giovedì 25 aprile 2019

A LEZIONE DA VESPA

Vespa dà una lezione ai “politically correct worshippers” di casa nostra
 “Perché ammazzano i cristiani?”

Bisogna fare un applauso a Bruno Vespa e ai suoi ospiti.
Ieri sera, in mezzo a un oceano di retorica mediatica e politicamente corretto, hanno avuto il merito di guardare la strage di Pasqua per quello che è: un eclatante atto di persecuzione verso i cristiani. Porta a Porta ha dedicato la prima parte della trasmissione di ieri sera su Rai 1 agli attentati in Sri Lanka con un titolo emblematico: “Perché ammazzano i cristiani?”.

LA “MODA” DI COLPIRE I CRISTIANI A PASQUA

Gli ospiti (Bernardo Cervellera, Marco Tarquinio, Maurizio Molinari e Gabriele Iacovino) hanno provato a rispondere alla domanda. Il direttore di AsiaNews, in particolare, ha spiegato:

«Per la comunità dello Sri Lanka è uno shock, perché è una comunità che ha ottimi rapporti con tutti, musulmani e buddisti. La rivendicazione dell’Isis rende ancora più turpe il fatto. Il disegno è quello di colpire una comunità per fare sì che tutto il mondo ne parli, perché ormai è diventato quasi un cliché: colpire i cristiani a Pasqua è il modo migliore per far parlare tutto il mondo. Dire che si tratta di una rivendicazione per gli attacchi di Christchurch poi è assurdo e ingiusto: intanto il suprematista non era dello Sri Lanka e poi i cristiani di Nuova Zelanda e del mondo intero, soprattutto dell’Asia, quelli più vicini ai musulmani, hanno espresso tutto il loro dolore per quegli attentati».

LA RELIGIONE PIÙ PERSEGUITATA AL MONDO

Durante la trasmissione, Vespa ha ricordato i numeri incredibili della persecuzione dei cristiani nel mondo: 245 milioni di cristiani, uno su nove, sono perseguitati e nel 2018 ne sono stati uccisi 4.305, un aumento di quasi il 50 per cento rispetto ai 3.066 del 2017. Il conduttore di Porta a Porta ha anche riproposto un’intervista a Rebecca Bitrus, rapita da Boko Haram in Nigeria, che ha raccontato come si sia rifiutata più volte di abiurare la fede e convertirsi all’islam, nonostante le minacce da parte dei jihadisti. Allo stesso modo, sono stati ricordati i casi eroici di testimonianza della fede di Meriam Ibrahim Asia Bibi.
A Vespa va dunque il merito di aver riportato all’attenzione di tutti questi numeri e queste storie. Soprattutto, titolando la trasmissione “Perché ammazzano i cristiani?”, Rai 1 dimostra di non avere alcuna intenzione di lasciarsi sviare dall’ondata di politicamente corretto made in Barack Obama e Hillary Clinton, che hanno trasformato i cristiani in generici «Easter worshippers».

I NOSTRI POLITICALLY CORRECT WORSHIPPERS

I progressisti di casa nostra, Oxford Dictionary alla mano, da giorni accusano i «sovranisti» di non conoscere l’inglese. Hanno cercato in ogni modo di spiegare come quelle parole non siano frutto del terrore di pronunciare la parola “cristiano”, ma una locuzione verbale comunemente utilizzata negli Stati Uniti. Wired e Open di Enrico Mentana su tutti ci hanno dato dentro con il “Fact Checking”(accertamento degli avvenimenti citati), rispolverando vecchi tweet di Fox News e Breitbart.

Ma il loro è stato un buco nell’acqua, come spiegato egregiamente da Dagospia, che ieri scriveva:

«A Dagospia non frega nulla della polemica sulla locuzione Easter worshippers. Il problema è che la locuzione fa parte di quel portafoglio lessicale costruito in punta di piedi per evitare di offendere chicchessia. Il problema non sta nei sovranisti italiani che non sanno l’inglese, perché le critiche nascono in America. Hillary Clinton e Barack Obama quando twittarono a proposito della strage di Christchurch in Nuova Zelanda parlarono di muslim community. Applicando lo stesso codice precisino, avrebbero dovuto scrivere mosque-goers, coloro che si recano alla moschea. È un dato di fatto: dire ”cristiani” è pericoloso, sono terrorizzati che qualcuno usi le loro parole per fomentare uno scontro di civiltà, e per lo stesso motivo nessuno (dei politicamente correttissimi) dice più ”radicalismo islamico” o ”terrorismo islamico”. Tra i musulmani incazzati il problema non si pone, i cristiani li chiamano direttamente ”crociati” e fanno prima».

Bravo dunque Vespa e bravi i suoi ospiti che hanno avuto il coraggio di pronunciare la parola “cristiani”. E di ricordare che sono «il gruppo religioso più perseguitato al mondo». Se la Bbc, quella che ormai non parla più di «terroristi islamici» ma solo di generici «bombers» e «attackers», avesse osato fare una trasmissione simile avrebbe chiuso i battenti per sempre. Una volta tanto la Rai si è dimostrata all’altezza, alla faccia dei politically correct

Leone Grotti su Tempi 

mercoledì 24 aprile 2019

LO SCALPO


GEORGE WEIGEL

Ecco perché chi ha a cuore la Chiesa (e lo stato di diritto) deve sperare che l’ingiusta condanna per pedofilia del Cardinale PELL“numero tre del Vaticano” sia rovesciata in appello. Sapendo che forse nemmeno così si fermerà l’isteria anticattolica

Articolo tratto dal numero di Tempi di aprile 2019 


Nel dicembre scorso il cardinale George Pell, arcivescovo emerito di Sydney e capo della segreteria vaticana per l’Economiaè stato dichiarato colpevole di abuso sessuale “storico” da un tribunale di Melbourne, Australia, dove era stato arcivescovo prima di trasferirsi a Sydney. Nel febbraio 2019 il cardinale è stato condannato a sei anni e mezzo di carcere. Pell ha sempre e fermamente sostenuto la propria innocenza, e a giugno si terrà il processo d’appello sia contro il verdetto che contro la condanna.

Gli amici dell’Australia, gli amici della Chiesa cattolica e gli amici della verità devono sperare che il ricorso abbia successo, poiché se il verdetto e la condanna fossero confermati, la reputazione della giustizia australiana subirebbe un duro colpo, e l’attacco violento e calunnioso alla Chiesa cattolica che ha contribuito in maniera significativa a connotare il clima attorno al processo nei confronti di Pell ne uscirebbe giustificato – e di certo seguirebbero nuovi attacchi.

Con poche onorevoli eccezioni, i media del mondo che si sono occupati del processo, del verdetto e della condanna nei confronti di Pell si sono accodati a una stampa australiana estremamente prevenuta e spesso isterica, il che ha costituito un altro fattore di distorsione del procedimento giudiziario in questa vicenda ignobile. Ma prima di esaminare l’atmosfera che circonda il cardinal Pell in Australia – paragonabile al clima rabbioso che rese una farsa il processo e la condanna del capitano Alfred Dreyfus nella Francia della fine del XIX secolo – riepilogare i fatti più rilevanti aiuterà a comprendere la perfidia della sentenza contro il cardinal Pell.

(l'articolo di Weigel e' molto dettagliato e dopo la lettura consente di dare un giudizio chiaro su quanto e' accaduto)

martedì 23 aprile 2019

L'OSSERVATORE MARZIANO

Il giornalista Gianni Valente (ex Trenta Giorni, un duro e puro di Papa Francesco) su Vatican Insider del 18 – 04  2019 accusa le “cricche clericali” di fare manovre per dividere i due “anziani pastori “ (Bergoglio e Ratzinger).

Fingendo completamente di ignorare il contenuto del documento di Papa Benedetto XVI (che interviene con autorevolezza sul tema degli abusi nella Chiesa) nonché le forma e i modi con cui è stato reso pubblico, e il fatto che Benedetto l’avesse scritto per i vescovi del vertice sugli abusi, a cui invece non è mai stato consegnato, riesce a scrivere un articolo da collezionare quale esempio di giornalistica ipocrisia e offesa all’intelligenza … 

L’intero pezzo può esser trovato anche sul sito del Sussidiario.net; propongo solo il cuore della considerazione di costui, che si commenta da solo :

(Parlando di papa Benedetto) “Non lo lasciano in pace soltanto i suoi tormentatori più impietosi: le cricche, gli apparati e i personaggi – compresi arcivescovi e cardinali – che si ostinano a strattonarlo per incastrarlo nelle guerre ideologiche e di potere con cui dilaniano la carne di Cristo. In passato hanno invano provato a tirarlo dentro il loro attacco a Papa Bergoglio, tentando di spacciarlo come il “padrino” dell’operazione Viganò. Irriducibili, avevano bisogno in fretta di un “manifesto” attribuibile a Ratzinger per perpetuare la loro Lotta Continua. Un manifesto riconducibile alla loro statura, alla portata delle loro guerricciole di posizione. La ferocia empia con cui sedicenti “ratzingeristi” maltrattano il Papa emerito, usandolo come bandiera delle loro operazioni di potere e di politica ecclesiastica, è anche essa un segno vertiginoso della condizione della fede e della Chiesa nel mondo, che tanto ha fatto palpitare, per tutta la vita, il cuore di Joseph Ratzinger”.

Straordinario! Tornielli da un lato sarà pieno di orgoglio per la sua creatura e il suo erede in questo genere di bassi mestieri, dall’altro impazzirà di gelosia per un simile articolo …. Melloni vibrerà di approvazione, e considererà se sia possibile far avere a Valente una laurea honoris causa o una borsa di studi finanziata dall’Unesco o dalla Scuola di Bologna, sempre con soldi pubblici, rigorosamente.

Nota finale
Proprio qualche giorno prima sul Sussidiario.net un sacerdote, don Federico Picchetto, aveva scritto sempre a proposito del medesimo scritto di Benedetto XVI:”Stupisce sempre come le parole di Papa Benedetto siano utilizzate per alimentare una sterile contrapposizione con Papa Francesco. All’origine di questo processo non c’è una reale passione per la Verità, e quindi per la propria vita, bensì il desiderio che prevalga una verità che già so e che mi è comodo riaffermare per le conseguenze che essa produce nella Chiesa, nella comunità, nella società stessa.

Esattamente quello che fa Valente……

lunedì 22 aprile 2019

PASQUA DI SANGUE

CHE NE SARA' DELLA NOSTRA PASQUA?
LEONARDO LUGARESI
Accendo il computer, guardo le notizie e vengo a sapere delle bombe in Sri Lanka. decine e decine di cristiani uccisi perché erano a messa.


Non è che, perché oggi è Pasqua, smette di essere Venerdì Santo. Da quella notte in cui Cristo è risorto, ogni giorno è Pasqua e ogni giorno è Venerdì Santo. La nostra gioia è possibile, solo perché è vera. Ed è vera, solo perché non dimentica – non ha bisogno di dimenticare – nessun dolore. È vera purché non dimentichi nessun dolore.
«Se un membro soffre, tutte le membra soffrono»: se anche non fosse una parola di Dio (1 Cor 12,26), sarebbe un'evidenza naturale. Se questa mattina avessi un forte mal di denti o una colica renale, la mia “gioia pasquale” sarebbe sì intatta (speriamo!), ma totalmente pervasa dalla sofferenza (fisica, in questo caso). Lo stesso, se mi avessero appena portato la notizia della morte di un congiunto o di un amico carissimo: la mia Pasqua sarebbe trafitta dalla sofferenza (morale, in questo caso).
Che ne sarà della nostra Pasqua oggi? L'assassinio dei nostri fratelli in Sri Lanka, sarà al centro dei nostri pensieri, in un tutt'uno con la resurrezione di Gesù? I nostri pastori, le nostre guide, ci aiuteranno in questo? O parleranno d'altro?
Perché quella sofferenza non è uguale a tutte le altre che ci sono nel mondo, così come non è uguale se il dente o il rene che ti fa male è il tuo o quello di un altro e se a morire è tuo fratello o uno sconosciuto. Se siamo un corpo, beninteso.

«Se un membro soffre, tutte le membra soffrono»: ma noi siamo un corpo? “Corpo di Cristo”, “fratelli nella fede” sono verità teologiche o sono solo metafore letterarie?

domenica 21 aprile 2019

IL PD AMBIENTALISTA PER CASO


È arcinoto che il governo è in pessime condizioni di salute, il Pd invece di deambulare nel campo del Banalistan dovrebbe cambiare il suo profilo, dare una cifra visibile al suo programma (e naturalmente averne uno degno di tal nome), mettere insieme un paio di idee decenti per essere percepito come qualcosa di alternativo e credibile. A meno che non si pensi di smuovere l'elettorato con pagine pubblicitarie sui giornali come questa: 

Il populismo ambientalista dei dem e’ evidentemente contagiato da Greta, altra spiegazione non può esserci, ma se una bimba può dire delle banalità e prendere gli applausi per averle dette, un partito politico che aspira a guidare una potenza industriale (occhio alla parola, industriale) forse dovrebbe spiegare ai suoi potenziali elettori come intende coniugare la presenza dell'uomo sulla Terra con le sue necessarie attività quotidiane, vedi alla voce manifattura, agricoltura, trasporti e via così. Poche idee e ben confuse, a quanto pare.


Sarebbe stato utile sapere, tanto per fare un esempio, qual è il piano del Pd per un paese che ha un tasso di dipendenza energetica che supera il 75 per cento; 

·         se condivide l'impostazione da mesozoico del Movimento Cinque Stelle sullo stop all'esplorazione nel settore vitale per l'Italia del petrolio e del gas;
·         se ha due o tre elementi concreti di azione politica su deforestazione, sviluppo dell'allevamento di bestiame, fertilizzanti azotati, gas fluorati; 
·         se ha un progetto per il decongestionamento delle metropoli; 
·         se ha una pallida conoscenza delle reali dimensioni (lillipuziane) dello sviluppo dell'auto elettrica; 
·         se ha mai compulsato le pagine del World Energy Outlook e i numeri reali sulla decabornizzazione nel mondo;
·         se è a conoscenza del non irrilevante fatto che gli Stati Uniti sono diventati esportatori netti di petrolio; 
·         se conosce il contributo fondamentale - nel bene e nel male - di paesi come Cina e India allo scenario ambientale; 
·         se sanno là al Nazareno che oltre 1 miliardo di persone sulla Terra vive senza l'accesso all'energia elettrica (e dunque hanno bisogno di investimenti in infrastrutture che "inquinano");
·         se hanno idea del fatto che dal 2000 a oggi la sola India ha dato l'energia elettrica a mezzo miliardo di persone; 
·         se hanno idea dell'inesorabile fatto che la domanda di petrolio da qui al 2040 non diminuirà ma aumenterà per effetto dell'incremento dell'uso nelle costruzioni, nel trasporto merci su strada, nell'aviazione e nello shipping, nel settore petrolchimico, tutto questo per effetto di quella cosa che si chiama industrializzazione e globalizzazione, parola abusata ma ben poco compresa.
·         Cosa farannno i Dem, imporranno anche loro una decrescita (in)felice al nostro paese, diranno ai cinesi, agli indiani, agli asiatici, agli africani, ai popoli dei paesi emergenti o già ben più che emersi che per salvare il pianeta (e il nostro livello di benessere, senza rinunciare a niente) bisogna fermare lo sviluppo? Siamo al populismo ambientalista. E non è finita. 

I competenti del cobalto

E meno male che questi sarebbero i competenti. Lo sono talmente tanto che riescono a sbagliare perfino i manifesti dove parlano dottamente di ambiente: Anidride carbonica? Torniamo alle scuole medie, tavola periodica degli elementi: 

Domanda della maestra: che cosa è l'anidride carbonica? Risposta dell'alunno al primo banco, uno che non ha alcuna intenzione di fare il segretario del Pd: è una molecola formata da un atomo di carbonio e due atomi di ossigeno, la formula chimica di questa combinazione è CO2. Ottimo! dice la maestra soddisfatta.
Quello che il partito dei competenti ha pubblicato sui suoi manifesti invece è un'altra cosa, è il... cobalto, il cui simbolo nella tavola degli elementi infatti è Co. La differenza tra maiuscolo e minuscolo... Alle scuole elementari se sbagliavi questo punto la maestra ti mandava dietro la lavagna e i tuoi compagni di classe ridevano perché la prima cosa che ti avevano detto era di non confonderti con il cobalto.

Cose che non contano nulla? Non è un dettaglio insignificante, perché l'errore svela il modus operandi della macchina del partito: l'incidente accade perché chi ha dato il via libera alla campagna social ignorava completamente che la formula era sbagliata, significa che l'improvvisazione tra i competenti (per caso) regna sovrana, che il cobalto e l'anidride carbonica pari sono e non si capisce allora, in tutta franchezza vuol dire che un materiale di comunicazione del partito sulla scienza (sulla quale si basa la presunta superiorità antropologica del "competente") è passato al visto si stampi senza il controllo di un competente (sul serio);, che differenza vi sia tra il Dibba che non sa niente di storia e geografia e il partito di quelli che la sanno lunga che manda a sorridere il segretario su un errore da zero spaccato. 

Post scriptum. Nel manifesto del sorridente Zingaretti sul cobalto che dovrebbe essere anidride carbonica si richiama l'obiettivo europeo di "zero emissioni" (e in realtà si tratta di "zero emissioni nette", altra cosa e in ogni caso allo stato attuale obiettivo del tutto irrealistico) e si indica una data, il 2050. Citofonare Zingaretti, nel pianeta dell'ambientalista politicamente corretto questo è uno sforzo del tutto inutile, il mondo secondo Greta Thunberg finirà nel 2030. Preparate i razzi per espatriare su Marte. 


Tratto da LIST

mercoledì 17 aprile 2019

IL SILENZIO DI FRANCESCO E LE INDICAZIONI DI BENEDETTO

Un utile sussidio alla comprensione degli appunti del professor Ratzinger, lo fornisce questo articolo di Sandro Magister.
Non entra nel merito dei contenuti del testo di Benedetto XVI, ma chiarisce il contesto. Direi che “mette i puntini sulle i”, il che può darsi che faciliti la lettura anche a chi è meno pratico di quest'arte.
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Nella settimana seguita all’esplosiva pubblicazione degli “appunti” di Joseph Ratzinger sullo scandalo degli abusi sessuali nella Chiesa cattolica, sono almeno sette gli elementi essenziali venuti allo scoperto, di cui tener conto in vista di sviluppi futuri.

*Il primo riguarda la genesi della pubblicazione degli “appunti”. Ratzinger dice di averli scritti “nel lasso di tempo che va dall’annuncio dell’incontro dei presidenti delle conferenze episcopali al suo vero e proprio inizio”, cioè tra il 12 settembre 2018, giorno dell’annuncio, e il 21 febbraio 2019, giorno dell’apertura del summit.
Ma Ratzinger dice anche di averli scritti per “fornire qualche indicazione che potesse essere di aiuto in questo momento difficile”.
Dal che si deduce che egli li abbia scritti per offrirli, anzitutto, ai dirigenti di Chiesa convocati in Vaticano da papa Francesco per discutere della questione.
Ne ha dato conferma il 13 aprile il “Corriere della Sera”, il più diffuso quotidiano laico italiano, uno degli organi di stampa che due giorni prima aveva pubblicato il testo integrale degli “appunti”:
“Benedetto ha inviato le diciotto pagine e mezza sulla pedofilia 'per cortese conoscenza' al segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, prima della riunione globale delle conferenze episcopali, per farle conoscere anche a Francesco”.
È risultato però che nessuno dei partecipanti al summit abbia ricevuto il testo di Ratzinger. Francesco ha creduto bene tenerlo per sé, chiuso in un cassetto.
E nessuno ne avrebbe più saputo nulla se Ratzinger in persona, una quarantina di giorni dopo, non avesse deciso di renderlo di pubblico dominio, formalmente su una poco nota rivista bavarese, “Klerusblatt”, ma in pratica su una decina di grandi testate cattoliche e non, in tutto il mondo e in più lingue, dopo averne dato avviso alle massime autorità vaticane, come da lui stesso rivelato:
“A seguito di contatti con il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, e con lo stesso Santo Padre, ritengo giusto pubblicare su ‘Klerusblatt’ il testo così concepito”.
*Un secondo elemento è la reazione iniziale dei media vaticani. Gelida.
Il portale ufficiale “Vatican News” ha dato conto del testo di Ratzinger solo parecchie ore dopo che era stato reso pubblico, tra i lanci di second'ordine, con un breve e notarile riassunto privo del rimando al testo integrale.
E lo stesso ha fatto “L’Osservatore Romano” stampato nel pomeriggio dell'11 aprile, con il medesimo, stringato riassunto nascosto in fondo a pagina 7, senza alcun richiamo in prima pagina e sotto un ben più vistoso articolo del gesuita Antonio Spadaro, direttore de “La Civiltà Cattolica” e primo consigliere e ghostwriter di papa Francesco.
Essendo nota la prossimità al papa dei massimi dirigenti dei media vaticani – il prefetto del dicastero per la comunicazione Paolo Ruffini e il direttore editoriale Andrea Tornielli, oltre a padre Spadaro – questo gelo nel registrare la pubblicazione del testo di Ratzinger non può che riflettere la forte irritazione di Francesco.
*Un terzo elemento è il comportamento dei media vaticani nei giorni successivi, del tutto taciturni sui contenuti e i contraccolpi del testo di Ratzinger e invece mobilitati a dare risalto distraente e giustificante – con due editoriali successivi di Tornielli e del direttore de “L’Osservatore Romano” Andrea Monda – a un concomitante gesto di Francesco tanto spettacolare quanto sconcertante, quel suo bacio dei piedi dei due leader rivali nella feroce guerra fra tribù che in Sud Sudan ha già fatto quattrocentomila morti.
*Un quarto elemento è il silenzio di Francesco. Non solo praticato ma anche teorizzato. Nell’omelia della domenica delle Palme, il 14 aprile, il papa ha preso a paragone il “silenzio di Gesù nella sua passione”, un silenzio – ha detto – che “vince anche la tentazione di rispondere, di essere ‘mediatico’”, perché “nei momenti di oscurità e grande tribolazione bisogna tacere, avere il coraggio di tacere, purché sia un tacere mite e non rancoroso. La mitezza del silenzio ci farà apparire ancora più deboli, più umiliati, e allora il demonio, prendendo coraggio, uscirà allo scoperto”.
Il silenzio è reazione tipica di Jorge Mario Bergoglio ogni volta che è seriamente messo alla prova. L’ha adottato con i “dubia” dei quattro cardinali, con le domande scomode dell’ex nunzio negli Stati Uniti Carlo Maria Viganò e ora con questo intervento del papa emerito.

martedì 16 aprile 2019

CHI SIAMO NOI? NOTRE DAME

Ha visto guerre, invasioni, rivoluzioni, decapitazioni, incoronazioni. Il rogo. 
Che cosa è l'Europa? Chi siamo noi? 
Una sera, a Parigi, la risposta arriva tra le fiamme, nella cattedrale di Notre Dame

Brucia, Nostra Signora. 
La guardi svaporare in quella nuvola bianca, avvolta in un guizzante serpente di gotico fiammeggiante. 

Il fuoco. Notre Dame. 

Brucia, Nostra Signora. 
Ha visto guerre, invasioni, rivoluzioni, decapitazioni, incoronazioni. Fu trasfigurata in tempio della Ragione, la Vergine sostituita dalla statua di un'attrice, le statue dei 28 re di Giudea sulla facciata decapitate. Qui s'è fatta e disfatta la storia d'Europa. Napoleone incoronato, la fine della Seconda guerra mondiale, l'ultimo saluto al Generale (in Francia solo uno è il Generale).

E oggi, nel terzo millennio, il rogo. 
La Grande Lezione.
Il soffio che sembra svanire per sempre.
La Grande Distrazione.

No, non è finita. Non finisce mai, Notre Dame. 
Ha attraversato i secoli, con le sue due torri, sublimi pezzi che s'arroccano sulla scacchiera. …E ora il fuoco. La pira di tutti i peccati. La colpa e lo spavento. In questi tempi di illusionismo, ecco a voi il falò della vostra impotenza, umani dediti al culto del narcisismo. Specchiatevi in queste fiamme. Nell'era del dio virtuale, signore signori, ecco a voi lo spettacolo primordiale, l'incendio. Il fuoco che si sposa con l'aria, la terra e l'acqua. Piccoli esseri proni al pixel, guardate questo inarrestabile elemento! 

Brucia, Nostra Signora.

Ecco a voi Parigi in ginocchio, Parigi che prega, Parigi con gli occhi lucidi come pozzanghere, Parigi sospesa prima del tuono, Parigi con tutte le campane che stasera suonano a lutto, Parigi che arde, Parigi che incenerisce. Parigi che rinasce. 

Che cosa è l'Europa? Chi siamo noi? Guardate queste facce, questi occhi, queste labbra, queste mani giunte, queste donne, questi uomini, questi padri, queste madri, questi figli, questo potente e disarmante esercito in ginocchio davanti a Dio. 

Siamo noi, il cuore dell'Europa, la sua storia che riemerge, rinasce, palpita, vive.
Un'isola nell'oceano della storia, l'umanità tutta ora, in questo immortale istante, è salva sulla fiammeggiante zattera che naviga sulla Senna. 


Rinasce, Notre Dame.

tratto da LIST di Mario Sechi

sabato 13 aprile 2019

BENEDETTO E LO SCANDALO

L’ARCIVESCOVO DI PHILADELPHIA, MONS. CHARLES CHAPUT, COMMENTA IL SAGGIO DEL PAPA EMERITO BENEDETTO XVI SUGLI ABUSI SESSUALI NELLA CHIESA E CITA
Augusto Del Noce: “il problema della sessualità e dell’erotismo è oggi il problema fondamentale dal punto di vista morale”

Scrivendo quasi mezzo secolo fa (1970), il filosofo cattolico italiano Augusto Del Noce ha osservato che

Spesso mi ritrovo a invidiare i non credenti: La storia contemporanea non fornisce abbondanti prove che i cattolici sono una specie mentalmente inferiore? La loro fretta di conformarsi all’opinione sul cattolicesimo dei laicisti razionalisti laici è sbalorditiva.

Queste parole del suo saggio “The Ascendance of Eroticism” aprono le brillanti riflessioni di Del Noce – in parte analisi, in parte profezia – sulla rivoluzione sessuale allora in corso in Europa. In un momento in cui un giovane sacerdote di nome Joseph Ratzinger prevedeva una Chiesa del futuro più piccola, più pressata ma più pura, nelle sue interviste radiofoniche tedesche e vaticane del 1969-70, Del Noce spiegava come [ciò] sarebbe accaduto. Egli prevedeva che “la battaglia decisiva contro il cristianesimo può essere combattuta solo a livello di rivoluzione sessuale. E quindi il problema della sessualità e dell’erotismo è oggi il problema fondamentale dal punto di vista morale”.

La storia gli ha dato ragione, e per ovvie ragioni. Il sesso è al tempo stesso un legame potente e un corrosivo feroce, motivo per cui, storicamente, quasi tutte le culture umane l’hanno circondata da tabù che ne ordinano l’armoniosa integrazione nella vita quotidiana.  L’ansia ingenua – “stupidità” non sarebbe una parola troppo forte per gli scopi di Del Noce – di molti progressisti della Chiesa della metà del secolo nell’accettare, o almeno nell’accomodare, la licenza sessuale come forma di liberazione umana, ha guidato il collasso intellettuale di un’intera generazione di teologia morale cattolica. Dagli anni ’60, la licenza si è trasformata in diffuse disfunzioni sessuali e sociali, conflitti e sofferenze, come previsto anche da Del Noce.

Purtroppo, le lezioni degli anni ’60 sono oggi costantemente ignorate da gran parte della classe intellettuale della Chiesa: In parole povere, il sesso è intimamente legato all’antropologia, all’autocomprensione umana e allo scopo del corpo.  Così, affinché la Chiesa rimanga Chiesa, non ci può essere accordo con comportamenti fondamentalmente in contrasto con la Parola di Dio e la comprensione cristiana della persona umana come imago Dei. Tutti questi tentativi portano inevitabilmente a quella che Ratzinger (ora Benedetto XVI, papa emerito) una volta chiamava l’apostasia silenziosa. Mi viene in mente la situazione attuale della Conferenza episcopale tedesca; ma il problema è più ampio di una singola Chiesa locale.

Nel suo saggio del 10 aprile “La Chiesa e lo scandalo degli abusi sessuali, un molto più anziano Joseph Ratzinger guarda al fenomeno degli abusi attraverso la lente della sua esperienza di vita, dividendo il suo testo in tre parti: origini della crisi, risposte iniziali della Chiesa e cosa bisogna fare per guarire la vita cattolica. Il saggio manca di un po’ del rigore dei suoi precedenti scritti formali, e non soddisferà quei critici che vedono Giovanni Paolo II e Benedetto come lenti nell’affrontare la scala e la gravità del problema, ma le sue parole sono comunque chiare e penetranti come sempre.

Come i laici che servono e guidano, i sacerdoti sono formati dalla cultura da cui emergono. Dovrebbero essere tenuti, giustamente, ad un livello più alto a causa della loro vocazione. Ma i sacerdoti e i vescovi non hanno alcuna immunità miracolosa nei riguardi dell’anormalità che bolle intorno a loro. Ratzinger individua il germe della crisi attuale nella deliberata svolta verso l’anarchia sessuale che ha segnato gran parte dell’Europa negli anni Sessanta, e il completo fallimento dei teologi morali cattolici nel contrastarla – un fallimento che più spesso assomigliava a quello dei compagni di viaggio. Egli nota anche, come Del Noce, il piccolo segreto sporco della rivoluzione sessuale:  Norme sessuali più libere non riducono l’appetito per la violenza, compresa la violenza sessuale. Accade esattamente il contrario.

Ratzinger riconosce che “In vari seminari si sono formate cricche omosessuali che hanno agito più o meno apertamente e hanno cambiato significativamente il clima dei seminari”. Egli nota anche un problema che ha contagiato la leadership: Soprattutto, un criterio per la nomina di nuovi vescovi [è diventato] ora la loro “conciliarità”, che naturalmente potrebbe essere intesa in modi piuttosto diversi”.

Ratzinger cerca di spiegare la risposta inizialmente lenta e inadeguata della Chiesa al problema degli abusi. Egli vedeva correttamente la questione degli abusi come una crisi che incideva sull’integrità della fede e non solo come una questione legale fondata sui diritti del clero accusato. Così ha forzato con successo il trasferimento dei casi di abuso dalla Congregazione della giurisdizione del Clero alla Congregazione per la Dottrina della Fede, dove il trattamento dei casi poteva essere accelerato.  Ma anche in questo caso, la portata del problema si rivelò più ampia di quanto si potesse prevedere. Rimane in silenzio su quella che molti vedono come la continua resistenza di Roma a nominare in maniera franca la questione centrale del problema dell’abuso del clero, che non è principalmente una questione di privilegio clericale, ma piuttosto un modello di omosessualità predatoria.

In tutto il suo breve testo, Ratzinger ha momenti di intuizione e genio che cadono come la pioggia in un deserto, soprattutto oggi. Come in: “Ci sono valori che non devono mai essere abbandonati per un valore maggiore e addirittura superare la conservazione della vita fisica. C’è il martirio. Dio è più importante della sopravvivenza fisica.Una vita che fosse comprata dalla negazione di Dio, una vita che si basasse su una menzogna finale, è una non vita”

E “Un mondo senza Dio può essere solo un mondo senza significato”.  E “Un compito fondamentale, che deve risultare dagli sconvolgimenti del nostro tempo, è che noi stessi ricominciamo a vivere di nuovo per Dio e per lui”.

Le parole del papa emerito sono particolarmente penetranti quando parla dei tanti cattolici contemporanei che trattano l’Eucaristia – la Presenza Reale di Dio in mezzo a noi; la fonte e il culmine della vita cristiana- come “un mero gesto cerimoniale…. che distrugge la grandezza del Mistero”. O quando nota che la Chiesa oggi “è ampiamente considerata come una sorta di apparato politico”, e anche molti vescovi “formulano la loro concezione della Chiesa di domani quasi esclusivamente in termini politici”. E infine questo:

Oggi l’accusa contro Dio è, soprattutto, quella di caratterizzare la sua Chiesa come completamente cattiva, dissuadendoci così da essa. L’idea di una Chiesa migliore, creata da noi stessi, è infatti una proposta del diavolo, con la quale egli vuole allontanarci dal Dio vivente attraverso una logica ingannevole con la quale siamo ingannati troppo facilmente. No, anche oggi la Chiesa non è fatta solo di pesci ed erbacce cattive.  La Chiesa di Dio esiste anche oggi, ed è oggi lo strumento stesso attraverso il quale Dio ci salva…….

La Chiesa di oggi è più che mai una Chiesa dei Martiri, e quindi una testimonianza al Dio vivente. Se ci guardiamo intorno e ascoltiamo con cuore attento, possiamo trovare testimoni ovunque oggi, soprattutto tra la gente comune, ma anche nelle alte sfere della Chiesa, che si ergono per Dio con la loro vita e la loro sofferenza. È un’inerzia del cuore che ci porta a non volerli riconoscere. Uno dei grandi ed essenziali compiti della nostra evangelizzazione è, per quanto possibile, quello di stabilire habitat di fede e, soprattutto, di trovarli e riconoscerli.

Amen.  Non c’è molto altro da dire.

Verso la fine del suo saggio del 1970, Augusto Del Noce ha osservato che “sarà necessaria un’enorme revisione culturale per lasciarsi davvero alle spalle i processi filosofici che hanno trovato espressione nella rivoluzione sessuale di oggi”

La cattiva notizia è che troppi cattolici di oggi sembrano non avere la volontà e la capacità di perseguire questo compito. La buona notizia è che alcuni dei nostri leader hanno ancora il coraggio di dire la verità.

Fonte: First Thing



PAPA EMERITO BENEDETTO XVI : LA CHIESA E LO SCANDALO DEGLI ABUSI SESSUALI

PAPA EMERITO BENEDETTO XVI
TESTO INTEGRALE
LA CHIESA E LO SCANDALO DEGLI ABUSI SESSUALI

Il 21-24 febbraio, su invito di Papa Francesco, i presidenti delle Conferenze episcopali mondiali si sono riuniti in Vaticano per discutere dell’attuale crisi della fede e della Chiesa, crisi vissuta in tutto il mondo dopo le scioccanti rivelazioni di abusi clericali perpetrati contro i minori.
La portata e la gravità degli episodi denunciati ha profondamente angosciato sia i sacerdoti che i laici, e ha fatto sì che parecchi abbiano messo in discussione la Fede stessa della Chiesa. Era necessario inviare un messaggio forte, e cercare un nuovo inizio, per rendere la Chiesa di nuovo veramente credibile come luce tra i popoli e come forza al servizio contro le potenze della distruzione.

Poiché io stesso avevo servito in una posizione di responsabilità come pastore della Chiesa al momento dello scoppio pubblico della crisi, e durante il periodo precedente, ho dovuto chiedermi – anche se, come emerito, non sono più direttamente responsabile – come avrei potuto contribuire a un nuovo inizio.

Così, dopo l’annuncio dell’incontro dei presidenti delle Conferenze episcopali, ho compilato alcuni appunti con cui poter contribuire con una o due osservazioni per aiutare in questo momento difficile.
Dopo aver contattato il segretario di Stato, il cardinale [Pietro] Parolin e lo stesso Santo Padre [Papa Francesco],mi è sembrato giusto pubblicare questo testo nel Klerusblatt [un periodico  per il clero in gran parte delle diocesi bavaresi].

Il mio lavoro è diviso in tre parti.

Nella prima parte, mi propongo di presentare brevemente il più ampio contesto sociale della questione, senza il quale il problema non può essere compreso. Cerco di dimostrare che negli anni Sessanta si è verificato un evento vergognoso, di dimensioni senza precedenti nella storia. Si potrebbe dire che nei vent’anni dal 1960 al 1980, gli standard normativi precedenti sulla sessualità sono crollati del tutto, e si è creata una nuova normalità che è stata ormai oggetto di laboriosi tentativi di rottura.
Nella seconda parte, mi propongo di evidenziare gli effetti di questa situazione sulla formazione dei sacerdoti e sulla loro vita.
Infine, nella terza parte, vorrei sviluppare alcune prospettive per una risposta adeguata da parte della Chiesa.

consiglio di leggere il testo integralmente

lunedì 8 aprile 2019

“LE SOIR APPROCHE ET DÉJÀ LE JOUR BAISSE”


IL CARDINALE ROBERT SARAH 

RESTA CON NOI SIGNORE; LA SERA SI AVVICINA E IL GIORNO GIA' VOLGE AL DECLINO




«Nel mondo dei fuggitivi, colui che prende la direzione opposta avrà l’aria di un disertore». (T.S. ELIOT)


Perché scegliere un titolo così cupo, correndo il rischio di spaventare il lettore?

Questo libro è anzitutto un invito alla lucidità e a guardare lontano. La Chiesa attraversa una grande crisi. I venti sono di rara violenza. Rare sono le giornate senza scandali, veri o presunti. I fedeli hanno dunque ragione di interrogarsi. Per loro ho voluto questo libro. Spero che possano uscire da questa lettura con la gioia che dà il Cristo: «Resta con noi, Signore: la sera si avvicina e il giorno già volge al declino». È la risurrezione del Figlio di Dio che dà Speranza nell’oscurità.

La scelta di questo versetto tratto dal Vangelo dei pellegrini di Emmaus è per lei un modo di indicare che la Chiesa non mette sufficientemente al centro Cristo e la preghiera?

Io credo fermamente che la situazione che viviamo in seno alla Chiesa assomigli punto per punto a quella del Venerdì santo, quando gli apostoli hanno abbandonato Cristo, quando Giuda lo tradì – perché il traditore voleva un Cristo alla sua maniera, un Cristo preoccupato da questioni politiche. Oggi parecchi preti e vescovi sono letteralmente stregati da questioni politiche o sociali. In realtà, quelle problematiche non troveranno mai risposte fuori dall’insegnamento di Cristo. Egli ci rende più solidali, più fraterni; finché non avremo Cristo come fratello maggiore, «il primogenito di una moltitudine di fratelli», non esiste carità solida, non vera alterità. Cristo è la sola luce del mondo. Come potrebbe la Chiesa scostarsi da quella luce? Come potrebbe passare il suo tempo a perdersi in questioni puramente materialistiche?
Certo, è importante essere sensibili alle persone che versano nella sofferenza. Penso in particolare agli uomini che lasciano il loro paese. Ma perché si allontanano dalla loro terra? Perché delle potenze senza fede, che hanno perduto Dio, per le quali nulla conta se non il denaro e il potere, hanno destabilizzato le loro nazioni. Queste difficoltà sono immense. Ma, lo ripeto, la Chiesa deve prima restituire agli uomini la capacità di guardare verso Cristo: «Quando sarò innalzato, attirerò tutti a me». È Cristo crocifisso che ci insegna a pregare e a dire: «Perdonali perché non sanno quello che fanno». È guardando il Figlio di Dio che la Chiesa potrà imparare a portare gli uomini verso la preghiera e a perdonare come Cristo. Questo libro vuole provare a restituire alla Chiesa il senso della sua grande missione divina. Perché ella possa portare gli uomini a Cristo, che è la Speranza. Ecco il significato del titolo del nostro libro: oggi tutto è cupo, difficile, ma quali che siano le difficoltà che noi attraversiamo c’è una sola persona che può venirci in soccorso. Bisogna che ci sia un’istituzione che conduca a questa persona: è la Chiesa.

Richiamar la Chiesa alla sua vera missione: è un modo di dire che talvolta se n’è allontanata. Lei si spinge fino a denunciare i pastori che tradiscono il proprio gregge, cosa che molti cattolici fanno fatica a credere…

La sua osservazione non è peculiare del nostro tempo: guardi l’antico Testamento, che tracima di cattivi pastori… uomini bramosi di approfittare della carne o della lana delle loro pecore senza prendersi cura di loro! Ci sono sempre stati tradimenti nella Chiesa. Oggi non ho paura di affermare che dei preti, dei vescovi e anche dei cardinali hanno timore di proclamare quel che Dio insegna e di trasmettere la dottrina della Chiesa. Hanno paura di essere disapprovati, di essere visti come dei reazionari. E allora dicono cose fluide, vaghe, imprecise, per sfuggire a ogni critica, e così sposano la stupida evoluzione del mondo. È un tradimento: se il pastore non conduce il proprio gregge «verso le acque tranquille, verso i prati di erba fresca» di cui parla il salmo, se non lo protegge contro i lupi, è un pastore criminale che abbandona le sue pecore. Se egli non insegna la fede, se si compiace nell’attivismo invece di ricordare agli uomini che sono fatti per pregare, egli tradisce la sua missione. Gesù dice: «Colpirò il pastore e saranno disperse le pecore». È proprio quel che accade oggi. Non sappiamo più dove rivolgerci.
Non c’è oggi, più specificamente, la tentazione in alcuni di allineare la Chiesa ai valori del mondo, così che non sia più in contraddizione con quest’ultimo?
Nei fatti, c’è una forte maggioranza di preti che restano fedeli alla loro missione di insegnamento, di santificazione e di governo. Ma ce n’è anche un piccolo numero che cede alla tentazione morbida e scellerata di allineare la Chiesa sui valori delle attuali società occidentali. Essi vogliono anzitutto che si dica che la Chiesa è aperta, accogliente, attenta, moderna. Ma la Chiesa non è fatta per ascoltare, è fatta per insegnare: essa è Mater et magistra, madre ed educatrice. Certo, la madre ascolta il figlio, ma anzitutto è presente per insegnare, orientare e dirigere, perché sa meglio dei sui bambini la direzione de prendere. Alcuni hanno adottato le ideologie del mondo attuale con il fallace pretesto di aprirsi al mondo; bisognerebbe piuttosto portare il mondo ad aprirsi a Dio, che è la fonte della nostra esistenza.