Luigi Giussani
“Occorre soffrire perché la
verità non si cristallizzi in dottrina, ma nasca dalla carne”
Giotto: La Resurrezione e Noli Me Tangere
Padova, Cappella degli Scrovegni
"(…) Per questo è importante,
per il cristiano, l’impostazione culturale.
Essa è originariamente una nuova mentalità che l’amicizia,
in una compagnia come la nostra, più o meno lentamente genera. È qui che sorge
una nuova struttura di pensiero, di sensibilità, di affezione. Infatti, quanto
più approfondisco la coscienza di me stesso, tanto più riesco a giudicare tutto
con questa esperienza.
La più bella definizione di critica io l’ho trovata nella
Lettera ai Tessalonicesi, quando san Paolo scriveva proprio ai più ignoranti, a
quelli di Salonicco: «Vagliate ogni cosa e trattenete il valore». «Vagliate
ogni cosa», perciò niente è censurabile, niente è escluso, «e trattenete», lui
letteralmente dice, «il bello»; ma il bello, come diceva san Tommaso, «è lo
splendore del vero», perciò «trattenete quello che è vero»; ma il vero in quanto
ti muove si chiama «valore»: «trattenete il valore».
«Il poco gusto e il poco amore» prosegue la nota «a curare
la nostra mentalità e perciò a sviluppare in noi quello che si chiama “cultura”» - vale a dire un modo di vedere
tutta la realtà, d’affrontarla, di giudicarla, costruendo dentro l’orizzonte
grande il nostro contributo creativo, partendo da dove siamo, nell’ora che
viviamo - «sarebbe segno di superficialità nell’appartenenza. Questa posizione,
questa mentalità, o cultura, si esprime nel giudizio, e il giudizio è la
consapevolezza della esperienza che si sviluppa nei problemi e nelle difficoltà
dell’esistenza.
Occorre dunque che in noi avvenga una coscienza viva e
critica, sempre più chiara, sempre più capace di capire le implicazioni
dell’esperienza che viviamo, così che ne nasca una forma, la forma di un nuovo
modo di vivere e di sentire.»
Da: LA VERITA’ NASCE DALLA CARNE, pag. 80-81, Esercizi Spirituali della Fraternità
di Comunione e Libeazione 1989
Rizzoli, BUR 2019
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