Bill de Blasio è il
nuovo sindaco di New York. Che gioia! I nostri
media non stanno più nella pelle. E si dimenticano pure di un altro
italo-americano, che di cognome fa Cuccinelli e di nome fa Ken e ha perso nelle
elezioni per lo stato della Virginia. È italiano Cuccinelli quanto de Blasio,
se vogliamo misurarli con il provinciale metro dell’italianità. Cuccinelli è di
padre italiano e madre irlandese, cattolico ed educato in un istituto Gonzaga
americano. De Blasio è di madre italiana e padre tedesco, in gioventù si
chiamava Warren Wilhelm, ma ha cambiato nome di battesimo e cognome perché… un
cognome italiano fa più “proletario”. Per ragioni elettorali e di linguaggio
politicamente corretto insomma (e perché, non dichiaratamente, un cognome
tedesco suona “minaccioso” alle orecchie degli americani, anche a 70 anni dalla
guerra).
Tanto entusiasmo per
de Blasio e altrettanto silenzio per Cuccinelli si spiegano, appunto, non con l’italianità, ma con
una preferenza puramente politica. Non vale il discorso sulla vittoria dell’uno
e la sconfitta dell’altro: de Blasio è diventato un personaggio anche durante
la campagna elettorale, anche quando rischiava di essere un perdente.
Cuccinelli era un signor nessuno prima e lo è anche adesso che ha perso. Se
avesse vinto? Sarebbe stato bersagliato di anatemi mediatici, quasi certamente.
De Blasio è il
Pisapia, o il Vendola, di New York: progressista, vicino a cause politiche che fino a pochi anni fa avremmo definito
“eversive”, ma che oggi vanno tanto di moda. Cuccinelli, invece, è un
conservatore che quando era procuratore, ha seguito la causa contro la
University of Virginia, per frode contro i contribuenti, perché un professore
di quell’ateneo, Michael Mann, insegnava teorie sul riscaldamento globale che
suonavano tanto come bufale. E ha addirittura osato mettere sotto inchiesta
l’Epa (l’agenzia per la protezione ambientale) chiedendo ai suoi funzionare di
rifare i calcoli sulle emissioni di gas serra. Cuccinelli, l’italiano cattolico
conservatore, aveva espresso il suo parare scritto, da procuratore, contro
l’inclusione dei “diritti gender” nelle politiche di non-discriminazione delle
università americane. «A mio avviso – scriveva – la legge e la politica del
Commonwealth della Virginia vietano a un collegio o a un’università di
includere “orientamento sessuale”, “identità di genere”, “espressione di
genere” o classificazioni simili quali classi protette nel quadro di una
politica di non discriminazione, senza almeno una specifica autorizzazione
dell’Assemblea Generale (il potere legislativo dello stato della Virginia,
ndr)». E allora, l’italo-americano Cuccinelli è stato incluso nella lista nera
dei “conservatori brutti-sporchi-e-cattivi”, da ignorare o denigrare. «Porta
indietro la lancetta dell’orologio dei diritti civili di qualche secolo» aveva
detto di lui il senatore democratico John Edwards.
L’altro
italo-americano, quello di cui parlano tutti, invece, faceva parte dei giri
“giusti”. Era nel network di sostegno al Nicaragua, quando nel disgraziato
Paese dell’America latina c’era la dittatura filo-sovietica dei sandinisti. Era
andato a Cuba in viaggio di nozze, ignorando l’embargo statunitense al regime
comunista caraibico. Lo chiamano “Red Bill”, perché è l’uomo di sinistra più a
sinistra di tutti gli altri. Oltre alle simpatie per Cuba e il Nicaragua
comunista, non poteva mancare il suo più recente innamoramento per l’islam.
Amore ricambiato: in campagna elettorale gli islamici hanno sfilato per lui nelle
vie di New York. Lui promette loro che porrà fine alla sorveglianza
anti-terrorismo, una volta che assumerà la carica di sindaco. Nella sua
carriera politica è stato vicino persino alla causa di Robert Mugabe, il
sanguinario dittatore marxista dello Zimbabwe, condannato e punito con sanzioni
dalla comunità internazionale. Bill de Blasio lo ha celebrato in pubblico,
quando era consigliere a Brooklin, accogliendolo con tutti gli onori. Ha
dichiarato di essersi pentito di quel ricevimento, ma solo dopo che erano state
approvate le sanzioni internazionali contro lo Zimbabwe. Quando lo accolse con
tutti gli onori, 11 anni fa, c’erano già tutte le informazioni a disposizione
per capire chi fosse Mugabe e quali crimini stesse commettendo. Contrariamente
a Cuccinelli è politicamente correttissimo sulla questione omosessuale, al
punto di aver sposato Chirlane McCray afro-americana, attivista dei diritti gay
e autrice di Io sono lesbica.
Che però è ora sua moglie e madre di due figli (una terapia riparativa che ha
funzionato?).
Un altro
italo-americano, Rudolph Giuliani, aveva ripulito New York dalla criminalità grazie alla sua politica della
“tolleranza zero”, che, in Italia, era diventata sinonimo di becero populismo
di destra. Ma l’amministrazione Giuliani era riuscita a trasformare New York da
incubo a sogno, da città più pericolosa d’America a metropoli tranquilla in cui
si può dormire con la porta aperta. Ecco, il neo-eletto sindaco de Blasio
promette una sorta di “tolleranza infinita” stando al suo programma elettorale.
I “piccolo-borghesi” di Brooklyn e dei Queens, quartieri ritornati vivibili
grazie alla tolleranza zero, anche in questa tornata elettorale non si sono
fidati del candidato progressista. L’italiano di sinistra è stato, invece,
votato dagli ultra-ricchi di Manhattan, che non hanno mai avuto particolari
problemi di sicurezza, nemmeno in gioventù, neanche negli anni più bui della
Grande Mela e dunque possono concedersi di votare il candidato più “cool”,
quello pro-islam, pro-gay e verde, con un passato di comunista dichiarato. De
Blasio riceve voti anche dagli abitanti del Bronx, il quartiere con il più alto
tasso di criminalità e quello in cui si ha la maggior concentrazione di persone
che dipendono dall’assistenzialismo pubblico. E che, di conseguenza, votano per
il candidato più statalista. Non si stenta a capire perché i nostri media siano
esaltati dal nuovo sindaco. Perché è italiano? Ma fateci il piacere…
di Stefano Magni
LA NUOVA BUSSOLA 07-11-2013
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