giovedì 25 aprile 2024

25 APRILE, LA SINISTRA HA BISOGNO DEL FASCISMO PER ESISTERE

 SANDRO FONTANA

Il mito del fascismo come male assoluto ed eterno è servito dopo la Seconda guerra mondiale a legittimare la presunzione democratica del PCI; oggi serve a legittimare l'idea di rivoluzione, tesa a dissolvere tutto ciò che è naturale. Questo spiega anche i casi Scurati e Boccia.

Perché la sinistra italiana non può fare a meno del fascismo? Perché senza di esso si sente nuda? Molti si porranno questa domanda dato che ogni 25 aprile, ma non solo, lo spettro del fascismo viene nuovamente evocato. Succede anche in questi giorni con la fantasmagorica polemica sul monologo di Antonio Scurati e la richiesta a Giorgia Meloni di dichiararsi antifascista. Il tutto fa pensare che senza il fascismo da combattere il ruolo storico della sinistra cessi e la sua presenza politica venga delegittimata. Questo suo impegno è tanto forte che non si accorge di finire per proporsi come una forza politica che non ha un senso in sé, ma solo come sentinella di qualcos’altro, come antidoto di un veleno e non come medicina, come esorcismo di un fantasma.

Un primo motivo di questa fascio-dipendenza ci rimanda alle origini della nostra Repubblica e spiega perché, come diceva Augusto Del Noce, la sinistra ha avuto bisogno di intendere e imporre il fascismo come «male assoluto». La sua era una visione «demonologica del fascismo», inteso come la negatività pura. Il fascismo non era solo la «reazione» ma la negazione dell’esito finale dell’evoluzione della storia, che il marxismo supponeva di conoscere bene.
Con questo «male puro» non ci può essere storia, esso va solo eliminato. Con acutezza Del Noce osservava che il fascismo per la sinistra è il «surrogato del diavolo» e aggiungeva: «Quando si pensa di essersi liberati del mito del diavolo, si satanizza una determinata realtà storica».


Tra il ‘43 e il ‘45 la sinistra italiana, e in particolare il partito comunista, 
aveva bisogno di legittimare la sua «scelta democratica» per la nuova Repubblica, data l’importanza di questo passaggio secondo la strategia di Gramsci e Togliatti. Il partito comunista non era democratico, la sua ideologia non lo permetteva. Però, come la Russia di Stalin aveva combattuto contro il nazismo, così i partigiani comunisti e l’intero CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) aveva combattuto contro il fascismo: questo poteva dare alla sinistra italiana una patente democratica, anche se il motivo della sua lotta contro Mussolini non era stata la democrazia e nemmeno la libertà come noi oggi la intendiamo e come non la intendeva Giancarlo Pajetta.

L’opposizione al fascismo come “male puro” era quindi necessaria, sia per depotenziare e nascondere il male rappresentato dal comunismo, che a quel punto diventava un male non puro, sia per trovare accoglienza nella democrazia repubblicana, dentro la quale continuare la rivoluzione con altre armi. Nel 50mo anniversario della fondazione del PCI, agli inizi degli anni Settanta del secolo scorso, i comunisti lanciarono ”l’unità antifascista”. Capitava così che il no all’unità antifascista venisse automaticamente inteso come un al fascismo. La stessa cosa capita oggi, con la richiesta a Giorgia Meloni di aderire alla nuova unità antifascista voluta dalla sinistra dopo il caso Scurati.

Questa visione richiedeva che il fascismo non morisse mai, perché in questo caso sarebbe venuta a mancare quella legittimazione, e che fosse inteso come assoluto, per essere appunto immortale e capace di trasformarsi in mille fogge. Inutile far notare che oggi il fascismo non c’è più, che è finito nel ’45, che non si capisce contro chi esattamente si vuol muovere organizzando le varie “unità antifasciste”, perché la sinistra pensa che il fascismo sia misteriosamente sopravvissuto al 25 aprile 1945 e continuamente riaffiori, non essendo mai morto. Per questo, pur non essendoci più il fascismo, comunque Giorgia Meloni e tanti altri nemici della sinistra, possono essere fascisti.

La sinistra ha creato il mito della resistenza ad un fascismo così inteso come matrice della nuova Repubblica. In questo modo ha fatto partecipe del concetto di fascismo come “male puro” l’intero quadro costituzionale e l’idea fu ufficializzata dalla retorica delle istituzioni repubblicane. Questo ha comportato un ingessamento delle celebrazioni del 25 aprile, tutte inserite nel medesimo quadro interpretativo, con l’esclusione - anzi con la demonizzazione - di chi fosse interessato ad una celebrazione più aderente alla storia. La prova principale di questo fenomeno è che ad ogni celebrazione del 25 aprile si fa a gara per individuare nell’attualità le nuove forme del fascismo eterno, e così l’accusa rimbalza da un personaggio all’altro a seconda delle convenienze del momento, addirittura senza che sia necessario che gli accusati ne siano consapevoli.

La storiografia ha chiarito molte cose a proposito del fascismo storico, ma il mito le ha oscurate. Per esempio, la vulgata di sinistra presenta il fascismo come un fenomeno “conservatore” che vorrebbe far tornare indietro la storia, mentre invece esso è stato un ampio processo di modernizzazione. Una visione delle cose in termini di guerra civile europea (Ernst Nolte) e Italiana (Claudio Pavone) poteva essere utile a impostare convenientemente anche la celebrazione del 25 aprile in modo più inclusivo. Nemmeno i libri di Renzo De Felice o di Giampaolo Pansa sono serviti più di tanto a correggere quella costruzione culturale.

Un ultimo aspetto rimane da spiegare. Dopo che il partito comunista ha abbandonato l’idea della rivoluzione come mai la sinistra non ha abbandonato anche questa idea del fascismo come “male puro” che alla rivoluzione era funzionale? Il motivo è che l’idea della rivoluzione non è stata abbandonata, ma è stata suicidata e trasfigurata. È diventata la dissoluzione di quanto è naturale, per cui anche la giornalista Incoronata Boccia, che afferma essere l’aborto un delitto, può benissimo essere considerata fascista. 

 

QUANDO CI SARÀ LA VERA LIBERAZIONE DAL FASCISMO?

  Marcello Veneziani

 Sarà davvero una festa, il 25 aprile, quando avverrà sul serio la Liberazione dal fascismo. Definitiva, irreversibile, generale. A ottant’anni meno uno dalla sua fine, sogno una cosa che ci è stata finora negata: la cessazione di questa gogna permanente, di questo discrimine perenne e manicheo, di questa divisione ideologica dell’umanità in giudicanti e giudicati che ci portiamo addosso da quattro ventenni, con un accanimento via via crescente con gli anni, anziché decrescente, come sarebbe naturale con la morte dei protagonisti, l’allontanarsi nel tempo e lo stingersi delle passioni.

Fino all’assurdo dei finalisti dello Strega che leggono tutti insieme lo squallido monologo antifascista di Scurati contro il governo Meloni, come se fossero un soviet o un Intellettuale collettivo con un solo cervello (bacato). Così usato, l’antifascismo diventa un codice immorale e incivile che antepone all’intelligenza, al valore, al talento una sorta di rito preventivo e discriminatorio di affiliazione, a cui è obbligatorio uniformarsi. Altrimenti sei fuori.
Il fascismo non è più nella storia e nella realtà da ottant’anni e nessuna forza politica in campo ne rivendica l’eredità; chi ne stabilisce allora la persistenza, chi attribuisce e certifica la definizione di fascista?

Lo decide a suo insindacabile giudizio una commissione politico-mediatica-intellettuale permanente, auto-nominatasi per autoacclamazione, che corrisponde alla sinistra. Qui c’è tutta la falsità, l’impostura, l’uso intollerante e paranoico, vessatorio e diffamatorio del fascismo. 

La liberazione dal fascismo, per essere vera e compiuta, comporta naturalmente anche la liberazione dall’antifascismo che ha senso solo in presenza dell’antagonista, e non in assenza o addirittura post mortem.

Fascismo e antifascismo vanno restituiti alla storia, e anche nel giudizio vanno storicizzati, cioè depoliticizzati, sottratti all’agone della polemica attuale o caricati sulle spalle di posteri che non possono portarne il peso: non ha più senso applicare quel discrimine oggi, come non avrebbe più senso il discrimine tra comunisti e anticomunisti o tra democristiani e antidemocristiani oggi che il comunismo o la Dc non ci sono più, anche se sono rivendicati o rimpianti da taluni. Ma ancora più insensato è che sia una parte a imputare il fascismo a carico dell’altra, senza reciprocità, perché non è ammessa la facoltà inversa. Noi giudici, voi imputati, for ever.

Sul piano storico vanno distinti gli antifascisti veri che si opposero al regime fascista, come Matteotti, che meritano ogni rispetto e ammirazione, soprattutto se pagarono di persona; dagli antifascisti di comodo, a babbomorto, in pieno dominio antifascista, che si attribuiscono una superiorità etica e morale in suo nome; si arrogano il potere di essere perennemente giudicanti, officianti e sovrastanti nel nome assoluto della religione Antifa. 
Ai loro occhi quelli che vengono accusati di fascismo non solo non hanno diritto di difendersi ma devono prendere gli schiaffi e dar ragione a chi li schiaffeggia, mentre li schiaffeggia. Altrimenti vuol dire che sono rimasti fascisti dentro o sotto la buccia. 


Peraltro è ormai comprovato e assodato che l’accusa di fascismo rivolta al governo non porta alcun profitto politico-elettorale a chi la lancia, ma serve solo a consolidare una cupola di tipo ideologico-mafioso. Questa campagna anacronistica permanente non è infatti condivisa dalla gran maggioranza degli italiani, è un citofono interno al proprio condominio; funziona a circuito chiuso, non raggiunge gli italiani ma coloro che erano già mobilitati sul tema. Rovesciando ancora oggi le colpe del fascismo su chi è al governo non si colpisce il governo in carica, che su questi temi non perde affatto consensi; si fa solo un danno agli italiani che vedono posposti i problemi reali del presente al fittizio feticcio del Passato Proibito. Ma nel nome sacro e intangibile dell’antifascismo le camorre ideologico-letterarie preservano le loro posizioni di potere.(…)

La cosa che più sconforta è che da anni denunciamo questo accanimento terapeutico su un cadavere ridotto in polvere e da anni lo scempio prosegue, imperterrito, anzi crescente; quanto più diventa irreale il tema tanto più cresce il pathos con cui viene guarnito.
Alla destra di governo dico: non è servito a nulla, come vedete, tutto il vostro atto di contrizione, tutti i santini che avete baciato e tutti i riti esorcistici a cui avete partecipato. Dopo la sequela di abiure, condanne, dichiarazioni frementi di antifascismo da parte vostra, l’accusa di fascismo nei vostri confronti prosegue inalterata. Non avete capito che le vostre parole non basteranno mai perché a decidere che siete comunque fascisti non sono le vostre dichiarazioni ma le loro attestazioni. E’ in mano a loro la sentenza, voi non potete far nulla. Perciò, smettetela di stare al loro gioco, tacete sul tema, rifiutatevi di replicare, di giustificarvi, di sostenere gli esami, ribellatevi alla camorra pseudo-intellettuale di sinistra e alla loro malafede, lasciateli parlare. Che si fottano; non hanno titoli per giudicare. Sarete giudicati dagli italiani per quel che fate e farete al governo e non per la vostra irrilevante opinione sul fascismo. 

 

https://www.marcelloveneziani.com/articoli/quando-ci-sara-la-vera-liberazione-dal-fascismo/

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La Verità – 24 aprile 2024

 

mercoledì 24 aprile 2024

LA RETORICA IMBECILLE DELL'ANTIFASCISMO MILITANTE

 L’Italia è un paese strano. Liberale e popolare nell’anima, ma da 80 anni con una cultura dominante di sinistra sopravvissuta alle macerie del Secolo breve.

E da giorni sembra di vivere in un nuovo regime fascista. Spuntano da ogni angolo scrittori che hanno tutti un nonno partigiano e un padre da sempre “sincero democratico”, si dicono censurati ma sono onnipresenti su tv e giornali, hanno le tirature che contano, collezionano i premi che fanno vendere e ammorbano l’aria che respiriamo.

La banalità di Scurati

Dice Antonio Scurati : «Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via».

Il ripudio del fascismo da parte di Giorgia Meloni è evidente sia per quel che riguarda l’accettazione e il rispetto della democrazia garantita dalla nostra Costituzione antifascista, sia per quel che riguarda il nazionalismo superato dalla chiara scelta europeista e atlantista della leader di Fratelli d’Italia.

Antonio Scurati

Perché dunque la Meloni non si dichiara apertamente antifascista? Da un lato per lo stesso motivo per cui chi ha riconosciuto il tragico fallimento del comunismo, non si dichiara anticomunista, perché pur avendo elaborato criticamente la deriva del movimento nato in Russia nel 1917, ha rispetto per la propria vita precedente nonostante ne abbia superato gli orientamenti fondamentali.

Da un altro lato c’è il problema di un aspetto oscuro dell’antifascismo. Mentre la Resistenza è "senza se e senza ma" un avvenimento glorioso di riscatto della nostra nazione dalla guerra nazifascista e dal ventennio dittatoriale ed è alla base della nostra Costituzione, l’antifascismo post Liberazione ha più di un elemento discutibile: es. l’imbecillità spesso criminale del cosiddetto antifascismo militante, quello dell’ "uccidere un fascista non è un reato", oppure l’uso disinvolto dell’accusa di fascismo per cui persino in Bettino Craxi si ritrovarono "elementi di fascismo", ecc.

Se Scurati oltre che un bravo scrittore, fosse anche un opinionista con un qualche senso critico della storia avrebbe aiutato la riflessione sulla vicenda repubblicana, invece che rifugiarsi nella più banale retorica. Naturalmente tutte queste considerazioni non vogliono in alcun modo assolvere gli stupidi pasticcetti di simil censura combinati da questo o quel funzionario della Rai.

Il giudizio di Violante

Nel 1996, Luciano Violante nella solennità del discorso di insediamento alla presidenza della Camera affermò: "Dopo l’8 settembre anche chi andò dalla parte sbagliata e per quella idea morì, merita rispetto come le vittime della Resistenza". "Mi chiedo", aggiunse, "se l’Italia di oggi, se noi, cioè, non si debba cominciare a riflettere sui vinti di ieri". Quelle parole suscitarono dissensi e proteste, ma Violante non si è smentito».

Violante, che al contrario di Scurati ha maturato anche sulla base di drammatiche esperienze personali un giudizio serio sul carattere complesso della storia repubblicana, ha indicato l’unica strada che le persone che amano la nostra nazione devono prendere: trovare il modo per allargare e consolidare anche attraverso atti di aperta riconciliazione le basi politico-sociali della nostra Costituzione nata dalla gloriosa Resistenza al nazifascismo.

Il ritorno quello sì "fascista" dell'antisemitismo.

 «È incredibile ma in Italia nel 2024 è partita la caccia ai "sionisti". I sostenitori dello Stato di Israele, ebrei e non ebrei, ma soprattutto ebrei, da un po’ di tempo fanno fatica a parlare in pubblico. I nuovi untorelli, questi gruppetti di proPal, provocano, intimidiscono, tentano di tappargli la bocca: ormai succede troppo spesso ed è indegno di un paese democratico».

Se oggi in Italia non c’è alcun pericolo di restaurazione di una dittatura fascista, ciò non esclude che si manifestino atti e atteggiamenti, ispirati da sentimenti fascisti, anzi in qualche modo nazisti. 

Il fatto che nelle nostre università dopo 86 anni da quando le leggi sulla razza allontanarono dall’insegnamento i professori di origine ebraica, si tolga la parola a opinionisti solo perché sono ebrei o si vogliano boicottare i finanziamenti a ricerche solo perché fatte in collaborazione con professori ebrei, è un sintomo di come il passato possa sempre condizionare il presente.

 

 

venerdì 19 aprile 2024

«UN INCONTRO CHE ACCADE, SEMPRE, DI NUOVO»

L'omelia del cardinale Kevin Joseph Farrell alla messa durante gli Esercizi della Fraternità di CL

Kevin Joseph Farrell* Rimini 13.04.2024

Cari fratelli e sorelle, nella letizia del tempo pasquale e nel contesto dei vostri Esercizi spirituali, abbiamo la gioia di vivere l'incontro con il Signore Gesù presente nell'Eucarestia. Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci parla proprio di questo incontro.
(…)

Così è sempre l'incontro con Gesù. È un incontro che porta salvezza, che sottrae la vita alla forza oscura della disperazione, del male, del peccato, del non senso. È un incontro che ci riporta alla "terra ferma", cioè alla certezza che la vita poggia su un fondamento solido perché trae origine da un atto generativo di Dio, è accompagnata dal Suo paterno e provvidenziale aiuto ed è orientata ad un destino buono. Il "ritorno a Cafarnao", cioè alla normalità quotidiana, che per noi, come per gli Apostoli, corre il rischio di trasformarsi in una crisi, grazie all'incontro con Gesù viene trasformato: non è più il ritorno alla banalità di una esistenza senza Dio, dispersa in faccende di poco conto, ma l'inizio di una nuova fase della missione, che apre a nuove grazie e a nuove rivelazioni, come narra il seguito del Vangelo.

Carissimi, questo Vangelo rinsalda la nostra speranza. L'incontro con Gesù che ha illuminato e dato senso alla nostra vita non rimane un evento isolato nel passato. No! Accade sempre di nuovo. Anche ora! Anche in questi giorni di Esercizi! Forse alcuni sono venuti qui con il buio e la solitudine nel cuore, ma torneranno a casa con la luce e la gioia della comunione ritrovata in Cristo. La Chiesa, la comunità dei credenti, è l'ambiente "umano e divino", voluto dal Signore, dove questo evento di grazia può sempre accadere. E, nella Chiesa, proprio i carismi suscitati dallo Spirito Santo sono il luogo particolare dove l'incontro con Cristo diventa più facilmente accessibile agli uomini. Anche il carisma di Comunione e Liberazione è stato donato da Dio alla Chiesa perché gli uomini possano incontrare nelle notti della loro esistenza la consolante presenza di Cristo. Il vostro carisma, come gli altri nel passato, deve far uscire dal passato e dalla dimenticanza la risurrezione di Cristo nostro Salvatore e renderla vicina e sperimentabile ad ogni uomo.

Claude Monet: Impression, Sunrise, 1872, Parigi

A questo compito altissimo siete chiamati tutti e per questo avete ricevuto una formazione cristiana. A questo vi spinge li vostro carisma. È di vitale importanza perciò conservare l'unità della compagnia spirituale che lo Spirito Santo ha creato fra voi. Nel Vangelo si descrivono i discepoli che insieme, come un corpo solo, accolgono Gesù nella barca. Anche il Santo Padre, nella sua ultima lettera a voi indirizzata nella persona del Presidente, vi ha esortato ad aver cura dell'unità. È un dono da invocare nella preghiera e da realizzare con la vita, praticando l'umiltà, mettendo in secondo piano il desiderio di affermazione di sé e delle proprie vedute, rinunciando ad identificare il carisma con le proprie convinzioni o, peggio ancora, con la propria persona, perché il carisma è sempre più grande di una sola idea, è sempre più grande di un individuo solo, è sempre più grande di una generazione sola o di una stagione storica sola, fosse anche quella degli inizi. Il carisma è più grande anche del fondatore che lo ha accolto a vantaggio di tutta la Chiesa.

Supplichiamo dunque il Signore perché, in questi giorni, tutti siate consolati da un nuovo incontro con Cristo risorto e siate annunciatori e portatori di pace in mezzo a tanti conflitti e tensioni che affliggono il mondo. Preghiamo perché la Fraternità di Comunione e Liberazione rimanga sempre un luogo benedetto di scoperta della bellezza della fede per migliaia di persone e che sia custodita nell'unità per portare avanti la missione che il Signore le affida. Per tutto questo invochiamo l'aiuto di Maria, Madre della Speranza, protettrice dell'unità della Chiesa. Amen.

*Prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita

Leggi tutta l'omelia qui

https://it.clonline.org/news/chiesa/2024/04/13/omelia-farrell-esercizi-fraternita


giovedì 18 aprile 2024

ABORTO, PRO LIFE NEI CONSULTORI

 Lo dice la 194, è la “tutela sociale della maternità”

È polemica contro il Governo per un emendamento che apre le porte dei consultori ai pro life. Ma si sta applicando solo ciò che la 194 già prevede

Quando si parla di vita e di libertà nel nostro Paese scatta uno dei grandi paradossi del nostro tempo: alla libertà si riconosce la legittimità di scelta solo se la sua opzione preferenziale riguarda l’aborto o l’eutanasia, intrappolando la vita nei suoi due confini naturali, l’inizio e la fine.

Voto nella Camera dei Deputati

In parlamento è scoppiata una ennesima bagarre dopo l’approvazione del cosiddetto emendamento Malagola (FDI) : “Le regioni organizzano i servizi consultoriali nell’ambito della Missione 6, Componente 1, del Piano nazionale di ripresa e resilienza, e possono avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri, anche del coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”.

Le opposizioni sono insorte denunciando un vero e proprio attacco alla libertà di autodeterminazione della donna, in concreto alla sua decisione di abortire.

Per loro la donna è libera solo quando decide di abortire, per cui è scattata la grande accusa ad un governo che permette alle Regioni di avvalersi di associazioni che offrano sostegno alla maternità. Peccato che nell’evidente ideologizzazione di un tema di così grande interesse molti deputati abbiano dimenticato che da quasi 50 anni esistono già delle norme che vanno in questa direzione: la legge 405/1975 con cui vengono istituiti i consultori familiari e la legge 194/1978, che all’articolo 2 afferma: “I consultori sulla base di appositi regolamenti o convenzioni possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita”.

Quest’ultima, come è noto, è la cosiddetta legge sulle “Norme per la tutela sociale della maternità e l’interruzione volontaria della gravidanza”, più conosciuta come legge sull’aborto. Le norme attuali di fatto consentono già il coinvolgimento del terzo settore, con la dichiarata intenzione di aiutare la maternità difficile dopo la nascita. Ossia venire incontro a quelle situazioni complesse in cui il desiderio di maternità si dovrebbe misurare con un contesto socio-economico che la donna teme di non sapere o di non potere affrontare senza un aiuto supplementare.

Il tanto contestato emendamento Malagola in realtà si inserisce in una maggiore e migliore applicazione della legge 194, venendo incontro alle persone più fragili; aiutandole a decidere senza sentirsi sole davanti ad ostacoli che possono apparire insormontabili. L’emendamento in realtà dà maggiore e migliore attuazione al senso di una legge che parla di tutela sociale della maternità, ma che in realtà finora si è limitata ad applicare solo la seconda parte di quello stesso titolo: l’interruzione volontaria della gravidanza. Dunque aumenta i confini delle scelte possibili di una donna in gravidanza, facendole sperimentare il valore di una solidarietà operativa che a titolo del tutto gratuito si pone al servizio delle sue nuove esigenze.

D’altra parte l’emendamento parla di una opzione possibile, quando afferma che le Regioni possono avvalersi delle associazioni con una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità, senza esserne obbligate a farlo.

Ma cosa significhi sostegno alla maternità potrebbe non essere del tutto chiaro, se si tiene conto che molti organismi internazionali utilizzano l’espressione “tutela della salute sessuale e riproduttiva” proprio per indicare l’aborto.

Ora, è vero che le due espressioni non sono sovrapponibili, ma davanti al rischio di fraintendimenti e di equivoci non solo linguistici, occorrerà fare riferimento proprio all’indignazione delle opposizioni in questi giorni. Per tutte loro, nessuna esclusa, l’interpretazione è stata tanto intensa quanto inequivocabile: il riferimento è alle associazioni capaci di prendersi cura della donna e del bambino nell’ambito di una relazione speciale come è quella di madre e figlio. La scelta per una donna che deve affrontare una maternità che le sembra difficile, a qualsiasi titolo, economico, sociale, psicologico, si amplia se vengono messe a sua disposizione nuove risorse su misura delle sue esigenze.

Eppure dall’opposizione si sono alzate voci che hanno affermato: “Questo governo continua nella sua battaglia contro le donne e contro i loro diritti e lo fa attaccando in primis la legge 194 e il diritto all’interruzione di gravidanza. È vergognoso. Ci batteremo in Parlamento e fuori, affianco alle associazioni femministe, per impedire alla destra questo ennesimo attacco ai diritti delle donne”.

In realtà il Governo, con il consenso per ora di un ramo del Parlamento, sta solo applicando più e meglio quanto previsto dalla 194.

E da +Europa è arrivato il collegamento esplicito tra l’emendamento in questione e la recente mozione approvata dal parlamento europeo: “Mentre il Parlamento europeo chiede che l’interruzione di gravidanza entri nella carta dei diritti fondamentali dell’Ue, il governo Meloni si mette alla guida dei Paesi Ue che vogliono cancellare questo diritto”.

Uno spunto importante per riflettere anche sull’Europa che vogliamo e sui futuri rappresentanti che vogliamo mandare in Europa.

PAOLA BINETTI (da Il sussidiario 18 aprile 2024)

NOTA

Ana Redondo grida "¡vergüenza!"
La “narrazione” che il PD (anti)italiano e compagni è riuscito ad esportare in Europa nel giro di poche ore pilotando un messaggio “fake” sulle intenzioni del governo ha colpito la sprovveduta ministra spagnola Ana Redondo.

Aborto, tensioni Italia-Spagna, la ministra dell’Uguaglianza Ana Redondo (PSOE): Consentire pressioni organizzate contro le donne che vogliono interrompere una gravidanza significa minare un diritto riconosciuto dalla legge.”

La replica della premier Giorgia Meloni: “Varie volte ho ascoltato ministri stranieri che parlano di questioni interne italiane senza conoscerne i fatti. Normalmente quando si è ignoranti su un tema si deve avere almeno la buona creanza di non dare lezioni” — Ansa

Il ministro alle Pari Opportunità Eugenia Rocella commenta:”Suggerisco ai rappresentanti di altri paesi di basare le proprie opinioni sulla lettura dei testi e non sulla propaganda della sinistra italiana che si dichiara paladina della legge 194 ma non ne conosce il contenuto o fa finta di non conoscerlo”.

 

EUROPA E ABORTO: UNA SVENTURA PER L’UMANITA’

STEFANO SPINELLI

Neanche un mese dopo l’infausta decisione francese, di inserire il diritto all’aborto, come diritto costituzionale, ecco ora il Parlamento Europeo che, con 336 voti a favore contro 163, ha approvato una risoluzione che auspica l’inserimento dell’aborto nella Carta dei Diritti, riconoscendolo come “diritto fondamentale” e “valore comune da incentivare”.

Pur non avendo la decisione europea valore vincolante per gli Stati membri (sia perché l’aborto non è materia di competenza europea, ma nazionale; sia perché l’effettiva modifica della Carta dei Diritti necessita l’unanimità di consenso da parte dei 27 paesi aderenti), è evidente però il suo chiaro intento ideologico non privo di conseguenze concrete (basti pensare al fatto che i finanziamenti europei potrebbero essere condizionati al rispetto dei diritti fondamentali – tra cui l’aborto – da parte degli Stati membri).

L’UGCI (Unione Giuristi Cattolici Italiani), Sezione di FC, ritiene questa decisione europea una sventura per l’umanità: inserire l’aborto, ossia la soppressione di un bambino nel grembo materno (per la scienza l’embrione e il feto sono esseri umani, con un proprio patrimonio genetico), tra i diritti fondamentali, significa stravolgere pericolosamente l’antropologia umana, fino a non riconoscerne più alcuna dignità.

La teorica dei diritti umani fondamentali rappresenta infatti il più alto livello e la più alta espressione del tentativo umano di perseguire il bene stesso dell’uomo, di tutelare ciò che per lui è essenziale, al punto tale da dover essere riconosciuto e affermato come inviolabile, anche contro i diritti vigenti e scritti dei singoli ordinamenti particolari, presenti o futuri.

Detta teorica nasce infatti dopo gli orrori delle due guerre mondiali (in particolare con la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino e con le singole carte costituzionali del Novecento), quando ci si è resi conto che i singoli ordinamenti positivi non erano di per sé garanzia di giustizia, occorrendo affermare, a livello sovranazionale, un numero minimo di diritti fondamentali appartenenti all’uomo in quanto tale, generalmente condivisi e comunque affermati come indispensabili per far sviluppare libertà e giustizia; un nucleo di tutele da perseguirsi indistintamente in tutti i paesi, anche in quelli ove i medesimi diritti umani siano in vario modo disconosciuti.

Quando si parla di diritti fondamentali, insomma, il riferimento è a un diritto superiore che sta oltre il mero diritto stabilito dai singoli Stati a una giustizia che né il diritto attuale, né quello futuro, né il diritto di nessun paese, oggi o domani, potrebbe disconoscere.

Si pensi quindi a quale grado di ingiustizia comporta il fatto di assumere erroneamente, a livello di diritti fondamentali, diritti contro l’uomo e il suo bene. Il massimo tentativo di giustizia per l’uomo si trasforma nella più incredibile esperienza di ingiustizia che l’uomo possa mai conoscere: summus jus, summa iniuria.

L’UGCI di FC fa proprie le parole di Ratzinger  “Dinanzi a queste esigenze etiche fondamentali e irrinunciabili, i credenti devono sapere che è in gioco l'essenza dell'ordine morale, che riguarda il bene integrale della persona. E' questo il caso delle leggi civili in materia di aborto e di eutanasia (da non confondersi con la rinuncia all'accanimento terapeutico, la quale è, anche moralmente, legittima), che devono tutelare il diritto primario alla vita a partire dal suo concepimento fino al suo termine naturale” e i contenuti della recente Dichiarazione Dignitas Infinita di Papa Francesco.

Stefano Spinelli,

Presidente UGCI, Sezione di FC.

sabato 13 aprile 2024

DAGLI ESERCIZI DELLA FRATERNITA' DI RIMINI 2024: LA SPERANZA


SPERANZA

La speranza è una certezza nel futuro

in forza di una realtà presente.

Perciò è la presenza di Cristo,

resa nota dalla memoria,

che ci rende certi del futuro.

Ed è possibile allora un cammino senza sosta,

un tendere senza limiti,

a partire dalla certezza che Lui,

come possiede la storia,

si manifesterà in essa.

(MANIFESTO DI PASQUA 1996)

 

Una sintesi elementare è importante, perché valorizza tutto quello che abbiamo detto sulla speranza e impedisce che noi si abbia a nous égarer, a sviarci.

Primo. C'è una presenza, la vita dell'uomo ha una presenza, ha dentro di sé una presenza: la presenza delle persone e delle cose. Queste presenze esercitano un'attrattiva, per cui l'animo dell'uomo parte coi desideri che costituiscono la molla d'ogni suo dinamismo. L'uomo non è una «gattamorta». Le attrattive di questa presenza suscitano gli ideali della vita: la bellezza, la verità, la creatività, il lavoro (la creatività è il lavoro). Tutto l'attaccarsi che l'uomo fa a questi ideali - si attacca, l'uomo, a questi ideali - e, perciò, la stima che porta ai suoi desideri, lo accecano sulla provvisorietà di essi: l'uomo non vede che tutti questi sono dei segni, dei segni lungo la strada.

Secondo. Accadde una presenza, la presenza del Verbo di Dio fatto uomo nelle viscere di Maria. Si tratta della presenza di Colui di cui sono fatte tutte le persone e le cose, si tratta di Colui che ha creato il mondo, perciò tutte le realtà create son segno di Lui, trovano la propria verità (altrimenti sono menzogna) e il proprio compimento (altrimenti sono vane) in Lui. Tutti gli ideali destati lungo il cammino sono in funzione di Lui, l'Ideale; i desideri dell'uomo sono veri ed efficaci solo se vissuti in funzione del desiderio di Lui. Le esperienze dell'amore, della ricerca del vero, della fecondità, della costruttività sono moduli per addentrarsi nell'esperienza del Suo mistero: questo è l'ideale della vita dell'uomo dopo che Egli è venuto per rimanere fino al giorno della Sua gloria.

Ma vivere questa attesa è la speranza d'ogni speranza.

Terzo. Egli, perciò, deve entrare a determinare tutti i tentativi in cui la speranza umana - è il motore, la speranza! - cerca l'esperienza suprema, ultima, che rende cento volte più esaltanti gli anticipi che sono le esperienze umane solite. Una capacità di familiarità o amorosità con Cristo, un incremento del valore del lavoro, una esaltazione dell'affetto, un protagonismo storico come creazione del popolo di Dio: queste sono le conseguenze.

Quarto. L'errore rimane come dolore, non è una obiezione: «Tutto questo non è mai esistito: Egli solo è».(Milosz)

Realmente, pensiero, cuore... tutta la nostra capacità di rapporto, quasi insensibilmente, centra su Cristo: «Egli solo è». Non solo non è l'esclusione di mio padre e mia madre, ma è l'assunzione, nella esaltazione di Cristo, di mio padre e di mia madre; mio padre e mia madre entrano con Lui, nella sua figura; la persona più amata entra nella sua figura, al cuore, al centro della sua figura.

Quinto. Il luogo di questo avvenimento è una compagnia ecclesiale; ecclesiale vuol dire gente che si mette insieme per questo: per Cristo. La nostra compagnia è solo amicizia. La nostra compagnia è solo amicizia e, con l'augurio che diventiamo sempre più amici, andiamo a mangiare.

LUIGI GIUSSANI

“Si può (veramente) vivere così?”pag.265 segg. BUR 1996

venerdì 12 aprile 2024

I VESCOVI D’AFRICA, DIFENSORI DELL’UNITÀ DELLA FEDE

Nella prossima sessione del Sinodo mondiale dei vescovi, convocata da papa Francesco a Roma per ottobre 2024 , saranno i vescovi africani i più decisi a fare blocco contro le innovazioni propugnate da certi episcopati del Nord: diaconato femminile, preti sposati, nuova morale sessuale. Esattamente come già è venuta dall’Africa la più compatta resistenza alla benedizione delle coppie dello stesso sesso, autorizzata dalla dichiarazione vaticana “Fiducia supplicans” dello scorso dicembre.

Card Robert SARAH in Camerun
A prevedere questa battaglia campale dei vescovi africani “in difesa della fede contro i fautori del relativismo culturale”, anzi, a ispirarla e a dettarne le linee guida è un autorevole cardinale anche lui d’Africa, Robert Sarah,”.

 È in visita in Camerun da una decina di giorni e ieri mattina, martedì 9 aprile, ha tenuto ai circa trenta vescovi di quel Paese, nella sede della conferenza episcopale a Mvolyé, sul colle che sovrasta la capitale Yaoundé, l’impegnativo discorso programmatico riprodotto qui sotto nella sua parte terminale

Da Roma, dalla cerchia del papa e in particolare dal cardinale argentino Victor Manuel Fernández, prefetto del dicastero per la dottrina della fede e primo firmatario di “Fiducia supplicans”, si giudica la resistenza dei vescovi africani alle innovazioni come il portato di una loro arretratezza culturale, già poco elegantemente messa alla berlina nel 2014, in occasione del Sinodo sulla famiglia, dal cardinale Walter Kasper. Nei prossimi giorni il cardinale Sarah sarà in Guinea, dove è nato 78 anni fa e dove è stato parroco in un villaggio della savana e poi vescovo a Conakry, la capitale, difensore indomito della libertà religiosa e civile in anni di spietata dittatura, anche a rischio della vita.

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(…) Che cosa dobbiamo fare? Forse vi si dirà che così è fatto il mondo e non vi si può sfuggire. Forse vi si dirà che la Chiesa deve adattarsi o morire. Forse vi si dirà che poiché l’essenziale è al sicuro bisogna essere flessibili sui dettagli. Forse vi si dirà che la verità è teorica ma che i casi particolari le sfuggono. Tante massime che confermano la grave malattia che ci attanaglia tutti!


Io vorrei invitarvi piuttosto a ragionare diversamente. Non dobbiamo cedere alla menzogna! L’essenza dell’ateismo fluido è la promessa di un accomodamento tra la verità e la menzogna. È la tentazione più grande del nostro tempo! Siamo tutti colpevoli di accomodamenti, di complicità con questa grande menzogna che è l’ateismo fluido! Fingiamo di essere cristiani credenti e uomini di fede, celebriamo riti religiosi, ma in realtà viviamo da pagani e non credenti. Non illudetevi, non si combatte con questo nemico, che finisce sempre per portarvi via. L’ateismo fluido è sfuggente e viscido. Se lo attaccate, vi intrappolerà nei suoi sottili compromessi. È come la tela di un ragno, più vi agitate contro di essa, e più si chiude attorno a voi. L’ateismo fluido è l’ultima trappola del Tentatore, di Satana.


Egli vi attira sul suo stesso terreno. Se lo seguite, sarete portati a utilizzare le sue armi: la menzogna, la dissimulazione e il compromesso. Fomenta attorno a sé la confusione, la divisione, il risentimento, l’amarezza e la faziosità. Guardate in che stato è la Chiesa! Ovunque non c’è che dissidio e sospetto. L’ateismo fluido vive e si nutre di tutte le nostre piccole debolezze, di tutte le nostre capitolazioni e compromissioni con la sua menzogna. […]


Con tutto il mio cuore di pastore, voglio invitarvi oggi a prendere questa decisione. Non dobbiamo creare partiti nella Chiesa. Non dobbiamo proclamarci i salvatori di questa o quella istituzione. Tutto ciò contribuirebbe al gioco dell’avversario. Ma ciascuno di noi può oggi decidere: la menzogna dell’ateismo non troverà più spazio in me. Non voglio più rinunciare alla luce della fede, non voglio più, per comodità, pigrizia o conformismo, far coabitare in me la luce e le tenebre. È una decisione molto semplice, al tempo stesso interiore e concreta. Essa cambierà le nostre vite. Non si tratta di andare in guerra. Non si tratta di denunciare dei nemici. Quando non si può cambiare il mondo, si può cambiare noi stessi. Se ciascuno umilmente lo decidesse, il sistema della menzogna crollerebbe da solo, perché la sua unica forza è il posto che gli facciamo dentro di noi. […]


Cari fratelli vescovi, offrendoci la fede Dio apre la sua mano affinché noi mettiamo lì la nostra e ci lasciamo condurre da Lui. Di che cosa avremo paura? L’essenziale è tenere fermamente la nostra mano nella sua! La nostra fede è questo legame profondo con Dio stesso. “Io so in chi ho posto la mia fede”, dice san Paolo (2 Tm 1,12). Di fronte all’ateismo fluido, la fede acquista un’importanza essenziale. È allo stesso tempo il tesoro che vogliamo difendere e la forza che ci permette di difenderci.

Masaccio, La Trinità, Cappella Brancacci


Conservare lo spirito di fede è rinunciare a ogni compromesso, è rifiutare di vedere le cose in altro modo che attraverso la fede. Significa tenere la nostra mano nella mano di Dio. Credo profondamente che questa sia l’unica fonte possibile di pace e dolcezza. Tenere la nostra mano in quella di Dio è la garanzia di una vera benevolenza senza complicità, di una vera dolcezza senza codardia, di una vera forza senza violenza.


Voglio anche sottolineare come la fede è fonte di gioia. Come non essere nella gioia quando ci siamo affidati a Colui che è la fonte della gioia? Un’attitudine di fede è esigente, ma non è rigida e tesa. Cerchiamo di essere felici mentre a Lui tendiamo la mano. La fede genera forza e gioia insieme. “Il Signore è mia fortezza, di chi avrò paura?” (Sal 27,1). La Chiesa sta morendo, infestata dall’amarezza e dallo spirito di parte, e solo lo spirito di fede può fondare un’autentica benevolenza fraterna. Il mondo sta morendo, divorato dalla menzogna e dalla rivalità, e solo lo spirito di fede può portargli la pace.

 

di Robert Sarah

qui parte del discorso del Card. Sarah

https://www.diakonos.be/nel-prossimo-sinodo-sara-lafrica-a-fare-blocco-contro-i-novatori-e-il-cardinale-sarah-detta-le-linee-guida/