" Con il cardinale Sarah, un maestro del silenzio e della preghiera interiore, la Liturgia è in buone mani." BENEDETTO XVI
Il cardinale Robert Sarah ha pubblicato in
francese il suo ultimo libro“La force du
silence". E presto sarà disponibile anche nell'edizione
italiana, che Cantagalli metterà
in vendita alla fine di giugno
Ecco qui di
seguito il testo integrale della prefazione del "papa emerito" BENEDETTO
XVI al libro del cardinale Sarah.
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Da quando,
negli anni Cinquanta, lessi per la prima volta le Lettere di sant’Ignazio di
Antiochia, mi è rimasto particolarmente impresso un passo della sua Lettera
agli Efesini: «È meglio rimanere in silenzio ed essere, che dire e non essere.
È bello insegnare se si fa ciò che si dice. Uno solo è il Maestro che ha detto
e ha fatto, e ciò che ha fatto rimanendo in silenzio è degno del Padre. Chi
possiede veramente la parola di Gesù può percepire anche il suo silenzio, così
da essere perfetto, così da operare tramite la sua parola ed essere conosciuto
per mezzo del suo rimanere in silenzio» (15, 1s.).
Che significa
percepire il silenzio di Gesù e riconoscerlo per mezzo del suo rimanere in
silenzio? Dai Vangeli sappiamo che Gesù di continuo ha vissuto le notti da solo
«sul monte» a pregare, in dialogo con il Padre. Sappiamo che il suo parlare, la
sua parola proviene dal rimanere in silenzio e che solo in esso poteva
maturare. È illuminante perciò il fatto che la sua parola possa essere compresa
nel modo giusto solo se si entra anche nel suo silenzio; solo se s’impara ad
ascoltarla a partire dal suo rimanere in silenzio.
Certo, per
interpretare le parole di Gesù è necessaria una competenza storica che ci
insegni a capire il tempo e il linguaggio di allora. Ma solo questo, in ogni
caso, non basta per cogliere veramente il messaggio del Signore in tutta la sua
profondità. Chi oggi legge i commenti ai Vangeli, diventati sempre più
voluminosi, alla fine rimane deluso. Apprende molte cose utili sul passato, e
molte ipotesi, che però alla fine non favoriscono per nulla la comprensione del
testo. Alla fine si ha la sensazione che a quel sovrappiù di parole manchi
qualcosa di essenziale: l’entrare nel silenzio di Gesù dal quale nasce la sua
parola. Se non riusciremo a entrare in questo silenzio, anche la parola
l’ascolteremo sempre solo superficialmente e così non la comprenderemo
veramente.
Tutti questi
pensieri mi hanno di nuovo attraversato l’anima leggendo il nuovo libro del
cardinale Robert Sarah. Egli ci insegna il silenzio: il rimanere in silenzio
insieme a Gesù, il vero silenzio interiore, e proprio così ci aiuta anche a
comprendere in modo nuovo la parola del Signore. Naturalmente egli parla poco o
nulla di sé, e tuttavia ogni tanto ci permette di gettare uno sguardo sulla sua
vita interiore. A Nicolas Diat che gli chiede: «Nella sua vita a volte ha
pensato che le parole diventano troppo fastidiose, troppo pesanti, troppo
rumorose?», egli risponde: «… Quando prego e nella mia vita interiore spesso ho
sentito l’esigenza di un silenzio più profondo e più completo… I giorni passati
nel silenzio, nella solitudine e nel digiuno assoluto sono stati di grande
aiuto. Sono stati una grazia incredibile, una lenta purificazione, un incontro personale
con Dio… I giorni nel silenzio, nella solitudine e nel digiuno, con la Parola
di Dio quale unico nutrimento, permettono all’uomo di orientare la sua vita
all’essenziale» (risposta n. 134, p. 156).
In queste righe appare la fonte di
vita del Cardinale che conferisce alla sua parola profondità interiore. È
questa la base che poi gli permette di riconoscere i pericoli che minacciano
continuamente la vita spirituale proprio anche dei sacerdoti e dei vescovi,
minacciando così la Chiesa stessa, nella quale al posto della Parola
nient’affatto di rado subentra una verbosità in cui si dissolve la grandezza
della Parola. Vorrei citare una sola frase che può essere origine di un esame
di coscienza per ogni vescovo: «Può accadere che un sacerdote buono e pio, una
volta elevato alla dignità episcopale, cada presto nella mediocrità e nella
preoccupazione per le cose temporali. Gravato in tal modo dal peso degli uffici
a lui affidati, mosso dall’ansia di piacere, preoccupato per il suo potere, la
sua autorità e le necessità materiali del suo ufficio, a poco a poco si
sfinisce» (risposta n.15, p.19).
Il cardinale
Sarah è un maestro dello spirito che parla a partire dal profondo rimanere in
silenzio insieme al Signore, a partire dalla profonda unità con lui, e così ha veramente
qualcosa da dire a ognuno di noi.
Dobbiamo
essere grati a Papa Francesco di avere posto un tale maestro dello spirito alla
testa della Congregazione che è responsabile della celebrazione della Liturgia
nella Chiesa. Anche per la Liturgia, come per l’interpretazione della Sacra
Scrittura, è necessaria una competenza specifica. E tuttavia vale anche per la
Liturgia che la conoscenza specialistica alla fine può ignorare l’essenziale,
se non si fonda sul profondo e interiore essere una cosa sola con la Chiesa
orante, che impara sempre di nuovo dal Signore stesso cosa sia il culto. Con il
cardinale Sarah, un maestro del silenzio e della preghiera interiore, la
Liturgia è in buone mani.
Benedetto
XVI, papa emerito
Città del
Vaticano, nella Settimana di Pasqua 2017
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