SPERANZA
La speranza è una certezza nel futuro
Perciò è la presenza di Cristo,
resa nota dalla memoria,
che ci rende certi del futuro.
Ed è possibile allora un cammino senza sosta,
un tendere senza limiti,
a partire dalla certezza che Lui,
come possiede la storia,
si manifesterà in essa.
(MANIFESTO DI PASQUA 1996)
Una sintesi elementare è importante, perché valorizza tutto quello che abbiamo detto sulla speranza e impedisce che noi si abbia a nous égarer, a sviarci.
Primo. C'è una presenza, la vita dell'uomo ha una presenza, ha dentro di sé una presenza: la presenza delle persone e delle cose. Queste presenze esercitano un'attrattiva, per cui l'animo dell'uomo parte coi desideri che costituiscono la molla d'ogni suo dinamismo. L'uomo non è una «gattamorta». Le attrattive di questa presenza suscitano gli ideali della vita: la bellezza, la verità, la creatività, il lavoro (la creatività è il lavoro). Tutto l'attaccarsi che l'uomo fa a questi ideali - si attacca, l'uomo, a questi ideali - e, perciò, la stima che porta ai suoi desideri, lo accecano sulla provvisorietà di essi: l'uomo non vede che tutti questi sono dei segni, dei segni lungo la strada.
Secondo. Accadde una
presenza, la presenza del Verbo di Dio fatto uomo nelle viscere di Maria. Si
tratta della presenza di Colui di cui sono fatte tutte le persone e le cose, si
tratta di Colui che ha creato il mondo, perciò tutte le realtà create son segno
di Lui, trovano la propria verità (altrimenti sono menzogna) e il proprio
compimento (altrimenti sono vane) in Lui. Tutti gli ideali destati lungo il
cammino sono in funzione di Lui, l'Ideale; i desideri dell'uomo sono veri ed
efficaci solo se vissuti in funzione del desiderio di Lui. Le esperienze
dell'amore, della ricerca del vero, della fecondità, della costruttività sono
moduli per addentrarsi nell'esperienza del Suo mistero: questo è l'ideale della
vita dell'uomo dopo che Egli è venuto per rimanere fino al giorno della Sua
gloria.
Ma vivere questa attesa è la speranza d'ogni speranza.
Terzo. Egli, perciò, deve entrare a determinare tutti i tentativi in cui la speranza umana - è il motore, la speranza! - cerca l'esperienza suprema, ultima, che rende cento volte più esaltanti gli anticipi che sono le esperienze umane solite. Una capacità di familiarità o amorosità con Cristo, un incremento del valore del lavoro, una esaltazione dell'affetto, un protagonismo storico come creazione del popolo di Dio: queste sono le conseguenze.
Quarto. L'errore rimane
come dolore, non è una obiezione: «Tutto questo non è mai esistito: Egli solo
è».(Milosz)
Realmente, pensiero, cuore... tutta la nostra capacità di rapporto, quasi insensibilmente, centra su Cristo: «Egli solo è». Non solo non è l'esclusione di mio padre e mia madre, ma è l'assunzione, nella esaltazione di Cristo, di mio padre e di mia madre; mio padre e mia madre entrano con Lui, nella sua figura; la persona più amata entra nella sua figura, al cuore, al centro della sua figura.
Quinto. Il luogo di questo avvenimento è una compagnia ecclesiale; ecclesiale vuol dire gente che si mette insieme per questo: per Cristo. La nostra compagnia è solo amicizia. La nostra compagnia è solo amicizia e, con l'augurio che diventiamo sempre più amici, andiamo a mangiare.
LUIGI GIUSSANI
“Si può (veramente) vivere così?”pag.265
segg. BUR 1996
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