L'Express pubblica l'appello firmato da intellettuali, medici, magistrati, contro il «furto dell'infanzia» e la «mercificazione del corpo» dei minori indottrinati alla transizione di genere.
(Sul tema della disforia di genere si terrà a Cesena promosso dal Crocevia un incontro il 30 MARZO)
«Non possiamo più tacere su quella che consideriamo una grave deriva in
nome dell’emancipazione del “bambino transgender” (che dichiara di non essere
nato nel “corpo giusto”). I discorsi radicali legittimano le richieste di
cambiamento di sesso sulla base della semplice percezione, presentata come
verità. Ma questo al costo di un trattamento medico o addirittura chirurgico
per tutta la vita (rimozione di seni o testicoli) sul corpo di bambini o
adolescenti. È questo fenomeno e il suo alto profilo mediatico a preoccuparci,
e non le scelte degli adulti transgender».
Cinquanta intellettuali e medici, filosofi, psicanalisti, avvocati,
magistrati, insegnanti in Francia si ribellano al «furto dell’infanzia», alla
«mercificazione del corpo dei bambini» e alla mediatizzazione di «discorsi
ideologici fuorvianti» sull’autodeterminazione che stanno portando a una
impennata di bambini e adolescenti che desiderano cambiare sesso.
Contro la deriva del “bambino transgender”
L’appello, pubblicato da l’Express, denuncia
l’accelerazione preoccupante delle risposte mediche attraverso trattamenti
ormonali o interventi chirurgici mutilanti alle richieste di transizione (dieci
anni fa erano 10 all’anno, nel 2020, solo nella regione dell’Ile-de-France sono
state 10 al mese) da parte di bambini ancora “in costruzione”: «Persuadendoli
del fatto che gli è stato “assegnato” un sesso alla nascita, e che possono
cambiarlo liberamente, questi bambini vengono patologizzati per tutta la vita:
consumatori a vita di prodotti chimici ormonali commercializzati dalle
compagnie farmaceutiche, consumatori ricorrenti di sempre più operazioni
chirurgiche nel perseguimento del sogno chimerico di un corpo fantastico».
Una pressione esercitata in modo drammatico e senza contradditorio «per
paura di certe associazioni Lgbtqi+» in particolare sugli adolescenti, «un
idioma specifico o addirittura una nuova lingua viene imposta a coloro che
circondano questi giovani che spesso si esprimono con un linguaggio
stereotipato, come se avessero perso ogni pensiero critico (che è una
caratteristica del controllo ideologico)».
LA STORIA DI KEIRA BELL
Chi è Keira Bell? Una ragazza che all’età di 16 anni è stata ritenuta dai
medici abbastanza matura e competente per iniziare il percorso di transizione
di genere.
Una storia drammatica, quella di una minorenne che nel giro di tre soli appuntamenti alla Tavistock (la controversa
clinica del National Health Service che si occupa di “curare” bimbi e ragazzi
che soffrono di disforia di genere (e
da cui si sono licenziati 18 medici in tre anni per «ragioni di coscienza»). si trova ad assumere gli ormoni bloccanti la
pubertà e lo sviluppo, e poi iniezioni di testosterone e a vent’anni una doppia
mastectomia, «un percorso tortuoso e
inutile, permanente e che cambia la vita. Non credo che bambini e giovani
possano acconsentire all’uso di farmaci ormonali potenti e sperimentali come ho
fatto io», trattamenti che la clinica ha sempre presentato come “reversibili”,
sostenendo che sarebbe bastato sospenderli perché riprendesse lo sviluppo del
corpo.
Così non è stato, e Keira Bell, pentita, indotta a credere di essere
intrappolata in un corpo non suo («non c’era nulla di sbagliato nel mio corpo,
ma me lo hanno fatto credere») ha scoperto troppo tardi di aver preso una
decisione irreversibile.
Come era possibile, a soli 16 anni?
Accogliendo il ricorso di Keira Bell e di altri ex pazienti pentiti, l’Alta Corte inglese accerta i gravissimi abusi di terapie bloccanti la pubertà da parte del Gids (Gender Identity Development Service), il servizio di sviluppo dell’identità di genere della Fondazione Tavistock & Portman. Abusi denunciati in primis dallo psichiatra e psicanalista David Bell (qui trovate tutta la vicenda), a cui i medici iniziano a confidare paure e preoccupazioni.
Abusi denunciati due anni fa anche da una corposa inchiesta del Times: «È in corso un
esperimento di massa sui bambini, i più vulnerabili – rivelano i medici che si
sono licenziati denunciando le pressioni della clinica per avviare al percorso
di transizione il più gran numero di bambini possibile dopo sedute di sole tre
ore – bambini che hanno avuto problemi di salute mentale, abusi, traumi
familiari. Ma a volte questi fattori vengono semplicemente insabbiati». Si
parla di 2.519 piccoli inviati alla clinica, di cui il più giovane ha solo tre
anni.
Da qui l’Alta Corte che accoglie il ricorso di Keira Bell introducendo, a
tutela dei minori, il passaggio dal tribunale. Per i giudici è infatti
«altamente improbabile che un bambino di età pari o inferiore a 13 anni sia competente
a dare il consenso alla somministrazione di bloccanti della pubertà».
Chi è dunque, Keira Bell? Un caso limite?
Leggete la sua storia intera nel link dove lei parla in prima persona e racconta tutto, ma proprio tutto.
Keira
Bell: la mia storia » FeministPost
Sul tema della disforia di genere si terrà a Cesena
promosso dal Crocevia un incontro il 30 marzo 2023
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