della rivendicazione della donna di disporre di se stessa, ed è stato un fenomeno lungo e drammatico;  voi avete qui a due passi nelle meraviglie delle basiliche di Ravenna, quelle “Teorie di vergini martiri”  che sono la memoria di uno dei fenomeni che ha riguardato centinaia e centinaia di donne che hanno affermato con il loro martirio il loro diritto di scegliere come disporre di se stesse..

Potenza dei paesi occidentali
Adesso vorrei dedicare alcuni minuti per descrivere la situazione nella quale ci troviamo. E’ una situazione paradossale perché non siamo mai stati in Occidente potenti come adesso! Dal punto di vista materiale la potenza dei paesi industrializzati è smisurata, la potenza militare degli Stati Uniti, che sono il principale paese industrializzato, è smisurata. Faccio un esempio: gli Stati Uniti hanno 12 portaerei di attacco da 100.000 tonnellate in linea, 2 in riserva e 2 in costruzione, hanno 16 portaerei da 100.000 tonnellate,  in tutto il mondo nessun altro ne ha nemmeno una! La Francia ne ha una da 65.000 tonnellate. Tutte le altre “poartaerei” esistenti sono in effetti delle porta-elicotteri.  Noi abbiamo due patetiche porta-elicotteri e aerei a decollo verticale che chiamiamo portaerei, la più grande da 27.000 tonnellate. Se le si fotografano da sole in mare aperto al meno esperto possono
sembrare quasi uguali a quelle americane, ma se poteste  metterle di fianco ad una portaerei da 100.000 tonnellate vi sembrerebbero un rimorchiatore dell'altra portaerei. La superiorità militare americana è smisurata, la nostra superiorità tecnica è smisurata. Siamo noi occidentali che inventiamo e sviluppiamo praticamente tutti i macchinari, di qualunque cosa. Quando ci sparano addosso ci sparano con armi che abbiamo fatto noi,  quando si fanno saltare in aria usano gli esplosivi che abbiamo fatto noi. Dal punto di vista materiale siamo noi un pericolo per tutti gli altri, gli altri non inventano niente, noi inventiamo tutto! Se tu sei quello che fa una cosa vuol dire che la cosa migliore ce l’hai sempre tu;  tu vendi, però chiaramente il prodotto più moderno ce l'hai tu, quindi la nostra superiorità materiale è enorme. Ciononostante siamo deboli per un motivo che non è tecnico ma morale: ben di rado un occidentale è convinto che ci sia qualcosa per cui valga la pena di rischiare di morire.
Questa è la conseguenza drammatica di quel vero oppio dei popoli che è il nichilismo, l'ateismo pratico di massa. La buonanima di Lenin diceva che la religione è l'oppio dei popoli; in realtà l'oppio dei popoli e l'ateismo, perché se siete convinti che non ci sia niente dopo questa vita perché mai dovrete difendere qualcosa anche a rischio della vita?  Per i vostri figli? Normalmente in questi casi cessate anche di sposarvi o comunque di avere figli, o ne avete uno lo fate a 42 anni perché dovete realizzarvi come donna e quel figlio resta unico! Se ritenete che non ci sia niente per cui valga la pena di costruire qualcosa che vada al di là di voi, se non avete fiducia nel futuro i figli non li fate. E  infatti questo è il motivo per cui non si fanno o si fanno sempre meno.
Nella misura in cui queste cose diventano cultura comune uno non è disposto a resistere a niente, non è disposto a fare quadrato su nulla. Questo è ciò che scandalizza di più i musulmani, io ve lo dico perché lo so personalmente. I musulmani religiosi si scandalizzano non se mettiamo il presepe nelle nostre scuole, ma se non lo mettiamo perché vuol dire che non crediamo nelle cose in cui diciamo di credere. Questo è una pessima cosa in Oriente,  che uno non creda alle cose a cui sembrerebbe che debba credere!
Quindi  il nostro problema è questo nichilismo di massa, e di qui passa una nostra specifica responsabilità come cristiani:  noi siamo chiamati al giorno d'oggi a fare la resistenza,  la vera nuova resistenza, cioè siamo chiamati a rimotivare, ricostruire, risignificare le basi della nostra civiltà,  che tanto attrae gli altri tanto che tutti cercano di venire qui. La nostra è una civiltà che, come ricordava don Agostino, non a caso, ha come punto zero la nascita di Cristo. Hanno provato anche gli altri a partire da un punto zero, anche la Rivoluzione francese aveva tentato di iniziare da una propria data, persino il duce voleva contare gli anni dall’inizio dell’era fascista! Parecchia gente aveva tentato di  fare iniziare le epoche, però oggi diciamo che testardamente il mondo continua ad usare il calendario cristiano, a contare gli anni dalla nascita di Cristo, anche nei paesi dove ufficialmente non c'è il calendario cristiano. Noi viviamo in un mondo che conta gli anni da Gesù Cristo, noi abbiamo una centralità e di questa centralità siamo chiamati a rendere conto.


                                       


Emergenza scuola, emergenza mass media
Io volevo puoi dare alcune indicazioni per l'uso:  l'emergenza del nostro tempo sono la scuola e sono i media, quindi è molto importante lavorare perché si rompa il monopolio statale della scuola, perché si formino le scuole non statali, perché dentro le scuole statali ci sia libertà di educazione e libera aggregazione. Questo è estremamente importante a condizione anche di portare dentro il dibattito comune una cultura originale, non la cultura corrente verniciata con un po' di cristianesimo, se non semplicemente con un po’ di buone maniere.


Il nostro punto di vista è un punto di vista molto differente e quindi è importante che lo diciamo in maniera compiuta per essere anche interessanti! Interessanti per noi,  interessanti per tutti!
Quindi la scuola è un lavoro molto importante; vi dirò che ho curato di recente, insieme ad altri, un manuale di storia per le scuole medie inferiori (secondarie di primo grado) edito da Itaca Libri.  E’ stato un lavoro che ritengo importante. Bisogna veramente riscoprire la storia,  la storia è molto importante perché capendo da dove si viene si capisce dove si è.  Ciò detto non va dimenticato che  l'idea della storia uno o lo impara da sua nonna,  da suo nonno o non lo impara più.
All'università la può dopo perfezionare,  ma l'idea del flusso del tempo, del significato del tempo,  uno la impara da suo nonno,  da sua nonna. Se non la impara,  impara tecnicamente il flusso storico senza capirlo.
Oggi i media, tutto il sistema mediatico è un sistema profondamente inquinato,  proprio perché è estremamente potente e veloce si muove a misura dei consensi dei poteri costituiti.  Quando un'immagine televisiva che  è stata girata mezz'ora fa nel sud-est asiatico, vi arriva sullo schermo televisivo,  è un'immagine che ha attraversato un sistema pieno di consensi, cioè è stata consentita da una quantità di poteri costituiti; altrimenti non sarebbe arrivata in mezz'ora sui vostri schermi.  Più è immediata l'informazione e più è possibile che sia inquinata oppure che sia incompleta.  Di qui l'importanza enorme di dotarsi di quadri di riferimento che consentano di filtrare l'informazione corrente. Il vantaggio che noi abbiamo oggi rispetto a soltanto cinquant'anni fa è che, grazie ad un uso intelligente di Internet, chiunque può fare un lavoro che un tempo poteva fare soltanto un professionista ben introdotto.  Per esempio: parla il Papa. Sentite al telegiornale cosa ha detto il Papa;  potete stare sicuri che non è quello che ha detto. La notizia è che il Papa ha parlato; che cosa poi ha detto è meglio che lo andiate a vedere per conto vostro. E questo oggi lo può fare chiunque: oggi può andare sul sito della Santa Sede, lo può fare anche se si trova nel posto più isolato,  non ci sono più scuse,  a qualunque ora! Uno non può dire: “sono in un paese piccolo non posso avere l'informazione” i figli, quando è l'ora del telegiornale, mi fanno dannare e  non posso vederlo”. Uno alle tre di notte, stando in cima al più remoto villaggio delle vostre bellissime valli,  può aprire il computer,  aprire il sito della Santa Sede e andare a vedere che cosa ha detto il Papa veramente, poi ne discute con i suoi familiari, con i suoi amici al bar, questa è una cosa che può fare chiunque oggi,  bisogna farla!
Oggi è possibile avere una quantità di canali informativi interessanti, non è che sia tanto importante leggere cinque giornali invece che due o tre o 10, perché l'informazione è sostanzialmente basata su 3, 4 grossisti mondiali che ridistribuiscono le informazioni a tutti gli altri e quindi non è tanto importante vedere cinque giornali, è più importante aprirsi dei varchi verso fonti informative differenti



Mi permetto a questo punto di segnalarvi un quotidiano via Internet cui attualmente collaboro. Si chiama La nuova bussola quotidiana, lanuovabq.it. Siamo gente di varia esperienza e vari orientamenti; tutta gente però che ha passione per la Chiesa ed è interessata all'esperienza cristiana.
E’ un quotidiano dove tutti i giorni mettiamo dentro qualche cosa e uno se lo può aprire anche alle tre di notte, nella pausa pranzo, quando vuole. Facciamo anche dei libri  dossier con informazioni di base,  ci siamo detti: “Facciamo dei materiali su carta che uno si possa comprare via Internet (che può comprare dove vuole perché è sufficiente che ci sia un ufficio postale), diamo le informazioni di base che consentano di capire l'informazione corrente! - Perché la gente emigra  dall'Africa? Come mai ci sono questi flussi” (Tutte cose di non abbiamo tempo di parlare questa sera …).

Sapere che un paese africano come la Nigeria, che è uno dei più ricchi, è 27 volte più povero dell'Italia, significa capire perché la gente è disposta a rischiare la pelle per venire qua!  Allora queste informazioni di base sono utili per capire l'informazione corrente.
Vi faccio un altro esempio e concludo:  Asia News, un notiziario via Internet diretto da padre Bernardo Cervellera, un grande esperto in materia. Sono informazioni interessantissime sulla situazione in Asia, che non trovate da nessun'altra parte, basta schiacciare anzi sfiorare il pulsante di un computer: uno strumento utilissimo purché non lo si usi per perdere tempo.   Dico ai più giovani  che questa telematica è una risorsa enorme se viene usata con criterio,  non per giocare al gioco al ping pong come ogni tanto in metropolitana a Milano vedo giocare! Ma si può perdere tempo così?
Bisogna usare questi materiali per cercare di capire le cose, e farsi un giudizio positivamente indipendente, avendo sempre chiari alcuni valori che sono alla portata di tutti, non c'è bisogno di essere né psicologi, né psicanalisti,  né pedagogisti per distinguere il bene dal male. Questo è alla portata di qualunque persona anche semplice; stiamo attenti a non farci ingannare dal fatto che una certa cultura ci dice che è difficile distinguere fra buoni e cattivi (ed è vero perché la condizione umana è complessa)  per dedurne che è difficile distinguere fra bene e male!  Non è vero!
Si distingue benissimo fra bene e male,  poi è difficile distinguere fra buoni e cattivi, ma la distinzione fra bene e male, fra il giusto e l’ingiusto, l’opportuno e il non opportuno  è alla portata di tutti,  non c'è bisogno di fare l'università,  anzi l'università spesso è il modo più sicuro per perdere questa capacità. La principale università è la vita. Non so se ci sia ancora adesso questa norma: una volta, quando andavo all'università io, dopo una certa età si poteva andare all'università avendo fatto anche soltanto le elementari.
L'idea era che la vita è una scuola; l'istruzione superiore consente di arrivare più in fretta a sapere le cose,  ma poi la vita te le insegna lo stesso,  quindi a una certa età si poteva andare all'Università senza avere nessun titolo di studio.  Spero che questa saggia norma non sia stata tolta! Serve per dire che è la vita che ci insegna,  purché la viviamo seriamente e con una coscienza illuminata. Il modo più sicuro che ho trovato io per illuminarla è quello di vivere nella Chiesa
  
Per un percorso elementare di Cultura                                  - Appunti non rivisti dall’autore -




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