giovedì 6 gennaio 2011

I MASSACRATORI


Su La stampa del 28 dicembre Vittorio Emanuele Parsi, editorialista di spicco, ha scritto un articolo in cui analizza i massacri dei cristiani. Sì, sostiene nel pezzo, li uccidono perché vengono identificati con i colonialisti occidentali. Il sentimento anticoloniale viene usato da gruppi interessati per rifiutare tutto ciò di cui il cristianesimo si fa portatore. In ultima analisi, è la commistione dei cristiani con la politica che li rende vulnerabili, dei bersagli desiderabili.

Basterebbe ricordare un po' di storia per sapere che il cristianesimo, in quelle terre, è di gran lunga più antico delle ideologie di coloro che cercano di distruggerlo. Maometto, nella sua resistibile ascesa, di seguaci di Gesù che stavano lì prima di lui ne incontrò parecchi. I primi regni cristiani si trovavano proprio da quelle parti, non in occidente.
L'antioccidentalismo che si nutre dell'anticolonialismo è' nato nel secolo scorso, per opera in particolare  dell’l'Unione sovietica, un’ideologia che il cristianesimo lo odia alla radice, e che ha trovato terreno fertile in una religione, l’islam, che fin dagli inizi lo ha ritenuto un serio ostacolo alla sua diffusione.
E' chiaro che questa storia del colonialismo è una scusa, ideata e sostenuta da chi vuole disfarsi della presenza dei cristiani, o al meglio ridurre la loro presenza ad un fatto personale ininfluente sulla società civile.

Colpisce, sulla stessa prima pagina di quel giornale, un altro articolo del filosofo Rusconi sul ruolo dei cristiani in politica qui in Italia. Un articolo pieno di menzogne e allusioni, ferocemente anticristiano, dove con grande sprezzo del ridicolo dichiara che i politici italiani sono tutti ignoranti (l’unico che ha studiato è lui..), in cui dopo un ragionamento più o meno contorto arriva alla conclusione che, se i cattolici vogliono contare in politica, il fatto religioso nella politica non deve entrarci.
Quasi un avvertimento scritto con quella tolleranza dell’intolleranza di cui ha parlato recentemente Benedetto XVI come una delle cose più negative e dolorose di oggi, e che qui riporto:” La vera minaccia di fronte alla quale ci troviamo è che la tolleranza venga abolita in nome della tolleranza stessa. C'è il pericolo che la ragione, la cosiddetta ragione occidentale, sostenga di avere finalmente riconosciuto ciò che è giusto e avanzi così una pretesa di totalità che è nemica della libertà. Credo necessario denunciare con forza questa minaccia. Nessuno è costretto ad essere cristiano. Ma nessuno deve essere costretto a vivere secondo la "nuova religione", come fosse l'unica e vera, vincolante per tutta l'umanità.

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