Nelle parole del Papa ritroviamo l'invito a riscoprire la Dottrina Sociale Cristiana e a insegnarla in particolare alle giovani generazioni
DON GABRIELE
MANGIAROTTI
Riprendo Alcune osservazioni del Papa nel suo intervento conclusivo: ecco la
sfida contenuta nelle sue parole.
1. Parliamo «di una
Chiesa sensibile alle trasformazioni della società e protesa a contribuire al
bene comune». In questo contesto di cambiamento (ove molti parlano di «cambiamento d’epoca») la Chiesa, e quindi tutti i cristiani, hanno una
responsabilità inequivocabile. La Lettera a Diogneto parla di un
compito cui non ci si può sottrarre, pena il vivere da “disertori”.Papa Francesco :"la democrazia non gode buona salute
2. «Oggi la democrazia … non gode di buona salute»: e sono tante le cause, dalla crisi
della educazione all’invasione dei social che, come spesso raccontato,
stravolgono la mentalità comune. Ma non possiamo dimenticare, credo, la crisi
della stessa famiglia, come esperienza e come concezione, che perde la sua
caratteristica di «principium urbis et quasi seminarium rei
publicae» come ricordava Cicerone.
3. «L’atteggiamento della
responsabilità nei confronti delle trasformazioni sociali è una chiamata rivolta a tutti i cristiani»: quante volte abbiamo sentito dire,
anche da persone vicine nella fede, che non appartiene alla fede la
responsabilità pubblica nei confronti della vita sociale, richiudendosi in una
forma di intimismo che rifugge da quelle «battaglie» (mi pare che il Papa abbia
a volte usato il termine di «lotta») per difendere quelli che sono ritenuti «principi non negoziabili»!
4. «La cultura dello scarto disegna una città dove non c’è posto per i poveri, i nascituri, le persone fragili, i malati, i bambini, le donne, i giovani, i vecchi»: quante volte è risuonata questa parole«cultura dello scarto»! e quante volte abbiamo sentito il grido di Madre Teresa di Calcutta che ha ricordato che l’aborto è il primo nemico della pace.
5. «È importante far
emergere “l’apporto che il cristianesimo può fornire oggi allo sviluppo culturale e sociale europeo nell’ambito di una corretta
relazione fra religione e società”»: siamo tutti impegnati nel comprendere che
cosa significhi, per la nostra realtà (italiana e sammarinese) l’essere parte
dell’Europa. E non possiamo dimenticare che il volto di questa realtà è stato
delineato dai cattolici Schuman, De Gasperi e Adenauer. Per una Europa dei
popoli e non della finanza. Per una Europa del
diritto e non dei «diritti», così spesso nemici della dignità stessa dell’uomo,
della donna, della vita e della famiglia.
6. «E cosa c’è dietro
questo prendere distanze dalla realtà sociale? C’è l’indifferenza, e
l’indifferenza è un cancro della democrazia, un non partecipare»: la Chiesa ha
sempre insegnato che la sua Dottrina Sociale non è qualcosa
di riservato a specialisti e a intellettuali, ma fa parte del suo impegno
pastorale e deve essere luce e guida prima di tutto per ogni cristiano, e
costituire uno spazio di confronto per tutti gli uomini «di buona volontà».
7. Mi rivolgo «agli amministratori che favoriscono la natalità, il lavoro, la scuola, i servizi
educativi, le case accessibili, la mobilità per tutti, l’integrazione dei
migranti»: è chiaro l’orizzonte dell’impegno politico, nel superamento di
interessi di bottega e particolarismi settari.
8. «Come cattolici, in questo orizzonte, non possiamo accontentarci di una fede marginale, o privata. Ciò significa non tanto di essere
ascoltati, ma soprattutto avere il coraggio di fare proposte di giustizia e di
pace nel dibattito pubblico. Abbiamo qualcosa da dire…»: non si tratta di fare
una «scelta religiosa», rifugiandosi nel privato delle proprie coscienze o
nello sforzo di dare il buon esempio. La fede deve diventare cultura, ha
ricordato Giovanni Paolo II. E la parola «coraggio» usata da Papa Francesco ci stimola a una presenza instancabile e tenace,
un po come qull’«opportune et importune» così caro al Vescovo Negri.
9. «Perché non
rilanciare, sostenere e moltiplicare gli sforzi per una formazione sociale e
politica che parta dai giovani? Perché non
condividere la ricchezza dell’insegnamento sociale della Chiesa?»: non è
scomparsa la Dottrina Sociale della Chiesa. Forse sono scomparsi coloro che la
propongono, la insegnano e la vivono. So con certezza che questo insegnamento
può aprire la strada e infiammare il cuore dei giovani. Basta avere
l’intelligenza e il cuore di proporla nel suo autentico valore di aiuto alla
felicità di tutti.
10. «Senza speranza, saremmo amministratori, equilibristi del presente e non profeti e
costruttori del futuro»: è proprio il prossimo Anno Santo che rilancia il tema
della speranza, per tutti i cristiani e per il mondo intero. Già Eraclito ricordava: «Se non spera non raggiungerà l’insperabile…». E la
speranza è la virtù dei forti.
Don Gabriele Mangiarotti |
Queste parole di papa Francesco non sono una utopia, un sogno, che la realtà si incarica di sciogliere. Non sono illusione né oppio per sopportare la fatica della vita. Sono la condizione della autentica libertà.
Tratto da “Cultura Cattolica”
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