Nella prossima sessione del Sinodo mondiale dei vescovi, convocata da papa Francesco a Roma per ottobre 2024 , saranno i vescovi africani i più decisi a fare blocco contro le innovazioni propugnate da certi episcopati del Nord: diaconato femminile, preti sposati, nuova morale sessuale. Esattamente come già è venuta dall’Africa la più compatta resistenza alla benedizione delle coppie dello stesso sesso, autorizzata dalla dichiarazione vaticana “Fiducia supplicans” dello scorso dicembre.
Card Robert SARAH in Camerun |
È in visita in Camerun da una decina
di giorni e ieri mattina, martedì 9 aprile, ha tenuto ai circa trenta vescovi
di quel Paese, nella sede della conferenza episcopale a Mvolyé, sul colle che
sovrasta la capitale Yaoundé, l’impegnativo
discorso programmatico riprodotto qui sotto nella sua parte terminale
Da Roma, dalla cerchia del papa e in particolare dal cardinale argentino Victor Manuel Fernández, prefetto del dicastero per la dottrina della fede e primo firmatario di “Fiducia supplicans”, si giudica la resistenza dei vescovi africani alle innovazioni come il portato di una loro arretratezza culturale, già poco elegantemente messa alla berlina nel 2014, in occasione del Sinodo sulla famiglia, dal cardinale Walter Kasper. Nei prossimi giorni il cardinale Sarah sarà in Guinea, dove è nato 78 anni fa e dove è stato parroco in un villaggio della savana e poi vescovo a Conakry, la capitale, difensore indomito della libertà religiosa e civile in anni di spietata dittatura, anche a rischio della vita.
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(…) Che
cosa dobbiamo fare? Forse vi si dirà che così è fatto il mondo e non vi si può
sfuggire. Forse vi si dirà che la Chiesa deve adattarsi o morire. Forse vi si
dirà che poiché l’essenziale è al sicuro bisogna essere flessibili sui
dettagli. Forse vi si dirà che la verità è teorica ma che i casi particolari le
sfuggono. Tante massime che confermano la grave malattia che ci attanaglia
tutti!
Io vorrei invitarvi piuttosto a
ragionare diversamente. Non dobbiamo cedere alla menzogna! L’essenza dell’ateismo
fluido è la promessa di un accomodamento tra la verità e la menzogna. È la
tentazione più grande del nostro tempo! Siamo tutti colpevoli di accomodamenti,
di complicità con questa
grande menzogna che è l’ateismo fluido! Fingiamo di essere cristiani
credenti e uomini di fede, celebriamo riti religiosi, ma in realtà viviamo da
pagani e non credenti. Non illudetevi, non si combatte con questo nemico, che
finisce sempre per portarvi via. L’ateismo fluido è sfuggente e viscido. Se lo
attaccate, vi intrappolerà nei suoi sottili compromessi. È come la tela di un
ragno, più vi agitate contro di essa, e più si chiude attorno a voi. L’ateismo
fluido è l’ultima trappola del Tentatore, di Satana.
Egli
vi attira sul suo stesso terreno. Se lo seguite, sarete portati a utilizzare le
sue armi: la menzogna, la dissimulazione e il compromesso. Fomenta attorno a sé
la confusione, la divisione, il risentimento, l’amarezza e la faziosità.
Guardate in che stato è la Chiesa! Ovunque non c’è che dissidio e sospetto.
L’ateismo fluido vive e si nutre di tutte le nostre piccole debolezze, di tutte
le nostre capitolazioni e compromissioni con la sua menzogna. […]
Con tutto il mio cuore di pastore, voglio invitarvi oggi
a prendere questa decisione. Non dobbiamo creare partiti nella Chiesa. Non
dobbiamo proclamarci i salvatori di questa o quella istituzione. Tutto ciò
contribuirebbe al gioco dell’avversario. Ma ciascuno di noi può oggi decidere:
la menzogna dell’ateismo non troverà più spazio in me. Non voglio più
rinunciare alla luce della fede, non voglio più, per comodità, pigrizia o
conformismo, far coabitare in me la luce e le tenebre. È una decisione molto
semplice, al tempo stesso interiore e concreta. Essa cambierà le nostre vite.
Non si tratta di andare in guerra. Non si tratta di denunciare dei nemici.
Quando non si può cambiare il mondo, si può cambiare noi stessi. Se ciascuno
umilmente lo decidesse, il sistema della menzogna crollerebbe da solo, perché
la sua unica forza è il posto che gli facciamo dentro di noi. […]
Cari
fratelli vescovi, offrendoci la fede Dio apre la sua mano affinché noi mettiamo
lì la nostra e ci lasciamo condurre da Lui. Di che cosa avremo paura? L’essenziale è tenere fermamente la
nostra mano nella sua! La nostra fede è questo legame profondo con Dio
stesso. “Io so in chi ho posto la mia fede”, dice san Paolo (2 Tm 1,12). Di
fronte all’ateismo fluido, la fede acquista un’importanza essenziale. È allo
stesso tempo il tesoro che vogliamo difendere e la forza che ci permette di
difenderci.Masaccio, La Trinità, Cappella Brancacci
Conservare
lo spirito di fede è rinunciare a ogni compromesso, è rifiutare di vedere le
cose in altro modo che attraverso la fede. Significa tenere la nostra mano nella
mano di Dio. Credo profondamente che questa sia l’unica fonte possibile di pace
e dolcezza. Tenere la nostra mano in quella di Dio è la garanzia di una vera
benevolenza senza complicità, di una vera dolcezza senza codardia, di una vera
forza senza violenza.
Voglio
anche sottolineare come la fede è fonte di gioia. Come non essere nella gioia
quando ci siamo affidati a Colui che è la fonte della gioia? Un’attitudine di
fede è esigente, ma non è rigida e tesa. Cerchiamo di essere felici mentre a
Lui tendiamo la mano. La fede genera forza e gioia insieme. “Il Signore è mia
fortezza, di chi avrò paura?” (Sal 27,1). La Chiesa sta morendo, infestata
dall’amarezza e dallo spirito di parte, e solo lo spirito di fede può fondare
un’autentica benevolenza fraterna. Il mondo sta morendo, divorato dalla
menzogna e dalla rivalità, e solo lo spirito di fede può portargli la pace.
di Robert Sarah
qui parte del discorso del Card. Sarah
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