venerdì 5 aprile 2024

LA LEZIONE DEL 1980

 La lezione del 1980 è un bellissimo racconto di 

Dino Buzzati 

che parla di potere, umiltà e opportunismo.

Il racconto appare, nella sua prima edizione, nella raccolta di racconti del 1966 Il Colombre, ed è anche disponibile sul web in pdf integrale (qui riportato in parte)

Buzzati, nelle storie che raccontava, era molto serio, ma virato ad una ambientazione favolistica che anche dopo così tanti anni mantiene intatta la sua efficacia ed il suo fascino: il racconto è chiarissimo così com’è.

 

 -------- LA LEZIONE DEL 1980-------

Stufo finalmente di tante beghe, il Padre Eterno decise di dare agli uomini una salutare lezione.
Alla mezzanotte precisa di martedì 31 dicembre 1979, il capo del governo sovietico, Pietro Semionovic Kurulin, morì d’un colpo secco. Aveva giusto brindando al nuovo anno, durante un ricevimento ai rappresentanti della Federazione democratica dell’Africa orientale – ed era al sedicesimo bicchierino di vodka – quando il sorriso gli si spense sulle labbra e lui piombò a terra come un sacco di cemento, fra la costernazione generale.

Il mondo fu scosso da opposte reazioni.
Si era giunti a una delle punte più acute e pericolose della 
guerra fredda, quale forse non si era avuta mai. Il motivo occasionale della tensione fra il blocco comunista e il blocco occidentale era la disputa per il possesso del cratere Copernico, sulla Luna…...

La improvvisa scomparsa di Kurulin fu quindi di immenso sollievo per l’America. Come del resto i suoi predecessori, egli aveva accentrato in sé la massima somma dei poteri. Per quanto – almeno in apparenza – non esistesse opposizione interna, la sua poteva considerarsi una politica del tutto personale. Tolto di mezzo lui, a Mosca ci sarebbe stata inevitabilmente una crisi di incertezza e sbandamento. Comunque, la pressione diplomatico-militare da parte sovietica si sarebbe allentata di molto.

Senonchè, l’anno appena nato si rivelò ricco di imprevisti.

Esattamente una settimana dopo, alla mezzanotte cioè di martedì 7 gennaio, qualcosa che aveva tutte le apparenze dell’infarto fulminò al tavolo di lavoro, mentre conferiva col segretario per la marina da guerra, il presidente degli Stati Uniti, Samuel E. Fredrikson, il pugnace tecnico pioniere, simbolo dell’intrepido spirito nazionale, primo americano che aveva messo i piedi sulla Luna.
Che a distanza di una settimana esatta i due massimi antagonisti della contesa mondiale fossero spariti di scena provocò una emozione indicibile.
Proprio a mezzanotte tutti e due?

Chi parlò di assassinio ad opera di una setta segreta, chi fantasticò di un intervento di forze e extraterrestri, chi sospettò una specie di “giudizio di Dio”. Fatto è che i commentatori politici non sapevano più a che santo votarsi. Sì, poteva essere una pura coincidenza fortuita. Ma l’ipotesi non era facile da digerire: sia Kurulin sia Fredrikson avevano goduto fino allora una salute di ferro.
Mentre a Mosca il potere era stato assunto ad interim da una collegiale, a Washington, per Costituzione, la carica suprema automaticamente passò al vicepresidente, Victor S. Klement, saggio amministratore e giurista ultrasessantenne, già governatore del Nebraska.

La notte del 14 gennaio 1980, martedì, come l’orologio sopra il caminetto acceso ebbe battuto dodici colpi, Mr. Klement, che stava leggendo un libro giallo seduto in poltrona accanto al fioco, lasciò cadere il volume, reclinò dolcemente il capo in avanti e così rimase. Le cure dei familiari e quindi dei medici accorsi non servirono a niente. Anche Klement era trasmigrato nel regno dei più.

Questa volta una ondata di superstizioso terrore passò sul mondo. No, parlare di caso non era più possibile.

Una potestà sovrumana si era messa in azione per colpire a scadenza fissa, con precisione matematica, i grandi della Terra. E gli osservatori più acuti credettero di aver decifrato il meccanismo dello spaventoso fenomeno: per un decreto superiore, la morte portava via, ogni settimana, colui che in quel momento era, fra gli uomini, il più potente di tutti….

..........

Il mattino del 21 gennaio, Lu Ci-min, l’ermetico capo della Cina, convinto, più o meno presuntuosamente, che fosse venuto il suo turno, per dimostrare la sua indipendenza dalla volontà dell’Eterno, ateo com’era, si tolse la vita.

Contemporaneamente il vecchissimo De Gaulle, ormai mitico Signore della Francia, persuaso pure lui di essere l’eletto, tenne, con quel e gli restava di voce, un nobile discorso di commiato al suo Paese, giungendo, a detta di molti, il più alto vertice dell’eloquenza, nonostante il grave peso dei novant’anni. Si constatò allora come l’ambizione potesse soverchiare ogni cosa. C’erano uomini felici di morire purché la morte dimostrasse la loro preminenza sul restante genere umana.
Ma, con sua amara delusione, De Gaulle varcò la mezzanotte in ottima salute....

Dopodiché – la legge del “muore il più potente” avendo travata conferma – si verificò un fuggi fuggi generale dalle cariche più alte e fino a ieri più ambite.

Quasi tutti i seggi presidenziali rimasero vacanti.
Il potere, già avidamente agognato, scottava fra le mani.

Fu, tra i pezzi grossi della politica, dell’industria e della finanza, una corsa disperata a chi dimostrasse di contare meno. Tutti si facevano piccoli, abbassavano le ali, ostentavano nero pessimismo sulla sorte del proprio Paese, del proprio partito, delle proprie imprese.

Il mondo capovolto…..

La defezione dei titolari, spaventati, aveva lasciato deserti i posti eminenti di dominio. Solo il vecchio De Gaulle, imperterrito come sempre, non aveva mollato lo scettro. Ma la morte, chissà perché, non gli diede soddisfazione. Egli fu anzi l’unica eccezione alla regola. Caddero, alle scadenze dei martedì notte, personaggi di gran lunga meno autorevoli di lui. Che il Padre Eterno, fingendo di ignorarlo, gli volesse imporre una lezione di umiltà?

Dopo un paio di mesi non esisteva più un dittatore, un Capo di Governo, un leader di grande partito, un direttore generale di grossa industria.
Che bellezza. Tutti dimissionari.

Alla guida di Nazioni e aziende rimasero organi collegiali paritetici, in cui ciascun membro stava bene attento a non sopravanzare i colleghi. Nello stesso tempo gli uomini più ricchi del mondo si sbarazzavano a precipizio del loro esagerato cumulo di miliardi con gigantesche elargizioni benefiche, opere sociali e mecenatismi artistici.

Si giunse a paradossi inauditi. Nella campagna elettorale in Argentina il Presidente Hermosino, temendo i voti come la peste, diffamò totalmente se stesso che venne incriminato per vilipendio del capo dello Stato. …

.........

Nelle liti, internazionali, nazionali e private, ciascuno dava ragione all’avversario, cercava di essere il più debole, il più remissivo, sprovveduto. Il cratere di Copernico venne equamente spartito fra sovietici e americani. I capitalisti cedevano le loro aziende ai lavoratori e i lavoratori li supplicavano di tenersele ancora. Nel giro di pochi giorni si giunse a un accordo per il disarmo totale. Le vecchie scorte di bombe furono fatte esplodere nelle vicinanze di Saturno, che ne ebbe rotti un paio di anelli.

Dopo neanche sei mesi, ogni pericolo di conflitto anche locale era svanito. Che dico conflitto? Neppure controversie, odi, litigi, polemiche, animosità, sussistevano più. Cessati l’assalto al potere e la smania del predominio, si vide che dovunque si stabilivano automaticamente la giustizia e la pace. Di cui, grazie al Cielo, continuiamo a godere dopo anni.
Perché, se appena qualche ambizioso, dimenticando la lezione del 1980, tenta di alzare la testa sopra gli altri, la invisibile falce, la fa volar via, sempre alla mezzanotte del martedì…

Le “esecuzioni” settimanali cessarono a metà ottobre. Non ce n’era più bisogno. Erano bastati una quarantina di infarti ben collocati per sistemare le cose sulla Terra. Le ultime vittime furono figure di secondo piano, ma il mercato mondiale non offriva di meglio in fatto di personaggi. Solo il decrepito De Gaulle continuò a essere ostinatamente ignorato...

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nota bene - Verrebbe da chiedere:"Buon Dio perchè non ascolti Buzzati?"

 

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