Dopo l’assemblea del Pd in cui sono volati gli stracci perché Rosi Bindi
non ha fatto votare il documento di chi nel partito vuole il matrimonio
omosessuale nel programma politico, Pierferdinando Casini ha rilasciato
un’intervista al Quotidiano Nazionale in cui dice, testualmente “E’ giusto
riconoscere diritti alle coppie conviventi ma per noi è impossibile parlare di
matrimoni gay. Su questo non sono previsti cambi di rotta né oggi né domani. Comunque sui temi eticamente sensibili non si creeranno alleanze politiche:
i parlamentari devono essere liberi di esprimersi secondo coscienza». (il neretto è mio).
E’ importante capire bene quel che ha detto Casini, per non farsi
imbrogliare: è chiaro che su certi temi i parlamentari devono essere liberi di
votare secondo coscienza. Ma questo non significa che il partito non debba
avere una posizione. Per spiegarsi: è chiaro che sul fine vita e sulla legge in
discussione in parlamento, per esempio, ogni parlamentare debba avere il
diritto di votare secondo coscienza. Ma in merito alla legge in discussione il
partito deve avere un’idea propria, non è possibile che rimanga muto senza dire
quel che pensa. In altre parole, non è possibile che di fronte a certi temi,
che sono dirimenti per capire quale società si vuole costruire, un partito non
abbia una posizione. Nella stessa intervista, tra l’altro, Casini dice di
essere a favore dei diritti delle coppie conviventi (lasciando intendere anche
quelle omosessuali) e contro il matrimonio gay, e spiega che “non sono previsti
cambi di rotta”. Ma questa è una sua posizione personale o di partito? Perché,
da quel che dice poi, pare proprio che su questo il partito che lui guida non
sia impegnato.
E allora io perché lo dovrei votare?
Nel PdL, per esempio, nel caso di Eluana Englaro, anche ministri
notoriamente su posizioni laiche – come la Prestigiacomo e Brunetta – hanno
seguito la linea del partito, quando si è trattato di votare il decreto che
avrebbe salvato Eluana, se il compagno Napolitano non avesse negato la sua
firma.
E sempre il PdL, pur lasciando libertà di coscienza ai suoi, ha appoggiato
– e votato in stragrande maggioranza – la legge sul fine vita attualmente ferma
al Senato. E l’Udc finora l’ha votata compatta: ma era la linea del partito o
casualmente pensavano tutti allo stesso modo?
Non solo. Secondo Casini, su questi temi non si dovrebbero neppure decidere
le alleanze fra partiti. Per esempio: Bersani e Vendola sono a favore del
divorzio breve e del riconoscimento delle coppie omosessuali (e Vendola pure
del matrimonio omo e dell’adozione di figli), e Casini, a prescindere, fa
comunque il governo insieme a loro. E’ possibile, secondo voi?
L’errore sta proprio qui: i valori non negoziabili non sono un qualcosa di
giustapposto, un’introduzione doverosa al discorso generale che un politico
cattolico sente il dovere di fare, un qualcosa in più oltre alle questioni
politiche “vere” come l’economia, il welfare, etc.
E’ dai valori non negoziabili che si capisce quale economia, quale welfare,
quali politiche si vogliono portare avanti, perché è su una visione della vita
e dei valori fondanti che si costruisce tutto il resto.
Un esempio: la Francia e la Svezia hanno politiche per la natalità molto
forti, ma la famiglia in questi paesi è distrutta. Questo perché in quei paesi non si sono premiate le persone impegnate pubblicamente ad una stabilità di
legami con il matrimonio, ma si sono premiati unicamente e indistintamente
quelli che hanno figli, pure i single. In Francia e Svezia quindi, non ci sono
politiche per la difesa della famiglia come descritta dalla nostra
costituzione, ma solo sostegno alla natalità.
Di esempi come questi potremmo farne molti. Per questo è importante essere
consapevoli di quel che vuole dire, utilizzare come criteri di scelta e di
giudizio, in politica, i valori non negoziabili.
E sicuramente sono valori divisivi, che tagliano e spaccano nel momento in
cui si pongono, inutile farsi illusioni. Non è la politica a renderli tali,
sono le questioni in sé a essere divisive, come è evidente. Ma non bisogna, in
questo caso, avere paura della divisione, perché sono in gioco le verità
ultime, che entrano nelle decisioni del governo del paese.
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