WALL
STREET JOURNAL SU HARRIS
Bisogna ammirare i democratici per la loro audacia.
Per più di un anno hanno sostenuto che Joe Biden, in
evidente declino, era mentalmente abbastanza in forma per governare altri
quattro anni. Quando il
dibattito tv di giugno ha reso l’affermazione insostenibile, hanno fatto una
svolta di 180 gradi e hanno consacrato la sua vice come loro candidata
sostenendo, senza il minimo imbarazzo, che lei rappresenta in qualche modo
“la nuova strada verso il futuro”.I repubblicani non l’avrebbero fatta franca. E alla
fine nemmeno Kamala Harris, se la prendi in parola.
Alla domanda
su cosa avrebbe fatto di diverso rispetto agli ultimi quattro anni, la fedele
numero due di Biden ha detto: “Non c’è niente che mi venga in mente”. Questa
è stata la frase più vera pronunciata in una campagna elettorale
particolarmente disonesta e avvilente da entrambe le parti.
Harris si è presentata come nuova basandosi in gran
parte sulla sua biografia. Ma per quanto riguarda le sue politiche e le forze
che la sostengono, lei rappresenta una continuità, e non solo rispetto agli
ultimi quattro anni. La sua candidatura è un tentativo di continuare l'ondata
radicale iniziata nel 2006 con la sconfitta dei repubblicani al Congresso e
poi trasformatasi in uno tsunami con la crisi finanziaria del 2008. Si
candida per quello che essenzialmente sarebbe il quarto mandato progressista
di Barack Obama.
| Harris e Obama | Ciò non significa che le manchi l’attrattiva
politica. Ha condotto una campagna sufficientemente efficace con breve
preavviso e ha sconfitto Donald Trump nel loro unico duello televisivo. Se
eletta, porterebbe più energia alla presidenza rispetto a Biden. Sembra anche
ottimista riguardo all’America, persino patriottica.
Ma abbiamo
cercato invano segnali che indicassero che lei avrebbe rotto, o addirittura
temperato, l’estremismo che definisce l’attuale partito democratico. L’appoggio che riceve dai repubblicani anti-Trump si basa
esclusivamente sul loro odio per Trump. Una nomina simbolica di un
repubblicano nel suo esecutivo gabinetto significherebbe poco, a meno che non
si tratti di un incarico importante.
Sulla politica interna, offre più Biden senza
l’etichetta Bidenomics. Vuole
espandere lo Stato assistenziale anche oltre ciò che ha fatto Biden: per
l’assistenza agli anziani e ai bambini, gli alloggi, la sanità e altro
ancora. Gli aumenti di tasse da lei
proposti superano i quattromila miliardi di dollari in dieci anni. Mostra
tutti i segnali di voler espandere e accelerare la regolamentazione
ambientale a carico delle aziende, con oneri e obblighi sulle imprese, enormi
costi per i contribuenti ma senza alcun beneficio per il cambiamento
climatico.
Ciò potrebbe essere tollerabile se la signora Harris
dimostrasse, negli affari esteri, di
comprendere la fase pericolosa che il mondo attraversa. Invece difende gli
ultimi quattro anni come un successo in termini di sicurezza, nonostante
due guerre, avversari che guadagnano terreno, e la marina americana che
insegue invano i missili nel Mar Rosso.
Parla di
avere un esercito forte ma non è riuscita a proporre nulla per ricostruirlo, mentre le minacce proliferano. Se vincesse, Vladimir Putin e Xi Jinping
metterebbero presto alla prova il suo coraggio. Sembra impreparata per quei test.
Tutto ciò
riflette i consiglieri progressisti e la coalizione di forze che porterebbe
nello Studio Ovale. Il suo consigliere sul clima vuole eliminare tutti i
combustibili fossili. I suoi assistenti di politica estera sono d’accordo per
compiacere l’Iran e imporre restrizioni a Israele.
Una presidenza Harris con un Senato repubblicano
metterebbe a freno alcuni dei suoi peggiori istinti politici, almeno fino al
2026, quando la futura mappa elettorale del Senato favorirà i democratici. Ma
la maggior parte dei democratici interpreterebbe la sua vittoria come una
conferma politica degli ultimi quattro anni. L’ala radicale (Sanders-Warren)
del partito farebbe pressioni per ottenere di più.
Il risultato
peggiore sarebbe una vittoria di Harris con una vittoria democratica al
Congresso. Si salvi chi può. È noto che lei vuole infrangere la regola della
maggioranza qualificata al Senato e ristrutturare la Corte Suprema. Ciò
creerebbe un’agenda radicale sfrenata, truccherebbe le regole di voto,
aumenterebbe il potere sindacale, controllerebbe maggiormente l’economia
privata e aggiungerebbe District of Columbia e Porto Rico come stati.
Molti americani vedono tutto questo e continueranno
a votare per Harris perché pensano che altri quattro anni di Trump
rappresentino un rischio maggiore. Non ci facciamo illusioni sui difetti di
Trump e sul rischio che comportano.
Ma gli
elettori hanno anche motivo di temere la crudeltà della sinistra attuale, con
la sua coercizione normativa, l’imperialismo culturale, lo statalismo
economico e il desiderio di eliminare l’indipendenza della magistratura. Se
la signora Harris perdesse, questo ne sarà stato il motivo.
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