lunedì 30 maggio 2022

COME BRUXELLES TRATTA LA POLONIA: ESEMPIO DI (DIS)UNIONE EUROPEA

Perfino in tempo di guerra le imposizioni del cosiddetto” stato di diritto” agli Stati europei dell’Est prevalgono sulla straordinaria generosità che Varsavia ha mostrato nell’accogliere più della metà degli ucraini in fuga dall’invasione russa.  

(…) Dalla ‘famiglia europea’ si vorrebbe estromettere anche la Polonia, privata dei soldi del Next Generation EU perché colpevole anche lei (come l’Ungheria) di ‘leso stato di diritto’ a causa della sua riforma dell’ordinamento giudiziario.).

È la stessa Polonia che Federico Fubini, alieno da simpatie ‘sovraniste’, sull’ancor meno ‘sovranista’ Corriere della Sera dell’11 maggio scorso, ha indicato quale esempio di accoglienza e generosità: 3,2 milioni di profughi ucraini accolti, curati, nutriti e alloggiati sul territorio polacco nel giro di poche settimane (come se è in Italia fosse accaduto lo stesso con 5 milioni di persone); tre polacchi su quattro hanno donato beni ai rifugiati, due su tre denaro, e il 40% è consapevole che i rifugiati resteranno sul suolo della Polonia.

Il tutto accade senza che Varsavia riceva alcun sostegno economico dalla UE: quel’Unione che, come ricorda il premier polacco Morawiecki, ha corrisposto 6 miliardi di euro a Erdogan perché trattenesse nei confini turchi i profughi siriani, poi nega qualsiasi aiuto a chi subisce un impatto più grave e pesante, all’interno dei confini europei.

La Polonia è rimasta senza il gas russo perché non intende pagarlo in rubli, nel rispetto delle sanzioni UE in materia bancaria contro la Federazione Russa, mentre l’ostruzionismo di Francia, Germania ed Italia non fa neppure porre all’ordine del giorno la sua (della Polonia) richiesta di estendere tali sanzioni sulle forniture energetiche non solo al petrolio ma anche al gas.

Qual è, dunque, il criterio per giudicare europeo uno Stato membro, meritevole di rimanerlo, o che voglia diventarlo?

Siamo sicuri che faccia parte dello stato di diritto la pretesa di svincolarsi dalla pari considerazione della sovranità di tutti gli Stati membri per “sottrarsi alla schiavitù della unanimità”, che altro non è se non l’altra faccia della democrazia fra gli Stati, e che per farlo si possa ricorrere anche all’aggiramento dei Trattati, che sono invece il fondamento dell’Unione e la garanzia del patto fondativo della solidarietà fra i suoi aderenti?

Anche così si induce Putin a trovare argomenti che nella sua prospettiva giustifichino l’‘operazione militare speciale’, come conseguenza dell’aggressione dell’Occidente, inteso come liberaldemocrazia postmoderna, frutto decomposto della crisi della civiltà cristiana, che a suo tempo aveva trasformato una penisola asiatica nel continente europeo, e poi animato e costituito la ‘Magna Europa’ in tutti i luoghi in cui l’uomo europeo ‘occidentale’ l’aveva esportata.

La guerra in Ucraina ci impone di interrogarci, prima di tutto, su chi siamo e, solo dopo, sul che fare.    

 

https://www.centrostudilivatino.it/come-bruxelles-tratta-la-polonia-esempio-di-disunione-europea/

PAPA FRANCESCO NOMINA 21 NUOVI CARDINALI, TRA CUI IL VESCOVO ROBERT McELROY DI SAN DIEGO

Monsignor McElroy è uno dei più decisi sostenitori della visione della Chiesa di papa Francesco tra i vescovi americani. 

Mons. Robert McElroy

Papa Francesco ha annunciato il 29 maggio che creerà 21 nuovi cardinali, 16 dei quali elettori con diritto di voto nel prossimo conclave, e fra questi Robert McElroy di San Diego, California.

La scelta del vescovo McElroy, 68 anni, è la più grande sorpresa di questo concistoro per la Chiesa negli Stati Uniti. Laureato ad Harvard, Stanford e alla Pontificia Università Gregoriana, monsignor McElroy ha dimostrato di essere uno dei più forti sostenitori della visione papale della Chiesa tra i vescovi americani da quando Francesco lo ha nominato vescovo di San Diego nel marzo 2015. Scegliendolo invece di altri, papa Francesco sta inviando un messaggio potente ai vescovi e alla chiesa americani. Recentemente McElroy si è schierato con decisione contro Mons. Cordileone, arcivescovo di San Francisco, che ha sospeso dalla Santa Comunione la speaker della Camera Nancy Pelosi, accusando anche gli altri confratelli vescovi di “strumentalizzare la religione per un fine politico” (sic!). Sicuramente è uno schiaffo alla Conferenza episcopale USA il cui presidente, monsignor José Horacio Gómez, vescovo di Los Angeles, non gradito a Papa Francesco, resta di nuovo all’asciutto.  

"Il vescovo McElroy è un analogo americano del defunto cardinale Carlo Maria Martini", ha scritto  un vescovo americano che ha chiesto l'anonimato. Inoltre, ha concluso, "il vescovo Bob" ha "il dono della prudenza" ma anche "il coraggio di aprire nuove strade".

"Sono sbalordito e profondamente sorpreso dalla notizia che papa Francesco mi ha nominato membro del Collegio cardinalizio", ha affermato monsignor McElroy in una nota della diocesi di San Diego. "La mia preghiera è che in questo ministero possa essere un ulteriore servizio al Dio che mi ha graziato a tanti livelli nella mia vita. E prego anche di poter assistere il Santo Padre nel suo rinnovamento pastorale della Chiesa. In questo momento, rendo grazie per coloro che hanno contribuito profondamente alla mia vita e al mio sacerdozio: la mia famiglia, i sacerdoti e le religiose che hanno contribuito a formarmi, e la comunità cattolica di San Diego e delle Contee Imperiali, che ho il privilegio di guidare."

Monsignor McElroy è il quinto cardinale americano nominato da papa Francesco, gli altri sono Blase Cupich (Chicago), Joseph Tobin (Newark), Wilton Gregory (Washington) e Kevin Farrell (Prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita). Di conseguenza, la chiesa negli Stati Uniti avrà 10 cardinali elettori a partire dal 27 agosto.

La seguente nota è tratta dal blog di Sabino Paciolla (24 aprile 2021)

https://www.sabinopaciolla.com/vescovo-di-san-diego-critico-sullinsegnamento-della-chiesa-promosso-ad-un-ruolo-nella-curia-romana/

 Il vescovo Robert McElroy, ben noto per la sua pubblica opposizione all’insegnamento della Chiesa cattolica su diverse questioni, da pochi giorni è stato nominato da papa Francesco al Dicastero per la Promozione dello Sviluppo Umano Integrale del Vaticano. 

La decisione, annunciata nell’annuario appena pubblicato dal Vaticano e riportata dall’America Magazine, gestito dai gesuiti, serve a cementare McElroy come uno dei chierici preferiti di Papa Francesco. (…)

McElroy, attuale vescovo della diocesi di San Diego, assumerà ora le sue funzioni nel Dicastero, dopo essersi distinto per aver sostenuto cause vicine al cuore di Papa Francesco e per aver avuto una coerente opposizione all’insegnamento della Chiesa cattolica in diversi ambiti.

McElroy, che si oppone all’insegnamento della Chiesa sull’aborto, il divorzio e il “nuove nozze”, l’omosessualità e il sacerdozio, è stato descritto dal corrispondente vaticano di America come “riconosciuto a Roma come uno dei massimi esperti della dottrina sociale della Chiesa”. (…)

Infatti, solo di recente, McElroy ha ripetutamente espresso il suo forte sostegno al radicalmente pro-aborto Joe Biden, dicendo in un’occasione che sperava che i cattolici, e i suoi colleghi vescovi, sarebbero stati “fieri collaboratori” con Biden, in particolare nell’affrontare le questioni di “giustizia razziale e divisione che sono state così esacerbate negli ultimi quattro anni” e nel rispondere alle questioni del COVID-19.

Ha poi aggiunto che sarebbe “distruttivo” per i vescovi cattolici statunitensi negare la Santa Comunione a Biden a causa del suo continuo sostegno pubblico al male dell’aborto. 

Privare Biden della Santa Comunione sarebbe “fare dell’Eucaristia un’arma”, ha dichiarato McElroy. Ha anche usato l’esempio di Papa Francesco per sostenere la sua argomentazione, lodando Francesco come uno che “ha posto l’incontro, il dialogo, l’onestà e la collaborazione al centro del suo approccio alla conversazione pubblica, e che è improbabile che approvi la privazione dell’Eucaristia al presidente”.

La Chiesa cattolica insegna che l’aborto è sempre sbagliato perché uccide un essere umano innocente, violando così il divieto della Chiesa sull’omicidio, e che gli atti omosessuali sono “intrinsecamente disordinati” e “in nessun caso possono essere approvati” (CCC 2270-2272; CCC 2357). Inoltre, il Canone 915 del Codice Cattolico di Diritto Canonico dice che coloro che “ostinatamente” perseverano “nel peccato grave manifesto non devono essere ammessi alla Santa Comunione”.

Tuttavia, nonostante questa direttiva contenuta nel diritto canonico, le parole di McElroy a sostegno di Biden non sono state una sorpresa, in quanto nell’assemblea autunnale del 2019 della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, ha precedentemente utilizzato le parole di Papa Francesco per sostenere la propria obiezione al consenso sull’aborto come questione principale, dicendo “non è insegnamento cattolico che l’aborto sia la questione preminente che affrontiamo come mondo nell’insegnamento sociale cattolico. Non lo è”.

Tale dedizione al dialogo con i politici anti-cattolici lo metterà certamente in buona posizione con Papa Francesco, che ha riferito di aver preso la stessa posizione con Biden, e ha amministrato la Santa Comunione al politico pro-aborto, in diretta violazione della legge della Chiesa.

Un’altra passione di McElroy, che si allinea con gli interessi del Dicastero, è il “cambiamento climatico”. Mentre parlava nel febbraio 2020, McElroy ha equiparato il cambiamento climatico all’aborto come “questioni centrali della vita nell’insegnamento cattolico”.

McElroy si è anche unito a un certo numero di altri ecclesiastici di sinistra nel deviare dall’insegnamento della Chiesa sul tema dell’omosessualità. In una dichiarazione indirizzata ai giovani LGBT, firmata insieme ad altri sei vescovi e al cardinale Joseph Tobin di Newark, New Jersey, McElroy e i suoi colleghi ecclesiastici hanno sostenuto i giovani, scrivendo: “Dio vi ama e Dio è dalla vostra parte”. (…)

È stato uno dei soli altri tre vescovi statunitensi ad aver partecipato al Sinodo amazzonico in Vaticano nell’ottobre 2019. Gli altri due prelati sono stati i cardinali di alto rango, il cardinale Sean O’Malley di Boston, uno degli stretti consiglieri del Papa, e il cardinale Kevin Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita del Vaticano.

giovedì 26 maggio 2022

“UNA PASSIONE. L’AVVENTURA MISSIONARIA DI ARTURO ALBERTI”

 DI RODOLFO CASADEI (CANTAGALLI, SIENA 2022)

PREFAZIONE DI MASSIMO CAMISASCA

 

Il libro che avete tra le mani è un libro di avventura. L’avventura di un uomo che ha girato quasi tutto il mondo, non alla ricerca disperata di qualcosa, ma, all’opposto, perché era stato cercato e trovato.

Il suo giro del mondo è l’espressione non di un’angoscia, di un’ansia, di un dubbio, ma piuttosto di una sovrabbondanza di letizia e di certezze.

Raggiunto da Cristo attraverso la sua famiglia e la parrocchia avrebbe forse finito pervivacchiare se non avesse incontrato durante gli anni del liceo, attraverso alcuni contatti fortunati, la realtà di Gioventù Studentesca, nata a Cesena attraverso don Francesco Ricci, don Lino Mancini e don Ezio Casadei. La conoscenza di don Francesco Ricci lo porterà poi a incontrare il sacerdote ambrosiano che era all’origine di tutto, don Luigi Giussani.

La vita di Arturo Alberti, come quella di centinaia e migliaia di giovani, fu travolta dall’incontro con quell’uomo, soprattutto dall’incontro con la realtà comunionale nata attorno a lui. Fu travolta ma non stravolta, fu fatta fiorire fino ad aprirsi ad esperienze che non avrebbe potuto assolutamente immaginare.

 Il libro è il racconto di queste esperienze. La prima nel Congo, allora chiamato ex Congo belga, nella piana del Ruzizi, poi in Brasile. Infine in Uganda.

Perché quest’uomo viaggiava?

L’esperienza vissuta con altri laici in Congo, tutti Memores Domini tranne lui, gli aveva fatto capire che la sua presenza di testimone in terra di missione attraverso il lavoro abbisognava di un fondamento giuridico ed economico, quelle che allora si chiamavano e oggi si chiamano ancora ONG.

Alberti è il padre di Avsi, Associazione Volontari per lo Sviluppo Internazionale, ma non è un padre solitario. Attraverso le pagine del libro veniamo a sapere che con Arturo c’è la comunità di Cl di Cesena a cui, a poco a poco, si aggregheranno altre persone e comunità nel sostegno ad Avsi.

Questo libro, pubblicato nell’anno centenario della nascita di don Giussani, è un esempio significativo della forza con cui il fondatore di Cl sapeva riconoscere i doni dei giovani che si rivolgevano a lui, sapeva valorizzarli e lanciarli, tenendo sempre da lontano le fila delle opere che nascevano. Senza sostituirsi alle responsabilità dei suoi collaboratori, ma senza abbandonarli.

don Giussani, Pigi e Francesco 
 anni 80 a Belo Horizonti

Sarebbe interessante in futuro scorgere la profondità dell’opera di don Giussani attraverso le biografie delle persone che gli sono state vicine. Non si può comprendere infatti la vita di un albero se non si assaporano i suoi frutti. Come accade in ogni frutto, ci possono essere ammaccamenti o anche parti che marciscono. Ogni opera dell’uomo vissuta nella sequela di Dio è fatta di terra e di sangue. La terra con cui Dio ci ha impastati, la terra gloriosa dei nostri doni e fragile dei nostri peccati, impastata dal sangue di Cristo, quella terra che diventa in noi notti insonni, fatiche, dolori, distacchi, peccati. Di tutto questo sono intrise le pagine di questo libro.

Arturo Alberti è un mio coetaneo. Ha incontrato don Giussani pochi anni dopo di me. Le sue vicende sono in parte anche le vicende della mia vita. Non sono mai stato al lavoro con Avsi, ma la maggioranza delle persone di cui si parla in questo saggio sono stati amici, fratelli e padri nella mia vita. Come ho accennato sopra non è dunque soltanto la storia di un uomo, ma propriamente di un popolo.

 Ho avuto tante occasioni di incontrare Arturo, soprattutto durante gli anni in cui esisteva la Commissione Internazionale di Cl, di cui entrambi facevamo parte. Ho sempre ammirato la sua cultura, la sua bontà, ma anche la sua managerialità. È un combattente, lo è sempre stato, fin dagli anni del liceo quando nella sua terra romagnola affrontava dialetticamente comunisti e repubblicani. Da piccolo faceva il chierichetto. È un’immagine, certo, ma significativa. Tutta la sua vita può essere letta come un servizio alla Chiesa, attraverso il servizio al movimento di Comunione e Liberazione e alla sua diffusione nel mondo.

Nei convegni organizzati da GS di Cesena nei primi anni ‘60 si respira la stessa apertura all’universale che don Giussani stava portando nella GS di Milano. La sete dei responsabili di Cesena li faceva guardare a Milano con attenzione. È lì che nasce probabilmente il primo abbraccio al mondo di Arturo Alberti. Non a caso egli dice nel libro: «GS è stata il completamento di un percorso educativo cristiano che c’era certamente stato, ma al quale mancava quello sguardo sulla realtà che comprende tutto e tutto ricapitola in Cristo. Io ho capito cosa voleva dire essere un cristiano nel mondo quando ho incontrato GS» (pag. 40).

Avsi rappresenta, naturalmente accanto alla sua missione di medico e alla sua vocazione di marito e padre, la parte più importante dell’esistenza di Arturo Alberti. Egli è stato anche molto altro. Ha partecipato al Movimento Popolare, al Comitato per il Collegamento dei Cattolici, ha creato Romagna Solidale, ecc. e ultimamente Orizzonti, una ONG nata da luidopo che ha lasciato la presidenza di Avsi. Ma è soprattutto di quest’ultima che dobbiamo parlare.

Tutto ciò che nella nostra vita sembra improvvisato è in realtà quasi sempre preparato da Dio lungo gli anni del nostro precedente percorso. Il libro ricorda l’influenza dei missionari della Consolata nell’animo del giovane Arturo, l’impressione che gli fece ascoltare il loro racconto sui medici missionari in Africa. Anche queste sono delle radici lontane. Ciò che colpisce in una lettura attenta delle pagine che seguono è il fatto che Artuto abbia saputo vedere i fermenti della Chiesa degli anni ’60, che portavano molto spesso verso il pauperismo e il terzomondismo, riscrivendoli secondo una nuova visione, quella portata a lui dal movimento.

 Già nella prima esperienza in Congo appare, siamo nel 1971-1972, una divaricazione importante. La comunità di giovani era composta sia da ciellini che da missionari laici saveriani. Dovevano costruire una riseria e un oleificio, migliorare la situazione sanitaria e iniziare dei corsi di alfabetizzazione degli adulti, verso la creazione di cooperative agricole. A guidare la missione era un saveriano, padre Meo Elia, direttore della rivista Fede e Civiltà, su cui don Giussani aveva scritto diverse volte. L’impostazione dei ciellini non era accettata e, forse, neppure capita. Che dei laici avessero come scopo la costruzione della comunità cristiana, certo attraverso il loro lavoro, era ritenuto strano. Al fondo vi era una differenza importante sulla concezione del Regno di Dio nel mondo e sulla pedagogia verso di esso. Un dibattito che coinvolgerà soprattutto Azione Cattolica e Comunione e Liberazione negli anni Settanta e Ottanta in Italia.

 

lunedì 23 maggio 2022

I REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA

INCONTRO ON LINE DEL CROCEVIA

CROCEVIA ON AIR PER INCONTRARE LA REALTA' IN DIRETTA E AIUTARCI A FORMARE UN GIUDIZIO

1 GIUGNO 2022 ORE 21

CAMBIA LA GIUSTIZIA?

 


Entra nella riunione in Zoom

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ID riunione: 852 7576 2864

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domenica 22 maggio 2022

SALVATORE CORDILEONE, ARCIVESCOVO DI SAN FRANCISCO NEGA LA SANTA COMUNIONE ALLA SPEAKER DELLA CAMERA NANCY PELOSI, FAVOREVOLE ALLA LEGALIZZAZIONE DELL’ABORTO

“Un legislatore cattolico che sostiene l’aborto procurato, dopo aver compreso l’insegnamento della Chiesa, commette un peccato manifestamente grave che è causa di gravissimo scandalo per gli altri”. Lo ha scritto Salvatore Cordileone, arcivescovo di San Francisco (California, USA) a Nancy Pelocy, speaker della Camera, partito democratico (quello di Biden). 

 

L’arcivescovo di San Francisco Salvatore Cordileone ha ordinato alla Presidente della Camera Nancy Pelosi, una democratica apertamente favorevole all’aborto, di non presentarsi alla Santa Comunione nella sua diocesi.

“Non ti presenterai alla Santa Comunione e, se lo farai, non sarai ammessa alla Santa Comunione, fino a quando non ripudierai [pubblicamente] il tuo sostegno alla legittimità dell’aborto e non ti confesserai e riceverai l’assoluzione di questo grave peccato nel sacramento della Penitenza”, ha scritto Cordileone alla Pelosi in una “notifica” consegnata ieri e pubblicata oggi (vedi PDF QUI). Al momento della stampa, la pagina web su cui l’arcidiocesi di San Francisco ha pubblicato la lettera mostrava un messaggio di errore. 

La Chiesa cattolica insegna che l’Eucaristia è il corpo, il sangue, l’anima e la divinità di Gesù Cristo. La Chiesa insegna che nessun cattolico che abbia commesso un peccato mortale può presentarsi alla Santa Comunione finché non abbia confessato tale peccato nel sacramento della confessione.

Il canone 915 del Codice di diritto canonico della Chiesa stabilisce che “coloro che sono stati scomunicati o interdetti dopo l’imposizione o la dichiarazione della pena e gli altri che perseverano ostinatamente in un peccato grave manifesto non devono essere ammessi alla Santa Comunione”.

Mons. Salvatore Cordileone
Un legislatore cattolico che sostiene l’aborto procurato, dopo aver compreso l’insegnamento della Chiesa, commette un peccato manifestamente grave che è causa di gravissimo scandalo per gli altri. Pertanto, la legge universale della Chiesa prevede che tali persone “non siano ammesse alla Santa Comunione” (Codice di Diritto Canonico, can. 915)”, ha scritto Cordileone.

Citando una lettera del 2004 dell’allora cardinale Joseph Ratzinger ai vescovi statunitensi, riguardante la comunione ai politici favorevoli all’aborto, Cordileone ha detto al presidente della Camera: “Le sono grato per il tempo che mi ha concesso in passato per parlare di questi argomenti. Sfortunatamente, non ho ricevuto una simile risposta alle mie numerose richieste di parlare di nuovo con lei da quando ha giurato di codificare la decisione della Corte Suprema Roe v. Wade nella legge federale dopo l’approvazione del Texas Senate Bill 8 lo scorso settembre”.

“Per questo motivo le ho comunicato le mie preoccupazioni con una lettera del 7 aprile 2022, informandola che, se non avesse ripudiato [pubblicamente] il suo sostegno ai ‘diritti’ dell’aborto o non si fosse astenuta dal fare riferimento alla sua fede cattolica in pubblico e dal ricevere la Santa Comunione, non avrei avuto altra scelta se non quella di dichiarare, in conformità con il canone 915, che lei non può essere ammessa alla Santa Comunione”, ha continuato l’arcivescovo.

“Poiché lei non ha ripudiato [pubblicamente] la sua posizione sull’aborto e continua a fare riferimento alla sua fede cattolica per giustificare la sua posizione e per ricevere la Santa Comunione, quel momento è arrivato”.

Il disegno di legge 8 del Senato del Texas vieta gli aborti sui bambini con il cuore battente e utilizza un meccanismo di applicazione privato unico nel suo genere, che consente ai privati cittadini di citare in giudizio gli abortisti che violano la legge. Nei prossimi mesi, la Corte Suprema degli Stati Uniti dovrebbe ribaltare la sentenza Roe v. Wade, che nel 1973 ha imposto l’aborto su richiesta a tutti i 50 Stati, e consentire agli Stati di determinare le proprie leggi sull’aborto. POLITICO ha pubblicato una bozza dell’opinione di maggioranza della Corte, una fuga di notizie senza precedenti.

“La prego di sapere che sono pronto a continuare la nostra conversazione in qualsiasi momento, e continuerò a offrire preghiera e digiuno per lei”, ha detto Cordileone a Pelosi. “Chiedo inoltre a tutti i fedeli dell’arcidiocesi di San Francisco di pregare per tutti i nostri legislatori, specialmente per quelli cattolici che promuovono l’aborto procurato, affinché con l’aiuto e sotto la guida dello Spirito Santo, possano subire una conversione del cuore in questa gravissima questione e la vita umana possa essere protetta e promossa in ogni fase e condizione della vita”.

 

Claire Chretien

Dal blog di Sabino Paciolla, ripreso da Lifesitesnews

 

BIDEN PUTIN E PELOSI: CORRUTTORI DEL LINGUAGGIO ATTRAVERSO EUFEMISMI E MENZOGNE

Distorcere le cose di Dio per scopi politici 

è un'altra tattica nella creazione di una realtà alternativa.

Ci sono sorprendenti parallelismi tra la campagna di disinformazione russa che continua a intaccare lo spazio delle comunicazioni globali nel terzo mese di guerra all'Ucraina e le grida isteriche dei politici americani pro-aborto dopo che una bozza di decisione della Corte Suprema nel caso Dobbs è trapelata. In entrambi i casi, coloro che hanno perso una discussione - o che non avevano argomenti per cominciare - ricorrono alla creazione di una realtà alternativa attraverso eufemismi che sono l'equivalente funzionale delle bugie.

Ginevra 2016
Il contributo del presidente Joe Biden alla realtà alternativa è stato quello di dichiarare che Roe v. Wade (che ha creato la legge sull'aborto più libertina del mondo) "dice ciò che tutte le religioni tradizionali di base hanno storicamente concluso, che l'esistenza di una vita e di un essere umano è una domanda" (the existence of a human life and being is a question.). Sepolta in quella sintassi confusa c'era la perniciosa affermazione che la questione di quando inizia la vita umana è religiosa, non empirica. Non è; non è mai stato; e non lo sarà mai. Che la vita umana inizi al concepimento è un fatto scientifico , un tempo noto ai secondi del liceo della classe di biologia.

E non c'è un sinistro parallelo tra l'assurda affermazione del presidente Biden secondo cui non esiste una risposta definitiva a quando la vita inizia e l'altrettanto insensata affermazione del presidente Vladimir Putin secondo cui l'Ucraina non è né una vera nazione né uno stato sovrano, ma piuttosto una parte integrante del mondo” che deve essere riportato al proprio posto all'interno di quel “mondo”? Entrambe le affermazioni rivelano una realtà alternativa alla, beh, realtà.

Pelosi: L'aborto è essenziale
per l'assistenza sanitaria riproduttiva
Poi c'è il mantra invocato dal presidente Nancy Pelosi e altri, che il regime Roe v. Wade di aborto su richiesta è essenziale per "l'assistenza sanitaria riproduttiva". La corruzione del linguaggio qui è sbalorditiva e trova il suo parallelo nell'insistenza di Putin sul fatto che la sua invasione dell'Ucraina fosse una "operazione militare speciale", non un atto di guerra.

In un saggio fondamentale del 1946, "Politics and the English Language", George Orwell ha sostenuto che il linguaggio "brutto e impreciso" in politica "è progettato per far sembrare le bugie veritiere e l'omicidio rispettabile, e per dare un'apparenza di solidità al vento puro".

 Questo è ciò che fanno Pelosi e Putin quando si rifiutano di chiamare le cose con i loro nomi giusti, quando usano eufemismi per mascherare la realtà di qualcosa di brutale e ripugnante e quando, così facendo, ingannano il pubblico che affermano di guidare. Molti americani sono giustamente inorriditi dai livelli di sostegno popolare russo all'aggressione omicida di Putin, che è in parte il risultato del fatto che il popolo russo viene nutrito con una dieta costante di bugie dai media controllati dallo stato.

Il presidente Biden e il presidente Pelosi hanno tagliato lo smog della propaganda di Putin e hanno detto la verità su Russia e Ucraina. Il fatto che non possano o non vogliano vedere che stanno dispiegando tattiche putinistiche a sostegno dell'indifendibile Roe v. Wade , costituzionalmente indifendibile , ci dice quanto sia diventata degradata, persino grottesca, la difesa dell'aborto su richiesta.

Distorcere le cose di Dio per scopi politici è un'altra tattica nella creazione di una realtà alternativa.

Tratto da catholicworldreport

mercoledì 18 maggio 2022

DON LUIGI GIUSSANI: MONDO E MISSIONE. INTERVENGONO MONS. MASSIMO CAMISASCA E IL DOTT. ARTURO ALBERTI, FONDATORE DI AVSI

Continua a Torino “Dalla mia vita alla vostra”, ciclo di incontri ed eventi organizzato dal Centro culturale Pier Giorgio Frassati in occasione del centenario della nascita di don Luigi Giussani (1922-2022). 
Questo secondo incontro è dedicato al tema della missione.
Gli ospiti della serata sono 
il vescovo emerito di Reggio Emilia-Guastalla monsignor Massimo Camisasca 
e il fondatore di Avsi dott. Arturo Alberti.




venerdì 13 maggio 2022

QUALE AVVENIRE?

 Avvenire e il fascino per chi vuole lo sterminio dell'umanità

Avvenire esalta il Club di Roma e il suo rapporto di 50 anni fa”I limiti dello sviluppo”, ovvero l'ideologia neo-malthusiana corresponsabile dell'uccisione di centinaia di milioni di bambini in tutto il mondo. Ma alla CEI qualcuno si rende conto di cosa pubblica Avvenire? E i vescovi sparsi per l'Italia, consapevoli di questa deriva culturale, perché non ne chiedono conto?

Di RICCARDO CASCIOLI, La Nuova Bussola

È vero, negli ultimi anni abbiamo visto Avvenire, il quotidiano di proprietà della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) abbracciare apertamente l’ideologia gender, l’agenda Lgbt, l’ecologismo estremo e tutto quanto è politicamente corretto. Nulla dovrebbe più sorprenderci, eppure la pagina 3 di due giorni fa, il 10 maggio, è di quelle che, malgrado tutto il pregresso, lasciano sconcertati: la celebrazione in pompa magna del Club di Roma.

Per chi non lo conoscesse, il Club di Roma fu fondato alla fine degli anni ’60 del XX secolo da Aurelio Peccei, uno “strano” dirigente d’azienda (Fiat, Olivetti) che a un certo punto si inventa appassionato ed esperto di “problematica mondiale” e dello studio del futuro della Terra, e convoca un buon gruppo di scienziati e accademici per mettere in piedi una sorta di think tank sul tema. Ne nascerà I limiti dello sviluppo, il Rapporto del Club di Roma che fu pubblicato nel 1972 e che divenne immediatamente un best seller mondiale.

E per festeggiare i 50 anni di questa pubblicazione, il Club di Roma – che oggi è un’associazione molto ben radicata nel mondo di cui fanno parte scienziati, manager, banchieri, leader politici – lancia un sequel, Limits and Beyond (Limiti e oltre), che è stato presentato due giorni fa a Milano. Questo ha dato il pretesto ad Avvenire per lanciare con grande evidenza l’evento con la sintesi dell’intervento di tale Daniela Padoan, direttrice di Laudato si’, associazione milanese che nasce nell’ambito cattolico sulla spinta dell’enciclica di papa Francesco, da cui prende anche il nome.

Perché sarebbe così scandaloso celebrare il Club di Roma? Semplicemente perché I limiti dello sviluppo si fonda sull’ideologia neo-malthusiana - figlia delle Società Eugenetiche di inizio XX secolo che ebbero notevole fortuna nel mondo anglo-sassone e nel Nord Europa - che vede nella crescita della popolazione la minaccia più grave per il mondo. I limiti dello sviluppo nasce in un clima culturale già preparato da libri e campagne martellanti anti-nataliste: nel 1968 aveva avuto un successo planetario il libro del biologo americano Paul Erlich, La bomba demografica, in cui si prefiguravano scenari da incubo se non si fosse immediatamente bloccata la crescita della popolazione. E la previsione di catastrofi umanitarie con centinaia di milioni di morti per fame affollava numerosi altri libri che seguivano questo filone.




Il Rapporto del Club di Roma fa un passo ulteriore, pretendendo di offrire un saggio rigorosamente scientifico e soprattutto essendo il primo a voler affrontare i problemi del mondo in chiave globale e rilevandone l’interconnessione. Potremmo dire che quel libro fu in un certo senso il padre dell’ideologia globalista. Inoltre I limiti dello sviluppo è fondato sulla convinzione che ci sono troppe persone al mondo, le quali anche producono troppo; e da qui vengono fatte discendere una serie di conseguenze facilmente immaginabili.

È ciò che viene spiegato fin dall’inizio: questo studio «ha lo scopo di definire chiaramente i limiti fisici e le costrizioni relative alla moltiplicazione del genere umano e alla sua attività materiale sul nostro pianeta» (p. 19). Da qui l’ovvia conclusione: «L’ostacolo maggiore sulla via di una più equa distribuzione delle risorse della Terra è rappresentato dal moltiplicarsi della popolazione» (p. 142), da cui la necessità di trovare un equilibrio attraverso un impegno in politiche globali che «naturalmente richiederà di sacrificare certe libertà come quella di mettere al mondo un numero incontrollato di figli o di consumare senza freno le risorse naturali disponibili» (p. 143).

Nel caso ci fosse bisogno di specificare ulteriormente, bisognerà ricordare che i suggerimenti del rapporto del Club di Roma – guarda caso in perfetta sintonia con quelli delle maggiori fondazioni americane, con cui Peccei aveva peraltro saldi rapporti – si sono tradotti nei decenni successivi in campagne per la diffusione dei contraccettivi, campagne abortiste, sterilizzazioni di massa, e anche aborti forzati (vedi soprattutto la Cina, con tanto di plauso dell’ONU). Oltre a voler provocare in tutti i modi la crisi economica dei paesi sviluppati, tentativo che – come possiamo notare – sta avendo successo.

Chissà se qualcuno ad Avvenire ha mai letto un rigo de I Limiti dello sviluppo e si rende conto che sta celebrando un’ideologia che ha già provocato centinaia di milioni di morti in tutto il mondo. Ma sicuramente qualcuno dovrà avere pur letto l’intervento di Daniela Padoan pubblicato: e questo fa proprie le follie ideologiche del Club di Roma, ripetendo ad esempio che il nostro mondo è sovrappopolato e che noi uomini «come termiti divoriamo ogni spazio, ogni diversità, ogni vita non codificata». E poi troviamo passaggi come questo, per descrivere cosa è successo da 50 anni fa ad oggi: «Abbiamo continuato ad assistere all’innalzamento delle temperature globali, allo scioglimento dei ghiacciai, alla progressiva desertificazione e deforestazione del pianeta, fino a trovarci assaliti da un virus frutto dell’erosione degli habitat naturali e dell’espansione delle megalopoli, e impigliati in un impensabile conflitto europeo e globale per l’accaparramento delle risorse». Ora, bisognerebbe ricordare alla signora Padoan che al tempo del celebrato Rapporto del Club di Roma la paura era per il raffreddamento globale e non per il riscaldamento. E che sostenendo che il Covid è figlio dell’erosione degli habitat e il conflitto in Ucraina nasce dalla scarsità di risorse si entra di diritto nel genere demenziale.

Che ad Avvenire si faccia il tifo per chi vuole sterminare il genere umano crea sconcerto, è vero, ma in un certo senso potevamo anche aspettarcelo vista la deriva culturale che ha imboccato da ormai lungo tempo. Ma la vera domanda è: alla CEI, proprietaria del giornale, è possibile che nessuno si accorga di cosa pubblica Avvenire e che non sia in grado di capire che sta veicolando una cultura profondamente anti-cristiana e anti-umana? E i tanti vescovi sparsi in tutta Italia, invece di lamentarsi di Avvenire solo quando non riprende con adeguato spazio le loro iniziative diocesane, perché non danno un’occhiata ai contenuti velenosi che pubblica, oltretutto sperperando i soldi della Chiesa italiana che potrebbero essere spesi in modo più coerente con la fede? 

Se ci sono dei vescovi in grado di capire la gravità di quel che sta accadendo – e sappiamo che certamente ce ne sono – perché non bussano alla porta della presidenza CEI per chiedere conto di questo scandalo?

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 leggi anche l'articolo di Padoan

https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/il-ritorno-del-club-di-roma-si-fermi-lo-sterminio-del-futuro

 

IL MIO AMICO CARDINALE ZEN, GIGANTE DELLA LIBERTÀ

La Cina lo considera un criminale, ma a Hong Kong ha sempre lavorato per promuovere la dignità dell'uomo e la libertà religiosa. Se dopo l'arresto e il rilascio «sta bene ed è tranquillo» è grazie alla sua grande fede

 Bernardo Cervellera

«Sta bene. È molto tranquillo»: così mi dicono alcune persone vicine al cardinale Joseph Zen, vescovo emerito di Hong Kong, che mercoledì è stato incriminato di «collusione con forze straniere» in base alla legge sulla sicurezza nazionale. Il cardinale, insieme agli altri tre arrestati con lui, è stato rilasciato su cauzione, ma su di loro pende un processo che potrebbe condannarli a 10 anni o perfino all’ergastolo.

La campagna di Pechino contro Zen

Per chi lo conosce, non è una sorpresa che il cardinale Zen sia tranquillo. Una buona dose di fede gli fa vivere la realtà che è incisa nel suo motto episcopale: «Egli ha cura di voi» (1° lettera di Pietro 5,7). Un altro motivo di non sorpresa è che ad Hong Kong molti se l’aspettavano. In questi anni alcuni media cinesi lo hanno accusato di lavorare contro la Cina, di essere al servizio dell’occidente colonialista, di essere l’anima nera del movimento democratico.

Poi sono arrivati gli articoli di giornali filo-Pechino contro la Chiesa cattolica, e infine l’arresto. La stessa scansione, Pechino-filo-Pechino-arresto, si è avuta per l’Associazione che ricordava ogni anno le vittime di Tiananmen, la Federazione dei sindacati liberi, i vari giornali e agenzie che hanno dovuto chiudere.

Zen si è speso per Hong Kong e la Cina

In realtà, per me che lo conosco da quasi 30 anni, mi sembra che lui abbia sempre e solo lavorato per la libertà sociale e quella religiosa, due elementi strettamente uniti nella dottrina sociale della Chiesa. E lo fa per Hong Kong e per la Cina.

Non potrò dimenticare quando nel 2006 ha ricevuto la berretta cardinalizia da Benedetto XVI e lui ha detto che l’accettava perché la berretta rossa era per onorare il sangue di tanti martiri cinesi contemporanei.

Un gigante della carità

Il lavoro per la democrazia a Hong Kong segue la stessa traiettoria: un vescovo e un cardinale che trovi fianco a fianco nelle manifestazioni per ricordare i massacrati di Tiananmen, per domandare più libertà e più responsabilità nella gestione della società, per chiedere la libertà per qualche vescovo cinese imprigionato.

A questo va aggiunto il suo impegno caritativo per i poveri, i migranti, i prigionieri. Ogni settimana, finché ha potuto e glielo hanno concesso, andava a visitare una prigione di Hong Kong, intrattenendosi coi detenuti. Due anni fa le autorità gli hanno proibito di portare ai prigionieri i dolci della festa della luna (Zhongqiujie, la festa di mezzo autunno), perché potevano essere un messaggio «politico». Ma il messaggio era solo la stima per la dignità dell’altro, l’apertura all’amicizia e al rapporto, in una società dominata dall’autoritarismo confuciano e dall’individualismo consumista.

La critica dell’Accordo sino-vaticano

Nei primi anni del 2000 si era opposto, anche con uno sciopero della fame, a una riforma della scuola voluta dal governo, che per il cardinale Zen relativizzava il valore degli educatori a favore del controllo amministrativo e del governo. Per lui, la perdita della libertà educativa era il primo passo verso un controllo sociale autoritario. I fatti che stanno succedendo ad Hong Kong in questi ultimi anni sembrano dargli ragione.

Anche sull’Accordo sino-vaticano i fatti sembrano dargli ragione. Dopo la firma dell’accordo nel 2018, rinnovato per altri due anni nel 2020, le notizie che provengono dalla Chiesa in Cina raccontano di vescovi arrestati, di sacerdoti cacciati, di giovani a cui è proibito partecipare a catechismo e cerimonie religiose. Negli ultimi mesi, anche papa Francesco e la segreteria di Stato hanno riconosciuto che vi sono «difficoltà» e mancanza di dialogo da parte cinese.

La Chiesa non è «cortigiana della storia»

Anche il mondo occidentale non era esente dalle critiche del cardinale. Tante volte si lamentava che gli investitori stranieri – certo con l’aiuto di corrotti quadri del Partito – fossero interessati solo al proprio tornaconto e non alla popolazione cinese, amando l’autoritarismo di Pechino perché «faceva bene agli affari», disinteressandosi dei problemi dell’ambiente e dello sfruttamento della manodopera.

Insomma, grazie al cardinale Zen possiamo sfatare la definizione di Antonio Gramsci, grande comunista, secondo cui la Chiesa «è la cortigiana della storia», sempre amoreggiante con il potere. Per il cardinale la Chiesa è l’interlocutrice di ogni uomo e di ogni società.