di Paolo Rodari
Alla prolusione con la quale il cardinale Angelo Bagnasco ha aperto l’altro ieri il “direttivo” dei vescovi italiani, risponde su MicroMega il vescovo emerito di Caserta, Raffaele Nogaro.
Per lui esiste una chiesa prona al potere berlusconiano, contrapposta alla “chiesa di Cristo”, quella chiesa che “non ci sta a mettere in mora i propri princìpi per compiacere il potere”.
Bagnasco “ha puntato nella giusta direzione”, scrive Vito Mancuso su Repubblica. Peccato però che poi “abbia girato le artiglierie contro i magistrati”. Anche per Aldo Maria Valli su Europa Bagnasco ha mostrato “un surplus di prudenza”.
Insomma: la chiesa di sinistra è delusa da un Bagnasco che non cede alle sirene dei puritani. Perché l’equilibrio della chiesa? Piero Gheddo, scrittore, è un prete missionario del Pime, dice: “La chiesa è una ed è la chiesa del Papa e dei vescovi in comunione con lui. Non esiste una chiesa maggiormente di Cristo di un’altra. La verità è una. Ed è che la chiesa da sempre ‘tratta’ del tema della prostituzione con accenti diversi da quelli che una certa cultura laicista vorrebbe. Lo fa con intelligenza. Sa che le singole persone rispondono del proprio agire solo di fronte a Dio e non di fronte all’opinione pubblica. Anche Berlusconi, se davvero ha delle colpe, per la chiesa ne dovrà rispondere davanti a Dio. E soltanto davanti a lui. Si fa bene a citare Gesù e i Vangeli. Gesù ovviamente condanna ogni comportamento immorale. Ma nello stesso tempo non condanna le prostitute. Anzi, dice ai farisei: ‘Queste vi precederanno nel regno di Dio’. La posizione della chiesa è giusta nei confronti di tutti. Non cerca pubblici peccatori da appendere ai pali o da bruciare in roghi di piazza. Cerca la salvezza delle anime, il bene dei singoli, il bene di tutti. Questa è la chiesa di Cristo. Non ne conosco altre. Se poi si vuole dire che a un Berlusconi forse sarebbe meglio un De Gasperi si può anche essere d’accordo. Ma non è questo il punto. I politici la chiesa li valuta sui fatti, non tanto sulla vita privata. Certo, se insieme ai fatti corrisponde anche una condotta di vita esemplare è meglio per tutti. Ma la richiesta di una condotta di vita consona a certi princìpi non giustifica atteggiamenti censori e moraleggianti”.
Massimo Camisasca è stato portavoce di Cl in Vaticano negli anni di Wojtyla, dice: “Quando la chiesa esprime dei giudizi deve sempre cercare di non farsi condizionare dalla politica contingente. I suoi giudizi sono sempre generali e mai particolari. Per le colpe dei singoli esiste la confessione. Le condanne pubbliche della chiesa non sono mai con nome e cognome. I giudizi sull’immoralità, se espressi, debbono poi essere letti dal singolo nell’esame operato dalla propria coscienza. E’ su questo piano che si muove la chiesa. Credo che sia su questo piano che si è mosso Bagnasco”.
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