LA DOPPIA MORALE CHE APPLAUDE NICOLE KIDMAN
E RECLAMA SDEGNO PER I COMPRATORI DI BAMBINI
Nicole Kidman e Keith Urban hanno avuto un secondo bambino, questa volta senza gravidanza. Si sono serviti di un “corriere gestazionale”, come hanno chiamato, ringraziandola, la ragazza che si è portata per nove mesi quel figlio nella pancia. Corriere gestazionale è come portalettere, come incubatrice, come facchino, come cicogna: la madre surrogata che ha permesso a Nicole Kidman di diventare mamma senza partorire è soltanto una tappa necessaria nel ciclo di produzione industriale di bambini. Con in mezzo agenzie scrupolose e disinfettate, con donatrici (venditrici) di ovuli tenute distinte dalle ragazze che affittano i propri uteri per evitare che esista una madre biologica in grado un giorno di creare problemi e suonare alla porta alla ricerca del figlio perduto.
Sul magazine Ok! ci sono le foto della famiglia di Elton John, botulinato e felice, con il marito e il bebè in braccio. Anche Sarah Jessica Parker ha avuto da poco due gemelle nello stesso modo ed è contentissima. Sono le nuove forme di maternità e paternità, è la libertà di fare quello che si vuole e quello che si può, è una nuova espressione, “madre surrogata”, che è stata velocemente accettata, applaudita, ricoperta di commozione e di desideri finalmente esaudibili. Storie a lieto fine, in cui tutti sorridono con le labbra turgide e le interviste esclusive e gli spettatori riflettono, storditi ma contenti, sulle nuove frontiere della modernità. Sono genitori che hanno acquistato un figlio, anche se non è bello dirlo: a volte hanno dato una parte di sé e a volte no, hanno affittato una signora in buona salute per avere un bambino che ameranno moltissimo e quindi bisogna accogliere con gioia le mille possibilità offerte, l’opportunità di essere madri anche quando è tardi e niente più angoscia per i maledetti limiti biologici.
Intanto“Save the children” è preoccupata per la storia squallida dei ladri di bambini, quelli che comprano figli da madri incinte che hanno acconsentito a cederli, appena nati, perché hanno bisogno di soldi (le madri in affitto e le venditrici di ovuli lo fanno quasi sempre per lo stesso motivo): sulla Stampa di ieri è riportata la vicenda di una coppia di cinquantenni che ha acquistato un neonato da una ragazza ucraina per venticinquemila euro e l’ha chiamato Gennaro. Senza agenzie di maternità, con brutti ceffi di mezzo, con pagamenti a rate e senza sorrisi radiosi e conferenze stampa. Massima riprovazione morale, in questo caso, e preoccupazione per una pratica subdola, in cui spesso la madre porteuse va a partorire in ospedale, da sola, poi l’acquirente maschio riconosce il figlio come proprio, lo inserisce nel proprio nucleo familiare e se lo porta a casa. Oppure, come per il piccolo Gennaro, la consegna avviene subito dopo la nascita, con occhiatacce e gesti furtivi da spaccio di droga.
Commercio di bambini, una cosa orribile e terrificante, giovani donne sfruttate, bambini che non sapranno di chi sono davvero figli. Ma nella sostanza, qual è la netta differenza tra una ragazza incinta che decide di vendere a una coppia senza figli il bambino che nascerà e il “corriere gestazionale” da ringraziare con gli occhi lucidi, qual è il discrimine non venale che fa commuovere e intenerire per Nicole Kidman ed Elton John e inorridire per la cinquantenne che si portava in giro per il paese, fiera, un figlio nuovo di zecca? In entrambi i casi c’è il desiderio, la domanda, l’offerta, l’attesa, senz’altro anche l’amore.
© - FOGLIO QUOTIDIANO
http://www.ilfoglio.it/soloqui/7423
Nessun commento:
Posta un commento