giovedì 4 maggio 2017

IL MIGLIOR MODO DI FARE SILENZIO

Apologia del Rosario
di Leonardo Lugaresi
Parliamo troppo. Tutti parlano in continuazione (io, per esempio, in questo momento sto parlando). Talvolta ci lamentiamo che le persone non si parlano, che non c'è dialogo ... ma è solo perché stanno parlando altrove, sulla rete di solito, non perché stiano veramente zitte.
Nella chiesa non va meglio che nel mondo: non vi si è mai parlato tanto come adesso, e se c'è una parola che può definire, nell'insieme, le nostre attuali liturgie direi che è: “verbose”. Gli spazi di silenzio, durante le messe, si misurano in secondi e spesso si esce frastornati, più che edificati, da quella mezzora di parole continue. Spesso parole umane che soffocano quella di Dio.
Donatello, la Vergine e il Bambino, Louvre Parigi
Purtroppo non basta tenere la bocca chiusa per fare silenzio. Se ci provi, ti si riempie subito la testa di parole: fuori taci, ma dentro c'è chiasso.
Il metodo più semplice, alla portata di tutti, anche di noi poveretti, per mettere un po' d'ordine in casa è dire il rosario. Maria è la grande silenziosa, e nel suo silenzio pieno di pensiero fiorisce la Parola divina, si fa carne in quel grembo di silenzio accogliente.

Ripetere cinquanta volte le parole rivolte a Maria, dire cinquanta volte Gesù dal suo punto di vista (“frutto benedetto del ventre tuo”), nominare cinquanta volte l'ora della nostra morte (se c'è un pensiero che ha il potere di farci stare zitti è quello!) è una disciplina benedetta. È come il cavo della ferrata che permette di salire sulla montagna anche a chi non è un'alpinista provetto.

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