lunedì 4 aprile 2011
RETE ITALIA A RIVA DEL GARDA 1
RUINI. UN'AUTENTICA SAPIENZA POLITICA
PRINCIPI NON NEGOZIABILI E LIBERTÀ DI COSCIENZA
[... ] Vorrei tentare di approfondire, alla luce delle parole del papa, una questione oggi abbastanza scottante per l’azione politica dei cattolici. Essa riguarda la natura della dottrina sociale della Chiesa e il suo rapporto con la coscienza personale di ciascuno nell’assunzione delle decisioni politiche.
Questa dottrina da una parte è proposta dal magistero della Chiesa e quindi ha pur sempre un aggancio con la fede in base alla quale la Chiesa esiste. Dall’altra parte è argomentata razionalmente, a partire da ciò che è conforme alla natura di ogni essere umano.
Per questo secondo aspetto essa può fornire una luce e un riferimento sia ai credenti sia ai non credenti. Per il primo aspetto, però, l’atteggiamento dei credenti verso di essa non può essere semplicemente uguale a quello dei non credenti. I non credenti, infatti, si sentiranno legati a tale dottrina solo nella misura in cui essa li convince razionalmente. I credenti, invece, se intendono comportarsi in maniera coerente con la loro fede, faranno riferimento alla dottrina sociale anche al di là di ciò che sembra loro evidente razionalmente.
In altre parole, la coscienza dei credenti deve essere illuminata e formata non solo dalla loro ragione ma anche dalla fede e dall’insegnamento della Chiesa.
È teologicamente infondata, pertanto, quella posizione – rivendicata a volte con enfasi da alcuni politici cattolici – per la quale il richiamo alla propria libertà di coscienza viene fatto valere per discostarsi dagli insegnamenti della Chiesa.
Sul piano politico e giuridico essi hanno certamente il diritto di agire così, ma non possono pretendere che questi comportamenti e queste scelte siano anche teologicamente ed ecclesialmente legittimi.
All’interno del mondo cattolico, la controversia sui “principi non negoziabili” ha qui il suo vero nocciolo.
Se vogliamo inquadrare questa questione in una problematica più vasta, possiamo considerarla un sintomo di quelle tendenze alla “secolarizzazione interna” della Chiesa e dei cattolici che da una parte non devono sorprendere, per l’influsso reciproco tra Chiesa e società che è sempre in atto: la secolarizzazione del mondo occidentale tende quindi fatalmente a riverberarsi anche all’interno della Chiesa. D’altra parte, però, è indispensabile reagire a questo processo, se non vogliamo che la fede diventi irrilevante e intendiamo invece conservare le nostre capacità di testimonianza missionaria. [... ]
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