lunedì 24 settembre 2018

L'OPZIONE BENEDETTO: PARTE PRIMA


INTERVENTO DI ROD DREHER , MILANO 17 SETTEMBRE

«Ho scritto questo libro pensando ai cristiani di destra americani convinti che il problema del cristianesimo oggi sia politico, che si debbano vincere le elezioni per salire al potere e difendere il cristianesimo: volevo spiegare loro che le cose non stanno così, che il problema è un altro», ha esordito Rod Dreher. «Il problema è che la famiglia naturale perde posizioni e l’ideologia gender cresce, e che noi non riusciamo a trasmettere la fede ai nostri figli: per affrontare questi problemi occorre mettere al primo posto Dio, e non la politica. Poi mi sono accorto che il mio messaggio poteva suscitare interesse anche fuori dagli Stati Uniti: infatti L’Opzione Benedetto è stata tradotta in 10 lingue».

«I giovani cristiani europei capiscono il messaggio dell’Opzione Benedetto perché qui in Europa il processo di secolarizzazione è più avanzato che negli Stati Uniti, ma anche negli Usa procede. 
La Chiesa sta attraversando la sua più grande crisi dai tempi della Riforma protestante e il mondo occidentale la sua più grande crisi dai tempi della caduta dell’Impero Romano. I tassi di fertilità sono crollati, i tassi di nuzialità pure: in pochi anni la percentuale di persone sposate nelle classi di età fra i 25 e i 54 anni è calata dal 51 al 19 per cento! 
L’immigrazione di massa, la crisi del liberalismo, la pervasività della tecnologia, la ristrutturazione del capitalismo, la crisi ambientale provocano instabilità. 
Cosa dobbiamo fare noi cristiani? 

A Roma, attorno all’anno 500, un giovane voltava le spalle alla città e si dirigeva verso le montagne. Si chiamava Benedetto da Norcia. Lì trascorse tre anni della sua vita in una grotta. Poi accettò di fare da guida ad altri monaci, fondò monasteri, scrisse la sua Regola. Questa non era destinata ai monaci, ma ai laici. 
La regola di san Benedetto è uno dei documenti più influenti della società occidentale, di fatto l’ha salvata. Benedetto non voleva salvare la civiltà, voleva poter cercare Dio, essere fedele a Lui e vivere in comunità dove si potesse insegnare a vivere la vita cristiana. Ma il risultato è stato anche la salvezza della civiltà».

«Benedetto è un esempio per noi oggi, come ha sottolineato Benedetto XVI quando ha detto che l’Occidente sta attraversando una crisi spirituale profonda. La gente è abituata a considerare l’Italia un paese molto religioso, il 70 per cento degli italiani si dichiara cattolico, ma solo il 13 per cento va regolarmente in chiesa; un recente studio di Franco Garelli ha appurato che solo nel 22 per cento dei casi le famiglie cristiane impegnate riescono a trasmettere ai loro figli la stessa intensità di impegno religioso. Questo assomiglia molto a un suicidio spirituale».

ABBAZIA DI SENANQUE, PROVENZA
«Noi cristiani di oggi ci troviamo nelle stesse condizioni di Benedetto 15 secoli fa: dobbiamo decidere se vogliamo Dio o il mondo. Troppo spesso i nostri leader ci dicono: “Rilassatevi, sorridete, va tutto bene: apritevi al mondo, siate moderni, siate al passo coi tempi!”. 

Ma la realtà è che sta arrivando un diluvio, e dobbiamo metterci al riparo. Di fronte al diluvio è tempo di un cambiamento radicale. Dobbiamo essere, come ha scritto Benedetto XVI, una minoranza creativa in un mondo ostile al cristianesimo, dove viviamo come degli esiliati. I cristiani sono chiamati a condurre una vita più monastica, se vogliono ritrovare la dimensione sacra della vita. Dobbiamo recuperare il senso dell’ordine delle cose non semplicemente seguendo alcune regole, ma ristabilendo il nostro rapporto con Dio

E per fare questo è necessario istituire forme di vita cristiana in comune, nessuno può sopravvivere da solo al diluvio. Per rifiutare la dittatura del relativismo ed educare alle tradizioni che hanno fatto grande la nostra civiltà è necessaria una forma di vita comunitaria. Non dobbiamo lasciarci assimilare dal mondo, anche se siamo chiamati a rendere la nostra testimonianza nel mondo e non possiamo vivere tutti in monasteri. Papa Francesco ha ragione quando dice che dobbiamo essere nel mondo, ma per essere nel mondo assolvendo la nostra vocazione dobbiamo poter dare qualcosa al mondo; e non possiamo dare ciò che non abbiamo più!».

«Ci sono già cattolici che stanno vivendo l’Opzione Benedetto, come la Compagnia dei tipi loschi di San Benedetto del Tronto. Non sono gente rabbiosa e impaurita, sono persone attive e gioiose, e pienamente controculturali. Mi diceva il loro leader, Marco Sermarini: “Non abbiamo inventato nulla, abbiamo riscoperto la tradizione che era chiusa a chiave dentro a una vecchia cassa”. Loro vivono nella grotta e nel mondo allo stesso tempo, dalla grotta tornano nel mondo per condividere i loro doni. Perché per salvare il mondo dobbiamo stare un po’ più tempo lontani dal mondo. 

Non si tratta di salvare solo la Chiesa, ma il mondo tutto intero. Ma non possiamo dare al mondo ciò che non abbiamo: abbiamo perso le nostre risorse spirituali e dobbiamo ritrovarle per poterle donare al mondo. Non si tratta di essere nostalgici, ma creativi. L’obiettivo è la santità, qualsiasi cosa meno di questo sfocerà nell’ateismo

Alasdair MacIntyre ha scritto che in questa crisi d’epoca “stiamo aspettando: non Godot, ma un altro san Benedetto, senza dubbio assai diverso”. Forse quel san Benedetto diverso siete voi, ognuno di voi che è seduto qui ad ascoltarmi».


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