I servizi? Non sanno più creare relazioni
lI sociologo Ivo Colozzi: la protagonista della vicenda è una madre che non accetta di essere considerata homeless Servivano operatori in grado di accompagnarla a capirlo
di Stefano Andrini
di Stefano Andrini
Tratto da Avvenire del 12 gennaio 2011
«I servizi a Bologna non sono più quelli di una volta, non solo perché si sono ridotti i fondi ma perché sono cambiati i problemi mentre il modello è rimasto legato a una tradizione incapace, come nel caso del neonato morto, di dare risposte adeguate alle nuove emergenze». Lo afferma il sociologo Ivo Colozzi che aggiunge: «È evidente che nell’episodio in questione c’è un problema relazionale. Siamo di fronte a una donna che non accetta di essere considerata una homeless, convinta di avere ancora una casa di appoggio e che quindi non vuole essere aiutata». Le alternative, secondo il sociologo sono solo due: «O si chiede il trattamento sanitario obbligatorio, che comunque richiedere un processo piuttosto lungo, oppure si accompagna la persona in difficoltà. Questo tipo di servizio è totalmente assente perché non c’è stato un adeguamento dei servizi». E questo caso, insiste, ha messo in evidenza la rigidità del modello.
«Ci sono state delle dimissioni non protette dall’ospedale che in presenza di una buona integrazione tra servizi sociali e servizi sanitari non sarebbero mai avvenute – continua Colozzi –. I servizi sociali decentrati a livello di quartiere non sono in grado di costruire dei percorsi relazionali. È sufficiente che ci siano dei problemi di residenza e già non si sa più chi si deve fare carico dei problemi». Si doveva dunque andare oltre il rifiuto della madre ad essere aiutata? «Le cose non sono così semplici», ricorda Colozzi: «Ci sono dei limiti giuridici, sono questioni particolarmente delicate, togliere a una madre un bambino di 20 giorni non può essere un’operazione che chiunque può fare. Per valutare l’incapacità ci deve essere o l’esplicita ammissione da parte della madre o un pronunciamento del tribunale che portasse via il figlio alla madre lasciandola abbandonata a se stessa». Ma la strada maestra è un’altra: «Accompagnare la madre a modificare la percezione del proprio bisogno. Purtroppo, è proprio quello che non si riesce a fare oggi.
Non ci sono operatori preparati per questo, non ci sono modalità di gestione del servizio che vadano in questa direzione. C’è la casa protetta o ci sono dei soldi ma manca la relazione. E casi limite come quello di Bologna fanno emergere tutto il deficit del sistema». Sulle responsabilità Colozzi non ha dubbi: «Leggi non adeguate, problemi di bilancio ma soprattutto l’assenza di una cultura nuova della protezione sociale».
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