E oggi il vertice della Normale di Pisa, università d'eccellenza, prende posizioni compatibili (messa al bando della scienza israeliana) con le leggi razziali e le teorie naziste.
Non è detto che la storia debba sempre ripetersi nello stesso modo, ma ricordare può aiutare a non ripetere gli errori del passato. Oggi, per esempio, vale la pena ricordare che il clima d'odio che portò all'Olocausto in Italia non fermentò nelle sezioni periferiche del Partito nazionale fascista, bensì nelle università italiane. Il Manifesto della razza che nel 1938 portò alla messa al bando degli ebrei in Italia non fu scritto da podestá o gerarchi in camicia nera, bensì da una decina di professori (tre della prestigiosa università La Sapienza di Roma) e poi sottoscritto da decine di accademici che rappresentavano la crème della cultura italiana dell'epoca.
È un fatto che nelle più importanti università del mondo, Harvard in testa, spira un vento antisemita che prende forza di settimana in settimana. L'Italia non fa eccezione negli atenei più importanti - Bologna, Torino, La Sapienza di Roma e ora la Normale di Pisa - la deriva anti-Israele e pro-Hamas appare sempre più evidente, pilotata da un corpo docente che certamente ci mette del suo e che in parte è impaurito da una minoranza di studenti violenti che godono della grancassa di importanti mezzi di comunicazione.
Se il vertice della Normale di Pisa, università d'eccellenza, prende
posizioni compatibili (messa al bando della scienza israeliana) con le leggi
razziali e le teorie naziste, è evidente che si pone un problema che va oltre
le legittime opinioni sulla guerra in corso a Gaza. Il problema è la qualità
accademica e l'orientamento politico-culturale antioccidentale e filo-razzista
(ovviamente solo con gli ebrei) dell'élite culturale del Paese che discrimina,
censura ed emette sentenze allo stesso modo dei dittatori.
Sarà anche la Normale, ma non è normale che le università schierino
l'intero Paese da una parte (sbagliata) della storia senza alcun fondamento di
rappresentanza. E forse non è neppure normale che il governo - abbiamo un
ministro dell'Università - assista a tutto ciò in un silenzio che a questo
punto sa di sudditanza psicologica, o se volete di sindrome di Stoccolma
(l'infatuazione per il nemico).
Credo che sia venuto il momento di dire
chiaramente se quello che sta accadendo nelle università corrisponde o no al
pensiero degli eletti dal popolo, l'unica élite legittimata a decidere in nome
e per conto del popolo italiano.
31 Marzo 2024
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Alessandro Sallusti
Il Giornale
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