Federico Rampini, acuto osservatore della politica americana, propone nella sua newsletter settimanale,GLOBAL, collegata al Corriere della Sera, alle quale ci si può abbonare, propone, con la lettura di due editoriali, un po' di contro-informazione, rispetto ai messaggi dominanti sui grandi media americani sulle imminenti elezioni.
L'unico giornale che dal 1928 non dà endorsement ad alcun candidato/a, e' il Wall Street Journal, di cui vi traduco qui sotto due editoriali che giudicano Donald Trump e Kamala Harris senza per questo dare indicazioni di voto (i lettori sono abbastanza adulti da non averne bisogno). E' un punto di vista interessante e originale, diverso dai luoghi comuni. Repubblicano ma anti-trumpiano, il WSJ può permettersi affermazioni scomode per tutti.
Wall Street
Journal editoriale su Trump
Che scelta
presidenziale i due principali partiti politici americani hanno offerto al
Paese. La democratica è una radicale californiana, promossa all’ultimo minuto,
che sembra impreparata ad un mondo in fiamme. Il repubblicano è Donald Trump,
che continua a negare di aver perso nel 2020 e ha fatto poco per rassicurare
gli elettori indecisi sul fatto che il suo secondo mandato sarà più calmo del
rancoroso primo mandato.
La migliore
argomentazione a favore di una vittoria di Trump è che sarebbe un’adeguata
penitenza per i numerosi fallimenti dei democratici in patria e all’estero.
Un’inflazione alimentata dalla spesa pubblica, che ha ridotto i salari reali.
Avversari che avanzano nel mondo. Abusi del potere giudiziario e di
regolamentazione burocratica. Se Harris vince, l’ala radicale canterà vittoria
e continuerà sulla stessa strada, magari frenata in parte da un Senato
repubblicano. Una sconfitta di Harris rallenterebbe la marcia forzata a
sinistra, almeno per un po’.
Una seconda
argomentazione è che il primo mandato di Trump fu migliore del previsto. La sua
leadership era spesso caotica e distruttiva. Ebbe una girandola capi di stato
maggiore e consiglieri per la sicurezza. Ma gli elettori ricordano che in
patria governò una forte economia pre-Covid, stimolata dalla deregolamentazione
e dalla riforma fiscale. Le sue nomine giudiziarie furono eccellenti.Trump dopo l'attentato a Butler, PA
All'estero infranse
molte regole diplomatiche e le sue lodi ai dittatori furono sconcertanti. Ma i
nemici rimasero cauti, seppe contenere l’Iran, e gli Accordi di Abramo diedero
inizio ad una nuova era di cooperazione tra Israele e gli Stati arabi sunniti.
Rinegoziò il mercato comune nordamericano Nafta invece di farlo saltare in aria
come aveva minacciato.
Il governo autoritario
previsto dai democratici e dalla stampa non c’è mai stato. Trump era troppo
indisciplinato, e la sua capacità di attenzione troppo breve, per concentrarsi
e ancor meno per organizzare un colpo di Stato. I contropoteri e bilanciamenti
americani hanno resistito. I democratici hanno beneficiato della reazione
politica di rigetto.
Che dire della rivolta
del Campidoglio del 6 gennaio 2021? Il tentativo di Trump di ribaltare le
elezioni è stato spaventoso e per molti americani lo squalifica per un secondo
mandato. Noi pensavamo che non meritasse di vincere di nuovo la nomination
repubblicana.
Ma i democratici hanno
contribuito a risollevare le sue fortune con procedimenti giudiziari inauditi e
altri eccessi. I democratici hanno reso possibile Trump II tanto quanto gli
elettori delle primarie repubblicane. Se Trump vincesse, sarebbe una prova
della sua capacità di parlare a nome degli americani che non si sentono
rappresentati.
Gli oppositori
affermano che un secondo mandato di Trump è un rischio troppo grande,
considerati i difetti del suo carattere, e sicuramente non sarebbe un ritorno
alla “normalità”. Non crediamo alle paure del fascismo e dubitiamo che ci
credano davvero i democratici. La nostra preoccupazione è se riuscirà ad
affrontare con successo i problemi urgenti del Paese. La maggior parte dei
secondi mandati presidenziali sono deludenti, o peggio, e Trump non ha
delineato un’agenda chiara oltre al controllo del confine e all’aumento della
produzione energetica. Un rischio ora, a differenza del suo primo mandato, sta
nella mancanza di una piattaforma nazionale repubblicana unificata o
addirittura coerente. Nel 2017 i suoi successi politici sono state le
tradizionali priorità del GOP: deregolamentazione, giudici, e tagli fiscali.
Trump ha istinto ma
non una chiara filosofia di governo, e il suo secondo mandato sarà più che mai
un’incognita. La maggior parte della sua riforma fiscale del 2017 scadrà alla
fine del 2025, e lui ha già complicato il rinnovo proponendo sgravi fiscali che
renderanno più difficili da finanziare le misure a favore della crescita.
Promette una maggiore deregolamentazione, che è un grande vantaggio. Ma vuole
dazi molto più alti e generalizzati, che introdurranno incertezza e
rallenterebbero la crescita. Il suo secondo mandato potrebbe essere una lotta
tra i fautori del libero mercato e le voci protezionistiche, di politica
industriale e pro-sindacati che circondano JD Vance.
Se Trump seguirà
quest’ultima ipotesi, il Grand Old Party non sarà più il partito del libero
mercato e dello Stato minimo. Questo renderebbe gli Stati Uniti più simili
all’Europa a crescita lenta, dove i principali partiti sono tutti statalisti.
Sulla politica estera,
chi lo sa? L’ex presidente comprende la deterrenza molto meglio di Harris, ed è
probabile che rinnoverà la pressione sull’Iran. Ma è soprattutto un negoziatore
e corteggerà Vladimir Putin, Kim Jong Un e Xi Jinping con risultati incerti.
Molto dipenderà dai
consiglieri che sceglierà per il Dipartimento di Stato e la Difesa, e se
riusciranno a dissuadere Trump dalle pessime idee. Trump si circonda anche di
truffatori e provocatori che lo adulano, e molti di essi hanno acquisito nuova importanza
man mano che suo figlio Don Jr. guadagna influenza. L’influenza di Mike Pence
sulla politica e sul personale ci mancherà.
Queste elezioni
avrebbero potuto fornire l’opportunità di un’avanzata repubblicana simile a
quella degli anni Ottanta. I sondaggi dicono che gli americani vogliono il
cambiamento e sono scontenti dei risultati del governo progressista.
Ma se Trump vincesse,
probabilmente lo farebbe in maniera ristretta, e la sua campagna non ha fatto
molto per espandere la sua coalizione. Anche dopo il primo tentativo di
omicidio, non è riuscito a offrire un messaggio significativo. Il secondo
mandato di Trump potrebbe comportare altri quattro anni di guerra partigiana
lacerante.
I democratici e la
stampa alimenteranno il rancore, poiché mirano a conquistare il Congresso nel
2026 e riconquistare la Casa Bianca nel 2028 mentre il paese si stanca del
secondo interregno MAGA. Questo è il rischio che i repubblicani hanno corso
nominando Trump per la terza volta, invece di un conservatore più giovane che
potrebbe servire due mandati e costruire una nuova maggioranza di centrodestra.
Un secondo mandato di
Trump comporta dei rischi, ma la domanda, come sempre, è rispetto a cosa? Gli
elettori possono scommettere sul tumulto di Trump o sulla continua ascesa della
sinistra democratica. Vorremmo che ci fosse una scelta migliore, ma questa è la
democrazia.
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IL SECONDO EDITORIALE NEL PROSSIMO POST
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