"Una volta i Golpe li facevano, o li tentavano, i militari. Oggi li fanno i banchieri", scrive Gaiani su labussolaquotidiana. it. In tutto questo caos l'unico elemento chiaro è che stiamo assistendo al crollo della democrazia, cioè della legittimità dei governi eletti dai popoli di guidare alcuni Paesi. E questo sembra più chiaro proprio in questi giorni. "L'obiettivo di mesi e mesi di feroci attacchi mediatici alla "casta" politica. Intendiamoci. La classe politica è indifendibile e non brilla per parsimonia, capacità e competenza ma benché i suoi difetti siano noti da tempo solo recentemente attaccarla è diventato lo sport nazionale più diffuso. Le ragioni di questo assedio alla legittimità dei (pur spesso impresentabili) rappresentanti del popolo sembrano più chiare oggi alla luce di quanto sta accadendo in Grecia e in Italia dove governi di espressione politica diversa (Centrodestra a Roma, Centrosinistra ad Atene) vengono fatti crollare e rimpiazzati dal direttorio politico-economico franco-tedesco composto da esponenti della grande finanza e della burocrazia dell'Unione Europea".
Tra l'altro è paradossale che a "sostenere questa espropriazione del popolo - scrive Riccardo Cascioli - siano proprio quelli che in questi anni si sono battuti per il ritorno delle preferenze nel sistema elettorale. A cosa serve dare la preferenza se poi tanto la legittimità di un governo sarà decisa altrove?"
Ci sono poi due menzogne enormi che meritano di essere messe in rilievo, come scrive Riccardo Cascioli sempre su labussola quotidiana.
La prima è che un “governo tecnico” sia neutro, funzioni cioè come un idraulico o un elettricista: c’è un guasto, arriva il tecnico e lo aggiusta. In questo caso tra un tecnico e l’altro – a parte l’accuratezza del lavoro e il prezzo – non è che ci siano grandi differenze. Il guasto è quello, la strada per ripararlo è praticamente obbligata. Con il governo Monti ci si è comportati allo stesso modo, tanto è vero che nessuno gli ha chiesto nemmeno il programma, che cosa intenda fare, le forze in parlamento gli hanno dato il via libera prima ancora che proferisse una parola. Ma l’economia non è così: per il lavoro da fare un tecnico non vale l’altro, perché ogni scelta economica dipende da una visione dell’uomo, del lavoro, della società e perfino di Dio. Peraltro finora al ministero dell’Economia – in questo come nei governi passati – si sono sempre seduti dei “tecnici”, il che non ci ha impedito di arrivare sull’orlo del baratro. In effetti, non solo le scelte economiche dipendono da qualcosa che viene prima, ma c’è anche il fatto che l’economia non è una scienza esatta. Tanto è vero che nessun economista aveva previsto la crisi che oggi ci troviamo a vivere e basta dare un’occhiata a diversi giornali per capire quante idee diverse tra loro abbiano i cosiddetti “tecnici”.
Questo fatto rende ancora più grave la scelta al buio di un governo “tecnico” senza che si dica con chiarezza cosa si vuole fare, fosse anche la realizzazione pedissequa di quanto contenuto nella lettera della Bce.
La seconda menzogna è legata alla prima: è vero che la crisi economica è grave e certamente è sulla politica economica che si richiede la massima concentrazione, ma un economista a capo dell’esecutivo dà l’idea che l’economia sia praticamente l’unica occupazione vera del governo. Ma se Monti dovrà governare due anni, ammesso che avrà pure successo in economia, cosa intende fare in materia di giustizia, di scuola, di bioetica, di sanità e così via? Il sospetto che con la scusa dei tecnici vengano fatte passare altre misure, in campi diversi dall’economia, che non sarebbero mai potute passare con il governo appena dimesso, è più che lecito. E anche se così non fosse resta un errore di prospettiva identificare l’attività di un governo con la sua politica economica. Per quanto l’economia sia importante essa non può occupare tutto l’orizzonte della nostra vita sociale.
Nel 1911 Chesterton scrivendo “la ballata del cavallo bianco” medita su un fatto storico realmente accaduto. Nell’anno 878 il re Alfredo il Grande d’Inghilterra aveva appena sconfitto l’invasore, il re di Danimarca Guhtrum. Ma nonostante quel momento di tranquillità una notte sogna che un altro esercito stava entrando in Inghilterra, più pericoloso di quello dei Danesi:
anche se arriveranno con carta e penna
e avranno l’aspetto serio e pulito dei chierici
da questo segno li riconoscerete
dalla rovina e dal buio che portano
da masse di uomini devoti al nulla..”
………………………………………………
da questa rovina silenziosa
dalla vita considerata una pozza di fango,
da un cuore spezzato nel seno del mondo,
dal desiderio che si spegne nel mondo;
dall’onta scesa su un Dio e sull’uomo,
dalla morte e dalla vita rese un nulla,
riconoscerete gli antichi barbari,
saprete che i barbari sono tornati.
Quando Chesterton dice che la caratteristica di questi uomini è essere devoti al Nulla, in fondo dice che per questi uomini non c’è nessun senso che si offra dentro al quotidiano lavoro dell’uomo, nell’amarsi di un uomo e una donna, nelle grandi esperienze della vita. Che cosa ne è allora dell’uomo? Che vive senza sapere perché vive, che esercita la sua libertà senza sapere perché è libero, che lavora senza sapere perché lavora, e alla fine muore senza sapere perché muore. Questo è l’uomo di oggi, che Benedetto XVI descrive ogni giorno nei suo in interventi, cercando di prendersene cura.
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