Non accettate ordini dal
secolo
Identità e tradizione non sono parole vuote. Il
progressismo adolescenziale svende il cuore della fede al secolo e allo spirito
del mondo. No al pensiero unico. Mai così chiaro il Papa Francesco S. I.
L'OMELIA DI IERI DEL PAPA A SANTA MARTA
C’è
un’insidia che percorre il mondo. E’ quella della “globalizzazione
dell’uniformità egemonica” caratterizzata dal “pensiero unico”, attraverso la
quale, in nome di un progressismo che poi si rivela adolescenziale, non si
esita a rinnegare le proprie tradizioni e la propria identità. Quello che ci
deve consolare è che però davanti a noi c’è sempre il Signore fedele alla sua
promessa, che ci aspetta, ci ama e ci protegge. Nelle sue mani andremo sicuri
su ogni cammino. E’ questa la riflessione proposta da Papa Francesco lunedì
mattina, 18 novembre, durante la messa a Santa Marta. Con lui ha concelebrato
l’arcivescovo Pietro Parolin, segretario di stato, che oggi ha iniziato il suo
servizio in Vaticano.
Il Pontefice
ha avviato la sua riflessione commentando la lettura tratta dal primo libro dei
Maccabei (1,10-15; 41-43; 54-57; 62-64) “una delle pagine più tristi nella
bibbia” ha commentato, dove si parla di “una buona parte del popolo di Dio che
preferisce allontanarsi dal Signore davanti a una proposta di mondanità”. Si
tratta, ha notato il Papa, di un tipico atteggiamento di quella “mondanità
spirituale che Gesù non voleva per noi. Tanto che aveva pregato il Padre
affinché ci salvasse dallo spirito del mondo”.
Questa mondanità nasce da una radice perversa, “da uomini scellerati capaci di una persuasione intelligente: “Andiamo e facciamo alleanza con i popoli che ci stanno intorno. Non possiamo essere isolati” né fermi alle vecchie nostre tradizioni. “Facciamo alleanze perché da quando ci siamo allontanati da loro ci sono capitati molti mali”. Questo modo di ragionare, ha ricordato il Papa, fu considerato buono tanto che alcuni “presero l’iniziativa e andarono dal re, a trattare con il re, a negoziare”. Costoro, ha aggiunto, “erano entusiasti, credevano che con questo la nazione, il popolo d’Israele sarebbe diventato un grande popolo”. Certo, ha notato il Pontefice, non si posero il problema se fosse più o meno giusto assumere questo atteggiamento progressista, inteso come un andare avanti a ogni costo. Anzi essi dicevano: “Non ci chiudiamo. Siamo progressisti”. E’ un po’ come accade oggi, ha notato il vescovo di Roma, con l’affermarsi di quello che ha definito “lo spirito del progressismo adolescente” secondo il quale, davanti a qualsiasi scelta, si pensa che sia giusto andare comunque avanti piuttosto che restare fedeli alle proprie tradizioni. “Questa gente – ha proseguito il Papa tornando al racconto biblico – ha trattato con il re, ha negoziato. Ma non ha negoziato abitudini… ha negoziato la fedeltà al Dio sempre fedele. E questo si chiama apostasia. I profeti, in riferimento alla fedeltà, la chiamano adulterio, un popolo adultero. Gesù lo dice: “generazione adultera e malvagia” che negozia una cosa essenziale al proprio essere, la fedeltà al Signore. Forse non negoziano alcuni valori, ai quali non rinunciano; ma si tratta di valori, ha notato il Pontefice, che alla fine sono talmente svuotati di senso da restare soltanto “valori nominali, non reali”.
Questa mondanità nasce da una radice perversa, “da uomini scellerati capaci di una persuasione intelligente: “Andiamo e facciamo alleanza con i popoli che ci stanno intorno. Non possiamo essere isolati” né fermi alle vecchie nostre tradizioni. “Facciamo alleanze perché da quando ci siamo allontanati da loro ci sono capitati molti mali”. Questo modo di ragionare, ha ricordato il Papa, fu considerato buono tanto che alcuni “presero l’iniziativa e andarono dal re, a trattare con il re, a negoziare”. Costoro, ha aggiunto, “erano entusiasti, credevano che con questo la nazione, il popolo d’Israele sarebbe diventato un grande popolo”. Certo, ha notato il Pontefice, non si posero il problema se fosse più o meno giusto assumere questo atteggiamento progressista, inteso come un andare avanti a ogni costo. Anzi essi dicevano: “Non ci chiudiamo. Siamo progressisti”. E’ un po’ come accade oggi, ha notato il vescovo di Roma, con l’affermarsi di quello che ha definito “lo spirito del progressismo adolescente” secondo il quale, davanti a qualsiasi scelta, si pensa che sia giusto andare comunque avanti piuttosto che restare fedeli alle proprie tradizioni. “Questa gente – ha proseguito il Papa tornando al racconto biblico – ha trattato con il re, ha negoziato. Ma non ha negoziato abitudini… ha negoziato la fedeltà al Dio sempre fedele. E questo si chiama apostasia. I profeti, in riferimento alla fedeltà, la chiamano adulterio, un popolo adultero. Gesù lo dice: “generazione adultera e malvagia” che negozia una cosa essenziale al proprio essere, la fedeltà al Signore. Forse non negoziano alcuni valori, ai quali non rinunciano; ma si tratta di valori, ha notato il Pontefice, che alla fine sono talmente svuotati di senso da restare soltanto “valori nominali, non reali”.
Ma di tutto
questo poi si pagano le conseguenze. Riferendosi al racconto biblico il
Pontefice ha ricordato che presero “le abitudine dei pagani” e accettarono
l’ordine del re che “prescrisse che nel suo regno tutti formassero un solo
popolo e che ciascuno abbandonasse le proprie usanze”. E certamente non si
trattava, ha detto il Papa, della “bella globalizzazione” che si esprime
“nell’unità di tutte nazioni” che però conservano le proprie usanze. Quella di
cui si parla nel racconto è invece la “globalizzazionedell’u
niformità
egemonica”. Il “pensiero unico frutto della mondanità”.
Dopo aver ricordato le conseguenze per quella parte del popolo d’Israele che aveva accettato questo “pensiero unico” e si era lasciato andare a gesti sacrileghi, Papa Francesco ha sottolineato che simili atteggiamenti si riscontrano ancora “perché lo spirito della mondanità anche oggi ci porta a questa voglia di essere progressisti, al pensiero unico”. Anzi: come capitava allora, quando chi era trovato in possesso del libro dell’alleanza veniva condannato a morte, succede così anche oggi in diverse parti del mondo “come abbiamo letto sui giornali in questi mesi”.
Dopo aver ricordato le conseguenze per quella parte del popolo d’Israele che aveva accettato questo “pensiero unico” e si era lasciato andare a gesti sacrileghi, Papa Francesco ha sottolineato che simili atteggiamenti si riscontrano ancora “perché lo spirito della mondanità anche oggi ci porta a questa voglia di essere progressisti, al pensiero unico”. Anzi: come capitava allora, quando chi era trovato in possesso del libro dell’alleanza veniva condannato a morte, succede così anche oggi in diverse parti del mondo “come abbiamo letto sui giornali in questi mesi”.
Negoziare la
propria fedeltà a Dio è come negoziare la propria identità. E a questo
proposito il Pontefice ha ricordato il libro “Il padrone del mondo” di Robert
Hugh Benson, figlio dell’arcivescovo di Canterbury Edward White Benson, nel
quale l’autore parla dello spirito del mondo e “quasi come fosse una profezia,
immagina cosa accadrà. Quest’uomo, si chiamava Benson, si convertì poi al
cattolicesimo e ha fatto tanto bene. Ha visto proprio quello spirito della
mondanità che ci porta all’apostasia”. Farà bene anche a noi, ha suggerito il
Pontefice, pensare a quanto raccontato dal libro dei Maccabei, a quanto è
accaduto, passo dopo passo, se decidiamo di seguire quel “progressismo
adolescenziale” e fare quello che fanno tutti. E ci farà bene anche pensare a
quanto è accaduto dopo, alla storia successiva alle “condanne a morte, ai
sacrifici umani” che ne sono seguiti. E chiedendo “voi pensate che oggi non si
fanno sacrifici umani?”, il Papa ha risposto: “Se ne fanno tanti, tanti. E ci
sono delle leggi che li proteggono”.
Quello che
ci deve consolare, ha concluso il Pontefice, è che “davanti al cammino segnato
dallo spirito del mondo, dal principe di questo mondo”, un cammino di
infedeltà, “sempre rimane il Signore che non può rinnegare se stesso, il
fedele. Lui sempre ci aspetta; lui ci ama tanto” ed è pronto a perdonarci,
anche se facciamo qualche piccolo passo su questo cammino, e a prenderci per
mano così come ha fatto con il suo popolo diletto per portarlo fuori dal
deserto.
Nessun commento:
Posta un commento