giovedì 4 aprile 2019

C.L : ELEZIONI IN SPAGNA.


 PER UNA "AMICIZIA SOCIALE"

In vista del voto alle Politiche e alle Europee, la comunità di Comunione e Liberazione in Spagna ha pubblicato un documento di giudizio sulla situazione politica e sociale. 


«Quello che è in crisi è quel misterioso nesso che unisce il nostro essere alla realtà, qualcosa di tanto profondo e fondamentale da essere il nostro intimo sostento» (Maria ZambranoVerso un sapere dell’anima). La nostra vita pubblica, profondamente ideologizzata e caratterizzata da una esasperante violenza dialettica, sembra avere perduto questo «nesso» con la realtà, con la vita quotidiana della maggior parte dei cittadini. Nel momento in cui ci disponiamo ad affrontare diverse scadenze elettorali, il dibattito politico favorisce nella nostra società un clima di scontro che non riflette la nostra esperienza reale.


Ci viene descritto un paese diviso tra destra e sinistra, invitandoci a prendere posizione per l’una o per l’altra. Chi non si schiera dalla mia parte è un nemico. E per lui nessuna pietà. Ma nelle nostre famiglie non è così, dove magari un candidato di sinistra ha un genitore di destra, o uno che vota a destra ha una figlia di sinistra. Invece questo contesto teso riesce a far passare in secondo piano la nostra esperienza reale e a separarla da alcune idee che assumiamo come nostre e che a volte promuoviamo, malgrado siano smentite dalla nostra realtà.

Davvero la politica è questo? Papa Francesco ci ricorda che «La politica non è mera ricerca di efficacia, strategia e azione organizzata. La politica è vocazione di servizio, diaconia laicale che promuove l’amicizia sociale per generare il bene comune. Solo in questo modo la politica contribuisce a far sì che il popolo diventi protagonista della sua storia» (Discorso a un gruppo della Pontificia Commissione per l’America Latina, 4 marzo 2019).

Il “bene comune” è un concetto troppo astratto? È un ideale irraggiungibile? Dobbiamo rassegnarci a definire la nostra convivenza a partire dall’espressione di Hobbes, “l’uomo è lupo per l’altro uomo”? Abbiamo in comune desideri ed esigenzeche definiscono la nostra comune natura. Quando essi diventano il nostro punto di partenza è facile riconoscere nell’altro un compagno di cammino e non un nemico. 

La nostra esperienza ci insegna che siamo capaci di collaborare al bene comune in contesti in cui non tutti pensano allo stesso modo, come in famiglia o sul lavoro. E il recente passato ci insegna che abbiamo collaborato anche nel contesto più ampio della nostra società: durante la Transizionesono state messe da parte le inimicizie e si sono sacrificate alcune posizioni per uscire dalla dinamica della violenza e del rancore. La politica deve recuperare la sua vocazione di servizio al bene comune, che non si riduce al bene di una maggioranza che si è legittimamente imposta attraverso il voto.

Nel discorso citato, il papa afferma che il nostro diventare protagonisti «evita che le cosiddette “classi dirigenti” credano di essere loro a poter risolvere tutto. È il famoso concetto liberale esasperato: tutto per il popolo ma niente con il popolo». Viviamo un tempo in cui la frattura tra i politici e la gente comune rappresenta una minaccia reale alla libertà e all’iniziativa sociale. L’interventismo e il messianismo politico rifiutano di riconoscere la ricchezza di iniziative sociali che vengono incontro ai nostri bisogni. Questa minaccia cresce nella misura in cui tali iniziative sociali non esistono o non si esprimono liberamente.

Guardiamo alla nostra società e al dialogo concreto che in essa si svolge. Vediamo ciò che in essa funziona e ciò che non funziona. Affrontando bisogni concreti incontriamo compagni di cammino. Al contrario, se partiamo dalle ideologie ci dividiamo in fazioni all’apparenza inconciliabili. Ovviamente, è inevitabile che ciascuno abbia “idee”, che possono essere diverse da quelle altrui, riguardo a come si debbano risolvere i problemi. E se ognuno mettesse in gioco la sua ipotesi per verificarla nella realtà e insieme ad altri? Di cosa abbiamo paura? La realtà è la stessa per tutti e ci corregge. Proprio per questo il Papa ci invita a essere “pronti a riconoscere che ogni idea va verificata e rimodellata nel confronto con la realtà” e “pronti a riconoscere che è fondamentale avviare iniziative suscitando ampie collaborazioni più che puntare all’occupazione dei posti” (Cesena, 1 ottobre 2017).

Come cristiani anche noi desideriamo partire dalla nostra esperienza concreta e offrire alla società il nostro contributo al bene comune, e quindi alla politica, a partire da quelle iniziative che nel proprio ambito funzionano e per questo suggeriscono strade per risolvere problemi di tutti. In tempo di Elezioni non vogliamo ridurci a scegliere il colore della scheda, bensì essere protagonisti della costruzione della vita comune. Nella realtà, i criteri per il voto diventano più chiari quando siamo consapevoli del nostro essere protagonisti.

Un immigrato arriva a un centro di accoglienza per mangiare. Un volontario lo chiama per nome e gli domanda: “Vuoi carne o pesce?”. Scoppia a piangere. Per anni, nel suo paese d’origine, era stato trattato come spazzatura, sfruttato sul lavoro. Un gesto come questo cancella l’immagine che aveva dell’“Occidente infedele” e lo integra in una società che non percepisce più come nemica.

Un piccolo gruppo di studenti catalani di liceo si reca a Madridper un incontro con dei coetanei. Arrivano molto prevenuti, condizionati come sono dal clima politico. Al loro arrivo trovano un’accoglienza che li sorprende. Durante la cena, le reciproche diffidenze scompaiono: parlano di ciò che per loro è più importante, il desiderio di felicità, il bisogno di essere amati. Tra alcuni nasce una stretta amicizia. Al loro ritorno a casa, i problemi politici rimangono, ma si è aperta una breccia nell’ideologia: “quelli di Madrid” o “i catalani” non sono più genericamente un gruppo nemico.

Un piccolo imprenditore nel settore industriale si trova ad affrontare una contrazione del mercato. Decide di rivolgersi alla concorrenza per gestire insieme alcuni lavori che, separatamente, non erano in grado di affrontare. Dal sospetto inziale si passa, attraverso il rapporto umano, a condividere informazioni e bisogni. Frutto di questa collaborazione è l’acquisizione di un grande progetto industriale, un contratto che nessuno di loro avrebbe mai ottenuto a titolo individuale.

Un gruppo di famiglie accoglie bambini in situazione di disagio che sono assistiti dall’amministrazione pubblica regionale. Il rapporto con le famiglie biologiche è sempre un tema complesso e non capita spesso che si instauri una relazione tra queste e le famiglie che accolgono. Tuttavia questo gruppo di famiglie non si sente di accogliere un bambino senza accogliere la sua storia, la sua famiglia biologica. Tra la sorpresa di tutti, stabiliscono rapporti con i genitori, i nonni o gli zii dei bambini, qualcosa che si credeva impossibile. Famiglie capaci di accogliere come queste non si possono inventare né creare per decreto. Laddove esistono, si devono favorire per il bene dei bambini e di una società meno violenta.

Una scuola collocata in un quartiere difficile, frutto dell’iniziativa di alcuni professori appassionati all’educazione. Arriva una ragazza i cui genitori si sono separati quando lei era ancora piccola. Madre alcolizzata e padre tossicodipendente. Senza voglia di studiare e fuori di testa. Inizialmente sfida i suoi professori: “La vita è uno schifo, è impossibile che qualcuno mi ami”. Finisce per cedere allo sguardo di quegli adulti che affermano che la sua vita ha un valore infinito. Non è una teoria: uno dei professori l’ha accolta nella sua famiglia. Scuole come questa sono una speranza per i nostri quartieri periferici, sempre più inquieti.

In un quartiere popolare di una grande città spagnola alcune madri single si alzano prima dell’alba per andare a lavorare. Come fare con i figli? Alcune religiose aprono la loro casa per dare la colazione a quei bambini e accompagnarli a scuola. Parlano con i loro professori, li riprendono nel pomeriggio, li aiutano a studiare e aspettano che le madri tornino dal lavoro. Il comune ha incominciato a sostenere il loro lavoro, consapevole del fatto che rispondono a un bisogno che altrimenti non avrebbe soluzione.

Durante la crisi economica, un gruppo di famiglie di un piccolo comune decide di aiutare coloro che non arrivano alla fine del mese raccogliendo alimentari e portandoli in coppia a casa loro. In questo modo, non solo si va incontro a un bisogno materiale: si creano legami di affetto e amicizia tra famiglie. Il bisogno materiale, che potenzialmente poteva essere occasione di violenza, diventa un’occasione per stringere legami tra vicini. Il comune ne prende atto e concede loro un locale per favorire e allargare la loro attività.

Quando una società vive in uno stato di confusione e vede solamente problemi senza soluzione o una dialettica infeconda, deve avere il coraggio di guardare la vita che riemerge in certi luoghi. Sembra impossibile, ma di fatto esiste. Gli esempi citati sopra sono esperienze reali che nel loro ambito funzionano e che nascono dalla stessa passione che aveva Cristo per abbracciare tutto ciò che è umano. E indicano un tipo di politica. Ve ne sono molte simili a queste nella nostra società. È compito di ognuno di noi in quanto protagonisti della vita pubblica metterle in evidenza. Ed è compito della buona politica riconoscerle e favorirle, ricavando da esse linee di azione utili per tutti.

Comunione e Liberazione Spagna
Aprile 2019

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