sabato 2 novembre 2024

LETTURE FUORI DAL CORO. UN PO' DI "CONTROINFORMAZIONE" A 72 ORE DAL VOTO USA. PARTE PRIMA

Federico Rampini, acuto osservatore della politica americana, propone nella sua newsletter settimanale,GLOBAL, collegata al Corriere della Sera, alle quale ci si può abbonare, propone, con la lettura di due editoriali, un po' di contro-informazione, rispetto ai messaggi dominanti sui grandi media americani sulle imminenti elezioni. 

L'unico giornale che dal 1928 non dà endorsement ad alcun candidato/a, e' il Wall Street Journal, di cui vi traduco qui sotto due editoriali che giudicano Donald Trump e Kamala Harris senza per questo dare indicazioni di voto (i lettori sono abbastanza adulti da non averne bisogno). E' un punto di vista interessante e originale, diverso dai luoghi comuni. Repubblicano ma anti-trumpiano, il WSJ può permettersi affermazioni scomode per tutti.


Wall Street Journal editoriale su Trump

Che scelta presidenziale i due principali partiti politici americani hanno offerto al Paese. La democratica è una radicale californiana, promossa all’ultimo minuto, che sembra impreparata ad un mondo in fiamme. Il repubblicano è Donald Trump, che continua a negare di aver perso nel 2020 e ha fatto poco per rassicurare gli elettori indecisi sul fatto che il suo secondo mandato sarà più calmo del rancoroso primo mandato.

La migliore argomentazione a favore di una vittoria di Trump è che sarebbe un’adeguata penitenza per i numerosi fallimenti dei democratici in patria e all’estero. Un’inflazione alimentata dalla spesa pubblica, che ha ridotto i salari reali. Avversari che avanzano nel mondo. Abusi del potere giudiziario e di regolamentazione burocratica. Se Harris vince, l’ala radicale canterà vittoria e continuerà sulla stessa strada, magari frenata in parte da un Senato repubblicano. Una sconfitta di Harris rallenterebbe la marcia forzata a sinistra, almeno per un po’.

Una seconda argomentazione è che il primo mandato di Trump fu migliore del previsto. La sua leadership era spesso caotica e distruttiva. Ebbe una girandola capi di stato maggiore e consiglieri per la sicurezza. Ma gli elettori ricordano che in patria governò una forte economia pre-Covid, stimolata dalla deregolamentazione e dalla riforma fiscale. Le sue nomine giudiziarie furono eccellenti.

Trump dopo l'attentato a Butler, PA

All'estero infranse molte regole diplomatiche e le sue lodi ai dittatori furono sconcertanti. Ma i nemici rimasero cauti, seppe contenere l’Iran, e gli Accordi di Abramo diedero inizio ad una nuova era di cooperazione tra Israele e gli Stati arabi sunniti. Rinegoziò il mercato comune nordamericano Nafta invece di farlo saltare in aria come aveva minacciato.

Il governo autoritario previsto dai democratici e dalla stampa non c’è mai stato. Trump era troppo indisciplinato, e la sua capacità di attenzione troppo breve, per concentrarsi e ancor meno per organizzare un colpo di Stato. I contropoteri e bilanciamenti americani hanno resistito. I democratici hanno beneficiato della reazione politica di rigetto.

Che dire della rivolta del Campidoglio del 6 gennaio 2021? Il tentativo di Trump di ribaltare le elezioni è stato spaventoso e per molti americani lo squalifica per un secondo mandato. Noi pensavamo che non meritasse di vincere di nuovo la nomination repubblicana.

Ma i democratici hanno contribuito a risollevare le sue fortune con procedimenti giudiziari inauditi e altri eccessi. I democratici hanno reso possibile Trump II tanto quanto gli elettori delle primarie repubblicane. Se Trump vincesse, sarebbe una prova della sua capacità di parlare a nome degli americani che non si sentono rappresentati.

Gli oppositori affermano che un secondo mandato di Trump è un rischio troppo grande, considerati i difetti del suo carattere, e sicuramente non sarebbe un ritorno alla “normalità”. Non crediamo alle paure del fascismo e dubitiamo che ci credano davvero i democratici. La nostra preoccupazione è se riuscirà ad affrontare con successo i problemi urgenti del Paese. La maggior parte dei secondi mandati presidenziali sono deludenti, o peggio, e Trump non ha delineato un’agenda chiara oltre al controllo del confine e all’aumento della produzione energetica. Un rischio ora, a differenza del suo primo mandato, sta nella mancanza di una piattaforma nazionale repubblicana unificata o addirittura coerente. Nel 2017 i suoi successi politici sono state le tradizionali priorità del GOP: deregolamentazione, giudici, e tagli fiscali.

Trump ha istinto ma non una chiara filosofia di governo, e il suo secondo mandato sarà più che mai un’incognita. La maggior parte della sua riforma fiscale del 2017 scadrà alla fine del 2025, e lui ha già complicato il rinnovo proponendo sgravi fiscali che renderanno più difficili da finanziare le misure a favore della crescita. Promette una maggiore deregolamentazione, che è un grande vantaggio. Ma vuole dazi molto più alti e generalizzati, che introdurranno incertezza e rallenterebbero la crescita. Il suo secondo mandato potrebbe essere una lotta tra i fautori del libero mercato e le voci protezionistiche, di politica industriale e pro-sindacati che circondano JD Vance.

Se Trump seguirà quest’ultima ipotesi, il Grand Old Party non sarà più il partito del libero mercato e dello Stato minimo. Questo renderebbe gli Stati Uniti più simili all’Europa a crescita lenta, dove i principali partiti sono tutti statalisti.

Sulla politica estera, chi lo sa? L’ex presidente comprende la deterrenza molto meglio di Harris, ed è probabile che rinnoverà la pressione sull’Iran. Ma è soprattutto un negoziatore e corteggerà Vladimir Putin, Kim Jong Un e Xi Jinping con risultati incerti.

Molto dipenderà dai consiglieri che sceglierà per il Dipartimento di Stato e la Difesa, e se riusciranno a dissuadere Trump dalle pessime idee. Trump si circonda anche di truffatori e provocatori che lo adulano, e molti di essi hanno acquisito nuova importanza man mano che suo figlio Don Jr. guadagna influenza. L’influenza di Mike Pence sulla politica e sul personale ci mancherà.

Queste elezioni avrebbero potuto fornire l’opportunità di un’avanzata repubblicana simile a quella degli anni Ottanta. I sondaggi dicono che gli americani vogliono il cambiamento e sono scontenti dei risultati del governo progressista.

Ma se Trump vincesse, probabilmente lo farebbe in maniera ristretta, e la sua campagna non ha fatto molto per espandere la sua coalizione. Anche dopo il primo tentativo di omicidio, non è riuscito a offrire un messaggio significativo. Il secondo mandato di Trump potrebbe comportare altri quattro anni di guerra partigiana lacerante.

I democratici e la stampa alimenteranno il rancore, poiché mirano a conquistare il Congresso nel 2026 e riconquistare la Casa Bianca nel 2028 mentre il paese si stanca del secondo interregno MAGA. Questo è il rischio che i repubblicani hanno corso nominando Trump per la terza volta, invece di un conservatore più giovane che potrebbe servire due mandati e costruire una nuova maggioranza di centrodestra.

Un secondo mandato di Trump comporta dei rischi, ma la domanda, come sempre, è rispetto a cosa? Gli elettori possono scommettere sul tumulto di Trump o sulla continua ascesa della sinistra democratica. Vorremmo che ci fosse una scelta migliore, ma questa è la democrazia.

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IL SECONDO EDITORIALE NEL PROSSIMO POST

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