sabato 9 novembre 2013

EVVIVA! HA VINTO IL NIKI DI NEW YORK!


Bill de Blasio è il nuovo sindaco di New York. Che gioia! I nostri media non stanno più nella pelle. E si dimenticano pure di un altro italo-americano, che di cognome fa Cuccinelli e di nome fa Ken e ha perso nelle elezioni per lo stato della Virginia. È italiano Cuccinelli quanto de Blasio, se vogliamo misurarli con il provinciale metro dell’italianità. Cuccinelli è di padre italiano e madre irlandese, cattolico ed educato in un istituto Gonzaga americano. De Blasio è di madre italiana e padre tedesco, in gioventù si chiamava Warren Wilhelm, ma ha cambiato nome di battesimo e cognome perché… un cognome italiano fa più “proletario”. Per ragioni elettorali e di linguaggio politicamente corretto insomma (e perché, non dichiaratamente, un cognome tedesco suona “minaccioso” alle orecchie degli americani, anche a 70 anni dalla guerra).


Tanto entusiasmo per de Blasio e altrettanto silenzio per Cuccinelli si spiegano, appunto, non con l’italianità, ma con una preferenza puramente politica. Non vale il discorso sulla vittoria dell’uno e la sconfitta dell’altro: de Blasio è diventato un personaggio anche durante la campagna elettorale, anche quando rischiava di essere un perdente. Cuccinelli era un signor nessuno prima e lo è anche adesso che ha perso. Se avesse vinto? Sarebbe stato bersagliato di anatemi mediatici, quasi certamente.

De Blasio è il Pisapia, o il Vendola, di New York: progressista, vicino a cause politiche che fino a pochi anni fa avremmo definito “eversive”, ma che oggi vanno tanto di moda. Cuccinelli, invece, è un conservatore che quando era procuratore, ha seguito la causa contro la University of Virginia, per frode contro i contribuenti, perché un professore di quell’ateneo, Michael Mann, insegnava teorie sul riscaldamento globale che suonavano tanto come bufale. E ha addirittura osato mettere sotto inchiesta l’Epa (l’agenzia per la protezione ambientale) chiedendo ai suoi funzionare di rifare i calcoli sulle emissioni di gas serra. Cuccinelli, l’italiano cattolico conservatore, aveva espresso il suo parare scritto, da procuratore, contro l’inclusione dei “diritti gender” nelle politiche di non-discriminazione delle università americane. «A mio avviso – scriveva – la legge e la politica del Commonwealth della Virginia vietano a un collegio o a un’università di includere “orientamento sessuale”, “identità di genere”, “espressione di genere” o classificazioni simili quali classi protette nel quadro di una politica di non discriminazione, senza almeno una specifica autorizzazione dell’Assemblea Generale (il potere legislativo dello stato della Virginia, ndr)». E allora, l’italo-americano Cuccinelli è stato incluso nella lista nera dei “conservatori brutti-sporchi-e-cattivi”, da ignorare o denigrare. «Porta indietro la lancetta dell’orologio dei diritti civili di qualche secolo» aveva detto di lui il senatore democratico John Edwards.

L’altro italo-americano, quello di cui parlano tutti, invece, faceva parte dei giri “giusti”. Era nel network di sostegno al Nicaragua, quando nel disgraziato Paese dell’America latina c’era la dittatura filo-sovietica dei sandinisti. Era andato a Cuba in viaggio di nozze, ignorando l’embargo statunitense al regime comunista caraibico. Lo chiamano “Red Bill”, perché è l’uomo di sinistra più a sinistra di tutti gli altri. Oltre alle simpatie per Cuba e il Nicaragua comunista, non poteva mancare il suo più recente innamoramento per l’islam. Amore ricambiato: in campagna elettorale gli islamici hanno sfilato per lui nelle vie di New York. Lui promette loro che porrà fine alla sorveglianza anti-terrorismo, una volta che assumerà la carica di sindaco. Nella sua carriera politica è stato vicino persino alla causa di Robert Mugabe, il sanguinario dittatore marxista dello Zimbabwe, condannato e punito con sanzioni dalla comunità internazionale. Bill de Blasio lo ha celebrato in pubblico, quando era consigliere a Brooklin, accogliendolo con tutti gli onori. Ha dichiarato di essersi pentito di quel ricevimento, ma solo dopo che erano state approvate le sanzioni internazionali contro lo Zimbabwe. Quando lo accolse con tutti gli onori, 11 anni fa, c’erano già tutte le informazioni a disposizione per capire chi fosse Mugabe e quali crimini stesse commettendo. Contrariamente a Cuccinelli è politicamente correttissimo sulla questione omosessuale, al punto di aver sposato Chirlane McCray afro-americana, attivista dei diritti gay e autrice di Io sono lesbica. Che però è ora sua moglie e madre di due figli (una terapia riparativa che ha funzionato?).

Un altro italo-americano, Rudolph Giuliani, aveva ripulito New York dalla criminalità grazie alla sua politica della “tolleranza zero”, che, in Italia, era diventata sinonimo di becero populismo di destra. Ma l’amministrazione Giuliani era riuscita a trasformare New York da incubo a sogno, da città più pericolosa d’America a metropoli tranquilla in cui si può dormire con la porta aperta. Ecco, il neo-eletto sindaco de Blasio promette una sorta di “tolleranza infinita” stando al suo programma elettorale. I “piccolo-borghesi” di Brooklyn e dei Queens, quartieri ritornati vivibili grazie alla tolleranza zero, anche in questa tornata elettorale non si sono fidati del candidato progressista. L’italiano di sinistra è stato, invece, votato dagli ultra-ricchi di Manhattan, che non hanno mai avuto particolari problemi di sicurezza, nemmeno in gioventù, neanche negli anni più bui della Grande Mela e dunque possono concedersi di votare il candidato più “cool”, quello pro-islam, pro-gay e verde, con un passato di comunista dichiarato. De Blasio riceve voti anche dagli abitanti del Bronx, il quartiere con il più alto tasso di criminalità e quello in cui si ha la maggior concentrazione di persone che dipendono dall’assistenzialismo pubblico. E che, di conseguenza, votano per il candidato più statalista. Non si stenta a capire perché i nostri media siano esaltati dal nuovo sindaco. Perché è italiano? Ma fateci il piacere…

di Stefano Magni

LA NUOVA BUSSOLA 07-11-2013

 

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