Molti atleti applauditi se fossero inglesi non sarebbero mai nati
Il paradosso è presto spiegato: buona parte degli
atleti che emozionano il pubblico inglese probabilmente non sarebbero mai nati
se fossero stati inglesi. Nel Regno Unito la legge infatti permette l’aborto
“per motivi sociali” fino alla ventiquattresima settimana di vita del feto
(sesto mese di gravidanza), ma è possibile praticare aborti ancora più tardivi
motivati da “malattie gravi del feto”. Da circa un anno i dati che si
riferiscono a questa scelta sono stati resi pubblici, e si è venuto a sapere
che tra le “malattie del feto” si considerano la spina bifida, la sindrome di
Down ma anche difetti rimediabili come il labbro leporino, il piede torto e
alcune malformazioni del palato. Questo tipo di aborti Oltremanica è aumentato
di circa il trenta per cento dal 2000 al 2010. Terra in cui spesso le più
disparate teorie eugenetiche trovano alveo e ribalta, l’Inghilterra si trova di
colpo spiazzata dalla realtà, capace di dimostrarsi più forte delle teorie che
fanno decidere preventivamente se una vita sarà degna di essere vissuta (e,
parafrasando Plinio, che sarebbe meglio per loro non essere mai nati). James
Parker, coordinatore di questa edizione dei Giochi paralimpici, ha chiesto che
Londra ripensi i limiti dell’aborto. Vorrà dire qualcosa se i più applauditi in
Inghilterra oggi sono persone con una “qualità della vita inaccettabile”.
da Ilfoglio.it
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