giovedì 20 aprile 2017

L’ AVVENIRE RADIOSO DI GRILLO


di Riccardo Cascioli 20-04-2017


Una lunga intervista – versione tappetino - a Beppe Grillo sulla prima pagina di Avvenire e, contemporaneamente, il direttore di Avvenire Marco Tarquinio che dalle colonne del Corriere della Sera spiega che su tre quarti dei grandi temi, grillini e cattolici sono in piena sintonia.

Una svolta epocale e anche sconcertante quella del quotidiano dei vescovi italiani, che ha provocato numerose reazioni, anche sdegnate. Tanto che Tarquinio ieri sera ha dovuto precisare al Sir che i giudizi espressi nell’intervista al Corriere «sono opinioni personali e non impegnano l’editore». Un tentativo patetico di parare i colpi che sicuramente devono essere arrivati tra la sede milanese del giornale e la segreteria della Conferenza Episcopale a Roma. Ma chi conosce anche superficialmente la realtà dei media Cei sa benissimo che un’operazione di questo genere sarebbe impensabile come iniziativa personale del direttore, tanto più oggi che a guidare il vapore è l'accentratore segretario della Cei monsignor Nunzio Galantino. Fosse vera l’ipotesi di una opinione personale, Tarquinio sarebbe già stato accompagnato all’uscita.

Cerchiamo di capire dunque il senso di questa svolta. Essa si compone di due fattori: uno più propriamente politico, l’altro religioso.
Sul versante politico l’operazione è a doppio senso: da una parte c’è Grillo che sente vicina l’opportunità di andare al governo del Paese e scopre che almeno una parte di voto cattolico potrebbe diventare decisivo per le sue fortune. Così, lui che ha sempre schifato giornali e tv, di punto in bianco decide di concedersi al giornale dei vescovi, dimenticando anche il suo anticlericalismo e le sue performance blasfeme (di cui ovviamente i giornalisti di Avvenire non chiedono affatto conto). Del resto, già nelle elezioni del 2013, secondo un’indagine Ipsos, ha votato 5 Stelle il 20% dei cattolici che dicono di andare a messa tutte le domeniche.
Un calcolo speculare evidentemente si sta facendo anche nei palazzi Cei: visto che un Grillo al governo diventa una possibilità concreta, meglio provare a mettersi subito d’accordo, un po’ come fece l’amministratore disonesto della parabola.

La chiave di lettura sta nell’ultima domanda del Corriere a Tarquinio, quando gli viene chiesto della pretesa della giunta romana di far pagare l’Imu agli edifici ecclesiastici. Il punto è proprio questo: già a Torino e Roma le giunte grilline hanno messo nel mirino i beni della Chiesa, e altre amministrazioni locali importanti saranno cambiate nei prossimi mesi; a livello nazionale poi i 5 stelle hanno già dimostrato di voler dare l’assalto all’8xMille. Il calcolo dunque è presto fatto: in cambio di una bella apertura di credito, si conta di ammorbidire le posizioni grilline sui soldi alla Chiesa e salvare così il malloppo. Del resto, la tanto sbandierata autodeterminazione del popolo e le decisioni prese direttamente dai “cittadini” hanno già ampiamente dimostrato di essere sciocchezze clamorose, buone solo per ingannare gli allocchi: a decidere sono Grillo e Casaleggio, e se Grillo si accorda con Galantino i “cittadini” si possono anche mettere l’anima in pace. Insomma, il denaro sarà pure lo sterco del diavolo, però fa così comodo…

Dietro questi accordi politici di bassa lega c’è però una sempre più evidente debolezza culturale e religiosa. Dice Tarquinio che ci sono molte sensibilità comuni con i 5 Stelle, soprattutto su lotta alle povertà e partecipazione. Espressioni vaghe, su cui peraltro potrebbero concordare praticamente tutti i partiti (c’è forse qualche forza politica che proclama di volere più povertà o che vuole segregare alcuni settori della popolazione?), ma dietro le quali si celano proposte che vanno nel senso dello statalismo più radicale e delle misure economiche alla Chavez (guardiamo il Venezuela come è ridotto), l’esatto opposto della Dottrina sociale della Chiesa. 

Ma facciamo pure finta che ci siano davvero tanti punti di contatto tra grillini e cattolici. Ciò che sconcerta del ragionamento di Tarquinio è il fatto che tutti i temi sono sullo stesso piano: eutanasia, aborto, unioni civili, fecondazione artificiale, libertà religiosa, libertà di educazione – tutti temi su cui la distanza con i grillini è abissale – valgono quanto la comune contrarietà al lavoro domenicale, che per Tarquinio sembra diventata una vera e propria emergenza sociale. 

In pratica, nella visione galantiniana, non esistono più dei princìpi fondanti una comunità civile, non ci sono fondamenta che tengono in piedi tutto l’edificio. Ci sono tanti valori, che si moltiplicano in una società multiculturale, e tutti sono sullo stesso livello. Così si può arrivare a sostenere un partito come i 5 Stelle, pur se questi sono portatori di una concezione dell’uomo antitetica a quella cattolica, anche se lavorano per distruggere la famiglia, per eliminare gli anziani, e così via.


È la negazione della Dottrina sociale della Chiesa – oltre che del buon senso -, è il rovesciamento del Magistero di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, che pure sul comportamento dei cattolici in politica hanno prodotto delle indicazioni molto chiare. Del resto, dopo che hanno abbracciato l’ideologia Lgbt ci si può davvero stupire se Galantino, Tarquinio e compagnia si buttano sui grillini?

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