mercoledì 24 aprile 2024

LA RETORICA IMBECILLE DELL'ANTIFASCISMO MILITANTE

 L’Italia è un paese strano. Liberale e popolare nell’anima, ma da 80 anni con una cultura dominante di sinistra sopravvissuta alle macerie del Secolo breve.

E da giorni sembra di vivere in un nuovo regime fascista. Spuntano da ogni angolo scrittori che hanno tutti un nonno partigiano e un padre da sempre “sincero democratico”, si dicono censurati ma sono onnipresenti su tv e giornali, hanno le tirature che contano, collezionano i premi che fanno vendere e ammorbano l’aria che respiriamo.

La banalità di Scurati

Dice Antonio Scurati : «Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via».

Il ripudio del fascismo da parte di Giorgia Meloni è evidente sia per quel che riguarda l’accettazione e il rispetto della democrazia garantita dalla nostra Costituzione antifascista, sia per quel che riguarda il nazionalismo superato dalla chiara scelta europeista e atlantista della leader di Fratelli d’Italia.

Antonio Scurati

Perché dunque la Meloni non si dichiara apertamente antifascista? Da un lato per lo stesso motivo per cui chi ha riconosciuto il tragico fallimento del comunismo, non si dichiara anticomunista, perché pur avendo elaborato criticamente la deriva del movimento nato in Russia nel 1917, ha rispetto per la propria vita precedente nonostante ne abbia superato gli orientamenti fondamentali.

Da un altro lato c’è il problema di un aspetto oscuro dell’antifascismo. Mentre la Resistenza è "senza se e senza ma" un avvenimento glorioso di riscatto della nostra nazione dalla guerra nazifascista e dal ventennio dittatoriale ed è alla base della nostra Costituzione, l’antifascismo post Liberazione ha più di un elemento discutibile: es. l’imbecillità spesso criminale del cosiddetto antifascismo militante, quello dell’ "uccidere un fascista non è un reato", oppure l’uso disinvolto dell’accusa di fascismo per cui persino in Bettino Craxi si ritrovarono "elementi di fascismo", ecc.

Se Scurati oltre che un bravo scrittore, fosse anche un opinionista con un qualche senso critico della storia avrebbe aiutato la riflessione sulla vicenda repubblicana, invece che rifugiarsi nella più banale retorica. Naturalmente tutte queste considerazioni non vogliono in alcun modo assolvere gli stupidi pasticcetti di simil censura combinati da questo o quel funzionario della Rai.

Il giudizio di Violante

Nel 1996, Luciano Violante nella solennità del discorso di insediamento alla presidenza della Camera affermò: "Dopo l’8 settembre anche chi andò dalla parte sbagliata e per quella idea morì, merita rispetto come le vittime della Resistenza". "Mi chiedo", aggiunse, "se l’Italia di oggi, se noi, cioè, non si debba cominciare a riflettere sui vinti di ieri". Quelle parole suscitarono dissensi e proteste, ma Violante non si è smentito».

Violante, che al contrario di Scurati ha maturato anche sulla base di drammatiche esperienze personali un giudizio serio sul carattere complesso della storia repubblicana, ha indicato l’unica strada che le persone che amano la nostra nazione devono prendere: trovare il modo per allargare e consolidare anche attraverso atti di aperta riconciliazione le basi politico-sociali della nostra Costituzione nata dalla gloriosa Resistenza al nazifascismo.

Il ritorno quello sì "fascista" dell'antisemitismo.

 «È incredibile ma in Italia nel 2024 è partita la caccia ai "sionisti". I sostenitori dello Stato di Israele, ebrei e non ebrei, ma soprattutto ebrei, da un po’ di tempo fanno fatica a parlare in pubblico. I nuovi untorelli, questi gruppetti di proPal, provocano, intimidiscono, tentano di tappargli la bocca: ormai succede troppo spesso ed è indegno di un paese democratico».

Se oggi in Italia non c’è alcun pericolo di restaurazione di una dittatura fascista, ciò non esclude che si manifestino atti e atteggiamenti, ispirati da sentimenti fascisti, anzi in qualche modo nazisti. 

Il fatto che nelle nostre università dopo 86 anni da quando le leggi sulla razza allontanarono dall’insegnamento i professori di origine ebraica, si tolga la parola a opinionisti solo perché sono ebrei o si vogliano boicottare i finanziamenti a ricerche solo perché fatte in collaborazione con professori ebrei, è un sintomo di come il passato possa sempre condizionare il presente.

 

 

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