Con la “scusa” di voler salvaguardare il clima e l’ambiente, da decenni in Occidente, si stanno diffondendo una teoria che già ci sta mostrando conseguenze nefaste, in termini di crisi demografica, invecchiamento della popolazione e conseguente crisi economica: il neo malthusianesimo (teoria demo-sociologica che tende a risolvere il problema dell’esaurimento delle risorse terrestri mediante il controllo delle nascite e l’arresto della crescita economica , secondo la teoria dell’economista inglese R. Malthus (1766-1834),
Ne parliamo con Francesco Giubilei, giornalista, saggista e fondatore della casa editrice Giubilei-Regnani.
Cosa pensa della difesa dell’ambiente, portata avanti dal neo malthusianesimo, anche in contrapposizione con la difesa della vita e della popolazione, nell’ottica di una “felice decrescita demografica?”
«E’ un approccio di carattere ideologico che, ancor prima del tema della natalità, riguarda proprio una visione contraria all’uomo e all’essere umano. Si basa su una visione dell’uomo come nemico della natura, per cui, il cambiamento climatico e gran parte dei problemi ad esso connessi, sono colpa dell’uomo che distrugge e inquina la natura. Sicuramente a volte l’uomo ha dei comportamenti che risultano errati: ad esempio nel tema dell’eccessivo consumo del suolo, nel tema dell’utilizzo nel corso degli anni, di tecnologie che hanno portato avanti l’inquinamento e, sicuramente, nessuno vuole negare questi fatti, però l’uomo dà anche dei contributi importanti, ad esempio, nel mantenimento del territorio. Penso soprattutto al centro e al sud Italia, alle zone appenniniche, dove è in corso uno spopolamento, l’assenza dell’uomo fa sì che non vi sia la cura del territorio e quindi si verifichino sempre più spesso dei fenomeni connessi sempre più alle inondazioni e altro. L’approccio che, invece, bisogna portare avanti, è quello cristiano: nella Bibbia si parla del creato che concepisce l’uomo e la natura come parte di uno stesso grande insieme. Se, invece, si promuove un approccio in cui si concepisce l’uomo come nemico della natura, è chiaro che poi si porta avanti un ambientalismo che sarà di matrice antiumana».
Quindi secondo Lei è possibile tenere insieme la cura del creato e la promozione della vita?
«Certamente. D’altro canto nelle civiltà tradizionali (come quelle pre - romane, romane e greche), le religioni precedenti al cristianesimo consideravano la natura come qualcosa di sacro. Se guardiamo agli dei romani o greci, gran parte di essi erano connessi ad un elemento naturale: c’era il dio del mare, del vento ecc. e lo stesso vale per il cristianesimo che concepisce la natura come qualcosa da conservare perché ci è stata donata, è stata creata da Dio, quindi l’uomo ha il dovere di curarla facendo in modo che le sue esigenze vadano di pari passo con quelle della natura».
Perché invece si afferma il contrario? Quali sono gli interessi in gioco?
«E’ evidente che dietro la tematica ambientale c’è un tentativo di rivedere il nostro stile di vita, le nostre abitudini. Basta guardare al tema dell’alimentazione e al tentativo, anche attraverso l’idea degli insetti sulle nostre tavole, di rivedere la nostra dieta mediterranea, di rivedere il consumo di carne che invece ha sempre fatto parte della vita umana o il vino che fa parte della nostra tradizione. Sono tutti aspetti che vengono messi in discussione, così come vengono messe in discussione anche altre tematiche, come il passaggio delle automobili dal diesel all’energia elettrica. Sono una serie di tematiche che fanno capire che ci sia la volontà, insieme al tema dell’ambiente, di cambiare il nostro stile di vita. Il problema è che questa è una visione che mette in discussione non solo delle caratteristiche economiche ma anche identitario- tradizionali».
Quali sono, invece, gli effetti benefici della crescita demografica?
«Se il trend rimarrà quello attuale i nodi verranno al
pettine tra 10, 20, 30 anni. Tralasciando gli aspetti di carattere etico, ci
sono motivazioni di carattere socio-economico. L’intero sistema di welfare si
basa sui contributi che versano i lavoratori. Una volta che diminuiscono i
lavoratori e aumentano i pensionati, si arriva al punto in cui salta un
sistema. E la soluzione non è, come dicono alcuni, quella di aumentare il
numero degli immigrati, perché questa è una scelta che, a lungo andare, fa sì
che venga meno quello che è un carattere importante della nazionalità: ovvero
che vi siano delle persone nate e cresciute in un determinato territorio
nazionale e abbiano, quindi, una determinata tradizione, cultura e radici.
Quindi non aumentiamo gli immigrati ma i tassi di natalità».
Francesco
Giubilei che sarà a Cesena il prossimo
16 marzo ha dedicato al tema della natura un nuovo libro: “Conservare
la natura – Perché l’ambiente è un tema caro alla destra e ai conservatori” (Ed.
Giubilei Regnani).
«La
tutela dell’ambiente», si legge nella presentazione del libro, «è un tema che
appartiene a tutti i cittadini a prescindere dal loro credo politico e
diventerà sempre più importante nei prossimi anni. […] Dietro battaglie
giuste come la salvaguardia dell’ambiente e il contrasto all’inquinamento, si
nasconde però il tentativo di diffondere un’ideologia globalista e contraria
all’identità. È necessario perciò proporre una visione alternativa a questo
ambientalismo che ha le proprie radici nel ’68 e si fonda su una visione che
non tiene conto delle esigenze sociali delle persone. Inoltre, la conservazione
della natura è un tema da sempre caro al pensiero conservatore e alla destra e
i partiti conservatori e liberali hanno il compito di non regalarlo alla
sinistra […]».
Il taglio del libro non vuole essere scientifico, non affronta direttamente
il tema delle emissioni in sé, ma vuole essere filosofico e politico. E se da
una parte rimprovera essenzialmente alla sinistra il suo ideologismo, la sua volontà
di egemonizzare ideologicamente questo tema, dall’altra mette in guardia, soprattutto riguardo ad alcune posizioni che sembrano farsi
largo anche nel mondo cattolico, il
delicato rapporto tra la Chiesa e l’ambientalismo: “Per la Chiesa
il flirt con il panteismo ecologista rischia di favorire un “paganesimo
rivisitato alla luce dell’ecologia” che non ha nulla a che fare con la dottrina
cattolica.”
Invece di seguire la
linea promossa dalle istituzioni sovranazionali (come l’Unione Europea, che si
basa su un ambientalismo globalista e del tutto secolarizzato), la Chiesa
dovrebbe farsi portavoce di una tutela della natura applicando il criterio dell’ecologia
umana come chiave di lettura di quella ambientale.
Nota: alcune parti sono tratte
da una intervista di Provita e famiglia
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