venerdì 14 gennaio 2011

SUMMUS IUS SUMMA INIURIA


STRAPOTERE DELLE TOGHE
di FRANCO CANGINI
Resto del Carlino 14 gennaio

C’È CHI VEDE il bicchiere mezzo pieno, poiché la sentenza della Consulta non nega al presidente del Consiglio il diritto di accampare, per non presenziare a un`udienza giudiziaria, quelle stesse cause di forza maggiore che non si negano neppure alla emblematica casalinga di Voghera; e chi lo vede mezzo vuoto, poiché riserva al giudice ordinario il potere di valutare, caso per caso, se l`impegno di governo è tale da considerarsi prevalente sul regolare corso della giustizia. Francamente, si direbbe piuttosto uno di quei casi per cui Cicerone metteva in guardia i giuristi dagli effetti demenziali dell`eccesso di zelo (summum ius summa iniuria`).
Da pazzi mettere nelle mani di un qualche funzionario dell`ordine giudiziario il sindacato di controllo sull`agenda degli impegni del potere esecutivo.
Così va a farsi benedire l`autonoma responsabilità della sfera politica, d`ora in poi anche formalmente soggetta alla supremazia delle toghe.
Delle due l`una: o per la Consulta capo del governo e casalinga di Voghera pari sono, o la sentenza è intesa a sostituire il tocco dei magistrati con l`equivalente della triplice corona che, sulla testa dei papi, simboleggia il primato del potere spirituale.
Si dirà che Berluseoni ha colpa del suo mal. Se voleva il tratta mento di riguardo ovunque riservato dall`amministrazione della giustizia ai detentori del potere politico, avrebbe dovuto provvedersi dello scudo adeguato, che solo una legge di rango costituzionale può forgiare. Giusto, infatti la legge ordinaria sul legittimo impedimento doveva essere solo la passatoia per transitare, entro ottobre, alla necessaria revisione costituzionale. Sprofondata, con il crollo della componente finiana della maggioranza parlamentare, la possibilità di realizzare il progetto di revisione, l`improvvisata passerella non ha retto il peso della questione di diritto. Ciò che darebbe ragione alla sentenza della Consulta, se l`intelligenza politica fosse estranea all`esame autoptico delle eleganti questioni di diritto.
Ma così non è. La Consulta ha saputo, in passato, mostrarsi meno schizzinosa e più ragionevole. Per esempio, quando si fece carico della necessità di raddrizzare le gambe storte della riforma costituzionale varata dal centrosinistra, applicando la ragion politica alla formulazione di una versione riveduta e corretta delle scelte del legislatore.
Tutto considerato, la continuità della legislatura e lo stesso Berlusconi hanno poco da temere dalla ripresa della triplice corrida processuale a Milano. Mentre la legislatura rischia l`infarto a causa del disco verde dato allo svolgimento del referendum di primavera per l`abrogazione di quel poco che resta del cosiddetto legittimo impedimento. Salta agli occhi, anche per la pochezza della materia del contendere, che il referendum si risolverà in un altro plebiscito sul conto di Berlusconi. Con tutti gli effetti cataclismatici che si conviene di attribuire alle elezioni anticipate, ma senza la speranza di un nuovo inizio che sempre segue la verifica dei rapporti di forza reali, con il rinnovo della rappresentanza parlamentare. Se qualcuno si aspettava una spinta per mettere in moto la macchina elettorale, eccolo servito di tutto punto.

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