mercoledì 21 maggio 2025

RICORDANDO DON AGOSTINO TISSELLI

 Don AGO ci ha lasciato per raggiungere il suo amatissimo Padre. Era la fine di Dicembre e io ero a letto per i postumi di un impegnativo intervento alla schiena.

Quanto è stato importante per il Crocevia l’amicizia con Ago è difficilmente definibile: un Padre un Fratello e un Amico, un amore generato da Cristo per la nostra vita.

Lo vogliamo ricordare riprendendo alcuni suoi interventi già pubblicati in uno dei vari blog del Crocevia. Il seguente è del 2012.


INSIEME PER ANDARE

AL CUORE DELLA VITA


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Quella di don Agostino Tisselli è una vita spesa per l’educazione delle nuove generazioni. Una passione che ha caratterizzato tutto il suo ministero di sacerdote e che ha letteralmente travolto le migliaia di ragazzi che sono capitati sulla sua strada. Travolto perché chi ha avuto don Agostino come insegnante di religione, parroco, o ha frequentato la Società dell’allegria anche solo per poco, ricorda il rapporto con lui come significativo. Perché si può anche non condividere il fondamento su cui ha costruito la vita, cioè l’esperienza cristiana, ma la percezione di trovarsi di fronte ad un adulto impregnato da una profonda bellezza umana rimane come un fatto inciso nel cuore. C’è chi lo ricorda con affetto dopo anni, e chi grazie alla sua amicizia ha fatto scelte forti nell’impegno sociale, politico, culturale e vocazionale. Un carisma che don Agostino non ha mai legato alla sua persona ma a Cristo.

 “Chi si lascia plasmare da Gesù - dice- ne assume i connotati. In modo originale, perché essi si s’incarnano nel temperamento e nella storia di ogni persona”.


Ormai tutti parlano di emergenza educativa. Perché è così difficile per gli adulti tracciare una strada ai giovani?

Nella pedagogia di oggi è il programma che conta, ciò che si deve fare. Manca invece l’attenzione ad affrontare il nodo del chi sono e alla ragione del nascere e del morire. Senza affrontare questi due punti è impossibile per i giovani cogliere il valore della persona, così come costruire l’etica. C’è un equivoco di fronte al quale la nostra società si trova, ovvero che il problema sia insegnare a comportarsi bene e non a capire chi sono. Ci si concentra sull’etica senza comprendere che essa non è un comportamento ma una consapevolezza: quella di non essere padroni né degli altri né di noi stessi; perché è un “altro” colui che ci fa.

 L’esperienza cristiana che ruolo può avere?

L'annuncio al Centro Estivo

Non è solo utile, ma necessaria all’educazione. Perché il cristianesimo è la migliore pista del vero umanesimo. Togliete Dio e tutto è lecito. La realtà è che il cuore dell’uomo trova piena soddisfazione solo nell’infinito. Non si può educare se non ci si arrende a questa evidenza. E se qualcuno obietta che questa è una posizione intransigente, perché è vietato dire che esiste una verità, mi dicano queste persone qual è, tolto Dio, il riferimento ultimo per dire che una cosa è giusta o è sbagliata. Se fondiamo la giustizia sul relativismo, come si sta tentando di fare, non esiste più alcun codice umano di convivenza.

 Quali consigli dare agli adulti per costruire relazioni educative efficaci?

Il rapporto educativo è sempre fondato sull’affezione, su un bene sincero e radicale che si vuole alla persona che si ha di fronte. Non a pensieri, ma con gesti “carnalissimi”, come può essere un saluto attento che, nella sua semplicità, dice dell’immensa dignità e unicità dell’altro. Questo si traduce nell’attenzione affinché l’altro possa camminare verso la realizzazione di sé. E anche in un coinvolgimento nella storia di questi, in una compagnia che si premura di far sì che egli non vada verso la rovina, ma verso la pienezza. Infine: condividere la gioia; far notare i passi belli che si fanno insieme.

 Spesso la Chiesa s’interroga sulla difficoltà di raggiungere i giovani.

Come riesce la società dell’allegria a proporre il cristianesimo come esperienza affascinante?
Attraverso degli adulti che sono profondamente catturati dalla verità, da Cristo che di sé ha detto “Io sono la via, la verità e la vita”. E non è questione di dire “io ho la verità in tasca” ma, come ha recentemente sottolineato il Papa, di trovarsi posseduti dalla verità. Perché Cristo è un fatto che s’incontra e s’impone nella vita delle persone come totale corrispondenza a sé. Un uomo trasformato dall’incontro con Dio è già testimone con lo sguardo; ben oltre le parole. E poi avere il certezza che il nostro cuore è uguale a quello dei giovani che incontriamo; assetato dello stesso infinito.

 

Come è andato il centro estivo della Società dell’allegria di quest’anno?

Mi commuovo ogni anno di più. Abbiamo vissuto frammenti di bellezza, che sono la strada per incontrare l’Infinito. Penso allo spettacolo di bambini e ragazzi che maturano sul piano umano e culturale, desiderosi di conoscere sé e il mondo. Ma anche ai giovani e adulti che donano il loro tempo libero per lavorare ad un’opera grande come l’educazione, così come al graduale allargarsi d’interesse verso la nostra esperienza. Anche quest’anno sono venuti da altre regioni gruppi che desideravano vivere la vacanza con noi.

Michela Conficconi

tratto da "La voce di Romagna"

 

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Etichette: CLDON AGOSTINO TISSELLIEDUCAZIONESOCIETA' DELL'ALLEGRIA

domenica 18 maggio 2025

OLTRE AL NO AI REFERENDUM, LA POLITICA PER DIFENDERE I VALORI DELLA NOSTRA CONCRETA COMUNITA'



  "QUI E ORA"

“Noi chiamiamo politiche le
azioni che si rapportano nel
tempo storico alla “polis”, ad
una comunità vivente alla
quale apparteniamo.

L’azione politica è sempre la
difesa di una comunità concreta
e della realizzazione della
potenzialità di valori che
essa contiene.

Chi non si difende scompare, e
con lui quello che egli prometteva
di realizzare”.
Paul-Louis Landsberg (Esprit, 1938)


sabato 17 maggio 2025

IL CROCEVIA: UN GIUDIZIO SUI REFERENDUM

 

 NO A UNA CONCEZIONE OTTOCENTESCA DEL LAVORO


IL RREFERENDUM ABROGATIVO

ARTICOLO 75 DELLA COSTITUZIONE

"E` indetto referendum popolare [cfr. art. 87 c. 6] per deliberare l'abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge [cfr. artt. 7677], quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.

Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio [cfr. art. 81], di amnistia e di indulto [cfr. art. 79], di autorizzazione a ratificare trattati internazionali [cfr. art. 80].

Hanno diritto di partecipare al referendum tutti i cittadini chiamati ad eleggere la Camera dei deputati.

La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi.

La legge determina le modalità di attuazione del referendum".

La norma prevede dunque un quorum per l'approvazione e quindi un cittadino può scegliere di non votare se non condivide neppure il senso del referendum proposto da 500.000 persone( appena lo 0,8% della popolazione).


L'ASSOCIAZIONE IL CROCEVIA PROPONE DI NON ANDARE A VOTARE MOSSA DA ALCUNE CONSIDERAZIONI POLITICHE IMPORTANTI:

I quattro referendum relativi alla legislazione sul lavoro derivano da una concezione ideologica ottocentesca, imposta dalla CGIL di Landini, che:

1.    Considera gli imprenditori nemici degli operai e "padroni" desiderosi solo di arricchirsi attraverso lo sfruttamento della manodopera;

2.    Sostiene che la vittoria della classe operaia apra una prospettiva al "sol dell'avvenire" dove tutti saranno uguali e felici.

3.   Viene negata la possibilità di una partecipazione costruttiva del mondo del lavoro alla realizzazione del bene comune e di uno sviluppo sociale armonioso,come proposto dalla CISL e dal disegno di legge dell'on. Lorenzo Malagola(FdI)


Pelizza da Volpedo: Il Quarto Stato 1901
Il quinto referendum chiede di abbassare a cinque anni(dai 10 attuali) il limite di residenza per il riconoscimento della nazionalità italiana. Si tratta di una iniziativa del PD cui interessa far entrare più migranti possibili in Italia in nome di una di una astratta concezione della accoglienza senza però preoccuparsi poi del destino di queste persone.

Si tratta di un approccio assistenzialista,con il pensiero a vantaggi elettoralistici e col rischio di favorire i trafficanti di esseri umani.

L' approvazione dei cinque referendum porterebbe a un pericolo reale per lo sviluppo del nostro Paese

IL CROCEVIA

 

giovedì 15 maggio 2025

CAMMINIAMO INSIEME

 COSA ASPETTARSI DA UN PAPA AGOSTINIANO

Quando Papa Leone XIV uscì sul balcone che dava su Piazza San Pietro, rimasi commosso da quella che posso solo descrivere come la sua ricettività. Il suo volto era sorridente e aperto. Sembrava onorato di quella scena e grato di ricevere il calore e l'amore della gente.Cosa potremmo aspettarci da un papa agostiniano? Ho ascoltato i primi messaggi di Papa Leone con orecchie agostiniane. Nelle sue prime parole dal balcone, e poi nell'omelia della sua prima Messa, ho colto i temi ricorrenti del Dottore della Grazia.

LEONE XIV

Già nel suo primo discorso “Urbi et Orbi”, ad esempio, si poteva percepire la visione di Papa Leone per una fede in movimento. “Andiamo dunque avanti, senza paura”, incoraggiava il gregge, “insieme, mano nella mano con Dio e gli uni con gli altri”. Quando Papa Leone si definiva “figlio di sant'Agostino”, immaginava la fede come un pellegrinaggio: “Possano tutti camminare insieme verso quella patria che Dio ha preparato per noi”. La fede come “camminare”, il discepolato come cammino, la vita cristiana come un lungo pellegrinaggio: queste sono metafore profondamente agostiniane. Per Sant'Agostino, il battesimo non è un arrivo, e la conversione non è la fine del cammino; entrambi sono solo l'inizio di un viaggio con e dentro la vita stessa di Dio.

Questo può essere definito come la " spiritualità del rifugiato " di Agostino. Ogni cuore umano, suggerisce Agostino, sta fuggendo da qualcosa e correndo verso qualcosa. Sperimentiamo alienazione e inquietudine in questo mondo, ma abbiamo anche una fame di casa che ci spinge a cercare, come disse Papa Leone, una "patria" in cui non siamo mai stati prima. Cristo è "la Via", ed essere in Cristo significa essere in cammino. Questo è anche il motivo per cui, come Papa Francesco, Leone è profondamente preoccupato per la difficile situazione dei migranti e dei rifugiati, denunciando "la negligenza della misericordia" e "le spaventose violazioni della dignità umana" nella sua prima omelia.

Facendo eco a suo padre Agostino, Papa Leone sottolinea che non intraprendiamo mai questo viaggio da soli. La Chiesa è una comunità eterogenea che cammina insieme, quindi camminiamo insieme, sottolinea ripetutamente, "mano nella mano con Dio e gli uni con gli altri".

Il frutto del pensiero di Agostino sulla vita comunitaria è espresso nella Regola di Sant'Agostino, la più antica regola monastica della Chiesa occidentale, che influenzò in seguito San Benedetto. La Regola di Agostino include un'espressione di saggezza che sento riecheggiare nella visione di Papa Leone XIV: "Ogni volta che uscite, camminate insieme, e quando sarete giunti a destinazione, rimanete insieme".

..E dove stiamo andando? Nelle sue prime parole da papa, Leone XIII parlò di una "patria che Dio ha preparato per noi". Questo è il linguaggio della Città di Dio di Agostino . Come il figliol prodigo, siamo in viaggio verso casa, verso un padre che ci accoglie con amore incondizionato. Ma a differenza di quel figliol prodigo, il nostro viaggio verso casa non è un semplice ritorno. In un certo senso, siamo stati creati per una patria che non abbiamo mai visitato. La nostra cittadinanza è nella città di Dio, a cui aneliamo e per cui lavoriamo.

Un ultimo tema agostiniano lo percepisco nelle prime parole di Papa Leone XIV: un'appassionata preoccupazione missionaria di incontrare il mondo dov'è, unita alla profonda convinzione che il Vangelo prometta ciò che il mondo desidera ardentemente: la pace. Confesso di essermi commosso alle prime parole del Papa: "La pace sia con tutti voi". Come ha osservato, queste furono le prime parole pronunciate dal Cristo risorto ai suoi discepoli perplessi e disperati. La pace promessa da Gesù non è solo l'assenza di conflitti o la cessazione delle ostilità; la pace, piuttosto, è la fine dell'ansia. È la promessa di Gesù di essere, finalmente, ciò che abbiamo inseguito freneticamente in un milione di modi rudimentali: la soddisfazione di una fame che non riusciamo a spiegare.

Ho percepito questa passione agostiniana nella prima omelia di Papa Leone, quando si rivolse al "mondo in cui viviamo, con i suoi limiti e le sue potenzialità, i suoi interrogativi e le sue convinzioni". L'impulso missionario di Papa Leone è permeato da una diagnosi agostiniana della condizione moderna. Questo lo mette in sintonia con le brame e le speranze del mondo, ma gli offre anche una visione dei tentativi fallaci del mondo di soddisfare questa fame con miseri surrogati.

Per Sant'Agostino, le nostre idolatrie non sono tanto false credenze quanto amori mal indirizzati. Continuiamo a cercare l'amore nei posti sbagliati. Per questo, nella sua prima omelia, Papa Leone ha osservato la nostra tendenza a cercare sicurezza in cose come "tecnologia, denaro, successo, potere o piacere". E i cristiani non sono immuni a queste tentazioni, avverte, ed è per questo che finiamo per vivere in quello che definisce "uno stato di ateismo pratico".

Ma non è solo la diagnosi ad essere agostiniana; è anche la prescrizione. Riposatevi di più , ci dice l'antico dottore, intendendo con ciò: ritrovatevi in ​​Colui per cui siete stati creati. Come disse notoriamente Agostino all'inizio delle sue Confessioni , "Ci hai fatti per te, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te". Credo che questo animi la visione di Papa Leone per l'evangelizzazione. Il Vangelo non è solo la risposta a una domanda; Cristo è cibo per cuori affamati. Dobbiamo essere in sintonia con i desideri irrequieti del mondo, persino solidali con tutti i modi sbagliati con cui cerchiamo di soddisfare questa fame, se vogliamo offrire Cristo come pane della vita.

LEONE XIII
Nell'enciclica del 1879 " Aeterni Patris ", Papa Leone XIII esaltò e consacrò San Tommaso d'Aquino come dottore privilegiato della Chiesa, inaugurando una rinascita della scolastica nel XX secolo. Non sono sicuro che il nostro mondo abbia bisogno che analizziamo metafisiche arcane in questo momento. Credo che il mondo abbia bisogno di sentire che Dio è vicino a chi ha il cuore spezzato e offre il suo corpo per soddisfare i nostri desideri.

Forse ciò che Leone XIII fece per Tommaso d'Aquino, Papa Leone XIV può farlo per Sant'Agostino, quel proto-esistenzialista le cui intuizioni sui desideri del cuore umano sono particolarmente pertinenti alla nostra epoca secolarizzata, che, nonostante tutto, non riesce a scrollarsi di dosso la sensazione che siamo fatti per qualcosa di più.

 James KA Smith 12 maggio 2025 America magazine

Nota Gli agostiniani storicamente si dedicano all'insegnamento, alla predicazione, alla gestione di parrocchie e santuari e alle opere sociali rivolte a poveri, migranti, emarginati e anziani. È un ordine religioso dalle radici monastiche, sempre molto attivo in attività missionarie e caritatevoli.

mercoledì 14 maggio 2025

SPARIRE PERCHE' RIMANGA CRISTO: LEONE XIV

 Cuor di Leone

di Marcello Veneziani 10 Maggio 2025

Un giovedì da Leone. E così, a sorpresa, è stato eletto un papa americano; non un papa delle periferie, un papa asiatico o africano, cioè un rappresentante degli ultimi in ordine di tempo e di povertà; e non un papa italiano di quelli sostenuti dalle tifoserie nostrane, bergogliani e cattoprogressisti. Un papa americano, dunque, anzi statunitense, di Chicago persino, città che sembra essere agli antipodi della fede, con una fama di città dei gangster o capitale del maiale, come scriveva negli anni trenta Berto Ricci. Ma un papa franco-ispanico e un po’ italiano, dunque latino ed euroamericano. Chi vede l’Americano che si sceglie quel nome ruggente, lo immagina come il Leone della Metro Goldwin Mayer, un papa da film e da fiction holliwoodiana, ma deve ricredersi; due figure emergono dal suo esordio e dalla sua storia personale e che hanno ben altra storia: Sant’Agostino, Padre della Chiesa, Santo e Filosofo, e Maria, la Madonna di Pompei, a cui si è rivolto con devozione anche perché è stato eletto proprio nel giorno dedicato a lei (ovunque io fossi l’8 maggio, mia madre mi raccomandava di recitare la supplica alla Madonna di Pompei, a cui poi fui legato da qualcosa che mi segnò la vita).

Per cominciare, un Papa così non nasce nel segno di Bergoglio o di Trump. Molti indizi ce lo dicono. Nei due partiti veri o presunti della Chiesa, i conservatori e i progressisti, questo Papa non figura; dunque un papa mediano e di mediazione, un papa saggiamente scelto per non generare in partenza divisioni ed esclusioni.

Di lui possiamo raccontare oltre il passato, solo quei pochi minuti in cui è apparso affacciandosi su San Pietro e parlando ai fedeli, con un testo scritto. Dunque, per primo ha voluto chiamarsi Leone e la scelta dice moltissimo. Non solo e non tanto per i predecessori che ebbero quel nome, da san Leone Magno, che fermò i barbari e gli eretici, all’ultimo Leone XIII che fu gran papa e gran fautore, tra l’altro, della dottrina sociale della Chiesa; ma perché ha voluto attingere dalla tradizione della Chiesa e non dai nomi degli ultimi papi venuti dopo il Concilio Vaticano II. Se avesse voluto sottolineare la sua continuità onomastica con Bergoglio avrebbe dovuto chiamarsi Francesco II o Giovanni XXIV, come suggerì il papa argentino, pensando a Papa Roncalli e al Concilio Vaticano II. Ha invece voluto lanciare già nel nome un preciso messaggio: la mia Tradizione è la Chiesa e non la storia contemporanea, è la storia tutta della Chiesa e non solo il pur eccelso poverello d’Assisi. In secondo luogo ha voluto vestirsi da Santo Padre, ovvero come si vestivano i Papi e non come vestiva Bergoglio, ossia secondo liturgia e tradizione; dalla mozzetta di porpora alla stola con le immagini dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, alla croce che è tornata a splendere perché aurea e non ferrea, come fu invece quella del suo predecessore. È un messaggio preciso di continuità con la tradizione millenaria della Chiesa, pur nelle sue evoluzioni. Oso pensare che la ritrosia di Bergoglio a usare i paramenti sacri e a risiedere in San Pietro sia dovuta anche alla compresenza di Papa Benedetto XVI (e tralascio le più spinose questioni di legittimità e simbologia).

Del resto invocare la continuità assoluta con Francesco era già una contraddizione in termini: se si apprezza di Francesco la sua discontinuità con i papi precedenti, non vedo perché non si debba apprezzare la stessa discontinuità del nuovo papa rispetto al suo predecessore. Ma il criterio va al di là della figura di Francesco, è una questione di principio, significa abbracciare la Santa Madre Chiesa e non le ultime novità e le ultime presenze. Nel festival di Sanremo a cui la tv riduce il totoPapa, nell’attesa della fumata bianca, abbiamo sentito la gente dire le solite banalità prefabbricate che le somministra la stessa televisione: speriamo che sia come Francesco, che faccia ponti non muri, sia inclusivo, accogliente, dialogante, ecologista, pacifista, innovatore in parole e opere, anzi in parolin e opere (una pupona col microfono dava voce in piazza a una discreta tifoseria o clacque). Ma, al di là delle idee di Bergoglio, la chiesa non può ridurre la sua tradizione al corto raggio del papa precedente, riducendo la tradizione al mese precedente; deve avere un respiro più ampio, sul piano storico e geografico.

A proposito del frasario obbligato che tutti auspicavano, vorrei ricordare che quando Leone XIV ha ripetuto la parola Pace si è riferito a Cristo Risorto e non ai pacifisti; quando si è rivolto al mondo intero non ha fatto la solita menata green; quando ha citato i ponti ha precisato che primo compito per un Pontefice, come non ci siamo stancati di scrivere prima della sua elezione, è costruire ponti tra l’umano e il divino, e non solo ponti tra popoli e migranti. Leone XIV è agostiniano, viene cioè dalla tradizione più antica dei Padri della Chiesa, la prima tradizione di pensiero cristiano che precede la Scolastica, che verrà poi con S.Tommaso d’Aquino. Agostino d’Ippona o di Tagaste, a cui si ispira l’ordine da cui proviene il nuovo Papa, fu dedito alla fede e all’interiorità, alla scoperta dell’anima, a S.Paolo e a Platone.

Naturalmente, è del tutto prematuro azzardare giudizi e previsioni.

Sottolineo solo una divergenza insorta di recente tra l’allora cardinale Prevost e il vice di Trump, il neo-cattolico Vance. Questi aveva detto che l’amore per l’umanità intera ha una naturale gerarchia: prima ami tua madre, i tuoi figli, chi ti è caro e vicino, quindi il tuo popolo, infine l’umanità intera. È una concezione che ripeto da tempo, e che considero naturale e umana: non puoi amare dello stesso amore la persona più cara che ti è accanto e lo straniero più remoto e sconosciuto. C’è una una predilezione che non ha nulla di esclusione o di discriminazione; anzi la parola stessa prossimo indica la prossimità come primo criterio. Il cardinal Prevost contestò questa concezione dicendo che l’amore non fa graduatorie, e in questo, lo riconosco, fu coerentemente cristiano, così come Vance era stato coerentemente umano. L’idealismo cristiano del prelato e il realismo naturale e affettivo di Vance. La tradizione cristiana comprende entrambi: Gesù Cristo predica la forza di distaccarsi dai propri affetti naturali, andare oltre la propria famiglia, amare il prossimo a partire dagli ultimi e da chi sta peggio. Ma la cristianità intera si è edificata poi realisticamente a immagine e somiglianza della Sacra Famiglia, ponendo l’unione familiare al centro dell’universo affettivo, religioso, educativo della cristianità.

Un giorno da leoni è troppo presto per capirne i prossimi cento, e mille e mille ancora. Ma il fatto che nessuna “fazione” abbia rivendicato il nuovo papa, il fatto che nelle sue parole si siano riconosciuti tutti o non si sia sentito respinto nessuno, è una incoraggiante premessa, dopo un papato divisivo. Sperando che il nuovo Papa abbia davvero un coraggio da Leone per attraversare l’epoca che ha voltato le spalle a Dio, alla fede, ai legami religiosi e familiari. Che Dio lo assista e il Santo Padre assista noi.

La Verità – 10 maggio 2025