L’Italia è un paese strano. Liberale e popolare nell’anima, ma da 80 anni con una cultura dominante di sinistra sopravvissuta alle macerie del Secolo breve.
E da giorni sembra di vivere in un nuovo regime fascista. Spuntano da ogni angolo scrittori che hanno tutti un nonno partigiano e un padre da sempre “sincero democratico”, si dicono censurati ma sono onnipresenti su tv e giornali, hanno le tirature che contano, collezionano i premi che fanno vendere e ammorbano l’aria che respiriamo.
La banalità di
Scurati
Dice Antonio Scurati : «Il gruppo dirigente post-fascista,
vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade:
ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia.
Ha indubbiamente imboccato la seconda via».
Il ripudio del fascismo da parte di Giorgia Meloni è
evidente sia per quel che riguarda l’accettazione e il rispetto della
democrazia garantita dalla nostra Costituzione antifascista, sia per
quel che riguarda il nazionalismo superato dalla chiara scelta europeista e
atlantista della leader di Fratelli d’Italia.Antonio Scurati
Perché dunque la Meloni non si dichiara apertamente antifascista? Da un lato per lo stesso motivo per cui chi ha riconosciuto
il tragico fallimento del comunismo, non si dichiara anticomunista, perché pur
avendo elaborato criticamente la deriva del movimento nato in Russia nel 1917,
ha rispetto per la propria vita precedente nonostante ne abbia superato gli
orientamenti fondamentali.
Da un altro lato c’è il problema di un
aspetto oscuro dell’antifascismo. Mentre la Resistenza è "senza se e senza
ma" un avvenimento glorioso di riscatto della nostra nazione dalla guerra
nazifascista e dal ventennio dittatoriale ed è alla base della nostra
Costituzione, l’antifascismo post Liberazione ha più di un elemento
discutibile: es. l’imbecillità spesso criminale del cosiddetto antifascismo
militante, quello dell’ "uccidere un fascista non è un reato", oppure
l’uso disinvolto dell’accusa di fascismo per cui persino in Bettino Craxi si ritrovarono "elementi di
fascismo", ecc.
Se Scurati oltre che un bravo scrittore, fosse anche un opinionista con un qualche senso critico della storia avrebbe aiutato la riflessione sulla vicenda repubblicana, invece che rifugiarsi nella più banale retorica. Naturalmente tutte queste considerazioni non vogliono in alcun modo assolvere gli stupidi pasticcetti di simil censura combinati da questo o quel funzionario della Rai.
Il giudizio di
Violante
Nel 1996, Luciano Violante nella solennità del discorso di
insediamento alla presidenza della Camera affermò: "Dopo l’8 settembre
anche chi andò dalla parte sbagliata e per quella idea morì, merita rispetto
come le vittime della Resistenza". "Mi chiedo", aggiunse,
"se l’Italia di oggi, se noi, cioè, non si debba cominciare a riflettere
sui vinti di ieri". Quelle parole suscitarono dissensi e proteste, ma
Violante non si è smentito».
Violante, che al contrario di Scurati ha maturato anche sulla base di drammatiche esperienze personali un giudizio serio sul carattere complesso della storia repubblicana, ha indicato l’unica strada che le persone che amano la nostra nazione devono prendere: trovare il modo per allargare e consolidare anche attraverso atti di aperta riconciliazione le basi politico-sociali della nostra Costituzione nata dalla gloriosa Resistenza al nazifascismo.
Il ritorno quello sì "fascista" dell'antisemitismo.
«È incredibile ma in Italia nel 2024 è partita la caccia ai
"sionisti". I sostenitori dello Stato di Israele, ebrei e non ebrei,
ma soprattutto ebrei, da un po’ di tempo fanno fatica a parlare in pubblico. I
nuovi untorelli, questi gruppetti di proPal, provocano, intimidiscono, tentano
di tappargli la bocca: ormai succede troppo spesso ed è indegno di un paese
democratico».
Se oggi in Italia non c’è alcun pericolo di restaurazione di una dittatura fascista, ciò non esclude che si manifestino atti e atteggiamenti, ispirati da sentimenti fascisti, anzi in qualche modo nazisti.
Il fatto che nelle nostre università dopo 86 anni da
quando le leggi sulla razza allontanarono dall’insegnamento i professori di
origine ebraica, si tolga la parola a opinionisti solo perché sono ebrei o si
vogliano boicottare i finanziamenti a ricerche solo perché fatte in collaborazione
con professori ebrei, è un sintomo di come il passato possa sempre
condizionare il presente.
Nessun commento:
Posta un commento