Morale laica. Questo è quanto, secondo il progetto
governativo, dovrà dall'anno prossimo insegnare la scuola francese. Perché
"Se la Repubblica non dice quali sono i vizi e le virtù, il bene e il
male, il giusto e l’ingiusto, altri lo faranno al suo posto", dice il
ministro Peillon.
Spero apprezziate l'onestà intellettuale. Lo Stato,
tramite la bocca del suo ministro per l'istruzione, si pone esplicitamente come
fonte non solo del diritto ma della morale. E' lui che decide cosa sia il bene
e cosa sia il male, con l'intento esplicito di buttare a mare ogni altro che
possa avere opinioni diverse. Perché «per dare la libertà di scelta, bisogna
essere capaci di strappare l’allievo a tutti i determinismi, familiare, etico,
sociale, intellettuale».
Via la famiglia. Via la religione, è sotteso ad ogni piè
sospinto, per non lasciare nessuno spazio a quanto detto "dai mercanti e
dagli integralisti di ogni genere". Fatto repulisti di tradizioni e storia
i bambini potranno essere modellati su necessità di chi comanda. Vecchia idea,
già vista, già applicata in ogni totalitarismo da duecent'anni in qua.
Infatti quando parla della "una morale universale,
fondata su idee di umanità e di ragione" che sarà l'obbiettivo
dell'insegnamento sembra di leggere il solito manualetto massonico-illuminista
in voga fin dalla rivoluzione francese. Che ha dato abbondante cattiva prova di
sé ovunque: dal suo luogo di origine fino alle plaghe in cui è stato esportato
nella sua forma comunista. Ovunque il cane dello Stato, ad abbaiare e
scodinzolare a volontà dei potenti.
Anche in Italia. Quelli della mia generazione lo
ricordano: il libro Cuore, con i suoi bambini che si ammazzano di patriottismo,
il moralismo soffocante e spietato. Senza una ragione, se non che si deve
essere così.
Perché, come faceva notare il guru del pensiero laico
Norberto Bobbio, la morale senza Dio è un quadro senza un chiodo che l'appenda
al muro. Quando deve dire su cosa si fondi, sul perché debba essere valida la
laicità balbetta, si impappina, non sa rispondere. Salvo appunto dire: perché
te le dico io. Io Repubblica, io Stato, io Potere: e tu zitto.
Il ministro vuole insegnare la capacità di criticare, di
dubitare. Spero che come prima cosa dubiteranno di lui e della sua idea di cosa
sia giusto ed educativo. Ma dopo averlo trovato inconsistente, a chi si
potranno rivolgere?
Antonio\Berlicche
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