“Non si può
dare ad un essere umano, non si può dare ad un figlio il senso dell’essere
voluto, il sentimento dell’essere voluto, non si può far capire questo, se non
si comunica la gioia di un destino” (Don Luigi Giussani).
La nascita ha, quindi, un senso
profondissimo e misterioso, scaturisce da quell’amore che – a detta di Dante –
muove tutto, perfino il sole e le altre stelle. Per capire la vita bisogna
ritornare là, al momento della nascita. La parola «vita» definisce per molti
troppo spesso qualcosa di scontato, di dovuto, come se fosse una questione
nostra, privata, da gestire in totale autonomia. Quando parliamo di nascita,
però, tutto cambia. Basta guardare un neonato oppure è sufficiente assistere al
parto. Quando sta nascendo tuo figlio e vedi tua moglie stremata e capisci che
tu, papà, sei completamente impotente di fronte a quanto sta accadendo e puoi
soltanto pregare e affidarti perché tutto vada bene, allora, in quel momento,
nell’istante della nascita, troppo evidente è la totale dipendenza da qualcun
altro.
Ieri a Peoria (IL) è nato Theodore Giuseppe Marcatelli
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