sabato 29 settembre 2012

LA SOCIETA' DELL'ALLEGRIA


INSIEME PER ANDARE
AL CUORE DELLA VITA


Quella di don Agostino Tisselli è una vita spesa per l’educazione delle nuove generazioni. Una passione che ha caratterizzato tutto il suo ministero di sacerdote e che ha letteralmente travolto le migliaia di ragazzi che sono capitati sulla sua strada. Travolto perché chi ha avuto don Agostino come insegnante di religione, parroco, o ha frequentato la Società dell’allegria anche solo per poco, ricorda il rapporto con lui come significativo. Perché si può anche non condividere il fondamento su cui ha costruito la vita, cioè l’esperienza cristiana, ma la percezione di trovarsi di fronte ad un adulto impregnato da una profonda bellezza umana rimane come un fatto inciso nel cuore. C’è chi lo ricorda con affetto dopo anni, e chi grazie alla sua amicizia ha fatto scelte forti nell’impegno sociale, politico, culturale e vocazionale. Un carisma che don Agostino non ha mai legato alla sua persona ma a Cristo.

 “Chi si lascia plasmare da Gesù - dice- ne assume i connotati. In modo originale, perché essi si s’incarnano nel temperamento e nella storia di ogni persona”.

Ormai tutti parlano di emergenza educativa. Perché è così difficile per gli adulti tracciare una strada ai giovani?
Nella pedagogia di oggi è il programma che conta, ciò che si deve fare. Manca invece l’attenzione ad affrontare il nodo del chi sono e alla ragione del nascere e del morire. Senza affrontare questi due punti è impossibile per i giovani cogliere il valore della persona, così come costruire l’etica. C’è un equivoco di fronte al quale la nostra società si trova, ovvero che il problema sia insegnare a comportarsi bene e non a capire chi sono. Ci si concentra sull’etica senza comprendere che essa non è un comportamento ma una consapevolezza: quella di non essere padroni né degli altri né di noi stessi; perché è un “altro” colui che ci fa.

 L’esperienza cristiana che ruolo può avere?
Non è solo utile, ma necessaria all’educazione. Perché il cristianesimo è la migliore pista del vero umanesimo. Togliete Dio e tutto è lecito. La realtà è che il cuore dell’uomo trova piena soddisfazione solo nell’infinito. Non si può educare se non ci si arrende a questa evidenza. E se qualcuno obietta che questa è una posizione intransigente, perché è vietato dire che esiste una verità, mi dicano queste persone qual è, tolto Dio, il riferimento ultimo per dire che una cosa è giusta o è sbagliata. Se fondiamo la giustizia sul relativismo, come si sta tentando di fare, non esiste più alcun codice umano di convivenza.

 Quali consigli dare agli adulti per costruire relazioni educative efficaci?
Il rapporto educativo è sempre fondato sull’affezione, su un bene sincero e radicale che si vuole alla persona che si ha di fronte. Non a pensieri, ma con gesti “carnalissimi”, come può essere un saluto attento che, nella sua semplicità, dice dell’immensa dignità e unicità dell’altro. Questo si traduce nell’attenzione affinché l’altro possa camminare verso la realizzazione di sé. E anche in un coinvolgimento nella storia di questi, in una compagnia che si premura di far sì che egli non vada verso la rovina, ma verso la pienezza. Infine: condividere la gioia; far notare i passi belli che si fanno insieme.

 Spesso la Chiesa s’interroga sulla difficoltà di raggiungere i giovani.
Come riesce la società dell’allegria a proporre il cristianesimo come esperienza affascinante?
Attraverso degli adulti che sono profondamente catturati dalla verità, da Cristo che di sé ha detto “Io sono la via, la verità e la vita”. E non è questione di dire “io ho la verità in tasca” ma, come ha recentemente sottolineato il Papa, di trovarsi posseduti dalla verità. Perché Cristo è un fatto che s’incontra e s’impone nella vita delle persone come totale corrispondenza a sé. Un uomo trasformato dall’incontro con Dio è già testimone con lo sguardo; ben oltre le parole. E poi avere il certezza che il nostro cuore è uguale a quello dei giovani che incontriamo; assetato dello stesso infinito.

Come è andato il centro estivo della Società dell’allegria di quest’anno?
Mi commuovo ogni anno di più. Abbiamo vissuto frammenti di bellezza, che sono la strada per incontrare l’Infinito. Penso allo spettacolo di bambini e ragazzi che maturano sul piano umano e culturale, desiderosi di conoscere sé e il mondo. Ma anche ai giovani e adulti che donano il loro tempo libero per lavorare ad un’opera grande come l’educazione, così come al graduale allargarsi d’interesse verso la nostra esperienza. Anche quest’anno sono venuti da altre regioni gruppi che desideravano vivere la vacanza con noi.

Michela Conficconi
tratto da "La voce di Romagna"

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