L’errore dei democratici Usa
che credevano di poter vincere senza una visione
La ridicola idea di Obama, Biden e compagni di cavarsela con un pessimo candidato
come Kamala Harris, la questione contraddittoria dell’aborto.
Sugli Stati generali Mauro Frangi scrive: «Kamala Harris non era preparata ad una sfida complessa come quella presidenziale. Ci è entrata all’ultimo minuto grazie al sostegno dei big del partito (non è un caso che l’ultimo a condividere la scelta sia stato proprio il 44esimo presidente Barack Obama) senza una adeguata preparazione. Dopo quattro anni da vicepresidente in cui ha sprecato l’opportunità, che la scelta di Joe Biden nel 2020 gli aveva aperto, di mostrare di avere il profilo e le caratteristiche per essere un vero leader nazionale. Kamala Harris non si era mai misurata prima con sfide elettorali importanti. È diventata senatore per la California nel 2018, vincendo le primarie dem e poi conquistando un seggio senatoriale scontato. La sua candidatura alle primarie presidenziali dem del 2020, dopo essersi caratterizzata come fortemente progressista, si è risolta in un rapidissimo flop. Un candidato presidente moderato, bianco, cattolico come il 46esimo presidente Joe Biden l’ha scelta per il ticket del 2020 più per le sue caratteristiche soggettive (donna, giovane, di sinistra, espressione di una minoranza) che per le sue capacità di leadership.
Un gigante
della politica dem e del Senato Usa come sen. Dianne Feinstein commentò
la sua designazione sottolineando la sua totale inesperienza: “A Washington non
conosce nemmeno un idraulico”. Quattro anni alla Casa Bianca e l’accesso
quotidiano allo Studio ovale non hanno cambiato il suo profilo politico e la
sua capacità di incidere. Ha dimostrato solo di non essere all’altezza del
ruolo che le è stato attribuito sia sul piano nazionale che, ancor più, su
quello internazionale. Quattro mesi di campagna elettorale – e la spesa di un
miliardo di dollari – non potevano bastare a fare di lei una leader di
prestigio e capace di attrarre nuovi consensi».
Dopo il fallimento
della linea politica di Bill Clinton, che aveva una sua visione
(sbagliata) del mondo e di come collocare in questa visione lo sviluppo degli
Stati uniti, i democratici non hanno avuto più né una vera visione né un vero
programma, vivendo di accordi tra i vari clan Obama, Clinton, Biden, in rapporto
con la sinistra radicale, e contando molto sull’appoggio dell’establishment e
sugli errori dei repubblicani, pensando di potersi permettere persino un candidato
inesistente come la Harris. Una grande nazione leader in campo
internazionale non può limitarsi a tirare a campare con sbandamenti nella
politica estera e trucchetti in quella interna. Alla fine anche una linea
spesso volgarmente demagogica diventa meglio di niente.
La questione dell’aborto
La questione
dell’aborto e più in generale quella di un pieno riconoscimento dei diritti
delle donne
all’autodeterminazione ha giocato un ruolo importante, anche se
non decisivo, in queste
ultime elezioni americane. Una parte dei repubblicani pensava che bastassero
provvedimenti legislativi e giuridici per contenere le spinte abortiste più
radicali. Ma è evidente come ci si trovi di fronte a una questione complessa:
di fatto si tratta di trovare una soluzione alla contraddizione tra la difesa
del diritto all’autodeterminazione della donna e la difesa del diritto alla
vita.
Come sempre quando si contraddicono due princìpi entrambi di alto valore morale, la situazione diventa “naturalmente” tragica e non può essere risolta se non prima “culturalmente” che giuridicamente. I conservatori, che sanno quanto radici morali siano indispensabili per tenere insieme la nostra civiltà, devono anche avere piena coscienza del fatto che la forza esplosiva della libertà dei moderni non può essere negata ,ma solo governata culturalmente.
Insomma anche la lezione americana (Ron De Santis così ha conquistato la Florida) dovrebbe spingere a costruire una cultura di massa che tenga insieme libertà delle donne moderne e morale naturale: non è affatto impossibile persino negli anni Duemila, ma non avviene senza un articolato e tenace sforzo anche organizzativo.
leggi anche https://www.glistatigenerali.com/america-mondo/le-ragioni-della-sconfitta-di-kamala-harris-e-dei-dem/