CHE NE SARA' DELLA NOSTRA PASQUA?
LEONARDO LUGARESI
Accendo il computer, guardo
le notizie e vengo a sapere delle bombe in Sri Lanka. decine e decine di
cristiani uccisi perché erano a messa.
Non è che, perché oggi è Pasqua, smette di essere Venerdì Santo.
Da quella notte in cui Cristo è risorto, ogni giorno è Pasqua e ogni giorno è
Venerdì Santo. La nostra gioia è possibile, solo perché è vera. Ed è vera, solo
perché non dimentica – non ha bisogno di dimenticare – nessun dolore. È vera purché
non dimentichi nessun
dolore.
«Se un membro soffre, tutte le membra soffrono»: se anche non
fosse una parola di Dio (1 Cor 12,26), sarebbe un'evidenza naturale. Se questa
mattina avessi un forte mal di denti o una colica renale, la mia “gioia
pasquale” sarebbe sì intatta (speriamo!), ma totalmente pervasa dalla
sofferenza (fisica, in questo caso). Lo stesso, se mi avessero appena portato
la notizia della morte di un congiunto o di un amico carissimo: la mia Pasqua
sarebbe trafitta dalla sofferenza (morale, in questo caso).
Che ne sarà della nostra Pasqua oggi? L'assassinio dei nostri
fratelli in Sri Lanka, sarà al centro dei nostri pensieri, in un tutt'uno con
la resurrezione di Gesù? I nostri pastori, le nostre guide, ci aiuteranno in
questo? O parleranno d'altro?
Perché quella sofferenza non è uguale a tutte le altre che ci
sono nel mondo, così come non è uguale se il dente o il rene che ti fa male è
il tuo o quello di un altro e se a morire è tuo fratello o uno sconosciuto. Se
siamo un corpo, beninteso.
«Se un membro soffre, tutte le membra soffrono»: ma
noi siamo un corpo? “Corpo
di Cristo”, “fratelli nella fede” sono verità teologiche o sono solo metafore
letterarie?
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