venerdì 14 gennaio 2011

LA CISL E LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA


La CISL lasciata sola ad affrontare il nuovo.
Manca il sostegno del mondo cattolico?

In questo momento gli occhi di tutti sono puntati sulla CGIL e in particolare sulla FIOM. Ma proviamo a distogliere un po’ lo sguardo dalla Confederazione della sinistra e puntiamolo sulla CISL di Raffaele Bonanni. Questa confederazione sindacale ha dato prova di grande senso di responsabilità in questi anni, soprattutto con l’accordo di Pomigliano ed ora con quello di Mirafiori (una specie di Pomigliano 2), dimostrando di avere un’idea chiara e moderna del sindacalismo.
Ha compiuto un lungo tratto di strada in fedeltà alle sue origini,  ma l’impressione è che questo tratto di strada l’abbia  fatto da sola, abbandonata o almeno trascurata dal mondo cattolico. La CISL, infatti, è l’organizzazione storica del cattolicesimo sindacale, a tutt’oggi guidata da un cattolico come Bonanni. La CISL viaggia da sola?
Un tratto caratteristico del sindacalismo cattolico è sempre stato il rifiuto della lotta di classe. L’impresa non è il nemico. Il mondo del lavoro non è luogo di scontro né ideologico né politico. Non si trattava solo di fare il paio con l’interclassismo politico della Democrazia cristiana. Si trattava di ispirarsi alla Dottrina sociale della Chiesa che, fin dalla Rerum novarum, aveva sostenuto che imprenditori e operai sono interdipendenti e complementari perché non esisterebbero nemmeno l’uno senza l’altro. Ciò non significa rinunciare al legittimo conflitto di interessi, né alle forme della protesta, né alla – anche dura – dialettica sindacale. Lo scopo, però, di tutto questo, deve essere il raggiungimento di contratti equi a difesa dei veri interessi degli operai.
La CISL si è attenuta a questa sua storia anche in questo ultimo periodo, quando si trattava di affrontare con decisione il nuovo nella contrattazione sindacale. Si trattava di prendere atto con realismo dei cambiamenti connessi con la globalizzazione: le fabbriche possono anche essere spostate e l’unico modo per non farle spostare é garantire condizioni funzionali. Questo è anche l’unico modo – come ha dichiarato proprio Bonanni – per attirarne di nuove in modo che l’Italia non sia più Paese di uscita nei processi di delocalizzazione  ma di entrata. Si trattava, sempre con realismo, di guardare in faccia gli operai e le loro famiglie in tutta la loro concretezza e lottare non coi i veti ma con la trattativa: tenere duro sui diritti fondamentali e cercare di rosicchiare più che si può su salario e condizioni lavorative.
La CISL ha potuto fare questo in quanto proprio questa era la sua storia. Ora ha intrapreso una strada di disponibilità a rivedere l’intera problematica della contrattazione. Un contratto nazionale ci deve essere, ma solo come salvaguardia di base rispetto ai contratti aziendali. La rappresentanza sindacale deve essere autentica e non presunta. Questa nuova logica contrattuale richiede una nuova capacità di contrattazione, che la CISL sembra avere acquisito, diversamente dalla CGIL
Nei decenni scorsi, la CISL era stata accusata di collateralismo con la Democrazia cristiana. Oggi è invece Bonanni a rimproverare alla CGIL di vivere al proprio interno gli effetti di una ristrutturazione politica dell’area della sinistra partitica nel nostro paese. La CGIL fatica a togliersi di dosso le ipoteche politiche e ideologiche del suo passato:  il contratto nazionale, l’autorità politica che garantisce i patti e che si siede al tavolo con imprenditori e sindacati, la discussione non solo sui temi sindacali ma sull’universo mondo, la trasformazione del sindacato in partito politico … tutto questo appartiene al passato e la CISL se n’è accorta.
Anche la Caritas in veritate chiede ai protagonisti della scena sociale di ripensare il sindacalismo nel nuovo contesto della globalizzazione.
Stupisce però che questa evoluzione della CISL, senz’altro non indolore all’interno della Confederazione, sia stata scarsamente seguito e appoggiata dal mondo cattolico il quale avrebbe potuto offrire alla Confederazione sindacale dei contributi di pensiero e di spinta politica molto utili in questi momenti difficili. Senza una riflessione intelligente sui cambiamenti, finisce che anche i cattolici rimangano preda di vecchi schemi ideologici e che la CISL venga lasciata sempre più sola.
11-01-2011 - di Stefano Fontana

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