martedì 28 marzo 2023

GLI INCONTRI DEL CROCEVIA: DISFORIA DI GENERE


 Riprende giovedì 30 marzo alle 20,45 nella sala Conferenza "E. Cacciaguerra", il “Percorso elementare di cultura” del Crocevia sul tema “Giudizio è testimonianza". 

Il tema della serata è "Disforia di genere in età evolutiva: un tentativo di orientarsi su un tema complesso". Interverrà Ivo Colozzi, professore dell'Università di Bologna. 

L’approccio al tema della transessualità richiede un atteggiamento di grande prudenza, umana e sociale, e di altrettanto grande competenza scientifica, affermano i promotori.
Vanno evitate manipolazioni ideologiche e derive emotivo-demagogiche, al fine di evitare di fare danni più grandi del problema che si intenderebbe risolvere.
Il primo passo necessario è la spiegazione dei termini e dei contenuti ad essi collegati. 

La “transessualità” è la condizione per cui una persona di sesso maschile o femminile si percepisce appartenente al sesso opposto e aspira e desidera assumerne le caratteristiche anatomiche e comportamentali, sessuali e sociali.Sul piano clinico, questa condizione viene denominata “disturbo dell’identità di genere” o “disforia di genere” (DG), dal greco “dis”=male e “foria”=sopportare. 

Il transgenderismo è, invece, un movimento socio-culturale nato negli Usa negli anni ’80, che sostiene la separazione e non-interdipendenza fra sesso biologico (si parla di “sesso assegnato alla nascita”) e ”genere”, essendo quest’ultimo un prodotto culturale, sociale, emotivo, strettamente soggettivo che, in quanto tale, è totalmente slegato dalla sessuazione naturale.

IL VIDEO DELL'INCONTRO SARA' A DISPOSIZIONE QUANTO PRIMA  NEL SIDEBAR DESTRO DEL BLOG, ASSIEME AGLI ALTRI VIDEO

ALEPPO, UNA CITTA' COL CUORE CHE BATTE ANCORA

 

PARROCCHIA LATINA DI SAN FRANCESCO SAVERIO

Aleppo, Siria


Fratelli e sorelle in Cristo.

Pace e bene da Aleppo.

Aleppo, una città determinata a sopravvivere, una città con un cuore che batte ancora dopo anni di guerra e devastanti terremoti.

Voi sapete che la nostra gente ha vissuto una tragedia dopo l’altra; portando la croce e percorrendo la via del Calvario. la croce della paura e della povertà, la croce dell'incertezza di ciò che riserva il futuro.

Fratelli, non c'è dubbio che la vita ad Aleppo sia cambiata radicalmente a causa dei due terremoti. Un’esperienza forte, potente c violenta che richiederà del tempo per essere superata.

Oggi la città sta gradualmente tornando alla normalità, ma molte famiglie sono ancora sfollate poichè innumerevoli case sono diventate invivibili e molte scuole, persino edifici universitari, hanno subito danni. Quindi, la prima Sfida è ricostruire e riparare questi edifici.  Le chiese di Aleppo hanno lanciato un'iniziativa unitaria congiunta per restituire case e pace alle loro famiglie.


Abbiamo anche dato il nostro contributo invitando tecnici ed ingegneri post-sisma provenienti dall’ltalia per aiutarci a valutare lo stato degli edifici. Così abbiamo accolto qui nel nostro convento francescano quattro di loro, che hanno fatto sopraluogo sulle chiese ed alcuni edifici e, in collaborazione con il comune del governatorato di Aleppo, hanno fornito una preziosa assistenza nella valutazione dei danni e nell'assistenza alla riparazione.

ln parrocchia abbiamo ripreso le consuete messe e preghiere dopo aver messo in sicurezza la chiesa. Inoltre, celebriamo ancora ogni venerdì la Via Crucis alla quale partecipano tutte le confraternite e le famiglie presenti in chiesa.

Cerchiamo anche di contribuire al ripristino della vita normale riprendendo le attività con tutte le confraternite, per tutte le età, come la confraternita Simone ed Alma, che accoglie gli anziani e offre loro sostegno e compagnia umana e spirituale, gli Scout, il Centro del Catechismo. il venerdì e la domenica, la Legio Mariae, la confraternita di Sant’Antonio di Padova, il doposcuola, ecc. Inoltre, ad Aleppo est, abitata esclusivamente da povere famiglie musulmane, cerchiamo di aiutarle e fornire loro un sostegno psicologico e un pò di materiale di prima necessità attraverso i quattro centri di assistenza francescani ivi presenti.

Inoltre la nostra mensa di beneficenza "Cinque pani e due pesci" continua a fornire pasti quotidiani a tutti i bisognosi della nostra città.

Carissimi, con la fede del cieco che chiese a Gesù di aprirgli gli occhi perché potesse vedere, noi ad Aleppo crediamo che il Signore non ci lascerà, anzi tenderà la sua mano attraverso voi verso di noi, verso ogni persona sofferente e addolorata, a ogni persona povera e affamata, a ogni persona sola e senza speranza, e insieme aiuteremo Aleppo a rialzarsi in piedi, rispolverando le sue macerie, per risorgere di nuovo con la forza di Cristo.

La Pasqua si avvicina e non c'è dubbio che la gioia della risurrezione del Signore riempirà i cuori sempre tristi e restituirà la speranza agli occhi addolorati.

FR. BAHJAT

Cristo è risorto... e con Lui anche noi risorgeremo.

Fr. Bahjat Elia Karabach.ofm

Aleppo, 20/3/2013

lunedì 27 marzo 2023

GERMANIA RITORNO A LUTERO?

Il Cammino sinodale tedesco si è concluso con il via libera a un programma di svolta che in autunno minaccia di travolgere Roma.

 Anche perché la Germania è solo l’avanguardia di una Chiesa che vuole profonde riforme. Ora che il Synodale Weg, il Cammino sinodale tedesco si è concluso, le carte sono tutte ben visibili sul tavolo, ed è quindi possibile capire la portata delle richieste avanzate, anche se non si sa bene a chi, considerato che più d’un vescovo e molti laici che hanno partecipato al lungo percorso hanno fatto intendere – chi più esplicitamente, chi meno – che l’opinione di Roma conta, ma fino a un certo punto.

Statua di Martin Lutero nella sala Paolo VI

Lo stesso presidente della Conferenza episcopale, mons. Georg Bätzing, in una recente intervista televisiva ha dichiarato la propria (ovvia) disponibilità a discutere con il Vaticano, anche se – ha precisato – “la nostra azione non cambierà”.
A ogni modo, è innegabile che il Cammino sinodale della Chiesa tedesca abbia avuto, e continui ad avere, una rilevanza globale. I delegati erano 230, rigorosamente divisi in gruppi di lavoro (i quattro forum), vi hanno partecipato tutti i vescovi e moltissimi laici. Si potrebbe dire che il “Popolo di Dio”, che è infallibile in credendo, era presente a Francoforte, parentesi su Zoom causa lockdown compresa.

Ma cosa hanno deliberato in Germania?

Innanzitutto, il via libera alla benedizione delle coppie formate da persone dello stesso sesso, quindi il sì al riaccostamento all’eucarestia per i divorziati risposati.

Sono stati approvati testi importanti (quindici, nel complesso), come quello che punta al diaconato femminile chiedendo – stavolta al Papa – che sia resa possibile, un domani, anche l’ordinazione sacerdotale delle donne. Voto favorevole all’eliminazione dell’obbligo del celibato per i preti, al fatto che le donne e i laici predichino durante la messa.


E poi la diversità di genere, che va capita, compresa e accompagnata: 38 vescovi hanno votato sì, 7 no e 13 hanno preferito astenersi. Qui l’assemblea ha penato parecchio: la prima bozza, intitolata “Vivere in rapporti che funzionano. Linee di fondo di un’etica sessuale rinnovata”, era stata bocciata lo scorso settembre, non avendo ottenuto i due terzi dei voti favorevoli. Alla fine, dopo settimane di lavoro, è stato trovato un compromesso che ha deluso quanti spingevano sull’acceleratore. Eppure, nel testo approvato, si leggono critiche al “Magistero che ignora l’esistenza di varianti non binarie” e si arriva a chiedere che nei registri battesimali sia consentito di non indicare il genere del bambino o, se proprio non si vuole lasciare libera la casella, la facoltà di scrivere “diverso”. Esulta, per l’approvazione del documento sul diaconato femminile, il vescovo di Fulda, mons. Michael Gerber, che ora auspica che tale apertura sia intesa per tutti i ministeri ordinati. Dopotutto, l’80 per cento dei vescovi ha approvato la richiesta che il Pontefice riveda l’Ordinatio sacerdotalis di Giovanni Paolo II, che si conclude in un modo che più netto non si potrebbe: “Al fine di togliere ogni dubbio su di una questione di grande importanza, che attiene alla stessa divina costituzione della Chiesa, in virtù del mio ministero di confermare i fratelli, dichiaro che la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa”.

 Definitivo, dunque. Lo stesso Papa Francesco più volte s’è soffermato su tale parola, per dire che “la questione è chiusa”. Qualcuno, come la superiora francescana Katharina Ganz, la pensa diversamente e avrebbe sperato in qualcosa di più: s’è detta dispiaciuta che la priorità ce l’abbia il diaconato femminile. Lei avrebbe voluto subito il sì alle donne prete sull’altare. Le conclusioni del Synodale Weg non sono mai state in dubbio: senza considerare il laicato attivo in Germania, la schiacciante maggioranza dell’episcopato era a favore del “piano di riforme”, a cominciare dall’ex presidente, il cardinale Reinhard Marx, che pure guida la diocesi di Monaco, madre della Baviera da sempre fedele a Roma. Fu lui, durante il Sinodo universale sulla famiglia a far capire che le acque del Reno erano tornate a scorrere impetuose nel Tevere, dicendo a confratelli, giornalisti e popolo che non sarebbe stata più Roma “a dirci quello che dobbiamo fare qua”. A quasi un decennio di distanza, gli fa eco il confratello mons. Franz-Josef Overbeck, stanco dei freni imposti dal Vaticano: a suo giudizio, la Chiesa in Germania può anche fare da sola in certi campi, senza attendere arcaici nulla osta spediti da Oltretevere.

Matteo Matzuzzi, da Il Foglio

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sabato 25 marzo 2023

BENEDETTO XVI COOPERATOR VERITATIS

Si è svolto ieri sera a Cesena un incontro su “L’EREDITA’ DI BENEDETTO XVI” con la partecipazione di Mons. Massimo Camisasca e del prof . Sergio Belardinelli in occasione del 40° anniversario del Centro Culturale “Campo della Stella” e con la collaborazione del Crocevia. Il video sarà pubblicato quando disponibile nel sidebar destro del blog.

Proponiamo qui un intervento del Prof. Belardinelli dal Foglio del  30 Dic 2022, che espone sinteticamente gran parte della sua relazione

IL CORAGGIO DELLA VERITÀ È QUEL CHE RESTERÀ DEL PAPATO DI BENEDETTO XVI

Dio, l’uomo, la bellezza, il dolore, la morte: tutto abbiamo esorcizzato in una sorta di rimozione generale. La tragedia culturale del nostro occidente diventerà nulla rispetto "all'ammutolirsi di ciò che è realmente umano" 

Storia, economia, politica e società secondo Benedetto XVI

In queste ore prego anch’io per il Papa emerito Benedetto XVI. 

Ad accompagnarmi in questa preghiera un’immagine e un pensiero fisso.L’immagine è quella di Benedetto XVI avvolto nella sua bianca e quasi commovente fragilità.

Il pensiero fisso è quello di una straordinaria forza spirituale e intellettuale, la cui luce abbagliante sembra come tenuta a freno per consentirle di illuminare almeno quel poco che il nostro tempo riesce a comprendere e di cui ha bisogno, in attesa che se ne schiuda tutta la portata teologica, filosofica e politica (ci vorranno molti anni)

Al centro del suo magistero un’idea semplice: cercare Dio, il Dio di Gesù Cristo, equivale a venire in chiaro con l’uomo stesso. 

Dio non è un di più di cui la ragione umana potrebbe anche fare a meno; è piuttosto la condizione che rende ragionevole la stessa ragione e tutto ciò che l’uomo è in grado di costruire, inclusa la città e le sue leggi. A partire dalla sua prima enciclica, Benedetto XVI non ha fatto altro che richiamare il realismo “inaudito” della figura di Gesù Cristo e, attraverso di lui, “l’interazione necessaria tra amore di Dio e amore del prossimo”. Deus caritas est, appunto. 

Il comandamento dell’amore assunto, da un lato, come banco di prova della vita cristiana sia sul piano della vita individuale che su quello della comunità ecclesiale, dall’altro come la massima espressione della grandezza di Dio e della grandezza dell’uomo.

Di qui il richiamo continuo da parte di Benedetto XVI ad alcuni temi cruciali, che dopo essere stati al centro del nostro dibattito pubblico per diversi anni, oggi sembrano non attrarre più l’interesse di coloro, cattolici e laici, che si occupano di politica: l’inviolabile dignità della persona umana, la legge naturale, il carattere incondizionato dell’obbligazione morale, il significato della libertà. 

Tutti temi affrontati da Benedetto XVI con uno stile comunicativo aperto, rispettoso, delicato, alieno da qualsiasi cedimento alla polemica o allo stereotipo, trepidante forse di non riuscire a comunicare la verità in modo convincente, ma senza mai sottrarsi alla responsabilità di dirla tutta intera. Questo è stato lo stile di Benedetto XVI; uno stile peraltro sempre fedele a quello che egli aveva scelto come proprio motto episcopale: “Collaboratore della verità”.

 

Sappiamo bene a quale verità alludono queste parole della terza lettera di Giovanni e quanto questa verità ecceda le verità della filosofia o quelle più traballanti ancora  della politica. Eppure sentiamo che si tratta di un’eccedenza benefica, incoraggiante, produttiva; un’eccedenza che, ben lungi dall’umiliare la ragione umana, la rende ancora più forte e più libera. Da cardinale, Benedetto XVI lo aveva sottolineato in modo efficacissimo: “Il Cristianesimo ha la pretesa di dirci qualcosa su Dio, sul mondo e su noi stessi – e certo qualcosa di vero, qualcosa che ci illumina”.

 

“Sono giunto perciò alla conclusione che in un’epoca di crisi, in cui siamo sommersi dal flusso delle verità scientifiche e in cui però le questioni umane fondamentali sono ricacciate nel soggettivo, abbiamo nuovamente bisogno di metterci alla ricerca della verità, abbiamo nuovamente bisogno del coraggio della verità. Da questo punto di vista queste parole antiche, che mi sono scelto come motto, definiscono aspetti della funzione di un sacerdote e teologo che deve cercare, in tutta umiltà, con piena coscienza della propria fallibilità, di diventare collaboratore della verità”. 

Per certi versi può essere triste e deprimente sapere che per affermare la verità, per dire aristotelicamente come le cose stanno, quindi ciò che è evidente, ci vuole coraggio. Ma senza questo coraggio, possiamo starne certi, non riusciremo ad arginare quella sorta di grande tragedia metafisica che si sta consumando da diverso tempo nella cultura occidentale. Dio, l’uomo, la bellezza, il dolore, la morte: tutto abbiamo esorcizzato in una sorta di rimozione generale. Ma, per dirla ancora con il cardinale Ratzinger, “quando non si parlerà più di Dio e dell’uomo, del peccato e della grazia, della morte e della vita eterna, allora tutte le grida e tutto il rumore che ci saranno risulteranno solo un vano tentativo di ingannarsi rispetto all’ammutolirsi di ciò che è realmente umano”. Ecco perché abbiamo bisogno del coraggio della verità.

Al mite Joseph Ratzinger, uomo di pensiero e di studio divenuto Papa Benedetto XVI e poi Papa emerito, non è mai mancato questo coraggio. 

Nel suo lungo magistero egli ci ha ricordato incessantemente che “non è mai anacronistica la fiducia di cercare e di trovare la verità”.E per questo gli dobbiamo ammirazione e gratitudine.

Se la nostra cultura non si è ancora arresa del tutto al nichilismo che a tutti i livelli la pervade, lo dobbiamo certo anche alla sua opera di “collaboratore della verità”.

SERGIO BELARDINELLI

venerdì 24 marzo 2023

«CON L'UTERO IN AFFITTO IL CORPO È SOLO UN MEZZO»

INTERVISTA A EMMA FATTORINI:«SERVE UNA REGOLAMENTAZIONE INTERNAZIONALE, STUPISCE CHE LA SINISTRA FINGA DI NON VEDERE LO SFRUTTAMENTO E LA MERCIFICAZIONE».

Riportiamo alcuni brani dell’intervista di Emma Fattorini,  femminista storica, ad Avvenire. Per quanto alcune parti dell’intervista non siano da noi condivise, la nettezza del giudizio può aiutare in questo momento storico.

Emma Fattorini

 

«Emma Fattorini, vicepresidente di Azione, cosa ne pensa della proposta Varchi (FdI) per una legge che punisca l’utero in affitto anche se praticato all’estero?

È sempre più chiaro che solo una regolamentazione internazionale può mettere ordine su questa materia. Nei contenuti e per il significato simbolico sarebbe assolutamente congruo fare dell’utero in affitto un reato universale. Per la mercificazione e del corpo della madre e di quella del figlio: il corpo non può mai essere concepito come mezzo ma essere solo un fine, insegna Kant. Il problema resta come può essere realizzato: il piano giuridico è molto complicato. Ma sulla assoluta radicalità di questa condanna non ho il minimo dubbio.

 

Calenda, dichiarandosi contrario alla Gpa, si è detto stupito che non sia una battaglia della sinistra. Perché?

Calenda è stato l’unico politico dell’opposizione a dichiarare la condanna di questa pratica nel modo più netto e senza distinguo. E ovviamente senza distinzioni tra coppie omo ed etero. Rispetto alla sinistra si stupisce che essa finga di non vedere lo sfruttamento, la mercificazione e la mortificazione della dignità della donna e del bambino insiti in questa pratica. Nel suo ultimo libro, Calenda si interroga con molta nettezza su “quale libertà”: è possibile una libertà, che sia veramente tale senza il senso del limite, una libertà che non sia concepita assieme alla responsabilità? Non è un discorso conservatore o limitativo dei diritti, semmai è ciò che li realizza pienamente. Questo è un approccio né di destra né di sinistra, che non distingue tra credenti e non credenti e non è proprio degli omosessuali o degli eterosessuali. È piuttosto un grande interrogativo etico “trasversale” e cruciale della nostra epoca . Non è né antimoderno né antiscientifico ma vede i rischi disumanizzanti di tante tecnologie. …

 

Calenda, però, ha detto di essere favorevole alle adozioni gay, questo non è contraddittorio?

No, non trovo contraddizione. Si può essere o no d’accordo sull’adozione omogenitoriale ma questa non deve entrarci con l’utero in affitto, che resta un fatto gravissimo anche per le coppie etero. Per questo occorre distinguere. Dobbiamo stigmatizzare l’uso strumentale dei bambini operato da questa destra e da certa sinistra. E per non usare surrettiziamente proposte che mirino a liberalizzare l’utero in affitto credo sia il tempo di una innovativa, profonda e complessiva riforma delle adozioni mossa da tre necessità: accelerare, semplificare e aprire. “L’adozione per casi particolari” è prevista già da una legge del 1983 che tra l’altro consente le adozioni dei casi di cui di cui stiamo parlando. Ora le adozioni vanno ripensate: le domande di adozione sono molto superiori ai bimbi adottabili, l’incalzare della denatalità, le migrazioni e le guerre, sono tanti i fattori che rendono necessario cambiare le modalità delle adozioni. L’unica cosa che deve restare al centro è sempre e comunque il bene del minore. E non il desiderio dell’adulto.

 

Ma non lo vede come un grimaldello per sdoganare l’utero in affitto all’estero?

Non è detto affatto, credo piuttosto che bisogna lavorare perché questa possibilità corrisponda ai criteri generali di adottabilità. E l’utero in affitto resta un reato anche per gli etero. L’adozione omogenitoriale non deve essere l’ennesimo grimardello per la surrogata. Nel Pd non c’è una posizione chiara sul tema.

 

Questo cosa significa per lei?

Il Pd è sempre stato ambiguo sui diritti. Spesso ha tentato di introdurre surrettiziamente la Gpa. Fu così nella formulazione della stepchild adoption che non passò per questo, così come non è stata approvata la legge Zan a causa di un testo pasticciatissimo e ambiguo. Come se al Pd non interessasse portare a casa il risultato quanto piuttosto allargare il perimetro delle proposte alla ricerca di un’identità politica perduta.

 

E Schlein rappresenta questa attitudine per lei?

Il suo nuovo corso sembra incarnare la definizione di Del Noce circa l’esito di “un partito radicale di massa”. La polarizzazione in atto Meloni/Schlein non mi entusiasma, ma è un dato di fatto che forse porterà chiarezza sull’identità del Pd, in fondo sempre irrisolta. Che farà riflettere i cattolici dem che erroneamente hanno creduto di scorgere in questa visione dei diritti del Pd il prosieguo della grande stagione riformista della sinistra del passato. Insomma penso che il Pd abbia perso l’occasione di essere il soggetto di una mediazione possibile sui diritti come invece era accaduto in passato. Regalando l’egemonia dei diritti a questa destra che li declina nel modo più retrivo».

 

Matteo Marcelli  AVVENIRE giovedì 23 marzo 2023

articolo ripreso dall'app di Alessandro Banfi

mercoledì 22 marzo 2023

BAMBINI TRANS GENDER: IL CASO DI KEIRA BELL

L'Express pubblica l'appello firmato da intellettuali, medici, magistrati, contro il «furto dell'infanzia» e la «mercificazione del corpo» dei minori indottrinati alla transizione di genere.

(Sul tema della disforia di genere si terrà a Cesena promosso dal Crocevia un incontro il 30 MARZO)

«Non possiamo più tacere su quella che consideriamo una grave deriva in nome dell’emancipazione del “bambino transgender” (che dichiara di non essere nato nel “corpo giusto”). I discorsi radicali legittimano le richieste di cambiamento di sesso sulla base della semplice percezione, presentata come verità. Ma questo al costo di un trattamento medico o addirittura chirurgico per tutta la vita (rimozione di seni o testicoli) sul corpo di bambini o adolescenti. È questo fenomeno e il suo alto profilo mediatico a preoccuparci, e non le scelte degli adulti transgender».

Cinquanta intellettuali e medici, filosofi, psicanalisti, avvocati, magistrati, insegnanti in Francia si ribellano al «furto dell’infanzia», alla «mercificazione del corpo dei bambini» e alla mediatizzazione di «discorsi ideologici fuorvianti» sull’autodeterminazione che stanno portando a una impennata di bambini e adolescenti che desiderano cambiare sesso.

Contro la deriva del “bambino transgender”

L’appello, pubblicato da l’Express, denuncia l’accelerazione preoccupante delle risposte mediche attraverso trattamenti ormonali o interventi chirurgici mutilanti alle richieste di transizione (dieci anni fa erano 10 all’anno, nel 2020, solo nella regione dell’Ile-de-France sono state 10 al mese) da parte di bambini ancora “in costruzione”: «Persuadendoli del fatto che gli è stato “assegnato” un sesso alla nascita, e che possono cambiarlo liberamente, questi bambini vengono patologizzati per tutta la vita: consumatori a vita di prodotti chimici ormonali commercializzati dalle compagnie farmaceutiche, consumatori ricorrenti di sempre più operazioni chirurgiche nel perseguimento del sogno chimerico di un corpo fantastico».

Una pressione esercitata in modo drammatico e senza contradditorio «per paura di certe associazioni Lgbtqi+» in particolare sugli adolescenti, «un idioma specifico o addirittura una nuova lingua viene imposta a coloro che circondano questi giovani che spesso si esprimono con un linguaggio stereotipato, come se avessero perso ogni pensiero critico (che è una caratteristica del controllo ideologico)».

 

LA STORIA DI KEIRA BELL

 


Chi è Keira Bell? Una ragazza che all’età di 16 anni è stata ritenuta dai medici abbastanza matura e competente per iniziare il percorso di transizione di genere.

Una storia drammatica, quella di una minorenne che nel giro di tre soli appuntamenti alla Tavistock (la controversa clinica del National Health Service che si occupa di “curare” bimbi e ragazzi che soffrono di disforia di genere (e da cui si sono licenziati 18 medici in tre anni per «ragioni di coscienza»).  si trova ad assumere gli ormoni bloccanti la pubertà e lo sviluppo, e poi iniezioni di testosterone e a vent’anni una doppia mastectomia, «un percorso tortuoso e inutile, permanente e che cambia la vita. Non credo che bambini e giovani possano acconsentire all’uso di farmaci ormonali potenti e sperimentali come ho fatto io», trattamenti che la clinica ha sempre presentato come “reversibili”, sostenendo che sarebbe bastato sospenderli perché riprendesse lo sviluppo del corpo.

Così non è stato, e Keira Bell, pentita, indotta a credere di essere intrappolata in un corpo non suo («non c’era nulla di sbagliato nel mio corpo, ma me lo hanno fatto credere») ha scoperto troppo tardi di aver preso una decisione irreversibile.

 Come era possibile, a soli 16 anni?

Accogliendo il ricorso di Keira Bell e di altri ex pazienti pentiti, l’Alta Corte inglese accerta i gravissimi abusi di terapie bloccanti la pubertà da parte del Gids (Gender Identity Development Service), il servizio di sviluppo dell’identità di genere della Fondazione Tavistock & Portman. Abusi denunciati in primis dallo psichiatra e psicanalista David Bell (qui trovate tutta la vicenda), a cui i medici iniziano a confidare paure e preoccupazioni.

Abusi denunciati due anni fa anche da una corposa inchiesta del Times: «È in corso un esperimento di massa sui bambini, i più vulnerabili – rivelano i medici che si sono licenziati denunciando le pressioni della clinica per avviare al percorso di transizione il più gran numero di bambini possibile dopo sedute di sole tre ore – bambini che hanno avuto problemi di salute mentale, abusi, traumi familiari. Ma a volte questi fattori vengono semplicemente insabbiati». Si parla di 2.519 piccoli inviati alla clinica, di cui il più giovane ha solo tre anni.

Da qui l’Alta Corte che accoglie il ricorso di Keira Bell introducendo, a tutela dei minori, il passaggio dal tribunale. Per i giudici è infatti «altamente improbabile che un bambino di età pari o inferiore a 13 anni sia competente a dare il consenso alla somministrazione di bloccanti della pubertà».

Chi è dunque, Keira Bell? Un caso limite?

Leggete la sua storia intera nel link dove lei parla in prima persona e racconta tutto, ma proprio tutto.

Keira Bell: la mia storia » FeministPost

 


Sul tema della disforia di genere si terrà a Cesena promosso dal Crocevia un incontro il 30 marzo 2023

lunedì 20 marzo 2023

ROCCELLA: 'LA MATERNITÀ SURROGATA È UN MERCATO DI BAMBINI'

Sui diritti civili ci si mette un attimo a diventare incivili. Ne sa qualcosa Lucia Annunziata, giornalista faziosissima e volto noto della tv di Stato, che ieri, è sbottata in diretta intervistando - ma sarebbe più corretto dire aggredendo - il ministro della famiglia e della pari opportunità Eugenia Roccella.

Nel suo intervento il ministro per la famiglia Eugenia Roccella sintetizza chiaramente l'inganno che si maschera dietro la cosiddetta trascrizione dei "figli di coppie omogenitoriali".


Punto primo: come vengono concepiti questi bambini

"Andrebbe spiegato meglio il concetto di maternità surrogata, che apre ad un mercato di bambini. Ci sono fiere internazionali, una l'hanno provata a fare anche a Milano, ma in Italia è vietata! E non solo la maternità surrogata, ma anche la sua propaganda. Una maternità surrogata costa circa 100mila euro e alle donne arrivano circa 15-20mila euro"

Punto secondo: perché questa pratica non è assimilabile ad una adozione

"Con l'adozione noi rimediamo ad un danno (quello di un bambino che non ha più un padre o una madre). Con la maternità surrogata invece ne programmiamo uno (cioè la privazione programmata del padre e della madre). Noi stiamo tornando indietro, non andando avanti, stiamo arrivando a forme di mercificazione e schiavitù del corpo femminile. Questo non è un fronte del progresso"

Punto terzo: in cosa consiste questa compravendita.

"Da una parte c'è chi compra gli ovociti, dai depliant, dai cataloghi, da donne belle, alte, di una determinata religione e con un altro quoziente intellettivo. Dall'altra invece ci sono le donne che prestano l'utero con caratteristiche molto diverse".

A fronte di una questione etica e sociale di rilievo, fa sorridere (amaramente) che le reazioni giornalistiche abbiano dato più spazio alle parole stizzite della giornalista Annunziata, la quale ha sbottato in diretta dicendo "e fatela questa legge, c***o!", anziché alla questione centrale della vicenda, che consiste nella deriva antropologica in cui siamo immersi.

C’è un modo di fare giornalismo smaccatamente partigiano, nel quale l'intervistato - se non è di sinistra - è un nemico da attaccare e non un semplice politico da interrogare. L'imprecazione sfuggita in diretta è anche la miglior radiografia dell'attuale stato di salute di una sinistra in crisi di nervi. Ma, soprattutto, smaschera un complesso di superiorità che impedisce il dialogo e contempla solo lo scontro.

La sinistra infatti, cappeggiata dalla nuova segretaria del PD Schlein, sta compiendo un vero e proprio condono etico sulla pelle dei bambini. Ormai non fa più scandalo che qualcuno, etero o omo che sia, decida di comprare un bambino all'estero, da catalogo, con pratiche chiaramente razziste, rendendo di fatto la vita umana oggetto di compravendita (una pratica, è bene ricordarlo, alla quale hanno fatto ricorso in tempi non sospetti anche esponenti politici della sinistra). 

Continua  a non scandalizzare anche l'analisi che la stampa italiana compie su queste vicende: da una parte esalta la nuova frontiera dei diritti radicali, come il diritto al figlio ad ogni costo, dall'altra  criminalizza chi vuole mettere al centro, oltre all'interesse del minore, anche a rimarcare il reato, visto che si tratta di pratiche vietate dal nostro ordinamento.

Resta dunque da chiedersi: come società stiamo aiutando a compiere una chiara analisi su queste vicende?

E come Chiesa stiamo educando le giovani generazioni a smascherare questo inganno antropologico? O siamo ormai conformati alla mentalità di questo tempo?



Riportiamo la notizia rilanciata dall'ANSA

https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2023/03/19/roccella-la-maternita-surrogata-e-un-mercato-di-bambini_4e32bc21-0801-4313-ae3f-42fbf48689bb.html

 

 

venerdì 17 marzo 2023

BENEDETTO XVI: LA TESTIMONIANZA DELLA CHIESA È PER SUA NATURA PUBBLICA

Questo intervento di Benedetto XVI ha rappresentato per il CROCEVIA il punto di partenza attraverso il quale è stata costruita la nostra presenza culturale e politica.

Nella colonna di sinistra della pagina iniziale di questo blog, fino dal primo post, è riportato parte di questo intervento.

 

 

DISCORSO PRONUNCIATO DA BENEDETTO XVI AI VESCOVI DEGLI STATI UNITI

IN VISITA AD LIMINA IL 19 GENNAIO 2012.



Cari Fratelli Vescovi,

Saluto tutti voi con affetto fraterno e prego affinché questo pellegrinaggio di rinnovamento spirituale e di comunione profonda vi confermerà nella fede e nella dedizione al vostro compito come Pastori della Chiesa negli Stati Uniti d’America. Come sapete, è mia intenzione riflettere con voi, nel corso di quest’anno, su alcune delle sfide spirituali e culturali della nuova evangelizzazione.

Uno degli aspetti più memorabili della mia visita pastorale negli Stati Uniti è stata l’opportunità che mi ha offerto di riflettere sull’esperienza storica americana della libertà religiosa, e più specificatamente sul rapporto tra religione e cultura.

Al centro di ogni cultura, percepito o no, vi è un consenso riguardo alla natura della realtà e del bene morale, e quindi sulle condizioni per la prosperità umana. In America tale consenso, così come racchiuso nei documenti fondanti della nazione, si basava su una visione del mondo modellata non soltanto dalla fede, ma anche dall’impegno verso determinati principi etici derivanti dalla natura e dal Dio della natura. Oggi tale consenso si è ridotto in modo significativo dinanzi a nuove e potenti correnti culturali, che non solo sono direttamente opposte a vari insegnamenti morali centrali della tradizione giudaico-cristiana, ma anche sempre più ostili al cristianesimo in quanto tale.

Da parte sua, la Chiesa negli Stati Uniti è chiamata, in ogni tempo opportuno e non opportuno, a proclamare il Vangelo che non solo propone verità morali immutabili, ma le propone proprio come chiave per la felicità umana e la prosperità sociale (cfr. Gaudium et spes, n. 10). Nella misura in cui alcune tendenze culturali attuali contengono elementi che vogliono limitare la proclamazione di tali verità, o racchiudendola entro i confini di una razionalità meramente scientifica o sopprimendola nel nome del potere politico e del governo della maggioranza, esse rappresentano una minaccia non solo per la fede cristiana, ma anche per l’umanità stessa e per la verità più profonda sul nostro essere e sulla nostra vocazione ultima, il nostro rapporto con Dio. 

Quando una cultura tenta di sopprimere la dimensione del mistero ultimo e di chiudere le porte alla verità trascendente, inevitabilmente s’impoverisce e diviene preda, come ha intuito tanto chiaramente il compianto Papa Giovanni Paolo II, di una lettura riduzionistica e totalitaristica della persona umana e della natura della società.

Con la sua lunga tradizione di rispetto del giusto rapporto tra fede e ragione, la Chiesa ha un ruolo cruciale da svolgere nel contrastare le correnti culturali che, sulla base di un individualismo estremo, cercano di promuovere concetti di libertà separati dalla verità morale. La nostra tradizione non parla a partire da una fede cieca, bensì da una prospettiva razionale che lega il nostro impegno per costruire una società autenticamente giusta, umana e prospera alla nostra certezza fondamentale che l’universo possiede una logica interna accessibile alla ragione umana. La difesa della Chiesa di un ragionamento morale basato sulla legge naturale si fonda sulla sua convinzione che questa legge non è una minaccia alla nostra libertà, bensì una «lingua» che ci permette di comprendere noi stessi e la verità del nostro essere, e di modellare in tal modo un mondo più giusto e più umano. Essa propone pertanto il suo insegnamento morale come un messaggio non di costrizione, ma di liberazione, e come base per costruire un futuro sicuro.

La testimonianza della Chiesa, dunque, è per sua natura pubblica: essa cerca di convincere proponendo argomenti razionali nella pubblica piazza. La legittima separazione tra Chiesa e Stato non può essere interpretata come se la Chiesa dovesse tacere su certe questioni, né come se lo Stato potesse scegliere di non coinvolgere, o essere coinvolto, dalla voce di credenti impegnati nel determinare i valori che dovranno forgiare il futuro della nazione.

Alla luce di queste considerazioni, è fondamentale che l’intera comunità cattolica negli Stati Uniti riesca a comprendere le gravi minacce alla testimonianza morale pubblica della Chiesa che presenta un secolarismo radicale, che trova sempre più espressione nelle sfere politiche e culturali. La gravità di tali minacce deve essere compresa con chiarezza a ogni livello della vita ecclesiale. Particolarmente preoccupanti sono certi tentativi fatti per limitare la libertà più apprezzata in America, la libertà di religione. Molti di voi hanno sottolineato che sono stati compiuti sforzi concertati per negare il diritto di obiezione di coscienza degli individui e delle istituzioni cattolici per quanto riguarda la cooperazione a pratiche intrinsecamente cattive. Altri mi hanno parlato di una preoccupante tendenza a ridurre la libertà di religione a una mera libertà di culto, senza garanzie per il rispetto della libertà di coscienza.

Qui, ancora una volta, vediamo la necessità di un laicato cattolico impegnato, articolato e ben preparato, dotato di un senso critico forte dinanzi alla cultura dominante e del coraggio di contrastare un secolarismo riduttivo che vorrebbe delegittimare la partecipazione della Chiesa al dibattito pubblico sulle questioni che determineranno la futura società americana. La preparazione di leader laici impegnati e la presentazione di un’articolazione convincente della visione cristiana dell’uomo e della società continuano a essere il compito principale della Chiesa nel vostro Paese; quali componenti essenziali della nuova evangelizzazione, queste preoccupazioni devono modellare la visione e gli obiettivi dei programmi catechetici a ogni livello.

A tale riguardo, vorrei menzionare con stima i vostri sforzi per mantenere i contatti con i cattolici coinvolti nella vita politica e per aiutarli a comprendere la loro responsabilità personale di dare una testimonianza pubblica della loro fede, specialmente per quanto riguarda le grandi questioni morali del nostro tempo: il rispetto della vita dono di Dio, la tutela della dignità umana e la promozione di diritti umani autentici. Come ha osservato il Concilio, e come ho voluto ribadire durante la mia visita pastorale, il rispetto per la giusta autonomia della sfera secolare deve tenere conto anche della verità che non esiste un regno di questioni terrene che possa essere sottratto al Creatore e al suo dominio (cfr. Gaudium et spes, n. 36). Non c’è alcun dubbio che una testimonianza più coerente da parte dei cattolici d’America delle loro convinzioni più profonde darebbe un importante contributo al rinnovamento della società nel suo insieme.

Cari Fratelli Vescovi, con queste brevi osservazioni ho voluto toccare alcune delle questioni più urgenti che dovete affrontare nel vostro servizio al Vangelo e la loro importanza per l’evangelizzazione della cultura americana.

Nessuna persona che guarda con realismo a tali questioni può ignorare le difficoltà autentiche che la Chiesa incontra al presente. Tuttavia, per la verità, possiamo trarre coraggio dalla crescente consapevolezza della necessità di mantenere un ordine civile chiaramente radicato nella tradizione giudaico-cristiana, nonché dalla promessa che offre una nuova generazione di cattolici, la cui esperienza e le cui convinzioni svolgeranno un ruolo decisivo nel rinnovare la presenza e la testimonianza della Chiesa nella società americana.

La speranza che questi «segni dei tempi» ci offre è di per sé un motivo per rinnovare i nostri sforzi al fine di mobilitare le risorse intellettuali e morali di tutta la comunità cattolica al servizio dell’evangelizzazione della cultura americana e dell’edificazione della civiltà dell’amore. Con grande affetto raccomando tutti voi, e il gregge affidato alle vostre cure, alle preghiere di Maria, Madre della Speranza, e vi imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica, come pegno di grazia e di pace in Gesù Cristo nostro Signore.

 

NOTA

Oggi 17 marzo 2023, alle ore 21, il cardinale Gehrard Ludwig Müller, terrà la prima lezione della Scuola nazionale di Dottrina sociale della Chiesa “Il posto di Dio nel mondo. L’insegnamento sociale di Benedetto XVI”. Si fa ancora in tempo ad iscriversi [vai QUI].
In preparazione della Scuola, pubblichiamo il testo del Discorso pronunciato da Benedetto XVI ai Vescovi degli Stati Uniti in visita ad limina il 19 gennaio 2012.

Si tratta, probabilmente, dell’ultimo grande discorso a carattere sociale da lui tenuto prima delle cosiddette “dimissioni”, discorso che non riguarda solo gli Stati Uniti.
Il testo è breve, ma denso, e presenta molti dei tratti caratteristici del suo pensiero, insieme anche ad alcuni spunti degni di approfondimento, come per esempio se il compito della Chiesa nei confronti della comunità politica sia solo etico o non debba essere anche religioso.
Ve lo proponiamo come invito alla partecipazione alla nostra Scuola, dove tutti questi argomenti verranno affrontati.