SI ALL’INSEGNAMENTO DELLA LINGUA E DELLA CULTURA ITALIANA
NO ALL’INSEGNAMENTO DELLA LINGUA ARABA
Il Consiglio del quartiere Cervese Sud lo scorso 18 ottobre ha accolto (a maggioranza) la richiesta del Centro Studi e Cultura Islamica di Cesena di poter utilizzare i locali della sede di quartiere per l'insegnamento della lingua araba..
L’accettazione di questa richiesta ha il valore politico di svalutare la nostra identità nazionale
QUESTA E’ LA RISPOSTA DEI CONSIGLIERI COMUNALI DEL PDL
DI CESENA
I modelli di convivenza sociale in Europa sono falliti non perché non si sia permesso ai musulmani di affermare la propria identità, ma perché non è stato richiesto loro di rispettare le regole e di condividere i valori che sono alla base della comune identità.
È necessario far scoprire loro due cose:
· attraverso la formazione linguistica che la nostra identità è stata plasmata dalle tradizioni greco-romane e giudaico cristiane, basandosi sul rispetto della vita, sulla centralità della persona, sulla capacità di dono e sul valore della famiglia, del lavoro e della comunità,
· attraverso l’educazione civica quali sono i diritti civili , i fondamenti storici e normativi della nostra identità nazionale, la conoscenza della costituzione
La conoscenza della lingua italiana è prioritaria per favorire la costruzione di rapporti di comprensione e rispetto reciproci. Se uno impara una lingua mette veramente un piede dentro quella cultura, e riesce anche a guardare il mondo partendo da quella impostazione, pur rimanendo se stesso.
La richiesta invece di insegnare la lingua araba si muove proprio nel senso opposto, cioè in quello di creare un luogo contrapposto alla nostra cultura nazionale, un luogo come minimo di indifferenza rispetto alla nostra tradizione.
Che senso ha infatti chiedere di conoscere l’arabo prima della lingua italiana se non la volontà di rifiutare tutto ciò di importante che dal nostro popolo proviene?
Il problema è oggi il modo in cui le culture e le presenze si rapportano. Non si costruisce nulla in un’accozzaglia disordinata e sregolata ma a partire da un tessuto storico, sociale e culturale comune che costituisce il volto, l’identità di un Paese. Non si vuole cancellare l’identità di nessuno ma nemmeno teorizzare un’irreale parificazione che è cosa diversa dall’eguaglianza.
l’integrazione generica e buonista è affetta da una ingenuità che ai giorni nostri non può più essere considerata innocente perché parte da una svalutazione della nostra identità nazionale. Ma questo è quello che vuole la sinistra al potere che ancora una volta nasconde la testa sotto la sabbia ignorando la realtà storica europea, che in diversi stati sta portando gli islamici a mettere in discussione il concetto di nazione.
No all’insegnamento dell’arabo, si a quello della lingua italiana.
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