Anche se ci eravamo incontrati e
conosciuti soltanto via Zoom, la notizia diffusasi ieri sera dell’improvvisa
morte di Mikel Azurmendi – noto in Italia anche per un suo intervento al
Meeting di Rimini 2020 — mi ha colpito come quella di un vecchio amico.
Come tanti avevo letto con grandissimo
piacere L’abbraccio.
Verso una cultura dell’incontro, BUR/Rizzoli, 2020, il volume in cui egli, intellettuale di sinistra con un
passato di militante dell’ETA, racconta la storia della sua riscoperta, anzi
della sua scoperta di Cristo e della Chiesa grazie all’incontro con la gente e
con l’esperienza di CL in Spagna.
Era una testimonianza, la sua, tanto più
di grande interesse per me che proprio allora stavo scrivendo Luigi
Giussani, Comunione e Liberazione & oltre, un libro, pubblicato
poi quest’anno dalle Edizioni Ares, in cui cerco di spiegare (col vantaggio che
mi viene dal non esserne un rappresentante ufficiale) che cosa CL è veramente
al di là del muro di pregiudizi e di fraintendimenti entro cui si trova oggi racchiusa
in Italia.
Nel libro gli ho poi dedicato due pagine
in cui suggerisco vivamente la lettura de L’abbraccio. Verso una cultura dell’incontro come una
via maestra per farsi un’idea autentica della realtà di popolo germogliata
dalla fede che Comunione e Liberazione è al di là dei suoi limiti e nel
medesimo tempo dei preconcetti di cui si diceva.
Desiderando conoscerlo di persona ero
riuscito di raggiungerlo tramite amicizie comuni scoprendo fra l’altro che,
avendo egli letto un mio libro, non gli ero ignoto Per lui provai
immediatamente una grande simpatia, forse anche ricambiata.
Lo scorso 2 luglio (cfr.qui Mikel Azurmendi, Mireille Yoga e altri: «Storie di un incontro e di vite cambiate»), su invito dell’Associazione Rosmini di Padova, partecipammo insieme alla presentazione via Zoom del libro Storie di un incontro e di vite cambiate a cura di Micol Mulè, Circolo delle Imprese/Amazon, Milano 2021, in cui vari fondatori e iniziatori di opere di rilievo (tra cui Arturo Alberti, Mario Dupuis, padre Pigi Bernareggi, padre Aldo Trento, Alda Vanoni, don Antonio Villa, Peppino Zola) spiegano come l’incontro con don Giussani sia stato all’origine di quanto hanno fondato e iniziato.
Nel corso dell’incontro — tuttora
accessibile all’indirizzo Youtube dell’Associazione, https://www.youtube.com/user/rosminipadova —
i suoi curatori avevano avuto la piacevole sorpresa di sentirlo dire che la
lettura di Storie di un incontro e di vite cambiate, era ciò che lo
aveva infine deciso a presentare la sua domanda di iscrizione alla Fraternità
di CL.
A parte questo, con ciò che aveva detto
aveva ancora una volta dimostrato quanto egli fosse una conferma vivente di
come nell’esperienza di fede gli ultimi sono i primi.
Una volta mi aveva confidato di
dispiacersi di non aver trovato prima la fede. Gli avevo risposto che
c’era a mio avviso qualcosa di provvidenziale in quel suo incontro tardivo che
faceva appunto di lui un testimone così limpido e importante del «gli ultimi
saranno i primi». Avrei voluto ridirglielo di persona su questa terra, ma non
ho fatto in tempo. Glielo dirò quando ci rivedremo.
ROBI RONZA
7 agosto 2021
Caro Nacho,
sto maturando da tempo la mia adesione a CL e
credo sia giunto il momento di farvene richiesta.
Da quando ho finito di scrivere L’Abbraccio, sto facendo un cammino in cui confido sempre di più nel fatto che la mia rinascita come cristiano sia definitiva, perché si basa sulla mia assoluta accettazione e dedizione a Gesù.
Da una parte, ho preso coscienza di essere molto amato da Dio, per non dire troppo amato, visto l’eccesso di perdono che ho ricevuto. E di questo posso solo esserGliene grato con una maggiore dedizione personale.
Dall’altra, la lettura meditata di Generare tracce nella storia del mondo - libro che stiamo leggendo anche alla SdC (Scuola di Comunità) - mi spinge a rompere un ultimo e vecchissimo pregiudizio anarchico sul non permettermi di «appartenere» completamente, di restare come un perpetuo gabbiere senza consegnare a nessuno la cabina di vedetta della mia propria navigazione.
Ho compreso che il «sì» di Pietro ha generato la nascita di un Popolo, un’unità di gente-in-incontro, una certa «entità etnica», come disse un Papa. Ho capito il significato di «obbedire» come l’unico modo per trascendere il mio io verso l’Altro, così come un calciatore “obbedisce” al suo allenatore. Cioè, che devo “dare retta” a voi pastori che state guidando questa tribù il cui stile di vita mi ha tanto commosso.
È passato il tempo di «essere come voi», ora mi propongo di «essere con voi». Devo andare oltre l’essere un vostro compagno di cammino per diventare compagno del vostro cammino.
Spero che, con questa consegna del mio orgoglio, una certa povertà di cuore mi incammini di più verso la speranza e a realizzarla nel mio Destino già così prossimo.
Ecco, rimango a vostra disposizione con un grato
abbraccio.
Mikel
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