domenica 3 novembre 2024

LETTURE FUORI DAL CORO. UN PO' DI "CONTROINFORMAZIONE" A 72 ORE DAL VOTO USA. PARTE SECONDA

 


WALL STREET JOURNAL SU HARRIS

Bisogna ammirare i democratici per la loro audacia.

Per più di un anno hanno sostenuto che Joe Biden, in evidente declino, era mentalmente abbastanza in forma per governare altri quattro anni. Quando il dibattito tv di giugno ha reso l’affermazione insostenibile, hanno fatto una svolta di 180 gradi e hanno consacrato la sua vice come loro candidata sostenendo, senza il minimo imbarazzo, che lei rappresenta in qualche modo “la nuova strada verso il futuro”.I repubblicani non l’avrebbero fatta franca. E alla fine nemmeno Kamala Harris, se la prendi in parola.

Alla domanda su cosa avrebbe fatto di diverso rispetto agli ultimi quattro anni, la fedele numero due di Biden ha detto: “Non c’è niente che mi venga in mente”. Questa è stata la frase più vera pronunciata in una campagna elettorale particolarmente disonesta e avvilente da entrambe le parti.

Harris si è presentata come nuova basandosi in gran parte sulla sua biografia. Ma per quanto riguarda le sue politiche e le forze che la sostengono, lei rappresenta una continuità, e non solo rispetto agli ultimi quattro anni. La sua candidatura è un tentativo di continuare l'ondata radicale iniziata nel 2006 con la sconfitta dei repubblicani al Congresso e poi trasformatasi in uno tsunami con la crisi finanziaria del 2008. Si candida per quello che essenzialmente sarebbe il quarto mandato progressista di Barack Obama.

Harris e Obama
Ciò non significa che le manchi l’attrattiva politica. Ha condotto una campagna sufficientemente efficace con breve preavviso e ha sconfitto Donald Trump nel loro unico duello televisivo. Se eletta, porterebbe più energia alla presidenza rispetto a Biden. Sembra anche ottimista riguardo all’America, persino patriottica.

Ma abbiamo cercato invano segnali che indicassero che lei avrebbe rotto, o addirittura temperato, l’estremismo che definisce l’attuale partito democratico. L’appoggio che riceve dai repubblicani anti-Trump si basa esclusivamente sul loro odio per Trump. Una nomina simbolica di un repubblicano nel suo esecutivo gabinetto significherebbe poco, a meno che non si tratti di un incarico importante.

Sulla politica interna, offre più Biden senza l’etichetta Bidenomics. Vuole espandere lo Stato assistenziale anche oltre ciò che ha fatto Biden: per l’assistenza agli anziani e ai bambini, gli alloggi, la sanità e altro ancora. Gli aumenti di tasse da lei proposti superano i quattromila miliardi di dollari in dieci anni. Mostra tutti i segnali di voler espandere e accelerare la regolamentazione ambientale a carico delle aziende, con oneri e obblighi sulle imprese, enormi costi per i contribuenti ma senza alcun beneficio per il cambiamento climatico.

Ciò potrebbe essere tollerabile se la signora Harris dimostrasse, negli affari esteri, di comprendere la fase pericolosa che il mondo attraversa. Invece difende gli ultimi quattro anni come un successo in termini di sicurezza, nonostante due guerre, avversari che guadagnano terreno, e la marina americana che insegue invano i missili nel Mar Rosso.

Parla di avere un esercito forte ma non è riuscita a proporre nulla per ricostruirlo, mentre le minacce proliferano. Se vincesse, Vladimir Putin e Xi Jinping metterebbero presto alla prova il suo coraggio. Sembra impreparata per quei test.

Tutto ciò riflette i consiglieri progressisti e la coalizione di forze che porterebbe nello Studio Ovale. Il suo consigliere sul clima vuole eliminare tutti i combustibili fossili. I suoi assistenti di politica estera sono d’accordo per compiacere l’Iran e imporre restrizioni a Israele.

Una presidenza Harris con un Senato repubblicano metterebbe a freno alcuni dei suoi peggiori istinti politici, almeno fino al 2026, quando la futura mappa elettorale del Senato favorirà i democratici. Ma la maggior parte dei democratici interpreterebbe la sua vittoria come una conferma politica degli ultimi quattro anni. L’ala radicale (Sanders-Warren) del partito farebbe pressioni per ottenere di più.

Il risultato peggiore sarebbe una vittoria di Harris con una vittoria democratica al Congresso. Si salvi chi può. È noto che lei vuole infrangere la regola della maggioranza qualificata al Senato e ristrutturare la Corte Suprema. Ciò creerebbe un’agenda radicale sfrenata, truccherebbe le regole di voto, aumenterebbe il potere sindacale, controllerebbe maggiormente l’economia privata e aggiungerebbe District of Columbia e Porto Rico come stati.

Molti americani vedono tutto questo e continueranno a votare per Harris perché pensano che altri quattro anni di Trump rappresentino un rischio maggiore. Non ci facciamo illusioni sui difetti di Trump e sul rischio che comportano.

Ma gli elettori hanno anche motivo di temere la crudeltà della sinistra attuale, con la sua coercizione normativa, l’imperialismo culturale, lo statalismo economico e il desiderio di eliminare l’indipendenza della magistratura. Se la signora Harris perdesse, questo ne sarà stato il motivo.

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